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Autore: RLandH    30/10/2016    0 recensioni
Da capitolo II:
[...]“E quindi hai pensato che abbandonarmi era meglio?” domandò irascibile lei, “Tesoro, nasciamo, viviamo e moriamo soli. Non è mia abitudine aiutare i mortali, mai, neanche i miei figli. Neanche quelli divini, se per questo” aveva detto con un tono infastidito, continuando a limarsi le unghia.[...]
Da capitolo IX:
[...]Era il figlio al prodigo, aveva bisogno di quel padre a cui aveva voltato le spalle, per uno stupidissimo corvo che non avrebbe potuto fare nulla contro un gigantesco uomo alto venti piedi. Le sentì brucianti le lacrime sulle guance.[...]
July vorrebbe aspettare la fine in pace, Carter si sente perso come mai è stato, Heather è in cerca di qualcosa e Bernie di quella sbagliata.
Se si è cosa si mangia: Arvery è una bella persona; Alabaster, lui è quello furbo. Marlon è un anima innocente e Grace è un mostro dal cuore d’oro.
E quando gli Dei decidono di invocare l'aiuto di quegli stessi figli dannati a cui non hanno mai rivolto lo sguardo, non c'è da stupirsi se il mondo intero va rotoli ...
Buona lettura,
Genere: Angst, Avventura, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Dei Minori, Le Cacciatrici, Mostri, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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ECCOMI! Questa volta non so quando aggiornerò – sono prossima ad un esame – però vorrei ringraziare tutti quelli che seguono e leggono, grazie di cuore, vi voglio davvero bene!
Grazie per esserci davvero, se qualcuno volesse lasciarmi un parere (tristo o meno, mi renderebbe solo contenta)

UN GRAZIE SPECIALE ALLA MIA AMICA MARTA CHE HA SCELTO IL NOME DEL CAPITOLO :*
Un bacio,

buona lettura

RLandH

 

The road so far(Quello che avrete probabilmente dimenticato): Heather Shine, figlia di Apollo, insieme al suo amico satiro Qbert parte alla ricerca di un'arma per conto del campo mezzosangue.
I due sono tallonati da una mortale dai capelli rossi che fa un inquietante profezia ad Heather – in cui prevede anche la sua morte – ma i due sono soccorsi da dio Ascelpio, figlio di Apollo.
Ascelpio rivela che Heather, come tutti i loro fratelli, sono in pericolo perché vi è una purga in atto contro la discendenza di Apollo. Il dio inoltre fa a lei il dono di tre frecce della pestilenza.
Heather e Qbert entrano in contatto con Jude, precedente membro dell'esercito di Crono, mezzosangue di … poche parole (e dell'odore di natura marcia). I due designano il giovane come loro compagno nella ricerca, ma sono presto coinvolti da quest'ultimo nell'aiutare l'arpia Ennoia – procella di Artemide – nella ricerca di una figlia della Notte.

Lauren Odalisque stava tornando con le sue due amiche, Jordan ed Emma, al campo mezzosangue, quando hanno uno sfortunato incontro con Carter Gale, il suo fratellastro Marlon e l'empusa Grace. Grazie ad un'idea di Lauren ed i poteri di Carter i sei riescono a mettere in fuga il gigante Tizio e rifugiarsi dall'Indovina Manto nel suo centro termale la Fontana di Salamace.
Lì Carter, preoccupato per sua sorella Heather, vorrebbe accedere ad un fonte che gli permetta di vedere il futuro. Tra i due comunque scatta un momento di passione.
Ben presto gli ospiti delle Terme – con l'aggiunta di un mezzosangue romano Drew e della Lapita Cenis – si ritrovano vittima di un assalto da parte di Flegias ed alcuni mostri. Sebbene riescano Lauren ed i suoi amici a vincere lo scontro, non senza un prezzo.

 

 

Il Crepuscolo degli Idoli

 




Quando si parla di arma a doppio taglio, non si parla di certo di un coltellino svizzero

Heather III



“Chi è il ragazzo nella foto?”
Forse Heather non era stata particolarmente gentile o posata, magari con una certa irruenza, facendo sollevare lo sguardo del suo interlocutore, Jude stava bevendo un milkshake alla fragola, con lo sguardo perso da qualche altra parte, che aveva ora rivolto immediatamente verso di lei.
Le sue iridi erano di un colore limpido ed azzurro, una particolarità che aveva notato di quel ragazzo era il cambiamento che i suoi occhi avevano, potevano variare tonalità dal brace profondo al più chiaro dei celesti – anche se per fortuna, non sapeva di chi, Heather non gli aveva mai visti prendere alcuna sfumatura del verde.
Differentemente dal ragazzo della foto, che teneva nascosta nel portafoglio, che ogni tanto Jude prendeva per guardare in pace, quando pensava forse di non essere osservato.

Jude le aveva allungato il bicchiere del Milkshake senza neanche accennare a volerle dare una risposta; giustamente lui non parlava, in verità non comunicava, neanche ci provava, non faceva segni ed anche quando Heather aveva provato a dargli un quadernino, lui non lo aveva accettato.

All'inizio lei aveva pensato avesse rifiutato quel dono perché non fosse bravo nello scrivere, forse a causa della dislessia dei mezzosangue, ma si era dovuta arrendere al fatto che Jude si rifiutasse di entrare in contatto con le persone. Però sembrava che i suoi problemi si limitassero esclusivamente agli umani – mezzosangue e no – poiché anche senza bisogno di pronunciare mezzo suono era entrato in un'empatia incredibile sia con l'Arpia Ennoia, che riusciva sempre a calmare quando quella cominciava a starnazzare, sia con Qbert, nonostante egli si lamentasse del suo odore.
L'unica persona con cui Jude aveva eretto un muro era lei e la verità era che Heather avrebbe potuto superarlo se non fosse stata figlia di Apollo, che possedeva la musica, che era in grado di domare bestie, che con il canto aveva calmato Ennoia e poteva rinvigorire gli spiriti, ed i corpi. Forse era per il fatto che la cicatrice che gli deturpava il sopracciglio fosse opera suo, durante la battaglia di Manhattan.

Heather aveva preso il bicchiere ed aveva succhiato dalla cannuccia un po' di frappé, prima di restituirlo al ragazzo, che aveva ora gli occhi bassi e le labbra serrate, che non somigliavano affatto ad un sorriso. “Non vuoi dirmi neanche della figlia della notte?” aveva provato nuovamente lei, su quell'argomento Jude sembrava essere un po' più sbottonato, almeno la guardava in viso, aveva storto le labbra ed abbassato lo sguardo.
“Rammarico e colpevolezza” aveva sentenziato Qbert che poteva entrare in sintonia con le emozioni delle persone, mentre si accomodava accanto a loro sulla panchina, posando le finte stampelle sullo schienale e faceva discendere meglio il berretto nero sui ricci serpentini. “Ti senti in colpa?” aveva chiesto Heather sorridendo verso Jude nel tentativo di sembrare più amichevole, il ragazzo aveva annuito, passandosi una mano sulla chioma bionda, delineando il perimetro della testa fino alla nuca.

La rossa aveva preso a frugare nella sa borsa, sotto l'attento sguardo degli altri due, poi aveva estratto la sua armonica a sedici fori, in legno con la placca in metallo con un basso rilievo di un solo, un regalo che le aveva fatto sua madre, per mettersi a suonare qualcosa di allegro.

La musica era riuscita a penetrare la corazza di tristezza di Jude, che le aveva sorriso, con gli occhi lucidi, mentre Qbert aveva preso a fischiettare dietro di lei. “Ti senti un po' meglio?” aveva chiesto con una certa gentilezza Heather allontanando la bocca dallo strumento, Jude aveva annuito appena e poi … gli era spuntato un fiore sul capo.
Questo le aveva impedito in qualche modo di fermare il suo esercizio pr strabuzzare gli occhi, Jude aveva sollevato lo sguardo per seguire la sua direzione, ma ovviamente non era riuscita a cogliere cosa l'avesse fermata. “Hai un ... fiore …” aveva cominciato lei e la mano del biondo era scattata lesta sulla sommità della sua testa per toccare lo stelo, le sue gote si erano infiammato improvvisamente e poi con un gesto secco aveva strappato il fiore.
“Ti succede, spesso?” aveva chiesto Qbert con un sorriso divertito, passandosi le dita sul pizzetto caprino. Jude si era ritrovato ad annuire, mentre sollevava una mano a martello per oscillarla per fare il segno del così-così forse ad intendere che succedeva con una certa frequenza, che però non poteva essere definita spesso.
Con l'altra mano aveva allungato il fiore verso Heather che lo aveva preso con una certa rigidità: era una margherita. “Sei un figlio di Demetra?” aveva chiesto lei, ma il biondo aveva scosso il capo in un segno di dissenso, lei aveva storto per un momento le labbra, mentre Qbert aveva recuperato una lattina dalla borsa di Heather facendola inavvertitamente cadere per terra, “Che satiro distratto” lo aveva punzecchiato lei, premendogli un dito sulla guancia, mentre questo gli aveva mandato un bacio.
Jude si era chinato per raccogliere gli oggetti che erano caduti sull'asfalto, dracme, un lucidalabbra, un agendina su cui erano appuntate poesie di pessimo gusto e quant'altro, alcune fialette di ambrosia, due merendine, un'altra lattina e la piantina d'erica sempre in fiore.
“Vuoi?” aveva proposto Qbert facendo scattare l'apertura della della lattina, inebriando l'aria di odore di ciliegia, Heater l'aveva presa prima di farsi un gran sorso di quella schifezza dolciastra, il satiro le prendeva probabilmente per il profumo, visto che alla fine il liquido lo beveva quasi esclusivamente lei, mentre Qbert mangiava solo l'involucro.
Jude aveva ficcato tutto nella sua borsa, che aveva poi riposato sulla panchina accanto al suo milkshake quasi finito, mentre aveva tenuto in mano il ramo d'erica.
Heather aveva passato la lattina bevuta dal satiro, mentre osservava con le sopracciglia aggrottate il ragazzo che era completamente rapito da quella piantina, “Me la ha regalata mio padre” aveva spiegato lei, neanche sapeva perché, onestamente non aveva idea del perché lui l'avesse fatto.
Il rametto non aveva avuto alcuna particolare utilità nella vita, era solo sorprendentemente capace di non morire nonostante non fosse piantato in nulla e non avesse bisogno di essere annaffiato, ma non aveva altra particolarità.
Suo padre gliene aveva fatto dono la sera del solstizio, quando si era celebrato l'ingresso di Thalia Grace nelle cacciatrici, quando lei lo aveva conosciuto per la prima volta ed avevano ballato.
E Darren le aveva detto che stava bene, nonostante indossasse un vestito nero che la faceva sembrare un'acciuga.
Lo sapeva, che non quei momenti non potevano tornare, lo sapeva perché la donna dai capelli di sangue aveva detto che sarebbe morta.
Due volte? Così aveva profetizzato.

 

Jude aveva sorriso, in una maniera un po' stupita, ma tra le sue dita sembrava quasi la pianta avesse avuto una qualche reazione, era come vibrata, poi si era mossa quasi fosse stata viva, ma era tornato tutto a norma. “Immagino abbia potenzialità nascoste” aveva constato lei, recuperandolo, “Raramente i regali degli dei non le hanno” era stato il commento di Qbert con gli occhi sottili a spiare la pianta lui che non ci aveva mai fatto molto caso.

Ennoia ere piombata su di loro come un rapace, ma nessuno dei civili sembrava averlo notato, Jude aveva inclinato il viso verso quest'ultima, “Siamo vicini?” aveva chiesto il satiro, che purtroppo si era dovuto dichiarare incapce di aiutare in quella missione poiché non conosceva quasi per nulla l'odore della ragazza che i due cercavano, sebbene grazie ai messaggi naturali sembravano essersi messi sulla buona strada.
L'arpia aveva annuito, prima di direzionare l'ala verso una direzione, “Ennoia è brava” aveva esclamato, “Lei la ha sentita” aveva esclamato con una certa euforia, “Allora andiamo” aveva enunciato Heather sollevandosi dalla panchina, ficcando l'erica nella borsa che aveva messo sulle gambe di Qbert, portando già lei a tracolla le frecce che le aveva donato suo fratello.
Le frecce della pestilenza – sebbene non avesse un arco; regina della fraudelenza, gioca pure con la pestilenza.
Un brivido le era corso lungo la schiena.

 

Il loro mezzo di trasporto era una prius giallo limone che non passava inosservata in alcuna maniera, che Qbert era riuscito a rubare in una maniera che Heather non aveva neanche compreso.
Comunque alla guida stava lei, mentre Jude era al suo fianco, il satiro aveva preso l'intero posto dietro perché Ennoia sembrava soffrire malissimo i posti stretti, preferendo volare o arpionarsi al tettuccio della macchina, probabilmente risultando un piccione piuttosto ingombrante agli occhi degli altri.
“Quindi, andiamo a prendere questa figlia della notte” aveva esclamato Heather, posando le mani sul volante, “E poi potremmo cercare … l'arma” aveva aggiunto sottovoce.
Girate le chiavi era uscita dal parcheggio della stazione di servizio, Heather si occupava della segnaletica stradale, mentre Jude teneva gli occhi cangianti piantonati al cielo dove osservava gli spostamenti dell'arpia.
Una cosa buona c'era da dire da quando avevano avuto modo di incontrare quei due, la donna dai capelli rossi non sembrava essersi più palesata, nessuno in effetti sembrava essersi manifestato, nonostante Ascelpio si fosse premurato di metterla in allerta sui nemici di Apolo, intenzioni a commettere una vera purga.
 

 

 

“E quella chi è?” aveva chiesto Qbert ficcando la testa tra i due sedili, attirando l'attenzione sia sua sia di di Jude, su una ragazza che faceva l'autostop sul ciglio di una strada, aveva capelli lunghi, lucenti, il colore era di un ramato molto chiaro, quasi della stessa tonalità di Heather che sembrava molto più smorta a confronta. “Una persona?” aveva chiesto retorica, prima di sentire il tonfo di Ennoia che si era arrancata al tettuccio, “Negativo. Emana qualcosa che non è assolutamente umano” aveva replicato il satiro. “Un mostro? Un non morto? Un ...” aveva cominciato ad elencare Heather con una certa confusione, “Di più” aveva risposto il satiro.
Jude aveva slacciato la cintura per poterla vedere meglio e la figlia di Apollo aveva arrestato l'autovettura senza neanche rendersene conto proprio in prossimità della giovane, la prima cosa che aveva cercato erano stati gli occhi, non erano verdi, erano un colore chiaro e freddo, ma non quello che più temeva. Chiunque fosse: non l'avrebbe uccisa. Indossava una maglia aderente, dal collo alto ma senza le maniche, di un profondo bronzo scuro ed una gonna d'oro con un motivo floreale.
Jude aveva abbassato il finestrino, mentre questa si chinava per parlare con loro, aveva le guance piene, rosee ed un sorriso di miele, si, pensò Heather, era troppo bella per non essere una dea. “Le serve un passaggio?” aveva provato Qbert con poca sicurezza nella voce, la donna aveva mantenuto il suo sorriso, mentre Heather aveva potuto osservare come il satiro avesse cominciato a tremolare ed anche l'arpia a battere sul vetro con una certa repentinità, “No” aveva risposto pratica quella.
La figlia di Apollo aveva rimesso una mano sulla chiave per poter ripartire, percependo qualcosa di profondo premere su di lei, l'odore della giovane era di fiori di campo fresco, “Non servirà più neanche a voi” aveva soffiato quella, continuando a sorridere con le labbra di fragola, posando una mano sullo sportello.
“E adesso perché una dea mi vuole morta?” aveva chiesto con un tono retorico, girando la chiave della macchina per ripartire, il motore aveva rombato per un momento poi era collassato, “Certi fiori non temono nessuna temperatura” aveva commentato la donna, mentre Heather poteva vedere il cruscotto sollevarsi per lasciare dei rampicanti uscire ed avvolgere la macchina, foglie e fiori impedivano di vedere qualsiasi cosa. “Ma è Poison Ivy?” aveva chiesto Qbert con un tremolio nella voce, “Non credo sia questa la prerogativa” aveva commentato Heather, mentre cominciava a sentire il crepitio del vetro, perché i rampicanti avevano cominciato una lenta pressione.
“Moriremo stritolati” aveva ammesso Qbert con la voce smorta, mentre Heather sollevava lo sguardo al tettuccio che cominciava a dare segni di accartocciamento, pensando che Ennoia era la loro ulrtima possibilità, ma non si sentivano rumori da parte di lei.

Heather aveva preso il suo rossetto ed aveva estatto la lama da esso e l'aveva piantato nel tettuccio nel tentativo di fermare l'arrestare della pressione almeno verticalmente o almeno provare a recidere i rampicanti, ma sembrava che sebbene la sua spada non avesse avuto difficolta nel traforare il materiale di cui era composta la macchina, le piante fossero più robuste.
Qbert aveva provato a soffiare nel suo flauto per provare a corrompere le piante, così Heather si era aggiunta con la fisarmonica, non ottenendo risultati, mentre ormai erano schiacciati completamente l'uno sugli altri, il flauto aveva provato anche usando il panico, ma era riuscito unicamente a bloccare loro due, ma non i rampicanti. “Ho solo delle bombe al fuoco greco” aveva commentato quello con una voce spenta, con le mani nella sua bisaccia.
Perfetto no? Morire bruciati vivi o stritolati, questo era stato il primo pensiero di Heather prima di rendersi conto che sarebbe dovuta morire per stocchi letali di qualcuno con gli occhi verdi. “No!” aveva strillato, “Io non morirò così” aveva aggiunto, mentre il vetro al suo fianco andava in frantumi, lei si aggrappava con entrambe le mani ai rampicanti cercando la forza per rompergli.
Jude aveva estratto la sua lama nera, finendo per darle una gomitata sul naso e l'aveva ficcata nei rampicati del finestrino aperto, riuscendo a conficcarsi sebbene non fosse riuscito a recidergli.

La spada di Jude aveva arrestato orizzontalmente e quella di Heather verticalmente, ma entrambe non sarebbero riuscite a sostenere la cosa a lungo.
“Hai ragione” la voce era greve e per un momento Heather non aveva davvero pensato di averla sentita, ma era stato Jude il muto a parlare, con le labbra carnose piegate in un sorriso, mentre imitandola metteva anche lui le mani sulle piante, ma a differenza della ragazza non aveva cercato di strapparle, ma le aveva solo strette.
“Tu hai parlato” aveva constato Heather, “Non credo al momento importi molto” aveva commentato Qbert, mentre alle piante cominciava a succedere qualcosa, il verde aveva cominciato ad imbrunirsi di un marrone, stavano marcendo a velocità impressionante, cominciando a decadere e fermare la loro presa ferrea. “Jude!” aveva esclamato lei con un sorriso euforico quando il marcio era arrivato dal suo lato ed era riuscita perciò a rompere, così riuscendo a sgusciare fuori.
Qbert l'aveva seguita a fatica, trascinando con se anche Jude che sembrava riverso in uno stato non molto sano, visto che rivoli di sangue scendevano sia dalla bocca che dal naso, gli occhi erano in catalessi e le sue mani tremolavano, le piante della mani erano completamente spellate.
Della donna non vi era traccia, mentre Ennoia era riuscita a rompere i rampicanti – che grazie a Jude erano marcite - “Stai bene?” aveva chiesto Qbert guardandola dimenarsi, “Quella aveva cercato di soffocare Ennoia” aveva commentato l'arpia.
Heater si era inginocchiata a terra ed aveva preso le mani del ragazzo al suo fianco, cominciando a cantare una litania in greco antico che aveva riportato le mani di Jude ad uno stato simil decente. “Chi era quella?” aveva strillato Qbert tutto tremante, mentre Heather poteva cominciare a sentire le dita di Jude serrarsi sulle sue mani, che ancora tenevano quelle del ragazzo.
Nonostante alla ragazza fosse stato concesso potersi specchiare negli occhi, questa volta, scuri come una brace del giovane, il naso continuava a sanguinare copiosamente e Jude non sembrava essere del tutto in quel mondo, “Ci sei? Come stai?” aveva detto lei, cercando di attirare l'attenzione su se stessa, ma lui sembrava perso.
“Ennoia non lo sa!” aveva strillato l'arpia, con lo stesso tono stridente di un uccellaccio, scuotendo le piume, sentendosi forse minacciata dal terrore di Qbert. “Però Ennoia ha un sospetto” aveva ripreso l'arpia a parlare mentre Qbert cercava di farla calmare, ma sembrava anche lui in procinto di esplodere.

Lei invece si era tirata su, Jude aveva lasciato le sue mani ed anche lui sembrava aver ripreso la concezione del mondo, le aveva lanciato uno sguardo che era per metà spaesato e per metà annegante nel disagio, “A quanto pare parli” aveva stabilito lei, non voleva essere cattiva, ma erano stati in compagnia un'intera settimana e quello non aveva emesso mezzo suono.
Jude aveva battuto le ciglia, aveva ora occhi tondi di un celeste vibrante, poi aveva abbassato lo sguardo rendendosi incapace di sostenerlo, “Comunque grazie” aveva detto cercando di essere un po' più gentile, mentre si avvicinava alla macchina per recuperare la cose che aveva lasciato all'interno durante la sua frettolosa fuga, ormai tutti i rampicanti si erano seccati ed erano caduti morti a terra. Ci aveva impiegato un po' ed aveva tirato via la spada incastrata e messo a tracolla la borsa, aveva anche inalato la mano dentro quest'ultima per poter tastare il ramo d'erica. Andava ancora tutto bene.
Aveva preso la spada di Jude, era nera, pesante, il solo toccarla le aveva dato una profonda inquietudine e l'aveva allungata al ragazzo che si era alzato, “Aspetta” aveva bisbigliato lei, posandoli delicatamente la mano sul viso, avvolgendo il naso, imbrattandosi inevitabilmente il polso di sangue.

Ti en glicea tu si nifta ti en oria” aveva canticchiato con un certo nervosismo, non sembrava aver rimarginato nulla, principalmente perché non vi era nulla da rigenerare, l'epistassi di Jude doveva essere stata causata dal troppo sforzo, probabilmente far marcire le cose non doveva essere molto semplice. “Vuoi dell'ambrosia?” aveva chiesto poi lei, allontanando la mano e pulendosi il palmo sulla camicetta nuova, Jude aveva scosso il capo, mordendosi un labbro; perché aveva deciso di chiudersi di nuovo nel mutismo?
Nel frattempo Qbert era riuscito a calmare sia se stesso che Ennoia, adesso erano fermi tutti e quattro, come stupidi, sul ciglio di una strada con una macchina distrutta ed una divinità probabilmente desiderosa di ucciderli. “Odio la mia vita” aveva sussurrato Heather con un tono di voce basso, mentre incrociava le braccia sotto il petto, guardando smarrita la strada, chiedendosi cosa avrebbero dovuto fare in quel momento.
“Ennoia può portare uno di voi” aveva strillato l'arpia, “L'autostop non possiamo mica farlo” aveva sentenziato Qbert, con la loro fortuna e ci avessero provato avrebbero probabilmente preso uno strappo dalla morte, aveva pensato Heather, e questo le aveva dato un'idea.

Aveva svuotato le sue tasche per vedere quanta pecunia effettiva aveva, la bellezza di diciotto dollari e un penni, una carta di credito platino – doveva ancora ringraziare Cecil per quello – e un gruzzoletto di dracme sistemate in un sacchetto.

“E speriamo funzioni” aveva sussurrato, prima di lanciare una moneta d'oro sull'asfalto e recitare: “Stêthi, Ô Härmä diabolês” per un lungo momento non era accaduto nulla, poi l'asfalto aveva inghiottito la monetina e s'era sollevato da questo un inteso fumo nero, coltre degli abissi. “Non sarà mica...?” aveva cominciato Qbert, mentre il fumo si faceva sempre più solido fino a prendere l'aspetto di uno sgagherato taxi giallo, “Si” aveva risposto pratica lei, osservando l'infernale carro della dannazione.

 

“Le tre graie! Le tre graie!” aveva cominciato a squillare Ennoia, mettendo le mani sulle spalle di Jude nascondendosi poi dietro il ragazzo, il che non era una mossa particolarmente strategica, giaché quello poteva avere anche una certa croce di spalle, ma era di media altezza, quindi fin troppo piccolo per poter nascondere un'uccellaccio piumato di quelle dimensione.
Tre anziane signore non molto rassicuranti gli stavano fissando, all'incircia, due avevano gli occhi chiusi, mentre quella più a destra, aveva solo una palpebra alzata, che mostrava un avido occhio venoso, “Grazie per aver chiamato il nostro servizio” aveva gracchiato quella nella posizione centrale, “Non prendiamo mostri” aveva aggiunto precisa l'unica con l'occhio, dietro le loro bocche avevano gengive rossastre, senza denti, no una aveva un dente, dovette notare Heather, dopo che quella con le mani saldamente messe sul volante (che era coperto da una strana peluria dalmata) aveva aggiunto che prendevano però i satiri.
“Che gentili signore” aveva detto galante Qbert, recuperando tutto il suo sfacciato contegno, tirando giù il cappello, mostrando le corna caprine e facendo un singolare inchino, che poi con la sua ossatura da satiro era un po' tutta una risata.
“Ennoia può seguire in volo, lei ha ali forti” aveva squittito l'arpia, affacciandosi appena da dietro le spalle di Jude, che aveva una mezza risata sulle labbra piene, “Dubito, signorinella, tu possa stare dietro i viaggi ombra” aveva commentato con un certo acidume la vecchietta al centro, era senza occhi ne denti, aveva la pelle grigiastra che sembrava essere così tirata sul viso da risultare quasi uno scheletro farinoso. Ennoia era saltata fuori da dietro le spalle di Jude, con le guance piene ed il petto gonfio, quasi cercasse di gonfiarsi come un gatto, “Forcidi!” aveva strillato, con gli occhi azzurri come scheggie di ghiaccio rivolto alle tre sorelle grigie, “Non pensate mai che l'ombra possa eguagliare una tempesta!” aveva strillato, con la voce da rapace, aprendo maestrosa le ali, nere piume come un corvo, sbattute avevano mosso così tanta aria, che Heater aveva dovuto cambiare posizione delle gambe per non ritrovarsi per terra.

“Come ti pare” aveva detto quella con l'unico occhio, “Noi non rimborsiamo” aveva aggiunto quella con il dente, mentre Jude si apprestava ad aprire il taxi infernale per infilarcisi dentro, seguito a ruota da Heather e Qbert che cercava di mantenere la calma anche se i suoi zoccoli picchiettavano ritmici sul tappettino.
“Noi non facciamo beneficienza” aveva subito detto quella con l'occhio, volentandosi verso di loro, era inquietante e spaventosa, ed Heather aveva tirato su tremolante il sacchetto per far vedere le monete, quella aveva appena addolcito un po' il viso, ma lo spettacolo che ne era uscito fuori era grottesco e raccapricciante. “Allora, giovincelli, dove volete andare?” aveva chiesto quella con il dente, la lingua era spaccata e bianca sul disopra, Heather aveva guardato Qbert e Jude e antrambi l'avevano ricambiata con uno sguardo perplesso, “Non siete quelle che sempre sanno dove bisogna andare?” aveva chiesto retorica lei.
Infondo non sapevano bene dove dovesse andare, affidatasi al suo naso Ennoia aveva indicato per sommi capi la loro destinazione, una misteriosa figlia della Notte. “Ogni secolo i mezzosangue si fanno sempre più sfacciati” aveva commentato a mezza-voce quella senza ne occhio ne dente, “Perseo non era così sfacciato” aveva concordato quella con l'occhio solo, “Ma cosa dite mai? Siete diventate bacucche, quello ci ha rubato l'occhio” aveva gracchiato quella al volante, con la lingua che continuava a battere sul dente, “Ma non era stato l'altro” aveva ripreso quella centrale, sicura di se, “Ma no, sono stati entrambi” aveva soffiato quella al volante, il litigio era andato avanti per parecchio ed erano saltati molti nomi fuori, alcuni famosi, altri un po' meno.
Tutte sembravano però concordare che un tale Bill fosse un santo in pratica.
“Signore” aveva cominciato Qbert cercando di farsi spazio, quasi pestando con lo zoccolo un anfibio di Jude, “Siamo davvero colpiti della vostra sapienza” aveva ripreso il satiro e le tre ora sembravano pendenti dalla sue parole.
“Avremmo davvero bisogno della vostra guida” aveva commentato il satiro, “E cosa ci guadagniamo?” aveva chiesto una delle tre grigie, quella che possedeva l'occhio, una sclera patinata di un bianco piuttosto sporco, “La nostra eterna gratitudine” aveva provato Heather. Jude aveva alzato una monetina dorata, ma la graia aveva mosso il capo in cesura netta per sottolineare che voleva qualcosaltro. Heather aveva sentito pesarle incredibilmente le spalle, lì dove suo fratello immortale le aveva lasciato le peste della pestilenza, se ne avessero voluta una?
“Un bel bacio dal nostro bel Jude?” aveva provato il Qbert, con il sorriso capriccioso sulle labbra e gli occhi luccicanti, somigliava in quel momento pericolosamente alla sua versione tiastica con cui lei e Darren erano giunti al campo, che il satiro paranoico con cui aveva a che fare.

L'altro mezzosangue aveva spalancato le labbra e sbarrato gli occhi, prima di rivolgere uno sguardo carico di fastidio al satiro, che presto si era ritrovato attorno alle corna piccoli fiorellini di campo tra i capelli. Heather aveva lanciato uno sguardo perplesso a Jude, che a notare i piccoli boccioli tra i serpentini ricci di Darren, era arrossito con un certo imbarazzo.
Probabilmente questa cosa non la controllava molto bene.

“Ma fammi vedere un po'” aveva commentato la grigia senza nulla, poi ficcando le dita nell'orbita dell'occhio della compagna tirandole via l'occhio.
Heather avrebbe volentieri vomitato a vedere quella scena, portandosi i polpastrelli sulle labbra, l'espressione di Qbert era molto più controllata, invece Jude aveva nascosto il viso tra le mani, una persona profondamente timida.

La sorella grigia centrale si era ficcata l'occhio in una delle orbite, adesso che ne aveva uno in qualche modo il suo viso risultava diverso, principalmente più inquietante di prima, “Fatti vedere ben in viso ragazzino maledetto” aveva constato quella. Heather e Qbert aveva voltato il loro sguardo verso il loro amico, anche un'altra graia si era voltata – non quella alla guida – sebbene avesse le palpebre aggrinzite calate. Jude aveva tolto le mani per rivelare il suo volto, un ovale tondo, con occhi neri come la fuliggine, che sembravano brillare come stelle nere, aveva un naso dritto e stretto, non si poteva dire che fosse brutto. “Ragazzino maledetto?” aveva domandato Heather invece, rendendosi conto di quelle parole, “Carino” aveva constato quella.
Le sorelle grigie si erano guardate tra di loro, come a valutare il ragazzino, nel frattempo l'intero carro della dannazione si stava riempiendo di fiori di lillà ovunque, “Accettiamo” aveva constato quella con la sua voce gracchiante da vecchia. Heather aveva temuto che Jude vomitasse lì seduta instante, ma al contrario quello si era sposto ed aveva appiccicato le sue labra su quella delle vecchia.
“Alla mia età una si aspetta un po' più di passione” aveva constato quella, mostrando le sue gengive, prima di voltarsi, erano partiti ad una velocità spaventosa, le graie non si erano degnate di spiegare loro la direzione, avevano preferito mettersi a litigare perché solo una di loro aveva ottenuto un bacio.
L'unico in oltre tre mila anni a quanto pareva.

 

Heather aveva guardato Jude, mentre questo continuava a passare l'avambraccio sulle labbra come a pulirsi, “Grazie” aveva commentato Qbert, mentre cercava di strappare tutti i fiorellini dai suoi capelli, ma invece di diminuire questi avevano continuato ad aumentare.
“Ragazzo maledetto?” aveva chiesto nuovamente lei, guardandolo attentamente, “Oh si” aveva risposto una delle tre graie, “Non il solo a quanto pare. Cassandra non ti ha forte predetto il destino?” aveva domandato retorica quella che era al volante.
Lei aveva sentito il freddo piombarle addosso, ricordando bene la pazza dai capelli rossi che le aveva preannunciato che stocchi letali di qualcuno dagli occhi verdi le avrebbe concesso la morte. Profezia a cui lei si era fidata ciecamente, lì invece dove Qbert rifiutava di credere.
Cassandra era dunque la donna dai capelli rossi?
“Siete stati sfortunati” aveva commentato la signora grigia più a lato, “Cassandra, Matelda e siete diretti a Sciro” aveva commentato.
“Matelda?” aveva pronunciato Jude, aveva una voce bassa, fin troppo gutturale da accostare ad un viso pulito come il suo, “Sciro?” la voce di Qbert era un po' più acuta e spaventata, per un momento era stato come se il panico vibrasse nella carro della dannazione.
Heather era ancora divorata dall'idea della pazza Cassandra … era quella della guerra di Troia? Quella che profetizzava tragedie destinata a rimanere inascoltata.
Era stato Apollo a farle quella maledizione, perché la giovane non si era voluta concedere.
“Si, la figlia di Gea” quella frase pronunciata dalla voce da cornacchia di una graia aveva svegliato il suo vorticare di pensieri, “Chi?” aveva chiesto lei perplessa.
“Matelda?” aveva risposto Qbert con un tono che le aveva ricordato i professori quando la trovavano disattenta, “Una figlia di Gea?” aveva chiesto lei ancora. “Poison Ivy” aveva replicato Qbert, il loro livello di conversazione non doveva sembrare molto brillante, “Si, Q. ho capito che era lei, solo è davvero una figlia di Gea?” aveva insistito. “In vero è una manifestazione di Gea, una sorta di appendice, un ...” aveva cominciato quella alla guida, “Emanazione” l'aveva corretta invece un'altra, “Una parte della grande dea madre con una vita propria” aveva constatato.

“Oh smettetela, lo sapete che non è vero! Non del tutto” aveva gracchiato quella che era alla guida, voltando lo sguardo verso le sue sorelle, dimenticando la strada e finendo quasi per mandare il taxi sullo sferrato, “È una mezzosangue, nata dall'incrocio del seme d'un uomo sulla terra nuda. È una mezzosangue che ha raggiunto il grado di dea per via della sua esimia morale” aveva ripreso a parlare quella che guidava.
Poi si erano messe a litigare su quale versione fosse quella vera, erano molto vecchie e le storia dei secoli si era fusa nelle loro memorie in maniera non più troppo lucida, l'unica cosa su cui concordavano tutte e tre era che Matelda discendeva da Gea. Quella che ora possedeva l'occhio era certa che il carattere della dea fosse sempre stato duro come la roccia e fastidiosa, mentre le altre due erano certe che in principio ella fosse buona e cara, che la crudeltà dell'uomo l'avesse resa cruda. Le tre concordavano di nuovo sul fatto che Ade colpito dalla sua inflessione morale, che l'aveva disposta alle sue dipendenze, dove pareva quella avesse operato negli ultimi sette secoli, all'incirca, ma a quanto pareva da che Gea si fosse palesata sua figlia aveva pensato bene di unirsi a lei.
“Ha scelto sua madre” aveva constato Heather con un tono forse fin troppo neutrale, tenendo le mani sulle ginocchia, “Una brava figlia!” aveva gracchiato una delle graie.
“Perchè ci vuole uccidere?” aveva chiesto Heather sollevando lo sguardo, infondo poteva capire la stupida purga che avessero messo in scena i nemici di suo padre, ma adesso anche Gea doveva inviare sua figlia ad ucciderli? Cioè, si, poteva comprendere che madre terra avesse dei problemi con un po' tutti i mezzosangue – cioè gli considerasse delle cimici nel suo armadio – ma non era un tantino presa dai sette della profezia?
Nel senso, Heather non voleva essere cattiva – voleva molto bene ad Annabeth e Leo era molto simpatica – ma non avrebbe dovuto devolvere tutte le sue energie e compagni contro di loro?
“Oh be, perché pensa voi possiate trovare l'arma” aveva detto serafica una delle graie, poi un muro di rovi si era sollevato davanti alla strada.

“La nostra corsa finisce qui!” aveva strillato una delle Graie, inchiodando il pedale del frano, mentre un'altra si applicava per tirare il freno a mano, e loro si erano ritrovati quasi sballottati avanti per il brusco arresto. “Anche perché più avanti non saremmo potute andare” aveva detto quella con l'occhio, “Ma la vostra amica è a Sciro, o lo sarà a breve” aveva aggiunto, mentre gli sportelli s'aprivano da soli per sbalzarli fuori tutti e tre – ed alleggerirli delle dracme. “Ricorda, Heather della Fraudolenza, usa con cautela le tue armi” sentì una delle grigie sussurrare, senza poter scorgere quale, sentendo il suo petto vibrare a quelle parole, poi aveva strusciato a gran velocità il braccio sull'asfalto e solo il dolore per un momento si era fatto sentire, quando era riuscita a riprendersi aveva visto gli occhi di Matelda puntati sui suoi.
“Fantastico” era stato il suo unico commento sfoderando la spada per puntarla alla gola dell'altra, va bene aveva una spada di bronzo celeste che poteva ferire un dio e questo era il problema: Matelda era una dea, che ci fosse nata o diventata non importava, poteva solo ferirla. “Per quel che vale morire per mano mia sarebbe il meglio che ti potrebbe capitare” le aveva detto la dea con sicurezza, mentre lanciava uno sguardo ai suoi amici, Heather s'era voltata verso di loro, Jude stava aiutando Qbert a mettersi sulle zampe, di Ennoia nessuna traccia.
“Il mio nome è letteralmente: per la letizia. Ti pulirò dai tuoi dissidi e ti accompagnerò nell'averno, dove potrai trovare riposo per sempre” aveva commentato Matelda tranquilla.
“Passo” era stata la risposta di Heather che era scattata in avanti per ferirla con estrema sicurezza, guidata forse dal dettaglio degli occhi, dalla consapevolezza che non avrebbe potuto morire per mano di quella dea. Un braccio della dea si era fatto quercia e la spada lo aveva scavato senza però ferirlo, “Perchè i mortali si ostinano ad allungare la loro sofferenza?” aveva chiesto Matelda, mentre stendeva il braccio ancora umano verso i suoi amici, aveva chiuso il palmo e dalla terra, fregandosene dell'asfalto, mani di terra si erano scavate un'uscita.

“Tanto non morirò per mano tua” aveva sentenziato Heather continuando a tenere la spada pronta all'attacco, Matelda le aveva sorriso, “Giusto, giusto, la profezia ...” aveva commentato quella, prima di toccarsi con le dita le palpebre chiuse degli occhi, quando aveva sollevato le ciglia, lì dove erano state pozze azzurre si erano rivelati scintillanti iride come il veleno. “Una dea a molteplici forme, figlia di Apollo” l'aveva presa in giro la figlia di Gea con un sorriso di zucchero, “Appunto!” aveva strillato Heather affondando improvvisamente, Matelda s'era tirata via senza però riuscire ad evitare che la lama le scavasse la carne del braccio.
Cassandra le aveva predetto la morte per mano di occhi verdi, se fosse stato un dio non avrebbe potuto fare una cosa del genere, forse non era nulla a cui appellarsi, ma la verità era che conosciuta quella profezia Heather era certa che avrebbe saputo di chi fossero gli stocchi letali che l'avrebbero condotta all'averno.

 

Matelda si era toccata il braccio dove icore dorato aveva preso a scendere a flotti, aveva guardando il suo palmo della mano insozzata e Heather aveva potuto vedere il bruciore dei suoi occhi ardere. Qbert aveva scoperto nel frattempo che anche con tutto l'impegno che i golem di terra, fango ed argilla creati dalla dea sembravano sordi al panico, probabilmente perché inconsci, mentre Jude aveva strillato pavido quando l'aveva sentito urlare. Così il satiro aveva dovuo andare giù con la sua fionda di piccole palline di fuoco greco, la cosa buona era che quei dannanti golem bruciavano come fiaccole.

Jude usava la spada nera come uno schermidore professionista conficcandola nei golem, sebbene questa rimanesse impiastricciata senza far alcun serio danno, ma quando riusciva a toccargli con la punta delle dita questi si disfacevano come fanghiglia.
Sembrava che la morte aleggiasse profonda in lui; “Ti stai distruggendo” aveva urlato il satiro, mentre con una bomba prendeva un golem che si era avvicinato troppo ad Heather, che era in allerta con gli occhi rivolti alla dea, “Strappa il cuore, così non dovrai ricorrere ai tuoi poteri” aveva aggiunto, ammiccando a Jude, rivoli di sangue avevano già preso a colare dal suo naso.

La cosa era stata utile, all'incirca, non importava quanti Golem fossero abbattuti, ne venivano sempre di nuovi: Matelda era figlia della terra stessa, se era da essa che attingeva il suo potere allora non importava quanti ne avrebbero uccisi, lei aveva una riserva infinita.

Un pugno duro come la corteccia di un albero si era schiantato sul suo ventre facendo atterrare Heather a qualche metro di distanza, con un dolore così lancinante sullo stomaco e la difficoltà nel respirare. La terra aveva tremolato, mentre con fatica facendo letteralmente eruttare l'asfalto piante d'ogni genere si erano sollevata da terra, rampicanti e liane avevano allacciato le sue estremità portandola nella posizione di una stella, una radice gli aveva circondato il collo cominciando a stringerlo. “Preferisci essere soffocata, squarciata o … eviscerata?” le aveva chiesto Matelda avvicinandosi, raccogliendo la spada che Heather aveva perso.
Everybody sing this song, DooDah, DooDah ...Well everybody sing this song all the DooDah day” le parole Heather non sapeva da dove gli fossero usciti, erano stati quasi un gesto casuale, pensando che Matelda l'avrebbe uccisa gli era venuto in mente Lee. Suo fratello maggiore, con il sorriso di chi la sapeva sempre lunga ed il talento nei duelli, la musica è una delle armi più potenti di Apollo, questo le aveva detto una volta, Heather non ricordava bene le circostanze, solo che lei era seduta sulla branda sotterranea del letto a castello e Lee che le faceva quel discorso.
Quando non sai cosa e come farla, canta, la musica è un'arma potente, se le ricordava quelle parole.
La musica poteva evocare molto, in tutto ciò che aveva vita, plasmava le emozioni. “Cosa stai facendo?” aveva domandato Matelda crucciando la fronte, osservando che nonostante la canzoncina stupida che stava facendo non aveva funzionato nulla contro le erbacce. Ma la confusione che albergava sul viso della dea aveva comunque fermata le radici e le liane che avevano cercato da un lato di strozzarla dall'altro di squartarla. Era solo prigioniera, almeno.

Hit the floor, now dont be shy, flip flop until you die … Then give me all your ba bababa, do your thing, say DooDahDah” le aveva risposto semplicemente Heather mentre cercava di sollevarsi da terra, no, non aveva avuto alcun effetto sulle piante ma su di se si, aveva sentito la forza pomparle dentro e sapeva che non era stato solo per lei, visto che due fiori erano sbocciati dalle palpebre di Matelda occupandole la vista.

Jude era comparso al suo fianco strappando la radice dal suo collo e facendo appassire quelle che le bloccavano le articolazioni, sembrava quasi iridescente, la musica di Heather sembrava averlo rianimato ed anche Qbert che faceva esplodere golem come fuochi d'artificio il quattro luglio, anche Ennoia si era manifestata cavando i cuori dal petto con i suoi lunghi artigli da rapace.

 

Matelda aveva strappato i fiori dagli occhi mentre icore dorato aveva cominciato a scendere come lacrime dagli occhi, “Piccolo farabutto” aveva ringhiato la dea mentre i fiori che ora insozzavano le sue mani si erano liquefatti. Jude non aveva perso un solo momento per piantare la sua lama nera come il fumo nel centro dei seni della dea passandola da parte a parte. Prima c'era stato lo stupore, poi il dolore, il sangue dorato aveva cominciato a zampillare dalla ferita della dea, ma il sorriso sul viso di Jude era durato il tempo di rendersi conto che Matelda, nonostante il dolore, lo stava fissando incazzata.
“Se almeno avessi usato i doni di tua madre” lo aveva preso in giro, afferrandolo per la gola e cominciando a stingerlo, ancora una volta il suo braccio si era rivestito di una corazza, ma Jude aveva lascia l'esla della spada per posare le mani attorno al polso legnoso di Matelda, cominciando a far marcire il legno, Heather aveva continuato a cantare per dare a tutti la forza.

La dea aveva dovuto far cadere Jude e questo aveva dato il tempo anche a lei di recuperare la manovrabilità delle membra per afferrare la sua spada e sperare di riuscire a colpire Matelda, finendo per ficcarle la lama di bronzo nella spalla.
Come il ferro di stige – suppone Heather – il bronzo celeste non aveva recato grossi danni alla dea, se non aver fatto aumentare il numero di golem e di piante che avevano infestato la strada, c'erano anche acuminate spine di grano che erano affilate come rasoi.
La cosa non andava molto di gusto, visto che i cereali era qualcosa che associava con troppa nostalgia a Darren. Un melagrano le era letteralmente esplosa accanto come una granata, innumerevoli semini sparati in tutte le direzioni duri come piombini, Jude aveva eretto una specie di muro, anzi no, rete composta da foglie di banane. Non aveva avuto una resistenza invidiabile, ma aveva comunque attutito il colpo.
 

Heather aveva cercato di afferrare i raggi del sole per sparargli negli occhi della dea giusto un po' per distrarla e cercare di concentrarne una quantità tale per aderirne la terra, mentre Jude cercava di difenderli oltre che dalle piante e i golem – buona parte di loro erano stati attirati da Ennoia e Qbert – anche da dei verdognoli puttini che esplodevano in cereali.
“Io non morirò qui!” aveva sentenziato Heather con sicurezza, mentre cominciava a vedere che in alcuni punti la troppa luce stava davvero infastidendo le piante, certe piante erano sensibili, ma la cosa non stava funzionando alla grande – infondo Matelda era riuscita a far germogliare l'edera in un motore.
Heather della Fraudolenza, usa con cautela le tue armi, la frase che una delle sorelle grigie gli aveva detto prima di sbalzargli fuori dalla macchina le era venuta in mente in quel momente, mentre rifletteva come ferire la figlia della terra stessa. Lei aveva delle armi, aveva delle armi davvero pericolose …
Gioca pure con la fraudolenza

regina della pestilenza

parte della profezia di Cassandra gli era piombata addosso per la prima volta invece di affossarla e deprimerla l'aveva tirata su, fino al cielo.
Si era voltata di scatto verso Jude che aveva crucciato le sopracciglia, notando forse il sorriso luminoso che Heather era certo stesse illuminando il suo viso, mentre lei allungava una mano per cogliere una delle frecce dalla sua faretra.
Le graie avevano detto che doveva usarle con cautela, intendevano che doveva usarle con attenzione o che doveva distribuirle con attenzione?Forse quello non era il momento per preoccuparsene.
Aveva afferrato la freccia dalle piume che ne stavano sulla sommità ed aveva potuto già percepire da se l'angoscia risalirle dalle dita fino al petto, c'era qualcosa in quelle armi che le faceva girare la testa e seccare la gola. E Jude aveva capito, il suo viso si era fatto cereo ed una smorfia di fastidio si era allargata sul viso, quasi incontrollata, anche lui sembrava risentire delle emanazioni della freccia.
“Dovrò avvicinarmi” aveva sentenziato poi guardando Jude, chiedendosi mentalmente come, come avrebbe fatto ad avvicinarsi abbastanza a Matelda per conficcargli la pestilenza dritta nel petto, non ne aveva la minima idea, ma era rincuorata dal fatto che era certa che non fosse Matelda che l'avrebbe uccisa, anche se tecnicamente in quel momento aveva gli occhi verdi. “No” aveva detto Jude ed era proprio strano sentirlo il suono della sua voce, “Ho un piano” aveva aggiunto con sicurezza.
“Oh, be, non parli mai ma quando lo fai sei incisivo devo dire” aveva scherzato Heather guadagnando una pessima occhiata da parte del ragazzo che aveva deciso di abbandonare la loro rete di sicurezza fatta di banani senza curarsi mica di spiegarglielo il piano, eh no troppo preziosa la sua voce, andava distribuita con il contagocce.

“Dove va adesso?” aveva chiesto, prima di ricordarsi che un cacutus aveva deciso di suicidarsi lasciandosi contro di lei, mentre lei lo apriva in due con la sua spada, meno male che Matelda se le era sfilate dal suo braccio.

Heather aveva visto Jude lanciarsi contro la sua borsa, che nello sbalzo per scendere dal taxi non era finita proprio fuori a lui, “Dimmi che non vuole farle una doccia alla ciliegia” aveva commentato Heather con un po' di perplessità nella voce, ma le mani di Jude audaci nel lanciare fuori oggetti si erano acquietate solo quando aveva estratto il rametto d'erica.
“Non mi è stato d'aiuto fin ora dubito lo sarà adesso” gli aveva informato lei con una certa tristezza, no, onestamente non voleva smorzare un regalo di suo padre, ma si era allungo chiesta perché mai il dio della medicina, della musica e del sole le avesse regalato una pianta.
In realtà aveva scoperto che l'erica avesse una qualche capacità mistica, come tenere il male lontano, nonché Heather ne potesse davvero essere sicura, non era mai uscita per una missione prima di quel momento – e nonostante l'incontro-scontro con Cassandra e Matelda, era ancora viva – ma sapeva che anche nei momenti in cui gozzovigliava nel mondo dei mortali duranti l'inverno non gli era mai capitato nulla di grave, quindi si forse era un po' un porta fortuna.
Ma onestamente non ne poteva essere sicura.
All'inizio doveva ammettere, con un certo imbarazzo, che aveva pensato che Apollo glielo avesse regalato per Darren, per il loro legame, qualcosa come “Si, tesoro, approvo” e tanto di strizzata d'occhio, anche perché aveva spesso dei dare alla loro prole regali che in battaglia si rivelavano davvero efficaci, tipo il cappello che rendeva invisibili o …
Jude aveva appena reso il rametto d'erica un arco.
Oh.

 

Jude le aveva regalato un sorriso piuttosto luminoso sulle labbra, prima di rotolare per terra per evitare una granata di un cactus per raggiungerla. Lei gli era corsa incontro senza curarsi in effetti di guardarsi le spalle, forse offrendo a quella pazza di Matelda la più grande delle sue occasioni, lanciando poi via anche la spada continuando a tenere in una mano la freccia, che sembrava succhiarle via la voglia di fare qualsiasi cosa.
Aveva continuato a cantare quasi sperando che la cosa potesse avere una qualche utilità.
Jude le aveva allungato l'arco, mentre con l'altra mano riusciva a ricreare la sua rete di foglie sottili per evitare che i putti cerealosi implodessero come piccole granate.
L'arco non era liscio come quelli che aveva provato al campo, non era neanche così pesante e rigido, sembrava fatto di qualcosa di più malleabile, ma le aveva dato una sensazione di pace che aveva equilibrato la gravità della freccia.
Era nodoso, di un legno molto chiaro, aveva foglioline verdi ispidi che lo rendevano orribilmente scomoda da impugnare ed era puntellato di fiori violetti. “Posso farcela” aveva stabilito, mentre con la memoria richiamava un po' tutti i fallimenti che aveva avuto con il tiro con l'arco al campo, aveva ammesso di aver eccelso in altre abilità da figlia di Apollo, forse era stato per quel motivo che quando era partita non si era premurata di prendere un arco.

“Ne sei certa?” la voce di suo fratello Ascelpio gli era piombata in testa, ricordando quando il dio le aveva offerto le frecce e lei aveva risposto di non avere un arco, c'era un tono canzonatorio nella sua voce ed in un certo senso complicità.

Ascelpio doveva saperlo che nel male e nel bene alla propria eredità non si scappava.

“Devi” aveva mormorato Jude, oltre che dal naso, anche gli occhi avevano cominciato a lacrimare rosso, il suo viso era secco come la carta, le vene risaltavano blu in maniera spaventosa, gli occhi sembravano infossati, oltre che la sclera opaca.
 

La rete di Jude si era disfatta come neve al sole, non riuscendo più quest'ultimo a tenerla in piedi; Heather aveva tenuto saldamente il suo arco, lasciando che le foglie acuminate graffiassero la pelle, fino in fondo, mentre tendeva la corda – non gli era chiaro di quale materiale fosse fatto – dove la freccia sembrava fremere per essere tirata.
Adesso che era pronta all'attacco sembrava quest'utlima essere animata di una vita propria, la sua aurea pestilenziale sembrava ardentemente più bruciante della calma dell'erica, “Papà ...” mormorò lei piano, cercando di non farsi vincere dallo sconforto che la freccia bruciava sulle sue dita.
“Darren ...” aggiunse senza accorgersene, centra il bersaglio, trova l'arma, torna da lui, pensieri precisi, scanditi.
Il viso di Matelda si era fatto sconfortato, le labbra aperte e gli occhi sgranati, tutta la sua sicurezza era stata lavata via dalla consapevolezza, aveva riconosciuto la portata dell'arma che Heather brandiva, ma era come se il miasma che animava la freccia l'avesse già colpita, mentre questa ancora vibrava nelle corde. Heather aveva scoccato la freccia, l'attimo prima che Jude collassasse incapace di mantenere più le nefande erbacce di Matelda e l'attimo dopo che un golem avesse colpito in pieno Ennoia facendola schizzare verso di lei, ritrovandosi così investita dall'ingombrante peso di un'arpia.
La freccia aveva tagliato l'aria, inchiodando nel petto la sua vittima, fin troppo intorpidita dallo spavento per potersene sottrarre.
Per un momento Heather, che si era scrollata di dosso Ennoia forse senza molta grazia, aveva potuto osservare la punta conficcarsi nel senso, uno zampillo d'orato ma nulla di eccessivo, tranne il viso inorridito di Matelda, ma poi l'icore aveva perso lo scintillante dorato per macchiarsi di un grigio viscoso, il viso si era ridotto come se tutti i liquidi fossero svaniti, la pelle coriacea e grigia.
Quando Matelda aveva toccato il suolo esanime, era stato come se l'intera terra avesse ricevuto un colpo, aveva tremato, poi aveva cominciato a brontolare, zampillare sangue e marcire da ogni dove. Il miasma gli aveva colpiti in pieno.
I golem si erano liquefatti, le piante si erano seccati per distruggersi alcune nella polpeve e le altre cadere come corpi molti.
Qbert aveva cominciato a piangere, tremante quasi scosso dalle convulsioni, ma era riuscito a zampettare verso la dea stesa al suolo, che vomitava bile verdastra di continuo, mentre Ennoia strepitava come una gallina senza testa, “Cosa hai fatto ad Ennoia, maledetta” strillò verso di Heather. Lei d'altronde aveva abbandonato l'arco, che aveva ripreso il consueto aspetto dell'erica per strisciare verso Jude che riverso per terra continuava a perdere sangue, ma le forze le erano venute meno e si era ritrovata accasciata a terra a rimettere tutto ciò che aveva mangiato da … sempre.

“Non è morta!” sentì Qbert strillare, “Ennoia è preoccupata” aveva strillato l'arpia, ambe due sembravano ora essersi ripresi improvvisamente dal portentoso miasma della freccia, ma ne lei ne Jude sembravano poterne godere.
Aveva cercato di strisciare fino a lui, senza risultati, aveva allungato una mano verso il ragazzo, con le dita e riuscita a sfiorare la mano di quello, ma senza riuscire ad afferrarla, aveva cercato di cantare ma al posto della voce era uscito altro rigurgito. “Ragazzo-capra, Ennoia non sa cosa deve fare” c'era sincera preoccupazione nella voce dell'arpia, la risposta di Qbert era arrivata ovattata e distorta.
E poi aveva sentito il ruggito di un leone, l'unico rumore chiaro.

 

 

Bonus

Se avesse dovuto dire quale fosse il lato positivo … be, avrebbe taciuto.
Non c'era nessun fottuto lato positivo, la sua migliore amica era morta.
L'unica cosa che proprio non faceva schifo era che nonostante avessero perso i loro bagagli a seguito dell'attacco di Tizio, Manto aveva trovato loro dei vestiti - e la cosa era comunque pessima.
E Carter se n'era andato, la pira di Joe non si era ancora spenta quando quel fedigrafo figlio d'Apollo aveva fatto bagagli e baracchini e se n'era andato, accompagnato da Grace l'Empusa, Drew delle argille e Cenis la lapita e ciao. “Scusa Lauren devo andare a salvare Heather non vorrei finisse come la tua amica”, va bene, la figlia di Afrodite doveva ammettere che l'altro mezzosangue non si fosse congedato con quelle parole, anzi in realtà c'erano state parecchie lacrime, rimpianti e palata a tristezza.
Ma ciò non toglieva che se n'era andata con quella stramba compagnia – quattro porta male, questo l'aveva detto anche Manto – ed aveva lasciato a lei Marlon.

Tanto era diretta al campo, Marlon aveva bisogno di un posto sicuro dove stare e a lui comunque l'ingresso era intercesso fino alla fine dei tempi probabilmente.
E Lauren non lo sapeva perché sentiva tutto mangiarle gli organi, come se la rabbia, il rancore e qualsiasi cosa ribollissero dentro come lava cocente, se si escludeva che fosse morta la sua migliore amica.
Ma era sempre stata abbastanza sveglia, si rendeva conto che tutto quel fagocitare di rabbia sembrava in parte davvero avere una natura diversa.

Marlon cercava di non singhiozzare, ora che le mani di Carter e Grace si erano allontanati dalla sua stretta sembrava molto meno infantile ed immaturo, sembrava un giovanotto, ma ancora ben lontano dall'idea che aveva Lauren dei dodicenni, per diana, al campo gente dell'età di Marlon aveva salvato il mondo una volta o due.
Emma aveva deciso di gestire il lutto dell'amore della sua vita invece in una maniera un po' strana, dispetto di quanto si credesse i figli di Ares non erano spiriti molto repressi, anzi Lauren pensava avessero l'incredibile capacità di provare pathos un po' per tutto e di manifestarlo senza mezzi termini, il fatto che fossero spesso animati da rabbia non rendeva comunque strano che manifestassero con la stessa intensità amore e dolore. Però Emma aveva deciso di starsene zitta, seduta sopra un divanetto, con ancora l'abito nero che Manto le aveva prestato, che le scivolava dalle spalle a non fare assolutamente niente.
Non urlava, non si dimenava, non imprecava, al massimo strusciava il polso sugli occhi per asciugare qualche lacrima che proprio non voleva restare nelle cornee.
E la cosa faceva ancora più infervorare Lauren, perché … perché Jordan era morta e si meritava tutte le urla e gli strilli del mondo e non riusciva a concepire che Emma non si stesse rotolando a terra animata dal dolore urlando contro gli dei e maledicendosi per non esserci stata.

“Bevi” la voce di Manto era arrivata come una campana, si era voltata per osservare la strega che le aveva allungato un bicchiere.
Lo aveva prima odorato, ma il liquido non sembrava che semplice acqua, “Cosa è?” aveva chiesto con un certo nervosismo, “Lo uso per allontanare la nebbia dagli occhi dei mortali” si era giustificata da Manto. Lauren l'aveva guardata con una certa crudezza, “Non ne ho bisogno” aveva constatato, “Bevi” aveva replicato con voce dura la donna, allungandole ancora quel bicchiere.
Lei l'aveva preso con un sorriso un po' caustico prima di buttare la bevanda in gola, a prima acchito le era sembrato fosse semplice acqua, ma poi aveva sentito un retrogusto strano, amaro senza però essere in grado di comprendere cosa fosse.
Però si era sentita diversa, come se improvvisamente qualcuno gli avesse slacciato dei pesi che non si era mai accorta che avesse; “Come ti senti?” aveva chiesto l'indovina, mentre Lauren guardava il bicchiere che aveva svuotato, “Leggera” aveva ammesso lei, prima di lanciarle uno sguardo, “Cosa era?” aveva chiesto poi. “Quello che ho detto, serve per schiarire la vista, anche dalle venefiche influenze” aveva risposto serafica la strega.
Lauren ne aveva preso atto, improvvisamente tutta quella rabbia che gli era rimasta addosso sembrava essersi accettata, continuava a percepire la bile nel ventre ed il magone, la sua migliore amica era morta. Aveva cominciato a sentire gli occhi farsi lucidi e sentire le lacrime premere, “Cosa era successo?” aveva chiesto, passandosi una mano sugli occhi, “La spada” aveva spiegato Manto.
La cosa nell'ottica di Lauren aveva preso improvvisamente senso, si era sentita chiamare quando aveva preso quella lama la prima volta come una forza incredibile.
Quando l'aveva presa l'aveva sentita all'inizio fredda, come qualcosa che non potesse essere compreso, ma poi l'aveva percepita divenire rovente, come fuoco vivo che bruciava sulla sua mano e dopo che aveva colpito lo spettro di Flegias il fuoco era solo aumentato, come se l'anima stessa del re fosse bruciata nella brace di amarezza e rancore ed era solo esplosa in più.
Aveva provato rabbia per la morte di Joe e la spada sembrava essersene nutrita ed in parte averne accesa ancora di più, aveva sentito una rabbia all'ennesima potenza, aveva sentito nel petto lo stesso dolore sordo di Flegias per la sua bambina ed altri mille e mille.

“Liberartene è stata la mossa più intelligente che tu potessi fare, figlia di Afrodita” le aveva detto Manto con un sorriso delicato sul viso.
Tutto quel rancore l'aveva spaventata poi – e nonostante i melliflui effetti fossero rimasti appiccicati addosso – aveva sentito come se la spada l'avesse rifiutata, come se la sua paura fosse motivo di rifiuto della spada. Era pazza stava parlando come se quella avesse avuto vita proprio. “Che Spada era?” aveva chiesto poi, “È cosa poco nota che le Pleiadi siano rispettabili armaiole” aveva cominciato a parlare Manto, “Riptide la spada di Ercole fu forgiata da una pleiade di nome Zoe” le aveva spiegato al strega.
Lauren aveva schiuso le labbra, certa che il nome della spada fosse quella della lama di Percy Jackson, riguardo alla pleiade con quel nome, non se la ricordava, ma aveva capito da un po' che la storia era quella che piaceva raccontare agli dei e non per forza quella che era avvenuta.
“Quella fu forgiata dalla Pleiade Ellettra, per suo figlio Dardano, perché celebrasse la gloria di ...” aveva cominciato a spiegare Manto, “Troia” l'aveva interrotta Lauren, “Come scusa?” aveva chiesto Manto crucciando le sopracciglia, “La città” aveva ammesso la figlia di Afrodite con un un leggero imbarazzo. “Si, per Troia” aveva confermato Manto.
“La spada ha sempre dato una volontà ferrea a chi la impugnava” aveva commentato Manto e per un momento Lauren aveva immaginato la spada come un enorme carica batteria gigante, “Essa rappresentava la gloria di Troia” aveva ripreso l'indovina.
“Ed Enea la ha ceduta a Didone” aveva commentato Lauren sentendo un brivido lungo la schiena a citare il suo fratello più famoso, “Sembra che parli di una spada con una propria personalità sai?” aveva aggiunto lei, prima che Manto potesse riprendere il suo racconto, “Non sorprenderti esistono alcuni oggetti che hanno una coscienza, una volta conobbi un guerriero che mangiava una spada piuttosto chiacchierona” aveva ammesso con un sorriso un po' lezioso sul viso.
Va bene, Lauren quello non se lo aspettava. “La spada ha una personalità, ora, ma non l'aveva allora, non del tutto, aveva qualcosa che infondeva sicurezza e coraggio. Adesso ella è viva, poiché Didone risiede in lei” aveva ammesso Manto. “L'amarezza di Didone ed il potere empatico della spada hanno dato origine ad una combo letale” aveva ammesso quella.
Lauren aveva ricordato che la Regina Didone era stata abbandonata da Enea che gli aveva lasciato come unico regalo di commiato una spada, che era stata fatta per celebrare Troia. Enea aveva sposato una giovane donna italica poi ed Afrodite si era procurata di donargli una nuova spada – ed un nuovo scudo – perché, forse di questo non ne era proprio sicura, Troia doveva essere maestra ma non risorgere, così era il volere di Era.
Didone e la Spada si era mantenuti amareggiati assieme. “Quando la regina di Cartagine maledì la stirpe romana offrì la sua vita come tributo” aveva spiegato Manto, “Così lo spirito di Didone riposa nella spada premendo per avere la sua vendetta ed è accaduto ad ogni anima che è perita per colpa di dare lama” aveva aggiunto. “Tutti prigionieri in eterna agonia finché ogni anima all'interno non sarà soddisfatta” aveva detto Manto.
L'anima di Flegias adesso si tormentava in quella spada, assieme a quella di Didone e chi sa quante altre e mai la spada avrebbe potuto trovare pace ora se anche Carter, Marlon e tutta la stirpe di Apollo non fosse morta, probabilmente mai avrebbe potuto la spada trovare pace.
“Inoltre come tu stessa hai potuto vedere la spada accresce l'amarezza … la rabbia del possessore” aveva spiegato Manto, “Poichè più è grande il rimpianto ed il dolore, più essa diventa forte e più la spada si fortifica più il rammarico aumenta” aveva spiegato poi.
Era un ciclico continuo.

“Credo che l'obbiettivo primo della spada sia spingere il proprietario a soddisfare la sua sete di sangue per poi condurlo a soddisfare la sua” aveva commentato Manto, “Distruggere Roma” aveva detto Lauren, trasparente, “ovviamente, tutti coloro che hanno ferito Roma lo hanno potuto fare armati di quella lama, come Annibale” aveva rivelato Manto un po' lugubre, “Ma la spada ha influenzato anche Didone, volendo vendetta sui Greci e come ti ho detto: chiunque sia morto per quella lama ne ha accresciuto il desiderio” aveva detto Manto.
“Fidati, Lauren Odalisque, un'arma potente hai avuto tra le mani” aveva concesso l'indovina.
“Speriamo Gea non ne venga in possesso” aveva ammesso lei, cercando di alleggerire la morsa allo stomaco che sentiva, l'aveva percepita la malignità di quella spada, una lama che poteva condurre il proprio possessore alla rovina per placare la sua fame di dolore.

Manto aveva schioccato le labbra, “Io mi preoccuperei di chi ora la possiede” aveva detto quella, cogliendo Lauren con un brivido, pensando che quella spada l'aveva donata a Drew della Cera.
“Forse essere in mano ad un Romano potrà riconciliare Didone con il suo antico nemico” aveva concesso lei, pensando che adesso Annabeth Chase e Jason Grace avevano cercato di provare una pace tra i greci ed i romani, che di quei tempi era davvero necessaria.
Manto aveva sorriso in una maniera storta, come se sapesse qualcosa in più di Lauren e non era di fatto da escludere.
“Posso bere dalle acque di Mantova?” aveva chiesto allora la figlia di Afrodite attirando lo sguardo della maga, “Sfortunatamente no” aveva risposto Manto, “Ultimamente sai: la crisi per i mortali, due guerre olimpiche hanno ridotto gli affari di tanto, così io ed Ermafrodito abbiamo dovuto cedere alcune azioni” aveva spiegato quella. “Diciamo che una parte della Fontana di Salamace ora appartiene alla Trimuvirate Holdings” aveva aggiunto l'indovina, “Le acque di Manto appartengono a loro e per entrarci bisogna avere l'autorizzazione dalla loro compagnia” aveva detto.
“Ma hai fatto entrare Carter” aveva commentato Lauren perplessa, Manto aveva alzato le spalle, “Di fatti il contratto è entrato in vigore alla mezza notte di ieri, cosa vuoi che ti dica: Tempismo” aveva risposto quella, passandosi le mani sui pantaloni bianchi.
“Noi andiamo via” aveva stabilito Lauren, “Nessuno vi ferma” aveva stabilito quella, “Per i servigi arrecati e per il vostro lutto non dovrete neanche pagare il conto” aveva spiegato Manto, “O quello di quei quattro che se ne sono andati senza preoccuparsene”

“Grazie eh” aveva soffiato Lauren.
“Buona fortuna ne avrete bisogno” aveva risposto Manto.





 

 

 





N.B.
(La spada che parla è Jack)
Da Magnus Bane ho rubato brutalmente l'idea di dare una personalità vera e propria a La Spada, inizialmente doveva solo essere un contenitore di “rabbia e co”, ma dopo Jack ne sentivo il bisogno, sfortunatamente La Spada, che prima o poi avrà un nome decente, non parla.
Il Triumvirate Holdings sono i cattivi di The Trials of Apollo e tecnicamente la cosa non ha importanta, quando ho pensato questa storia non era ancora finito The Heros of Olympus quindi figurarsi se potevo immaginare TOA, di fatti si vede con l'utilizzo che ho “usato” per le frecce.
Non dirò come sono nel libro, non voglio fare spoiler :P Si, spoiler, ci sono; comunque ho usato il Triumvirato per giustificare perché Lauren non potesse farsi il “bagno” per sapere cosa sarebbe successo, nella versione originale troppo sconvolta semplicemente non si curava di fare quella richiesta, quindi si, come vedete nessuna particolare cambiamento.

 

CHE DANTE POSSA PERDONARMI, giusto a titolo informativo qui trovate Matelda
La mia Matelda, che con quella Dantesca ha poco che nulla in comune, nasce dall'idea che sarebbe piuttosto presuntuoso pensare che Percy sia stato l'unico mezzosangue in oltre due mila anni ad esser divenuto dio e poi che genere di creature sono quelle figlie di dei ma che non sono dei, se esistono a tutti gli effetti?   Ed il cattivo ha subito una serie assurda di cambiamenti: in origine doveva essere un trickster, poi una divinità nordica, poi una celtica, poi un figlio di dei non dio, poi chi più ne ha più ne metta, ma visto che avevo scritto una fanfiction a tema Supernatural sul purgatorio … Matelda, era lì … e …

 

   
 
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