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Autore: TheManiae    31/10/2016    3 recensioni
Una pegaso avanza senza paura verso una città dimenticata, alla ricerca di un manufatto antichissimo.
Cosa può andare storto?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rainbow Dash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Narra la leggenda, che nelle profondità della foresta dimenticata esistesse una città più antica della stessa casata Cosmus. Sorgeva dalle profondità della giungla, con le torri a spirale che si innalzavano decine di metre oltre gli alberi, accanto allo scintillante specchio d'acqua del fiume Aphos.
Il nome di questa città era Astura, e in essa risiedeva un'antica civiltà equina, separatasi dal resto dei pony in tempi precedenti alla fusione delle tre tribù. Questi pony scapparono dalla guerra che infuriava al nord, guidati dal loro re vestito di bianco: King Snow.
Nel corso dei secoli, la civiltà crebbè rapidamente, inglobando le terre circostanti e arrivando a dominare il sud del continente. Costruzioni e templi immensi furono edificati come monumento alla gloria e alla potenza di quel popolo, e tutti impararono a temere quella civiltà. E fu questa la rovina di tutto.
Il neo-regno di Equestria, appena formato sotto il dominio della casa Cosmus, invase il regno del sud assieme ai suoi alleati, il regno dei grifoni e quello dei minotauri. Eserciti immensiti furono radunati in battaglie ciclopiche. Armi magiche di potenza titanica spianarono le montagne e bruciarono foreste. Eroi combatterono, Tiranni caddero e Dei morirono. 
Alla fine, la civiltà antica scomparve. Gli Equestriani bruciarono le città, demolirono i templi e schiavizzarono i pony, distruggendo ogni traccia di quel popolo un tempo potente. Ma un ultima testimonianza rimaneva in quel grande impero.
Nella giungla dimenticata, la città perduta di Astura attende quei viaggiatori tanto coraggiosi o folli da cercarla, offrendo ai fortunati i suoi segreti e i suoi tesori.




Dash richiuse il piccolo libricino di pelle che teneva tra gli zoccoli, sistemandolo all'interno dello zaino sulla schiena e proseguendo la sua strada nella fitta vegetazione, tagliandosi una via a colpi di machete. Il clima era umido e caldo, e la pegaso sentiva i vestiti incollati al pelo e la fronte sudata.
Dopo aver trovato quella storia sulla civiltà perduta, non ci aveva pensato su due volte. Aveva radunato tutto l'occorrente per viaggiare, e in meno di due giorni era partita da ponyville, diretta a sud. Il viaggio era durato circa una settimana dalla partenza, e per buona parte di esso aveva camminato con gli zoccoli affondati nella melma palutre o nel sottobosco forestale.
Ma sapeva di esserci quasi. Secondo i suoi calcoli, il fiume Aphos doveva essere vicino, e con esso la città perduta di Astura. Già immaginava le scoperte e i manufatti che avrebbe riportato a Equestria. Ma una cosa in particolare le interessava: Il Mantello del Re.
Esso era il lungo abito bianco latte che indossava il sovrano dell'impero antico, che lo indicava come Il Re in bianco. Esso veniva indossato da ogni sovrano, tramandato dal primo re che guidò i pony verso la salvezza della guerra.
Un manufatto del genere era unico. Un vero pezzo da museo. E lei l'avrebbe trovato.




"Bleah. Che schifo!" Disse la pegaso disgustata, avanzando a passo lento tra le centinaia di ragnatele che bloccavano la vista nel passaggio sotterraneo. Erano tanto numerose e spesse che sembravano bloccare la luce della torcia. Senza contare gli enormi ragni neri che zampettavano lungo i fili e le pareti, salendole sugli zoccoli a ogni passo.
"Ora capisco perché Rarity vi detesta." Disse Dash raggiungendo finalmente la fine del tunnel, scrollandosi di dosso gli scuri aracnidi e le dozzine di fili bianchi incollati alle zampe e alla criniera.
"Ora dove....Wow..."
La pony si fissò attorno con la bocca spalancata. Le piccole creature striscianti l'avevano distratta dall'immenso spettacolo nel quale era entrata.
Si trovava in un'immensa piazza centrale, circodata da alti edifici a spirale, le cui sommità si facevano gara per raggiungere altezze sempre maggiori. Dalla pietra emergevano ovunque grossi rampicanti, e in certi punti la natura si era ripresa la sua terra con violenza, sfondando intere pareti con radici enormi e alberi giganteschi.
Davanti a se, Rainbow vide quello che doveva essere il castello del re.
Una struttura enorme, la cui base era liscia e simile a un cubo, ma verso l'alto si sviluppava in un unica ed enorme torre a spirale, circondata da centinaia di torri più piccole. 
"L'istinto mi dice che il mantello si trova li dentro." Ridacchiò tra se e se la pegaso, incamminandosi a passo sicuro verso l'enorme palazzo. Ma una strana sensazione le premeva dietro la testa. Come se qualcuno la osservasse.
Entrò nel castello da una lunga scalinata, e con forza spinse l'immenso portone che ne celava l'interno. E li rimase a bocca aperta.
La stanza era un immenso salone dalle pareti coperte di affreschi dai colori accesi e sgargianti, sorretto da due file di enormi colonne più grandi di un pony adulto. Dalle finestre filtrava la luce del sole, illuminando la sala e dando al posto un'atmosfera incantata.
Ma sapendo che l'obiettivo era un altro, avanzò nella sala, intenzionata a trovare ciò che cercava. Camminò in sale immense, corridoi e camere di vario genere, ma continuò ad avanzare finché non raggiunse l'ultima stanza, e la scena che si trovò davanti le fece rivoltare lo stomaco, e per poco non vomitò.
Appoggiato alla parete di pietra, stava il corpo ormai scheletrico di un'unicorno, con ancora indosso le antiche vesti della sua civiltà, semidivorate dalle tarme. Tra le ossa dello zoccolo, reggeva una specie di amuleto di pietra circolare, con incastonato un grosso zaffiro rotondo grosso come una palla da tennis. 
Osservandosi attorno, la pegaso non riuscì a trovare altre porte. 
Pensò di essere in un vicolo cieco, quando lo sguardo cadde sulla parete dove era appoggiato lo scheletro.
Proprio sopra la testa, o meglio il teschio, dell'unicorno stava un foro nella parete, simile in tutto e per tutto allo strano amuleto del corpo a terra.
Rainbow fece due più due, e cercando di toccare meno possibile le ossa del morto, prese l'oggetto circolare con lo zoccolo. Non era facilmente disgustabile come la sua amica stilista, ma i morti le facevano ribrezzo in ogni caso.
Fissò il suo riflesso nella gemma lucente del colore del mare. Quella pietra doveva valere almeno trecentomila kisos, ed era una semplice chiave. Chissà cosa c'era oltre quella parete. La risposta ovviamente, si poteva trovare in un solo modo.
Dash inserì la pietra all'interno della cavità, e con lentezza girò l'amuleto in senso orario. Un suono di ingranaggi di pietra si udirono in ogni angolo della sala quando la 'chiave' si fermò, e la pegaso indietreggiò lentamente, vedendo un grosso pezzo della parete sollevarsi verso l'alto, aprendo dinnanzi a lei una voragine nera simile a una bocca spalancata.
Inghiottendo saliva e paura, l'esploratrice avanzò nell'ombra con la fiaccola alzata. La puzza di chiuso e di morte le invase le narici e le fece lacrimare gli occhi, mentre camminava a passi lenti scrutando i dintorni. La stanza era molto diversa dalla precedente: Le pareti erano totalmente coperte da profondi graffi che ne avevano distrutto gli affreschi, mentre i mobili e ogni possibile decorazione erano distrutti e i resti sparsi a terra.
Avanzò per alcuni secondi nell'ombra più totale, finché finalmente non trovò un braciere miracolosamente salvato dalla furia che aveva inghiottito l'intera camera. Le fiamme si accesero di colpo, illuminando l'intera sala, e Dash lo vide.
Davanti a lei, seduto su un trono di pietra addossato alla parete, stava uno scheletro dalle ossa ancora sporche di sangue. Sulla testa, un cerchio argentato decorato da un rubino ne segnava l'identità, assieme al lungo mantello sulle spalle: L'ultimo Re in bianco.
Ma qualcosa non le quadrava. Le trascrizioni dicevano che quel mantello doveva essere bianco come la neve, ma invece era rosso come il sangue. Ma poco le importava. Aveva trovato ciò che cercava.
Con lentezza e cercando di rispettare il più possibile il sovrano defunto, Rainbow Dash sfilò il mantello dalle spalle dello scheletro, e lo osservò come un bambino osserva una ciotola di dolci. Era un lungo tessuto rosso che poteva coprire intramente un pony, con un grosso cappuccio sulla sommità e una striscia nera sul fondo.
Qualcosa sembrò sussurrare alla pegaso. Quel vestito sembrava avere attorno a se una strana aura di magnificenza, cosa strana dato che a lei gli abiti eleganti non erano mai interessati. Sapeva che era una reliquia antichissima e preziosa, ma qualcosa la spinse a indossarlo.
Il tessuto era di una morbidezza unica, delicato come una nuvola e leggero come piuma. A Dash quel tessuto sul pelo sembrava un paradiso. Poi venne il dolore.
La pegaso cadde a terra urlando, sentendo qualcosa di affilato penetrarle nello zoccolo anteriore. Stava per rialzarsi, quando altre lame si piantarono nella carne dello zoccolo, e sentì qualcosa stringerle il il torace e il collo. Urlò cercando di togliersi il mantello, ma quello restava saldamente attaccato a lei tramite bende rosso sangue, che si muovevano sul suo corpo come serpenti. Sentì altre lame lacerare la carne su tutto il corpo, e il suo sangue cadde a terra assieme alle lacrime di dolore che ormai cadevano lungo le guance. 
Le bende le coprirono il muso, soffocando le grida disperate e terrorizzate. E l'ultima cosa che Dash vide fu una benda rosso sangue coperta di zanne che le calava sugli occhi.




Il corpo coperto di bende di Rainbow Dash si agitò a terra, urlando con disperazione mentre il sangue che colava dal muso e dal corpo si confondeva al rosso del mantello. Poi, quando le urla si fecero sempre più basse e più simili a sospiri, la pegaso si fermò la testa cadde di lato in una pozza del suo stesso sangue.
Quando sembrava che non si sarebbe più rialzata, il corpo si sollevò da terra, gemendo di dolore a ogni piccolo movimento. Lentamente, e continuando a emettere versi di dolore, la figura in rosso si trascinò verso la porta, con una scia di sangue che la seguiva a terra.
Non sospettava che quel mantello, che durante la guerra si era macchiato di rosso, ora aveva fame di carne, sangue e dolore.







Angolo Kishin
Happy Halloween! :D
Giusto per gettare chiarezza sulla faccenda, questa storia riguarda un mio nuovo Oc: Voraeth.
In poche parole, sarebbe un mantello che usa la vittima per muoversi, e beh, mangiare.
Lo so non è Horror, ma ci tenevo a farla :D
   
 
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