The Nekodachi
-Hattori! Sveglia!-
-Uhh... Whaa?... Che succede?-
Il Crazydachi col ciuffo sbarazzino si destò di colpo dal
suo duro giaciglio di
pietra, lì nella sala del cristallo, vicino all'entrata.
Rilassò il pelo sul
collo appena vide che a svegliarlo era stata solo la voce del suo amico
Shinichi. Accanto a lui c'era la Nekodachi di Ai. Dall'espressione dei
loro
musi sembravano nervosi. Heiji lo percepì, ma il suo
cervello da Crazydachi
spensierato lo spinse a mantenere un atteggiamento allegro, forse anche
per
influenzare i Nekodachi di fronte a lui.
-Allora?- disse in tono decisamente più normale alla sua
indole.
Ai e Conan si guardarono un attimo. Lui parlò per primo:
-Kaito Kid ci ha
trovati. Dice che la polizia sarà qui a momenti.
L'amico rimase con la stessa espressione e chinò la testa da
un lato. -Con
"Kaito Kid" intendi...-
-Sì. L'umano.- esclamò il piccolo detective.
All'improvviso il Crazydachi color caffè fece un balzo in
aria, poi ridiscese
sul pavimento e continuò a saltellare per la sala con la
coda bella dritta e i
peli che volavano dappertutto. -Evviva! Torneremo a casa!- miagolava
eccitato.
Conan lo guardava stupito con le sopracciglia inarcate, mentre Ai
alzò gli
occhi al cielo sorridendo. -Non poteva agire in modo diverso.-
scherzò lei,
mentre agitò una zampa per allontanare un pelo marrone
vicino al naso.
-...e questo è tutto.-
-...Capisco. Quindi è questa la questione.-
Nekodachi e umano erano uno di fronte all'altro fuori dal tempio del
cristallo.
Non c'era più traccia di quella nebbia che vi era qualche
ora
fa. Sullo sfondo
ora si vedevano immense colline verdi e qua e là si
stagliavano
nel cielo dei pali eolici bianchissimi come le nuvole. Il lieve rumore
dei passi dei
Nekodachi in avvicinamento non coprì il sospiro del vento.
Il
famoso ladro
percepì la loro presenza e si chinò per essere
alla loro
altezza. Ai si sedette
sull'erba fresca a pochi centimetri dai due Kaito Kid. Dopo di lei
zampettò
allegro Heiji e si sistemò anche lui davanti al ragazzo. Per
ultimo arrivò
Conan. L'unico umano del gruppo spalancò gli occhi quando lo
vide. Il piccolo
se ne accorse e senza pensarci sputò un "-Ehm sì,
sono
io, la mia
pelliccia...-" per giustificarsi, ma poi si ricordò
che il
suo
acerrimo rivale non era il suo Teemee e che quindi aveva sentito solo
un paio
di miagolii.
-Sei davvero... il Nekodachi di quel piccolo detective?- Kaito diede
voce ai
suoi pensieri. Conan si limitò a fare segno di sì
con la testa.
Il ragazzo vestito di bianco diede un ultimo sguardo ai felini che
aveva di
fronte, poi spiegò: -La polizia sta arrivando. Ma non devono trovarmi qui. Tuttavia, mi
accerterò
che vada tutto bene senza farmi scoprire-.
-E io?- disse il suo Nekodachi.
-Verrai con me... per ora.-
-...Ho capito.-
Il vento soffiò più forte del solito e volarono
via alcuni secondi silenziosi.
-...E' ora di andare. Buona fortuna.-
Detto questo Kaito Kid prese in braccio il suo Crazydachi e con un
trucco di
magia si volatilizzò dopo aver prodotto uno scoppio che
sparse nell'aria una
nuvola bianca.
-Umpf... quanta scena...- tossì Ai, e si rivolse sorridendo
all'amato dietro di
lui.
-Mi guarderanno tutti strano ora che sono grigio...- sospirò
il Lovedachi.
-Naahhh tranquillo. Hai un bel pelo, sembri una tigre!- lo
incoraggiò subito
l'amico detective.
-E fai anche le fusa di un leone, cosa potrei volere di
più?- scherzò la
scienziata.
-E-ehm...- arrossì l'interessato.
-Ahahah ora le guance sembrano beige!-
I due Nekodachi scoppiarono a ridere e presto si lasciò
andare anche Conan.
***
Il telefono squillò all'improvviso e il dottor Agasa
trasalì per l'apprensione.
-Dottore, risponda!- la vocina squillante di Ayumi lo convinse ad
alzare la
cornetta.
-P-pronto?-
La bambina scese dal divano come una furia e corse verso l'uomo
baffuto. Genta
e Mitsuhiko la seguirono più lentamente.
-Ayumi-chan, tranquilla...- sussurrò l'amico con le
lentiggini.
-Li... li avete trovati?! Davvero? Stanno bene??- l'uomo
faceva uscire un
fiume di parole dalla bocca, mentre i tre bambini si avvicinavano
interessati,
il cuore a mille. I loro Nekodachi non erano meno emozionati di loro e
sbattevano la coda da parte a parte, il pelo leggermente dritto su
tutto il
corpo.
Ad un tratto il volto del dottor Agasa si fece cupo.
-Dobbiamo andare a chiamare Haibara e Conan!- disse deciso il bambino
più
robusto.
-Hai ragione, potremmo...-
-No.-
I due bambini si girarono verso l'uomo, stupiti.
-Perché?- chiesero all'unisono.
-No, voi... voi dovete stare con Ayumi-chan. Anzi ora
chiamerò sua madre.-
-Ma... cosa...?- soffiò il Nekodachi di Mitsuhiko.
Ayumi rimase di pietra quando Agasa riattaccò, si
chinò su di lei e le mise le
mani sulle spalle.
-Ayumi-chan, la tua Nekodachi... la tua Nekodachi risulta dispersa.-
Il bambino col papillon rosso rimise il suo cellulare in tasca. Poi
sospirò.
-Che novità ci sono?- la voce seria della sua partner di
investigazione gli
fece alzare il capo.
-Parte della squadra di polizia sta tornando con i nostri Crazydachi.
E... e
anche con quello di Hattori ovviamente.-
-Il tuo amico di Osaka è stato avvisato?-
-Sì.-
Ci fu un momento di silenzio. Alcune foglie stavano cadendo
dagli alberi
davanti a loro e creavano come una pioggia gialla e rossa.
Lì sopra, il cielo
era di un rosa strano, misto a grigio. Il sole ormai era invisibile. Ai
e Conan
si trovavano al parco di Beika, seduti su una panchina. Da un lato si
trovava
la radura con la fontana; la fontana dove il detective aveva trovato
ferito il
suo Teemee.
-Forse dovresti stare con Ayumi-chan, in un momento come questo.-
-E tu allora?-
Ai non rispose. Aveva mille pensieri per la testa. L'amore tra i loro
Nekodachi, il rapimento, la rabbia di Conan... e adesso anche la fuga
della
Crazydachi di Ayumi. Da una parte avrebbe veramente voluto
stare con lei
per confortarla, ma non era certa di restare e apparire serena ai suoi
occhi,
con tutta la sofferenza che si teneva dentro. E ora anche Conan
sembrava
noncurante di tutto ciò. Ce l'avrebbero fatta da soli Genta
e Mitsuhiko a
tenere su di morale la loro amica?
Ma soprattutto Ai pensava ai suoi sentimenti per Conan. Aveva tentato
più volte
in quelle ore, ma la sua bocca sembrava non volesse collaborare. Appena
attirava la sua attenzione e cercava di dichiararsi, le si asciugava la
bocca e
doveva inghiottire di peso la saliva, e con lei anche quelle due
dannate
parole. Se non glielo dico, penserà per sempre che la mia sia una Crazydachi...
....
...Phew! E anche questo capitolo è andato. Siamo agli sgoccioli veramente...Scusate il ritardo e alla prossima!