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Autore: Ranessa    04/04/2005    6 recensioni
Scivola e crolla alle mie prime obiezioni. Non c'è tradimento, né bugia. Tu parli in paragrafi. Io scrivo sentenze. Nessun tradimento, né bugia. [Placebo]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Rodolphus Lestrange, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Nota: Seguito ideale di Tears.


[ Sentences ]


Scivola e crolla alle mie prime obiezioni
Non c'è tradimento, né bugia
Tu parli in paragrafi
Io scrivo sentenze
Nessun tradimento, né bugia
Sembrava il posto giusto per noi per sognare
Si sbriciola e crolla sotto le tue difese
Nessun tradimento, né bugia
[...] Sembrava il posto per noi per sognare
Farai meglio a tenerlo sotto controllo
O finirai molto male
E non ti sveglierai mai più
Sembrava un posto per noi per sognare

“Narcoleptic”, Placebo


"Severus!"
Mi si avvicina lentamente dall'altra parte della sala, le labbra strette in un falso sorriso mentre palesemente tenta di far credere che stia bene.
I suoi piedi incerti lo tradiscono ancor prima della sua voce bassa, roca.
"Severus..." mi stringe piano un braccio, in segno di saluto, mentre Lucius rimane in disparte e ci guarda. "Sono felice di rivederti..."
"..."
Devo averlo guardato stupito per un attimo, perchè lui abbassa lo sguardo... imbarazzato.

"Perchè diavolo siamo ancora qui ad aspettare?!"
Difficilmente Rodolphus Lestrange ha mai parlato con me... a meno che non gli servisse qualcosa.
Oggi invece pare mi abbia scelto come suo compagno di attesa, quell'attesa che non gli aveva mai pesato prima, nemmeno quando tutti ammassati in un misero stanzino aspettavamo di essere marchiati, e che ora sembra invece lo stia uccidendo.
Vorrei essere solo.
"È normale essere agitati... Lestrange... ma ti spiacerebbe sederti e tacere?"
Si gira a guardarmi di scatto, la sigaretta accesa stretta tra le dita.
"Io non sono agitato, Piton" pronuncia il mio nome quasi con disgusto, come avrebbero fatto Potter e Black, o anche la sua fidanzata, o un sacco di altra gente. "Semplicemente non mi va di essere trattato... così..."
"O ma allora perchè sei qui, Lestrange? Perchè non vai a dirlo a Lui?"
Lo dico con tono soave, ma Lestrange allarga gli occhi, solo lui sa farlo così, sbuffa infastidito, muove nervoso i piedi e poi si siede dandomi le spalle, riportandosi la sigaretta alle labbra.
Sa che non può ribattere.
Allora sorrido lentamente, increspando le labbra come invece solo io so fare e aspetto fiducioso... la riunione comincerà presto.
La prima riunione di noi novizi.

"Rodolphus" mi riprendo dal mio attimo di debolezza, ma mi infastidisco notevolmente nel notare che sono a disagio. Che non so come comportarmi di fronte a qualcuno che è appena evaso da Azkaban dopo quindici anni di agonia.
Intorno a noi sono tutti visibilmente nervosi, giocano con i lembi dei mantelli neri, fumano, chiacchierano a voce alta e ridono ancora più forte, ma i loro occhi parlano... eccome. Sembra di essere tornati indietro con gli anni, alla nostra prima riunione, quando parevano tutti dei piccoli bambini spaesati e per la prima volta dalla cerimonia di iniziazione il marchio bruciava davvero.
"Pensavo che avremmo potuto parlare un po', prima che cominci la riunione..." ma difficilmente Rodolphus Lestrange ha mai parlato con me... a meno che non gli servisse qualcosa.
"Certo" faccio per avvicinarmi a uno dei divanetti verdi che arredano la stanza, ma Rodolphus torna a stringere il mio braccio.
"No... non qui" lo dice quasi supplicandomi, gli occhi nuovamente bassi che studiano nervosamente la saletta.
Gli occhi che si posano sulla figura di Lucius per pochi istanti prima che mi trascini verso la porta tenendomi ancora per il braccio.

Sono tutti così fastidiosamente ansiosi.
Non sanno cosa aspettarsi di trovare dietro a quella porta quando si aprirà. Quando ci inviterà ad entrare. Ma questo è il posto giusto per noi.
Sono l'unico seduto calmo e rilassato, vorrei avere uno dei miei libri ma fissare un punto davanti a me fino ad estraniarmi totalmente dal mondo che mi circonda è ugualmente un buon passatempo.
E' il posto giusto per noi.
"E stai un po' attento bastardo!"
"Scusa tanto puttanella non ti avevo vista..." il ghigno di Dolohov si spegne quando Bellatrix Black gli sputa in faccia e gli salta addosso, graffiandolo. Tutti si alzano, Antonin grida, Bellatrix è sempre stata una furia, mi alzo anch'io, ma per andarmene scocciato, ho bisogno di quiete. Il nervosismo crea sempre problemi.
Mi allontano dal caos camminando lentamente, godendomi il suono dei miei passi sulle pietre del pavimento di un corridoio che non conosco. Questa torre è ancora un segreto per tutti noi, ma il nostro Signore non ci ha vietato di esplorarla, a vostro rischio e pericolo ha detto. Il rumore del mare mi accompagna nella mia passeggiata solitaria, dicono che le onde si infrangano anche sulle mura di Azkaban, che la prigione sia stata costruita sugli scogli per far impazzire prima la gente a causa del rumore, dicono che la salsedine corroda la pietra, che bruci la pelle dei prigionieri, che loro si nutrano del sale leccando le loro stesse ferite, che la Morte li colga raramente, poco propensa a recarsi in quel luogo.
Raggiungo la metà del corridoio, sembra non debba avere mai fine ma scorgo una porta alla mia destra che mi attira. Le voci attutite di Bellatrix e Dolohov ancora raggiungono le mie orecchie... Entro e mi guardo intorno, richiudo la porta alle mie spalle.
C'è una finestra murata nella parete di fronte a me, sembra mi stia invitando ad immaginare un mondo diverso dietro ai suoi mattoni rossi. Mi avvicino, sorridendo amaramente.
"Mi segui Piton?" odio quel suo tono ironico, nemmeno mi ero accorto che avesse abbandonato anche lui la stanzetta dai divani verdi.
Non mi giro a guardarlo.
A mio rischio e pericolo.
Fa freddo qui dentro.
E' davvero il posto giusto per noi.

Rodolphus mi ha lasciato il braccio.
Camminiamo in silenzio per i corridoi semibui, quelli con le rare torce arancioni appese ai muri di pietra fredda, quelle torce che non illuminano l'aria densa ma sembrano inghiottirla invece, la luce. Come quando la mia prima sera ad Hogwarts il prefetto di Serpeverde ci ha portati nei sotterranei ed io seguivo con le dita la linea fredda delle pareti per sapere dove andare.
"Rodolphus, dove mi stai portando?" lo chiedo con finta aria annoiata, in realtà mi stavo chiedendo chi avrebbe rotto il silenzio... facendo anche finta di non saperlo. "La riunione comincerà tra poco..." la prima dopo l'evasione...
Si volta a guardarmi, gli occhi dalle iridi di quell'inquietante colore così simile al viola rassegnati come non mai ed entrambi ci fermiamo.
"Volevo solo parlare..." sembra essere quasi sull'orlo del pianto e la cosa mi irrita, mi infastidisce, mi fa venir voglia di voltargli le spalle e andarmene, tornare indietro, perchè io so sempre come comportarmi, sempre, e che diritto ha lui allora di venire da me e stravolgermi in questa odiosa maniera?
Nonostante tutto però annuisco, ho paura che la mia voce possa tradirmi come prima la sua.
Facciamo ancora qualche passo e lui si ferma davanti ad una porta nera.
Riconosco quella porta.
Entriamo in una piccola stanzetta, ancor più piccola di quella in cui il nostro Signore ci costringe ad aspettare. Spoglia, un paio di sedie, un tavolaccio in legno, un tappeto consumato, una finestra murata ed una no che dà sulle colline ancora lievemente innevate ed un camino spento con le mattonelle rotte.
Mi siedo al tavolo, aspettando che anche Rodolphus lo faccia, ma sembra sia intenzionato a restare in piedi. Non mi piace che rimanga lì così, a guardarmi dall'alto, così mi rialzo, seccato, e vado ad appoggiarmi con la schiena alla finestra murata.
"Allora, Rodolphus, di cosa volevi parlarmi?"
"Sei tu vero?"
"Sono io cosa Rodolphus?" inizio a stancarmi.
Lui porta una mano alla tasca interna del mantello.
Probabilmente per cercare una sigaretta.
"La spia. Sei tu la spia vero?"

"O io ti seguo o tu mi anticipi Lestrange"
"Nel qual caso la cosa ti darebbe notevolmente fastidio suppongo"
"Non quanto la tua sigaretta temo" la rigira tra le mani, guardandola con occhi stupiti, forse domandandosi come si possa non amare il fumo che si alza sinuoso, o la cenere grigia, o l'odore di tabacco.
"Perchè te ne sei andato di lì?"
"La tua signora è più irrequieta del solito Lestrange..." spegne la sigaretta sul davanzale della finestra a cui è appoggiato, dà sui prati la sua.
"Per un attimo avrei creduto che tu fossi agitato Piton..." Sorrido, realmente divertito.
"La tua ironia potrebbe sembrare fuori luogo in un giorno come questo"
"In fondo lo è anche la mia presenza giusto?"
Mi giro di scatto a guardarlo negli occhi, stupito, ma anche lui è veloce. Torna a fissare il paesaggio fuori dalla finestra, un malsano rossore che partendo dal collo gli raggiunge rapido le guance.
"Cosa vorresti dire... Lestrange? Che sei qui contro la tua volontà magari...?" replico io con voce insinuante...
Mi è sempre piaciuto avere il coltello dalla parte del manico.
"Nulla Piton, non volevo dire nulla" Ma questa volta no.
"Nulla Lestrange?" non riesco a impedirmi di ghignare, ma nemmeno a me piace la piega che sta prendendo la discussione, la piega che in un modo o nell'altro io le sto facendo prendere...
Lui mi guarda furioso e finalmente posso esserne certo.
I suoi occhi sono realmente viola.

Rimango interdetto per un po'. A fissarlo impotente con gli occhi spalancati. La schiena ancora rigida contro la finestra murata mentre lui invece si è avvicinato all'altra con la sigaretta che ha estratto dal mantello in mano, a sbuffare fumo nell'aria ancora invernale.
"Come?" la mia voce è gelida. Penetrante. Sicura e forte. Esattamente come speravo che fosse quando i miei occhi sono corsi rapidi a cercare la linea netta della porta, l'unica cosa che ci separi dai nostri compagni, dal nostro Signore.
"Sei tu la spia Severus? Si dice in giro che qualcuno abbia tradito. Che qualcuno passi informazioni a Silente. E sei tu... vero?" dalla sua bocca fuoriesce un'altra nuvoletta di fumo, vagamente rassomigliante ad un anello. Ci ha sempre provato, fin dai tempi della scuola, ma non ha mai realmente imparato. La cosa lo mandava in bestia, Dolohov e McNair si divertivano a stuzzicarlo riempiendo di anelli i corridoi dei sotterranei ogni qualvolta lui vi passasse.
"Ed esattamente dov'è che si dice, Lestrange? In qualche cella ad Azkaban? Credevo che lì la gente fosse presa da ben più importanti impegni... come sbavarsi addosso ad esempio..." lo dico con tono cattivo, acido e lui si gira, gioca con la sigaretta.
"Sì, lo si dice anche ad Azkaban... Sistemi per comunicare ce ne sono eccome sai Severus, pian piano si trovano anche quelli" sembra tornato il Rodolphus di sempre mentre parla, distaccato e indifferente. Uno dei pochi tratti che l'ha sempre accomunato a colei che è diventata sua moglie... Bellatrix Black che mi ha sempre odiato...
"E sentiamo allora... Cosa ti fa credere che potrei essere io...?" ho scelto un tono rilassato, vagamente divertito e vagamente interessato, ho sempre avuto una gran riserva di espressioni, gesti, movimenti ed anche toni di voce da cui attingere all'occorrenza.
Ho molte carte e le so sfruttare.
Quasi tutte assi.
"Non lo so Severus, io volevo solo parlare..." getta la sigaretta fuori dalla finestra, si muove rapido nella stanza e trascina una sedia di fronte al camino. Il rumore è assordante. Si siede a fissare il nero delle ceneri e si accarezza i capelli.
Non so dove voglia andare a parare e sono stanco.
Non so nemmeno se voglio realmente difendermi.

"Perchè non dovresti essere qui Lestrange allora, se non volevi dire nulla?"
Si è seduto sul davanzale, una gamba a penzolare fuori dalla torre, io invece mi sono inginocchiato davanti al camino.
Gioco con le ceneri di un fuoco spento forse qualche centinaio di anni fa.
"Tu invece sei così convinto che questo sia davvero il posto giusto per te Piton? Una torre diroccata dispersa Dio solo sa dove?!"
"Non c'è motivo per scaldarsi tanto... Rodolphus" mi guarda storto, arricciando il naso, non avrei mai creduto che sarei stato io il primo a chiamarlo per nome "Nessuno sa sempre ciò che realmente vuole..."
"Allora perchè sei qui? Cosa ti ci ha portato? Perchè hai creduto anche solo per un attimo che qui avresti potuto essere felice?"
Il suo tono è amaro, mentre accende l'ennesima sigaretta con un accendino d'argento, la lingua di un serpente attorcigliata intorno.
"Non ho mai creduto che avrei potuto essere felice qui. Credo solo che Lui possa aiutarmi, che possa insegnarmi."
Sbuffa, portando entrambe le gambe sul davanzale a piedi uniti.
Forse dovremmo già essere tornati.
Forse i nostri compagni ci stanno aspettando e il nostro Signore è infuriato.
"Anche Lucius dice che Lui può aiutarlo. Che può fargli fare grandi cose."
"Ma tu non ci credi" e allora lui mi guarda, dritto negli occhi ed io conosco la sua risposta, ma so anche perchè è restio a pronunciarla ad alta voce.
"Bellatrix va in estasi ogni volta che lo vede"
"Non stiamo parlando di qualcun altro Rodolphus. Stiamo parlando di te"
Continua ad osservarmi, ad osservare me seduto sul pavimento gelido di una misera stanza in una misera torre dispersa Dio solo sa dove.
Lo fa con gli occhi spalancati.
Come se le mie parole fossero state un pugno nello stomaco.

"Io invece vorrei evitare di tardare..." il mio tono sbrigativo non lo intimorisce.
"Una volta sono stato sincero con te in questa stanza Severus! Credi che sia qui per andare a denunciarti all'Oscuro??"
No, non lo credo.
Non ancora.
Ma la rabbia sta salendo dentro di me.
"Cosa pensavi che ti avrei detto Rodolphus?? Che sarei stato felice che qualcuno mi accusasse di... di..."
"Non voglio tornare ad Azkaban Severus, non ci voglio tornare"
"E questo che diavolo c'entra?" non lo capisco, io davvero non lo capisco "Rodolphus cosa vuoi da me?"
"Parlare"
Ed io alzo gli occhi al cielo, esasperato. Se confessassi finirebbe tutto? Lui starebbe zitto e torneremmo di là, dagli altri? Ma cosa devo confessare poi?
Lui sa già tutto.
Rodolphus ti guarda negli occhi e sa sempre tutto.
"Non tornerai ad Azkaban"
"Sì invece"
"Non vuoi nemmeno sapere il perchè?" non ha senso fingere, vorrei soltanto essere da un'altra parte.
La mia difesa scivola e crolla alle sue prime obiezioni, ma i suoi occhi sembrano dire ti capisco, per questo in realtà non c'è tradimento, né bugia.
"Sembrava il posto giusto per noi per sognare Rodolphus"
"Non te l'ho chiesto Severus. Il perchè... non te l'ho chiesto."
"Non tornerai ad Azkaban"
Si sbriciola e crolla sotto le sue difese.
Nessun tradimento, né bugia.
"Farai meglio a stare attento Severus, a tenerlo sotto controllo o finirai molto male" e non mi sveglierò mai più...
"Sembrava a molti un posto per sognare... Severus"
Nessun tradimento, né bugia.

"Non mi piace che si parli di me" ha il tono lamentoso di un bambino "E comunque non vedo perchè dovrebbe interessarti"
"Perchè dovrebbe interessami cosa?" ormai siamo in ballo, non ci si può tirare indietro quando il sangue già macchia le tue mani.
"Lucius era entusiasta Severus, così dannatamente entusiasta! E Bellatrix... lei... lei è così..."
La sua difesa scivola e crolla alle mie prime obiezioni.
"Non a tutti una torre diroccata dispersa Dio solo sa dove sembra il posto per sognare Rodolphus..."
"Ma ormai il marchio è sul mio braccio"
"Se non ci hai mai creduto, nemmeno all'inizio, non c'è tradimento, né bugia" mi chiedo se sia stato veramente io a pronunciare queste parole...
"Mi piacerebbe pensarlo..." si alza e viene a sedersi sul pavimento affianco a me.
Mi offre una sigaretta.
"Non fumo" ma le sue iridi viola sono così penetranti.
La prima ed ultima sigaretta della mia vita.
"Credevo ti desse fastidio Piton..." lo dice mentre tossisco con gli occhi lucidi, sorride.
"Farai meglio a stare attento Rodolphus"
"O cosa Severus? O finirò molto male? E non mi sveglierò mai più?"
Getto la sigaretta in mezzo alle ceneri del camino.
Mi fa schifo, come molte altre cose a questo mondo.
"L'hai detto tu Severus. Nessun tradimento, né bugia"
Nessun tradimento.
Né bugia.

   
 
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