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Autore: RosaNera_Rinnegata_30613    01/11/2016    2 recensioni
"... ti rendi conto che lui è sempre stato il tuo Cielo e che non potrai continuare a vivere a lungo senza di lui. Perché come può brillare o anche solo esistere il Sole se non c’è nessun Cielo da illuminare?..."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un dolore insopportabile ti lacera il petto, senti il cuore che ti batte come impazzito, quasi come se volesse esaurire in poco tempo i battiti di una vita, per permetterti di riunirti al più presto all’uomo che ora giace senza vita tra le tue braccia, gli occhi del colore del cielo che ti fissano senza guardarti. E non lo faranno più. “  È una semplice febbre ”Ti aveva detto il medico neanche mezz’ora prima, eppure te l’ha portato via lo stesso.
Proprio come Apollo ed Ettore hanno strappato Patroclo dalle braccia di Achille, ora Thanatos ti ha portato via Efestione, marcando ancora di più le uguaglianze tra voi e quella coppia di eroi a cui vi siete sempre paragonati e che avete sempre ammirato. E anche gli altri erano dello stesso parere. È quasi come se l’anima di Achille si fosse reincarnata in te, forse figlio di Zeus che in pochi anni ha conquistato anche più gloria di lui e quella di Patroclo in Efestione, che dal primo giorno in cui vi siete incontrati ha fatto breccia nel tuo cuore, folgorandoti con l’azzurro dei suoi occhi, l’unico di cui ti sia mai fidato ciecamente.
E ora non c’è più. Non rivedrai mai più quegli occhi, il suo sorriso, non sentirai mai più la sua voce, il suo tocco dolce quando ti sfiorava e ti accarezzava, il suo respiro caldo sulla pelle e il sapore delle sue labbra.
Lacrime di dolore ti scendono copiose lungo le guance, andando a bagnare il viso di Efestione, che se non fosse per gli occhi ancora aperti diresti che sta dormendo e un urlo di rabbia nasce improvviso nel profondo della tua anima e ti accorgi di star urlando anche tu, così forte che anche gli Dei seduti sui loro troni sull’Olimpo possono sentirti. E tu vuoi che sia così, vuoi che sappiano quanto stai soffrendo per colpa loro, vuoi che sappiano che se solo trovassi il modo, scenderesti negli Inferi e andresti a riprenderti il tuo Efestione, anche a costo di dover combattere contro Cerbero, i mostri del Tartaro e Ade stesso.
Ricordi come se fosse ieri, quella notte, la vigilia della battaglia di Gaugamela , quando davanti alla sua tenda, gli hai promesso che se fosse morto l’avresti vendicato e seguito fin nella casa del Dio dei morti e ora, dopo tutti questi anni, non hai certo intenzione di rompere la promessa.
Solo che non puoi vendicarlo, non è stato ucciso in battaglia, come Patroclo e anche se sai che una febbre non avrebbe potuto batterlo facilmente, che deve per forza esserci qualcuno dietro la sua morte, qualcuno molto meno potente degli Dei, ma sei troppo coinvolto emotivamente per capire che tu sai già chi è l colpevole, perché c’è solo una persona tra tutti quelli che l’odiavano, che avrebbe osato tanto.
Così, quando ti accorgi di non essere più solo, che il tuo grido di rabbia ha attirato altri e che tra essi c’è il medico che ti aveva assicurato che sarebbe stato bene, perdi anche quel minimo di lucidità che ti resta e ordini di farlo uccidere, perché ti ha mentito, perché non è stato in grado di capire quale fosse il vero problema e, soprattutto, perché non è riuscito a salvarlo.
Lui era tutto per te. Era il tuo respiro, il battito del tuo cuore, la tua ragione di vita e, pensando a quello che ti ha detto il giorno del tuo matrimonio, cioè che avrebbe sempre pensato a te come al suo Sole, ti rendi conto che lui è sempre stato il tuo Cielo e che non potrai continuare a vivere a lungo senza di lui. Perché come può brillare o anche solo esistere il Sole se non c’è nessun Cielo da illuminare?
E i giorni senza Efestione sono un tormento, sei sempre di cattivo umore e non ci vuole niente a farti arrabbiare, senza che nessuno riesca a calmarti, perché l’unico che era in grado di calmarti con una parola o uno sguardo non c’è più. Non riesci ad essere felice per niente, neanche alla notizia che aspettavi da una vita, cioè che stai per avere un figlio.
E ogni giorno finisce sempre allo stesso modo, con te che crolli a terra sotto l’effetto del vino per poi svegliarti nel cuore della notte nel tuo letto, allungando una mano accanto a te, cercando quel corpo che hai imparato a conoscere meglio del tuo e chiamando il suo nome nel buio e sentendosi più solo di Prometeo, costretto a vivere incatenato ad una roccia, quando non ricevi risposta. E con nuova rabbia, nonostante il mal di testa, ti alzi dal letto e riempi il calice di altro vino, domandandoti se anche Achille si sentisse così distrutto dopo la morte di Patroclo.
Probabilmente sì, ti rispondi mentre svuoti il calice d’un fiato, è il destino di ogni eroe, quello di soffrire dopo aver conquistato la gloria.
E perciò non puoi che essere felice, quando una mattina non riesci ad alzarti dal letto per colpa della febbre troppo alta, tanto da farti delirare, ma anche così sai che non manca molto, che Thanatos ha deciso di prendere anche te, forse perché gli Dei hanno deciso che hai sofferto abbastanza.
Non hai più la cognizione del tempo, quindi non sai quanto tempo è passato da quando quella febbre è cominciata ad ora, l’unica cosa che sai è che non sei solo, sono tutti nella tua camera da letto e ti parlano, ma tu percepisci solo un brusio indistinto. Forse ti stanno chiedendo a chi toccherà il trono quando tu non ci sarai più, ma a te non importa, c’è qualcos’altro che attira la tua attenzione, una voce, una voce che non sentivi da tempo.
All’inizio non riesci a capire cosa sta dicendo, ma pian piano riesci a distinguere qualche parola e, soprattutto, il tuo nome. È bellissimo sentire di nuovo il tuo nome pronunciato da quella voce. Poco dopo tutto il caos attorno a te non c’è più, c’è solo la sua voce che ti chiama, che ti dice di lasciarti andare e di seguirlo e la sua figura si fa sempre più nitida davanti a te, mentre la stanza attorno a te diventa solo uno sfondo sfocato. E senza accorgertene, ti togli l’anello che ti aveva regalato e stendi la mano verso di lui, chiamando il suo nome. Efestione ti sorride e ti prende la mano. “ Sapevo che mi avresti raggiunto, Alessandro ”
“ E non ti lascerò mai più, Efestione ”   


NDA:
Ciao a tutti, grazie per aver letto questa piccola OS, spero vi sia piaciuta e che sia riuscita a trasmettere almeno in parte i sentimenti di Alessandro per il suo Efestione. Fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione(anche piccolina) :-)
A presto, RosaNera_Rinnegata_30613
   
 
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