DISCLAIMER: 
Questa storia NON è stata scritta a scopo di lucro, i personaggi che compariranno NON mi appartengono. Non ancora, almeno.


GIUDICE WARGRAVE

L'uomo posò la penna sul tavolo e si lasciò andare sulla sedia. Sentiva solo il rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli, solo quello e nient'altro. Le urla, la tensione... non c' era più niente e nessuno. A parte lui stesso, certo. Lui era il solo indiano rimasto vivo sull'isola.
Doveva proprio andare avanti?
 Si alzò ed andò in cucina , cercando una bottiglia. Dopo averla trovata, ed accuratamente pulita, controllò se l'inchiostro sul suo manoscritto si era asciugato, Dopo di che, mise la lettera nella bottiglia e la sigillò. Infine andò sulla spiaggetta e lanciò la bottiglia ed il suo contenuto in mare.
Così nessuno l'avrebbe mai trovata. Ma allora? Perchè lo aveva fatto? 
Nessuno avrebbe mai conosciuto ne la sua grandezza d'artista  ne quella di giudice. 
Si sentiva solo, terribilmente solo. 
Ma fu solo un momento, fortunatamente. Fu percorso da un brivido di infantile eccitazione. Comunque sarebbero andate le cose, lui aveva fatto qualcosa di giusto e di memorabile. Solo l'impossibilità di ricostruire fatti aggiungeva del macabro a quella storia surreale.
Rientrò velocemente in casa, poi salì nella sua camera. Gli sembrava di sentire sotto delle voci, quelle delle sue vittime, chiamarlo e parlargli, ma non se ne curò. Era abituato, alla fine dei processi, alle voci degli avvocati, degli imputati, dei parenti di questi, mentre lo additavano, insultandolo o osannandolo, a seconda del verdetto. Tuttavia non le aveva mai giudicate importanti, poichè  lui si ergeva sopra tutti, lui solo contava, solo il suo giudizio era importante. 
Fece passare un filo elastico alla maniglia della porta e all'estremità legò la rivoltella di Lombard che aveva raccolto prima. Poi attaccò l'altra estremità ai suoi occhiali, infine si sdraiò sul letto. 
Gli sembrò di sentire nel piano di sotto le stesse voci quasi gridare, ma neanche stavolta se ne curò. Era sempre lui solo. Era sempre stato lui solo. Anche per i primi omicidi, quando ancora non si sospettava di nessuno e c'era ancora il suo doppione, il signor U.N.Owen. Oh! Quello era veramente uno sconosciuto, non esisteva. Il giudice invece sì. Ripensò a quando aveva rivelato che il signor Owen doveva per forza essere uno di loro ed alle facce dei suoi compagni di sventura.  Ripensò anche ai vari omicidi, sulle parole di quella filastrocca, quando ad uno ad uno i piccoli indiani si erano trovati soli con il signor Owen e la giustizia che avevano a lungo fuggito.  Aveva provato una gioia quasi puerile. 
Finalmente cessarono le grida dal piano di sotto. Era di nuovo solo,assolutamente solo, immerso nel silenzio: non percepiva neanche più il rumore delle onde. 
La mano, protetta da un fazzoletto, premette il grilletto e si lasciò andare.

ANGOLO AUTRICE
Salve!
Questo è il primissimo capitolo della mia primissima storia su uno dei libri che preferisco, che emozione c:
Volevo creare una raccolta di momenti in cui ogni personaggio del romanzo si sia sentito solo (come dice anche il titolo ha-ha). In questo caso, ho provato ad immaginare il giudice, il personaggio che mi ha più affascinata, prima di morire. L'ho immaginato solo, ma in una sorta di solitaria grandezza, data la sua posizione tra gli altri "indiani".
Ringrazio chiunque recensirà (le critiche sono graditissime) e anche chi solo leggerà.