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Autore: jaki star    01/11/2016    3 recensioni
Impattò al suolo con violenza, il corpo scosso da uno spasmo di dolore.
Avvertì ferite aprirsi, sangue colare, il respiro bloccarsi.
Il caldo della stella morente non poteva nulla contro il battito del suo cuore, che stava via via rallentando.
Era destinato a morire.
Sarebbe scivolato nell'oblio in silenzio, come la notte che discreta ingloba il crepuscolo, sostituendo il suo lucore dorato con le proprie fitte tenebre.
“Un po’ deludente… Eri rimasto solo tu”.
Genere: Angst, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Erza Scarlet, Gerard, Wendy
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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NOT GONNA DIE TONIGHT


 
 
Death surrounds
My heartbeat's slowing down
 
Impattò al suolo con violenza, il corpo scosso da uno spasmo di dolore. Avvertì ferite aprirsi, sangue colare, il respiro bloccarsi. Boccheggiò, incapace di ossigenare i polmoni, la bocca dischiusa in un muto grido di agonia. Sbarrò le palpebre in preda alla sofferenza, un martello che si schiantava con crescente intensità sulla sua nuca: provò a girarsi su un fianco, completamente preda dell’ammutinamento del suo stesso corpo, ma una forza dirompente lo scagliò di nuovo, lasciando che rotolasse come una bambola di pezza in balia della tempesta più furiosa.
Arrestò il proprio moto solamente quando cozzò contro una roccia che, miracolosamente, non si ruppe. Si trovò faccia a terra, la polvere fra le labbra e il suo stesso sangue mischiato alla saliva che gli inumidiva la lingua paralizzata. Frammenti di pietrisco lo ricoprirono, insinuandosi dolorosamente fra le piaghe infette sbocciate sulla sua pelle pallida.
Non ebbe la forza di muoversi, né di gridare. Rimase immobile, spezzato, incapace di opporsi alla forza devastante che aveva deciso, quello stesso pomeriggio, di ucciderlo.
Fra il polverone dovuto al suo impatto con l’ostacolo roccioso, il sole scarlatto del tramonto decise di lambire le sue membra dilaniate con una gentile carezza dei suoi raggi.
Ma il caldo della stella morente non poteva nulla contro il battito del suo cuore, che stava via via rallentando.

Era destinato a morire.

Sarebbe scivolato nell’oblio in silenzio, come la notte che discreta ingloba il crepuscolo, sostituendo il suo lucore dorando con le proprie fitte tenebre.

“Un po’ deludente… Eri rimasto solo tu”.

Alzò gli occhi su colui che lo aveva annientato senza troppo impegno, sentendo una rabbiosa frustrazione ribollirgli nella cassa toracica spezzata: mai, nella sua vita, si era sentito così impotente. Così umiliato.

“E dovevi sconfiggere Zeref? Morirai come un cane senza nemmeno averlo visto. Il tuo cuore sta collassando. Farai la stessa fine toccata ai tuoi compagni.

Il nemico si girò, osservando i cadaveri insanguinati che sbocciavano come fiori dilaniati sull’arido campo di battaglia: quasi si compiacque di aver tolto la vita ai commilitoni del suo avversario, di avergli troncato ogni possibilità di appello, di aiuto. Fremette, il bastardo, fremette alla prospettiva di poterlo gettare in pasto al nulla eterno, di poterlo ridurre con le sue stesse mani ad un cadavere dormiente.

 
This is how it feels when you're bent and broken
This is how it feels when your dignity's stolen

“Sei deludente. Ti credevo diverso. Chiunque qui, ti credeva diverso”.

Lo colpì con la potenza di un mortaio, crepando ulteriormente la fenditura che gli attraversava l’addome. Lo inchiodò a terra senza possibilità di fuga, colpendolo duramente: lo guardò spietato ed incorruttibile mentre la sua gola si ostruiva di sangue. Dalle sue labbra spaccate fuoriuscirono fiotti di liquido vitale.

“Il ribelle che sputava in faccia ai suoi carcerieri. La mente diabolica e geniale. Un mago sacro, il più giovane ed il più forte. Un vendicatore. Un redentore. L’assassino di Zeref. E invece sei un misero insetto come tutti gli altri, senza passato e senza futuro”.

Le sue sentenze gli fecero male, molto male. Eppure seppe che gli stava dicendo la verità: aveva fallito, su tutti i fronti. Dallo stato semicomatoso in cui vessava, sentì le proprie corde vocali tendersi: la sua voce, roca e spezzata, gli uscì dalla gola senza che potesse fare nulla per controllarla. Il nemico colpì con violenza la sua testa, per poi tenerla inchiodata a terra con il piede con cui gli aveva inferto l’ennesima scossa di dolore: non si curò della considerevole forza utilizzata, sembrò divertirsi nello sfregare la suola dell’anfibio contro i  capelli unti di sangue e sudore della sua vittima.

“Guarda come sei ridotto, vendicatore. Ti spegnerai qui, lontano da tutti, in silenzio. Lo sento, sento il tuo muscolo pulsante che cede. Dai l’ultimo saluto a questo mondo, dai l’ultimo saluto all’Imperatore a causa del cui volere non sarai risparmiato. Dai l’ultimo saluto a te stesso, alla tua superbia, alla tua schifosa arrendevolezza. Dai l’ultimo saluto agli illusi, tu per primo, che hanno creduto nella tua fantomatica quanto falsa forza. Dai l’ultimo saluto a una persona in particolare che ti ha pianto e ti piangerà fino allo sfinimento, che sicuramente anche lei non vedrà la fine di questo tramonto insanguinato. Avanti, verme: firma la tua condanna ed imbarcati per l’inferno, Gerard Fernandes”.

E lo colpì di nuovo, questa volta perforandogli la carne: sentì qualcosa scrocchiare e spezzarsi dentro di lui.
Non erano solo le ossa a frantumarsi.
Fu qualcosa di più intimo ed incorporeo che si aggregò allo sfacelo delle sue membra: il suo orgoglio, il suo animo, si piegò.
Ed inesorabilmente, si spezzò.
 
“… Addio…”
 
The last thing I heard was you whispering goodbye
And then I heard you flat line
 
 
“… Addio…”
 
La luce la accecò, facendola barcollare: cadde in ginocchio a causa dell’onda d’urto provocata dallo scontro dei due poteri magici che lottavano dinnanzi ai suoi occhi.
Wendy si girò appena verso di lei, lanciandole un’occhiata preoccupata: Erza non rispose allo sguardo, increspando le sopracciglia e sfiorandosi la tempia con le dita.
C’era qualcosa che non andava, lo sentiva. Uno strano malessere le assalì la gola, mentre l’eco di una voce lontana le rimbombava debolmente nei timpani.

“Erza?! Tutto ok?!”.

Alzò le grandi iridi nocciola sulla compagna di squadra, la quale la osservava con il viso increspato in una smorfia tesa e impensierita. Titania scosse la testa, mentre uno sbuffo la distrasse da quella voce che sentiva, ma che non riusciva a mettere a fuoco.

“Sono stanca di giocare con voi, maledette mocciose”.
Eileen le osservò con cipiglio infastidito, le gote ancora arrossate per la strana forma di piacere provata poco prima: Scarlett ignorò cosa l’avesse colpita, non le importava più di tanto.

“Forse sarebbe ora, Disperazione Scarlatta”.
Una nuova figura si fece spazio sul campo di battaglia: la sua pelle nera rifulse, in netto contrasto con il fuoco dorato del crepuscolo.
August squadrò le ragazze con fare criptico e spietato, per poi focalizzarsi con particolare insistenza su Titania.
“C'è anche Lady Erza. Pensavo avessi già provveduto a farla fuori” asserì senza mezzi termini il Generale dell’Imperatore: Eileen strinse i denti, quasi infastidita.

A causa della minuta figura di Wendy e del sole morente che l’abbagliava, Erza non aveva una visione completa dei nemici: riusciva a scorgere il profilo della donna sconosciuta, ma metà della figura del vecchio le era totalmente oscurata.
 
“… Addio…”
 
Vide Wendy sbiancare e portarsi le mani alla bocca. La vide tremare impercettibilmente ed arretrare di un passo, stranita e traumatizzata: scuoteva lentamente la testa, in un cenno di incredulo diniego. Erza vide una lacrima trasparente brillare sulla sua guancia.
 
“Se non l’hai ancora ammazzata, meglio così” la profonda voce di August la distrasse dalla reazione della piccola Dragon Slayer “Ho un modo alternativo per farla soffrire”.
 
E fu allora, che Titania comprese.
Comprese lo sgomento della Marvel, il suo comportamento così esagerato.
I suoi occhi si dilatarono dalla disperazione.
 
August sollevò il braccio, mostrando ciò che si era trascinato dietro per tutto il campo di battaglia: le sue dita grosse e nodose stringevano con forza delle ciocche bluastre, incrostate di fango e sporcizia. Eileen ghignò a quella vista: osservò il corpo grondante di sangue che il collega esibiva come un trofeo, pregustandosi con malvagità il dolore che la vista di quel cadavere dilaniato avrebbe provocato negli animi delle sue nemiche.
Lo Spriggan dalla pelle nera lanciò il suo ex avversario con malagrazia, lasciandolo cozzare duramente contro il suolo roccioso.
 
“… Addio…”
 
Erza iniziò a tremare violentemente, in presa allo sgomento più totale.
La voce che prima le sembrava confusa e lontana, ora era limpida e calda alle sue orecchie.
Era una voce che non avrebbe potuto confondere con nessun’altra, una voce che l’aveva sempre raggiunta, sia nei momenti di difficoltà che di gioia.
Una voce che non avrebbe mai più sentito.
 
“Erza” Wendy provò a riscuoterla, lanciandole uno sguardo carico di disperazione “Erza io… Non sento più la sua forza vitale”.
 
Scarlett non diede segno di averla sentita: continuava ad osservare impotente il cadavere di Gerard Fernandes, incapace di elaborare ciò che i suoi occhi stavano vedendo.
Calde lacrime iniziarono a rigarle il viso.
 
“Erza, ti prego!” la supplicò Wendy, mentre con la coda dell’occhio teneva sotto controllo i movimenti degli Spriggan “Reagisci!”.
 
Ma Titania non la stava ascoltando.
Ottenebrata dal dolore, allungò un braccio: con mano tremante sfiorò i capelli che così tanto aveva amato, per poi scendere sul collo che tanto aveva desiderato sfiorare, in altre occasioni. Le sue dita incontrarono qualcosa di vischioso e bagnato, ma non ci fece caso: si avvicinò alla carotide, in completa tensione.
Non sentì nulla: una linea piatta sull’elettrocardiogramma del suo cuore dilaniato.  
Don't you give up on me
You're everything I need
 
Simon lo guardò dall’alto in basso, un’espressione di sprezzante sufficienza dipinta sul viso.
 
“Tutto qui? Non ti riconosco più. Per niente”.
 
Due occhi verdi si alzarono sulla figura del mago delle ombre, appannati dal trauma causato dal troppo dolore infieritogli: il moro scosse la testa, rabbioso.
 
“Una volta non mi avresti raggiunto con così tanta facilità. Non l’avresti permesso. Che fine hai fatto?”.
 
Le labbra secche e rotte si schiusero, tuttavia non un sibilò le abbandonò.
 
“È diventato così facile, per te, rinunciare alla vita? Rinunciare al principale motivo per cui stai combattendo? Io mi sono fatto ammazzare per proteggere il nostro tesoro e tu, che sei stato scelto da lei, ci rinunci con così tanta facilità? Guardala, guarda la tua libertà: sta morendo!”.
 
Erza cadde a terra con un tonfo sordo: si raggomitolò su sé stessa, troppo stordita per riuscire a compiere qualsiasi altra azione.
Gli occhi verdi si socchiusero, lucidi di livore.
 
“Svegliati, idiota. Non rinunciare a ciò per cui hai continuato a vivere. Se dovessi lasciartela scappare, la tua unica soluzione sarà la condanna eterna al rimpianto. Rialzati, piccolo ribelle!”.
 
Belserion si avvicinò a Titania, il colpo mortale pronto per essere sferrato.
 
Gerard spalancò gli occhi.

 
No, not gonna die tonight
 
Eileen urlò di dolore, portandosi le mani al viso: indietreggiò alla cieca, allontanandosi il più possibile da ciò che l’aveva colpita.
Erza socchiuse le palpebre, cercando di metterla a fuoco: l’unica cosa che vide fu l’espressione stupita di Wendy che, a terra come lei, la fissava impietrita.
 
La rossa avvertì un formicolio alla nuca: si girò, scoprendosi fissata da un paio di occhi verdi.
Un pizzicore le assalì il viso, facendole lacrimare gli occhi da cerbiatta.
 
“Gerard…”
“Non è ancora giunta l’ora di morire, per me”.
 
August osservò la scena sgomento: era sicuro di averlo fatto fuori. Si era accertato di infliggergli il colpo finale, si era accertato che il suo cuore non battesse più. Frustrato per essere stato ingannato, osservò sotto shock il corpo martoriato del suo avversario: la mano, prima distesa lungo il fianco lacerato, era ora leggermente alzata.
 
“Mi ha colpita con il fuoco delle stelle” ringhiò velenosa Eileen, il viso ancora fumante per il colpo ricevuto.
“Piccolo bastardo” imprecò il vecchio, i muscoli tesi a causa dell’ira.
 
No, not gonna die tonight
We've gotta fight for us together
No, we're not gonna die tonight

 
 
“Er… Za”.
 
Gerard alzò il viso segnato, senza interrompere il contatto visivo con la compagna: la ragazza tremò, il sollievo che iniziava a insediarsi nel suo animo.
 
“Questa battaglia non è ancora finita”.
 
Erza lo guardò intensamente, per poi annuire: lo vide prendere un profondo respiro, per poi iniziare a muoversi. Una nuova luce gli animava gli occhi verdi: un fuoco selvaggio ed indomabile, una determinazione che non gli vedeva da anni, da quando aveva ucciso le guardie della Torre del Paradiso solo per salvarla.
Wendy li osservò con le lacrime agli occhi, commossa nell’intimo: no, non era ancora giunta la loro ora.
 
Gerard allungò un braccio, deciso: Erza fece lo stesso, altrettanto convinta.
Le loro mani si afferrarono, unendosi in una tacita promessa che li avrebbe condotti fuori dalla guerra, vincitori e liberi.
 
“È giunta l’ora di fare sul serio”.
 
 
No, we're not gonna die tonight!






Angolo di un'autrice molto arrabbiata: 

Non ho idea di cosa io abbia scritto, so solo che è il concentrato della rabbia che ho in corpo. 
Non so definire questa Os, ma sicuramente so definire quello che provo da ormai troppo tempo e che è esploso alla lettura del capitolo 508: rabbia. 
Una vagonata incontrollabile di rabbia, scritta sotto le note di "Not gonna die" degli Skillet -sia lodato il rock-.
Una cosa che non sopporto, sono i personaggi che vengono snaturati, bistrattati e malmenati quando dovrebbero meritarsi quanto meno una sconfitta gloriosa. 
Questo è senza dubbio il caso del personaggio di Gerard, presentato da Mashima come un riscatto dal suo alterego in Rave, che in realtà si rivela un personaggio con enorme potenziale totalmente ignorato e maltrattato dall'autore. 
Per questo motivo, ho provato a dare un senso alla tavola in cui Hiro ci mostra il nostro caro mago dei corpi celesti riverso a terra, il sangue alla bocca: ho provato a dare un po' di luce a questo grandissimo personaggio, che io amo, ma che il più delle volte le prende senza motivo. Confido in spiegazioni nei prossimi capitoli, ma il nostro autore sembra sia più interessato a mostrare altro, rispetto ai sacrifici dei suoi personaggi. 
Detto questo sfogo senza senso, vi saluto. 

Alla prossima, 


Jaki Star
 
  
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