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Autore: Claudiac91    01/11/2016    1 recensioni
Anko Saito, trasferitasi col padre nella Prefettura di Kanagawa, si ritroverà ad affrontare una nuova vita. Scappando da vicende piuttosto dolorose, avrà a che fare con una nuova scuola, nuove conoscenze senza però mai allontanarsi dall'amore della sua vita : il basket.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Hisashi Mitsui, Kaede Rukawa, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Anko scrutava sua madre con uno sguardo torvo, seduta al suo posto ad un tavolo del ristorante dove recentemente aveva cenato sola con suo padre. Non aveva aperto bocca, se non per un semplice “ ciao “ distaccato, quando aveva incontrato sua madre dopo il tempo in cui erano state distanti. Kaori, dal canto suo, non potè far altro che adagiarsi all’atteggiamento freddo di sua figlia. Così si limitò a compiere un sorriso con le labbra ricoperte di rossetto di un rosso non troppo colorato, e a darle un pizzico sulla guancia. Le sue unghie laccate e ben tenute le graffiarono di poco la pelle bianca e candida. Una volta giunti al ristorante ed accomodatosi, si era dedicata completamente alla conversazione con suo marito, in cui non mancavano frecciatine reciproche sui loro sbagli reciproci. Ad ogni “ battuta”, la ragazza alzava gli occhi al cielo, chiedendosi mentalmente perché mai era stata costretta ad assistere alla scenetta inutile creata dai suoi genitori, piuttosto che alla partita contro il Kainan. Sbirciò l’orologio appeso alla parete non molto distante, pensando per un momento alla sua squadra. Chissà cosa stava combinando. Ed in particolare, si chiedeva in quel momento, cosa stesse ottenendo Mitsui. Dopo quella sua brusca risposta, non aveva più avuto modo di parlare con lui. Tornata a casa, infatti, non si era sentita di chiamarlo o anche solo mandargli un messaggio. Scelta che a quanto pare era stata decisa anche dallo stesso.
 
- Allora tesoro – la destò sua madre – come ci si sente a stare in una squadra come lo Shohoku? -
 
Lo sguardo di Anko si focalizzò nuovamente sulla donna sedutale di fronte.
 
- Bene mamma – rispose – Te l’ho detto molte volte a telefono -
 
Kaori annuì, afferrando il bicchiere ripieno di vino rosso e portandoselo alle labbra. Le bagnò di poco della bevanda, poi posò nuovamente l’oggetto di cristallo sul tavolo.
- Sai pensavo che se sei stata capace di integrarti in una scuola pubblica non avresti problemi a svolgere lavori come il mio -
Sia Anko che suo padre la osservarono scettici. La prima inarcò un sopracciglio, confusa dell’affermazione appena fatta. Il secondo ridusse gli occhi a fessure pronto ad ascoltare un’altra parola della moglie. Voleva comprendere dove ella volesse andare a parare.
- Sei seria? – le chiese la ragazza scuotendo di poco il capo.
- Ho preso un altro caso che mi sta molto a cuore – continuò la madre ignorando del tutto la questione della figlia – Ho sempre voluto che interagissi con i ragazzi che seguo di volta in volta. E sono più che sicura che quello che sto seguendo ora possa anche piacerti –
Daisuke fece un colpo di tosse dal momento che per poco non gli stava andando di traverso il vino che aveva appena degustato.
- Come puoi credere che io possa frequentare uno dei teppisti che corri a salvare? – ribattè Anko. Le guance si stavano colorando di un rosso acceso e le mani  furono strette a pugno, ben salde sulle sue ginocchia. Le labbra di sua madre si dischiusero in un sorriso. Di sfida.
- Eppure so che frequenti un ragazzo dal passato non proprio lodevole – affermò, incrociando le dita delle mani e poggiandole sotto al mento, coi gomiti ben messi sulla superficie apparecchiata del tavolo.
Anko sgranò gli occhi e sussultò appena – Come fai a …-
- Ti prego tesoro! – la interruppe la madre con un gesto teatrale della mano destra – Siamo avvocati. Se vogliamo scoprire qualcosa ci riusciamo. A maggior ragione con la propria figlia -
Gli occhi della ragazza incrociarono quelli del padre che, continuando a restare muto, scosse di poco il capo e fece spallucce. Così ella capì. Non era stato lui a riferire il tutto alla moglie.
- Tuttavia – continuò la donna tornando a sorriderle – mi rallegra il fatto che ti sia avvicinata ad una persona come…com’è che si chiama? -
- Mitsui – farfugliò Anko – Hisashi Mitsui –
- Mitsui – ripetè la donna – Beh come dicevo, ho sempre saputo che in fondo avresti intrapreso una strada simile alla mia! Interessarti così tanto ad un ragazzo che ha avuto un passato così… -
- Da teppista? – suggerì Daisuke portandosi nuovamente il bicchiere ripieno di vino alle labbra
- Tormentato – lo corresse Kaori guardandolo di sbieco – Stavo per dire tormentato. Insomma non ti sarai presa una cotta per lui solo perché tira bene a canestro, no? –
Ed affermato ciò si lascio andare ad una breve e contenuta risata.
Anko la guardò scettica e sbattè le palpebre perplessa. Si chiese in quel momento che problema mentale avesse sua madre. Non tanto per le affermazioni da lei fatte, dal momento che erano anni che era costrette a sentirle, quanto per il suo atteggiamento da frivola. Essendo sua madre ben sapeva che quel suo modo d’agire non era altro che mettersi sulla difensiva. D’altronde erano passate alcune settimane prima di ritrovare marito e figlia schierati nettamente contro di lei.
- Visto che sei così informata su di lui saprai anche che all’ultimo anno delle medie è stato proclamato miglior giocatore dell’anno – intervenne Anko dopo un breve attimo di silenzio.
Daisuke spalancò di poco la bocca, fingendo con eleganza, mentre la moglie rialzò lo sguardo su sua figlia sbattendo le palpebre sorpresa.
- Questa mi mancava…- affermò mentendo spudoratamente il primo grattandosi il mento – Anzai non mi ha detto nulla a riguardo -
Anko spostò l’attenzione su suo padre – Allora è così che hai saputo di lui! – sbottò quasi infastidita
La madre emanò un risolino che alle orecchie della figlia suonarono fastidiose – E come l’avremmo saputo secondo te? –
Ma la risposta di Anko fu uno sbuffo  – Che ci crediate o no, forse ho preso una cotta per lui proprio grazie al basket –
Kaori scosse il capo, osservandola seria  - Uno sport che hai deciso di abbandonare pur di metterti contro di me. –
La ragazza ridusse gli occhi a fessure. Daisuke sospirò.
- Sai mamma – cominciò Anko – forse è arrivato il momento di chiederti il motivo per il quale tua figlia ha lasciato il basket per mettersi contro di te! -
Aveva di poco alzato il tono della voce e qualche cliente seduto ad un altro tavolo poco distante aveva indirizzato lo sguardo incuriosito verso di loro.
- E’ vero ho rinunciato a giocare in una squadra privata per fare una fottuta manager di una squadra di una scuola pubblica il cui nome è motivo di sfottò per le altre squadre – continuò – Eppure ho ricevuto più considerazioni da quei ragazzi, dalla mia squadra che da te, troppo occupata per fare la paladina della giustizia. E non credere che il mio interesse verso Mitsui sia una sorta di atteggiamento ereditario da parte tua! E’ un ragazzo normalissimo come tutti gli altri che ne ha passate tante ma ha avuto la forza di reagire! Forse persino lui avrebbe avuto più attenzioni da te di quante ne ho avute io! -
Daisuke si grattò il capo e manteneva lo sguardo verso il suo bicchiere ormai quasi vuoto. Kaori aveva chiuso le palpebre degli occhi con fare esasperato, mormorando tra sé qualcosa che non riuscì ad arrivare alle orecchie della figlia.
- Non ti sento! – la rimproverò quest’ultima guardandola in preda all’ira.
- Sempre le solite lamentele – scandì bene Kaori tornando ad osservarla – Mi faccio in quattro per aiutare tutti e guarda come mi ritrovo! – Indicò il petto con un gesto delle mani – Un marito che pensa di divorziare da me e una figlia che soffre di vittimismo materno. –
Anko scosse il capo e si alzò scostando rumorosamente la sedia, catturando di conseguenza l’attenzione del tizio che un poco tempo prima aveva rivolto loro lo sguardo curioso.
- Cos’hai intenzione di fare? – le chiese minaccioso Daisuke guardandola con rimprovero.
Lei lo guardò per un momento, poi tornò a fissare sua madre – Vado dalla mia squadra. Corro da persone che hanno bisogno di me. Proprio come te, mamma. Fammi sapere che cosa si prova ad essere messi da parte –
E senza aggiungere altro girò i tacchi e corse via, incurante del richiamo di suo padre che destò il resto della sala dal proprio pranzo.
 
 
***
 
Sendoh seduto accanto al manager della sua squadra osservava sbalordito il gioco dello Shohoku ed in particolare quello di Hanamichi. Ogni volta che lo osservava giocare, scopriva cose che puntualmente non credeva potessero accadere. Quel ragazzo stava migliorando ogni giorno che passava, e vederlo stendere senza troppi intoppi Maki, il capitano del Kainan, non potè che confermargli il suo timore. Hanamichi Sakuragi sarebbe presto diventato un avversario degno di nota e con la sua schiacciata aveva raggiunto l’ottantottesimo punteggio e distava di soli due punti rispetto al Kainan. Ma con la coda dell’occhio notò una figura che era apparsa e frettolosamente aveva sceso le scale per affacciarsi quanto più poteva verso il campo. Solo quando si voltò del tutto alla sua destra notò che la persona col fiatone e gli occhi che scrutavano per il campo da basket era Anko Saito, la manager dello Shohoku. O la mascotte come l’aveva scherzosamente definita lui tempo addietro.  Si alzò e non curando il “ dove vai “ del compagno sedutogli accanto, infilò le mani nelle tasche dei pantaloni e sfoggiando il suo sorriso mesto si diresse nella sua direzione. Le si fermò a pochi passi di distanza, ma quella sembrò non accorgersi della sua presenza tanto che era presa dalla partita. La osservava muovere la testa da destra a sinistra e da sinistra a destra, attenta a non perdere un solo passaggio. Le labbra dischiuse per lo stupore e le mani stringevano la ringhiera di ferro sulla quale si era appoggiata. Anche troppo.
- Se ti spingi più del dovuto ti ritroverai nel bel mezzo del campo – affermò Sendoh riuscendo così., finalmente ad attirare la sua attenzione -
Anko sobbalzò appena e stupita si voltò verso colui che l’aveva interrotta. Sgranò i grandi occhi verdi quando constatò chi fosse il suo “ disturbatore “ e gli angoli della bocca si allungarono di poco a mò di sorriso.
- Sendoh! – esclamò – Sei venuto a vedere la partita? -
Il giocatore annuì, conservando il suo sorriso e dandole una rapida occhiata dall’alto in basso. I lunghi capelli neri erano sciolti come la prima volta che l’aveva vista. Sul viso portava uno strato leggero di phard e mascara, e per quel giorno indossava un morbido pantalone nero con una felpa grigia ma con sopra una stampa colorata di rosso di una marca che ricordava fosse costosa. Le scarpe da ginnastica erano dello stesso colore della felpina, ma più alte rispetto alle solite rendendola così ancora più slanciata.
- E tu perché non sei con la tua squadra a fare da mascotte? – le chiese allargando il suo sorriso. Ma questo si pacò di poco quando vide che quella non era stata al gioco. Che si fosse offesa?
Ella abbassò per un momento lo sguardo e quando lo rialzò abbozzò una smorfia
- Ho avuto un contrattempo -
Sendoh non riuscì ad aggiungere altro che sia la sua attenzione che quella della ragazza si spostarono nuovamente sulla partita. Quando entrambi constatarono che Hanamichi aveva recuperato la palla con la possibilità di ritornare al pareggio con gli avversari, Anko fece un passo in avanti e si appoggiò alla ringhiera quasi come se stesse balzando giù per il campo.
- Passala Hanamichi! – urlò a squarciagola, facendo sobbalzare e voltare qualche spettatore seduto poco lontano. Hanamichi che sembrò come sentirla fece esattamente quello che lei aveva urlato. La passò e a quel punto gli occhi verdi di Anko si sgranarono e gli angoli della bocca si stavano allungando per un sorriso trionfante. Che sfumò quando capì che il passaggio non era stato fatto ad un giocatore dello Shohoku….
 
***
Con l’aria mogia, Anko beveva il suo caffè del distributore offertole da Sendoh che si limitò ad un’altra bibita gassata. Lo Shohoku aveva perso e grazie al passaggio sbagliato di Hanamichi, il Kainan aveva raggiunto il punto della vittoria. Nel mondo del basket e del gioco in generale sono errori che capitano. Nella sua mente Anko restava silenziosa sorseggiando il suo caffè e guardando fisso un punto vuoto. Avrebbe dovuto consolare il suo amico, soprattutto dopo le sue lacrime. Il rossino, infatti, durante il saluto tra le due squadre era scoppiato in un pianto deprimente. E per poco Anko non avrebbe reagito allo stesso modo, se non fosse stato per la presenza di Sendoh. Il ragazzo l’aveva incoraggiata nell’offrirle qualcosa, mentre attendevano entrambi l’uscita dallo spogliatoio dello Shohoku in un corridoio non molto distante da quello.
- Non starai mica pensando che c’entri con la sconfitta? – chiese Sendoh risvegliandola dai suoi pensieri, col suo solito sorriso mesto dipinto sul volto. Più che una domanda, sembrò un’affermazione.
Anko spostò lo sguardo su di lui sbattendo perplessa le palpebre per essere stata letteralmente letta nel pensiero.
- Una cosa simile – rispose  con un tono piuttosto pacato.
Sendoh scosse il capo e si lasciò andare ad una breve risata.
- Sono i giocatori a creare il destino delle partite. Non la loro manager o – si fermò per un momento guardandola dall’alto in basso – mascotte -
La ragazza inarcò un sopracciglio – Beh – ribattè – Meglio essere una mascotte che una delle tante ragazze pon pon di Rukawa –
A quell’affermazione Sendoh scoppiò in una fragorosa risata
- Buona questa! – affermò dando un altro sorso della sua bibita e gettandola in un cestino lì vicino facendo “ canestro “ senza troppi preamboli. Anko osservò il gesto e una strana carica di adrenalina la invase il corpo. Finì gli ultimi sorsi del suo caffè poi senza muoversi dalla sua posizione, lanciò il bicchiere vuoto nello stesso cestino, centrando in pieno. Non era la stessa cosa come tirare una palla, ma quel “ piccolo “ e forse quando inutile tiro l’aveva fatta risollevare per un briciolo dal suo malessere.
- Una mascotte dai riflessi pronti – commentò Sendoh scuotendo di poco il capo.
Anko sospirò – Sai – cominciò cercando di non guardarlo in faccia – non sono sempre stata una mascotte –
Il volto di Sendoh divenne serio. Il malumore della ragazza era tornato a galla e probabilmente in quel momento non era più dettato dalla sconfitta della sua squadra.
- Cioè? – le chiese incrociando le braccia al petto e poggiando la spalla destra al distributore.
Quella sospirò nuovamente prendendo le punte di una ciocca di capelli e torturandole tra le dita lunghe. – Fino a pochi mesi fa giocavo. Mi ero già iscritta per le superiori ed entrare nella nuova squadra, finchè sono venuta qui con mio padre. –
La cosa non stupì il giocatore. Si capiva perfettamente dato il fisico alto e slanciato che la ragazza avesse a che fare con lo sport. Maggiormente col basket dal momento che si ritrovava in stretto contatto con esso. Ma come mai accontentarsi di un ruolo come quello di “ mascotte “ ?
- Sono sicuro che sei molto brava – affermò Sendoh tornando a sorridere.
Anko lo guardò brevemente sorridendo con sfida – Ah puoi esserne certo –
- E allora perché fermarti? – le chiese inaspettatamente il ragazzo – Perché non hai cercato una squadra in cui giocare? -
Il sorriso di Anko scomparve di nuovo – Non posso – si limitò a rispondere.
Sendoh, tornato serio, scosse il capo non smettendo mai di osservarla
- Volere è potere – affermò – Guarda Hanamichi -
Anko non ebbe tempo di ribattere che si voltò di scatto verso il corridoio quando notò il diretto interessato sbucare da una porta. Hanamichi aveva gli occhi rossi e lo sguardo basso. Oltretutto era solo. La ragazza gli corse incontro – Hanamichi! –
Tuttavia il rossino non si fermò e continuò a camminare a testa bassa e lo sguardo perso altrove. Superò anche Sendoh senza degnarlo di uno sguardo, finchè svoltò all’angolo e scomparve.
Anko sbuffò passandosi una mano tra i lunghi capelli.
- Vai dalla tua squadra – la incoraggiò Sendoh scioltosi dalla sua posizione ed infilando le mani nelle tasche della tuta. – Hanno bisogno della loro mascotte -
Gli occhi di Anko indugiarono su di lui. Poi quella sorrise e s’incamminò verso la porta che era stata letteralmente spalancata. Ma prima di procedere oltre si bloccò di colpo voltandosi di nuovo verso il giocatore del Ryonan.
- Grazie – disse – Per tutto -
Con un cenno del capo e il solito sorriso, Sendoh non aggiunse nulla. Si limitò a seguire con lo sguardo la ragazza che gli aveva dato le spalle per dirigersi verso lo spogliatoio.
 
*** Continua ***
Anche se in ritardo netto, ecco un nuovo capitolo pronto. Gli impegni universitari m’intrattengono al punto tale da non avere mai tempo. Oltretutto sto scrivendo un’altra storia in concomitanza e il tutto diventa difficile da combaciare. Spero che sia stato di vostro gradimento. Un bacio a tutti!
 
   
 
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