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Autore: blueandviolet5    01/11/2016    0 recensioni
"Non credo di poter esprimere un parere abbastanza obbiettivo su ciò che è avvenuto, non credo di poter cercare una scusa dettata dall'inconscio per poter giustificare l'amore folle e privo di senso che ci ha guidati per tempo, ciò che posso fare è raccontare, esagerando, tralasciando e dandovi la mia versione dei fatti, di una storia qualunque, della mia storia, della nostra vita, della nostra vita d'amore."
Miranda ed Elia, due mondi opposti, due caratteri opposti che si scontrano. Miranda è una ragazza di campagna, riservata e ambiziosa. Elia è il direttore di un impresa, abituato alla bella vita e al divertimento; Si incontrano in un modo inusuale, si amano in un modo inusuale. Sono semplicemente loro o meglio sono semplicemente "noi."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Non credo di poter esprimere un parere abbastanza obbiettivo su ciò che è avvenuto, non credo di poter cercare una scusa dettata dall'inconscio per poter giustificare l'amore folle e privo di senso che ci ha guidati per tempo, ciò che posso fare è raccontare, esagerando, tralasciando e dandovi la mia versione dei fatti, di una storia qualunque, della mia storia, della nostra vita, della nostra vita d'amore.

 

La pioggia bagnava senza sosta l'asfalto segnando senza saperlo la fine dell'estate e l'arrivo dell'autunno.

Il traffico arrivava fino a via Roma, la festa del 21 Settembre invadeva le strade e la piazza, ridando quel tocco di vita che in quel paesino oramai era inusuale. Il negozio di alimentari sempre chiuso per inattività era aperto e stracolmo di potenziali clienti incuriositi dall'offerta del cinquanta percento.

Miranda, la figlia del proprietario si destreggiava fra le file cercando di accontentare tutte le richieste. Non era abituata a cosi tanta gente in giro.

Passò fra gli scaffali di fagioli cercando di trovare la marca adatta quando sbadatamente andò a sbattere contro qualcuno; la sua testa bruna e riccia si alzò di scatto, i suoi occhioni color cenere incontrarono quelli di suo padre, apprensivo.

“Tesoro, senti, ti va di andar da Marco a prendere due carichi? So quanto può essere difficile stare qui e per dieci minuti dire di potermela cavare anche da solo.” Giacomo, il padre, si portò la mano alla testa, oramai calva, grattandosi distrattamente la fronte.

“Sei sicuro papà? Non mi sembra il caso, insomma, Marco può benissimo aspettare venti minuti, manca poco alla chiusura.” Miranda fissò confusa suo padre, le sembrava davvero strano che le avesse proposto di andare da Marco, sapendo le avance non gradite ogniqualvolta che Miranda metteva posto nel magazzino riceveva.

“Vai vai, mi servono prima delle otto quelle patate.”
Miranda si infilò l'impermeabile color mogano e si tirò su il cappuccio della felpa color verde, i colori non sposavano ma poco le importava, dopo essere uscita dal negozio, velocizzando il passo si diresse verso la sua bici, avrebbe fatto prima seppur rischiando di bagnarsi il doppio.

Si fece coraggio ed iniziò a pedalare, non era possibile che ci fosse tanta calca in giro per le stradine, ogni anno era la stessa storia e sopratutto lo stesso tempo.

Distratta però Miranda non sentì il clacson che l'assordò e poi i fari di una macchina che l'accecarono.

I freni fecero un rumore stridulo e il corpicino esile e leggero fece un volo dal sedile.

Miranda atterrò contro l'asfalto bagnato, gli occhi fecero in tempo a vedere due scarpe nero lucido prima di chiudersi.

Non poteva credere alla parole del padre, non poteva sopportare l'idea di avere venticinque anni e di dipendere ancora da quel tiranno. Lavorava per lui, dedicava la sua vita a quell'impresa, eppure non era mai abbastanza, doveva sempre venire a patti con quel maledetto senso del dovere che lo obbligava a tenere la testa bassa e a obbedire con l'amaro in bocca.

Fissò ancora per un poco suo padre che lo fissava impassibile, doveva trasferirsi a Firenze o meglio, un paesino sperduto nelle vicinanze per dirigere una piccola impresa sotto contratto da loro. Abbassò le braccia esauste e annuì senza dire nulla, senza fiato o forza per poter contestare ancora.

Quella stessa mattina doveva partire, volente o nolente.

 

 

La pioggia lo accolse dopo un viaggio di quattro ore in un treno tutto tranne che comodo.

Sbuffo cercando di muoversi, sapeva che una macchina lo avrebbe atteso alla stazione dei treni. I nuvoloni grigi e impetuosi rispecchiavano il suo stato d'animo, distratto a fissare la vetrata dell'entrata non sentì qualcuno chiamarlo.

“Scusi? Signor De Luca? Mi sente?” La mano rugosa e pallida dell'autista lo scosse dai suoi pensieri.

Elia si riscosse sorridendo imbarazzato:
“Oh sì scusi, sono pronto.” L'autista mostrò la sua dentiera sorridendo e lo accompagnò fino all'Audi parcheggiata poco più in là.

Elia ricevette indicazioni dall'autista di dirigersi verso l'hotel del paese, mentre lui si sarebbe occupato del resto.

Sintonizzò la radio in un canale sconosciuto mentre imprecava a bassa voce per il traffico.

Quella giornata non andava per niente bene.

Poco prima della curva avvistò una stradina di campagna, magari l'avrebbe portato a destinazione senza rimanere imbottigliato del traffico per ore, curvò all'improvviso, qualcosa si scontrò con il cofano della macchina, i freni di una bici e un corpo che volava.

 

 

   
 
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