"Quella ragazza...diceva che il cielo le faceva paura".
Aerith e la prima volta che vede il cielo, sopra il piatto di Midgar.
Qualcuno le aveva detto che valeva la pena vederlo...forse questo
qualcuno aveva ragione, dopotutto.
L'alba spacca il cielo in miriadi di scaglie di nubi frastagliate, il
cui profilo è scolpito dalla luce accecante del sole.
Finalmente sento spirare sul viso un'aria più vera, che
sembra solo mia per quanto è pura, non condivisa da tutti
nel mio mondo laggiù.
Il mio mondo non
è mai stato totalmente mio.
Lo è stato nel timoroso spiraglio di luce filtrante dal
tetto della mia chiesa, il timido ingresso di un sole che cercava un
posto da baciare e l'ha trovato: un posto dove ha gettato dei semplici
semi che sono fioriti nella vita.
Non c'è cosa più straordinaria al mondo di
ammirare le cose più belle accadere in silenzio, che sia lo
sbocciare di un fiore o il fiorire di sentimenti nel cuore di qualcuno.
Il mio mondo laggiù, fra gli ansiti della gente alla ricerca
di ossigeno per respirare, per arrancare nella loro condizione
inquinata e deturpata, non è mai stato mio perché
non è mai stato fertile, o meglio, non gli è mai
stata data la possibilità di esserlo.
E' invece stato mio entro i confini di quell'angolo che avevo
ritagliato per me, in cui avevo coltivato una speranza che ho sempre
nutrito e curato, come i miei fiori, forse anche di più.
Il mio mondo
laggiù non era totalmente mio, ma era sicuro.
Il cielo si spalanca famelico sulla mia testa, è
così immenso che mi perdo anche solo ad immaginare di
poterlo conoscere.
Mi è sempre stato detto di non averne paura, ma tutto
ciò che non mi appartiene mi fa paura, mi rende troppo
consapevole di quanto imprevedibile possa essere la vita.
Vivere è tanto splendido, quando conosci il dare della vita,
quanto disorientante, quando conosci il suo togliere.
Fra le baracche storte e unte di sporcizia la vita distribuisce una
lezione essenziale: ogni cosa ha un prezzo. A volte il prezzo
più alto da pagare non è quello per un pezzo di
pane, ma quello per il rispetto, per l'onore...per la
libertà.
"Un giorno ti porterò a vedere il cielo".
Sai, avevo creduto che ci sarei riuscita solo con te, Zack, forse
perché nei tuoi occhi c'era già un pezzo di cielo
che volevo esplorare, che non mi sarei mai stancata di guardare.
Sei piombato nella mia vita nel modo più imprevedibile
possibile, ma tu eri ciò che più temevo in
assoluto, perché non lo conoscevo, e invece sei diventato
l'imprevedibilità di cui non ho più potuto fare a
meno.
La tua vita stessa era imprevedibile, posso capire che io non lo fossi
abbastanza per affezionarti a me, ma ti basti sapere che invece sono
qui ora, sono qui sotto al mondo che non conoscevo e sopra al mio
mondo, a farmi guardare dal cielo e sentirmi nulla al confronto.
Forse è grazie a te che ho imparato a guardare e farmi
guardare, forse è grazie a te che ho imparato ad accogliere
anche ciò che non conoscevo, a volerne sempre di
più, persino a voler affondare in un passato che ho appena
sfiorato, che mi spaventa a morte, ma che sento così tanto
mio da spalancare le braccia e prenderlo, non importa quanto possa
essere pesante.
Forse, Zack, è grazie a te che ho capito quanto la vita a
volte ci conceda dei doni meravigliosi, come lo spiraglio di una vita
diversa, un piccolo sole che filtra fra le assi della chiesa del nostro
cuore, per poi lasciare che si dissolva nel nulla, forse
perché non ha trovato nulla di fertile, oppure
perché non ha avuto il tempo di raggiungerlo.
E' grazie a te che ho imparato ad accogliere e a non rinunciare mai,
mai più, nemmeno a ciò che mi fa paura,
perché la paura potrebbe essere il prezzo da pagare per
tutto, anche per la libertà.
E ora capisco che per certe cose vale la pena anche di un pizzico di
paura.
Sì, il cielo
è una delle cose più belle che abbia mai visto.