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Autore: NWriter    03/11/2016    1 recensioni
"Dodici minuti, Dodici fottuti minuti, cosa posso uccidere in dodici minuti?" rimuginai innervosito, mentre correvo per il Borgo Teatrale di Lindblum.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Dodici minuti, Dodici fottuti minuti, cosa posso uccidere in dodici minuti?" rimuginai innervosito, mentre correvo per il Borgo Teatrale di Lindblum.

Anche se, ripensandoci, dovevo ammetterlo: ero felice, immensamente felice, quanti potevano vantare di aver partecipato alla leggendaria "Sagra Della Caccia"?

Procedevo velocemente, senza pensare troppo a ciò che mi circondava, dovevo trovare mostri da uccidere, tolsi di mezzo alcuni Koyokoyo, ma aimè, non valevano molti punti.
La mia attenzione era completamente dedita alla ricerca.

Allo stesso modo però,quest'ultima rischiò di farmi finire abbrustolito.

Mentre attraversavo uno dei piccoli vicoli che costellavano la città mi ritrovai circondato dalle fiamme.
Maledicei me stesso per non aver prestato attenzione mentre cercai disperatamente di allontanarmi.

Tentai di liberarmi, ma inciampai in una piccola cassa che aveva preso fuoco e caddi rovinosamente a terra, pensai di essere arrivato al capolinea.
Fu in quel momento che le fiamme, di colpo, svanirono.

Rimasi immobile per qualche secondo, fin quando da dietro all'angolo che mi si prospettava sbucò un ragazzo che conoscevo molto bene...

- Zeno? Che ci fai qui? -
- Tento di vincere questa competizione Dimitri, magari evitando di diventare cenere. - Dissi, rimettendomi in piedi.
- Ah Scusa, non era mia intenzione.- Replicò, accennando un sorriso come per voler smorzare l'accaduto. - Credevo fossi andato verso il Borgo Industriale. -
- L'idea era quella in principio, ma ho visto che vi si sono dirette molte persone, ciò significa che ci sarà più competizione, dunque ho deciso di ripiegare qua. -
- Beh apparte te ho visto una ragazza e un SeeD armato di Gunblade, non dico che siamo gli unici, ma sicuramente siamo pochi. -

La quasi piacevole conversazione fu subito interrotta dal suonare della campana che aveva il compito di scandire i minuti.
Una voce femminile risuonò nell'aria: - Undici minuti rimanenti. -

"Già undici minuti rimanenti, Maledizione!" Pensai, mentre sentii la paura del fallimento attanagliarmi il cuore.
Non mi passò nemmeno per la testa l'idea di arrendermi però, non ero arrivato fino a la per fermarmi.

Salutai in fretta Dimitri, che ricambiò nello stesso modo, avevamo perso fin troppo tempo a chiaccherare.

Ripresi la ricerca, senza sforzarmi troppo, se mi fossi stancato avrei avuto maggiori difficoltà a uccidere i mostri.

Uscii dal vicolo e raggiunsi dei giardini in prossimità di quest'ultimo.
Posai gli occhi su queste piccole oasi verdi.
Erano ricolmi di fiori; Il leggero vento che soffiava da Nord li fece ondeggiare, facendoli assomigliare a un grande mare di mille colori
Ricordavano tanto il mio paese prima dell'avvento della guerra.
Quel piccolo paesello in riva al mare, dove si viveva di pesca e commercio.
Ogni qualvolta che dei mercanti raggiungevano il villaggio, rimanevano incantati dagli enormi campi di fiori, che ondeggiando al vento, insieme ai loro petali, creavano fantastiche coreografie.

- Ma a che penso? Non è il Momento! - esclamai, riportandomi al presente.

In quel momento mi accorsi che un Adamantartus mi stava osservando, come un leone osserva la sua preda prima di attaccare.

Non so cosa mi spaventò, forse fu che, conoscendo a malapena la magia, lo scontro con una creatura del genere sarebbe stato molto impegnativo.
Le sue enormi zampe, ricolme di sangue di qualche malcapitato, mi fecero rabbrividire.

Sapevo che la spada lunga che impugnavo nella mano sinistra, usata come mezzo per aprirmi varchi nelle difese nemiche, sarebbe stata inutile, solo la Mietitrice, essendo incantata da una magia non elementare, avrebbe potuto tirarmi fuori da guai, se solo non fosse stata quasi "vuota".

La forza vitale assorbita uccidendo i Koyokoyo non era sufficiente a sostenere uno scontro di tale difficoltà, 

quanti colpi avrei potuto sferrare prima che la Mietritice iniziasse ad assorbire la mia forza vitale? Tre, forse quattro fendenti?

Non potevo permettermi un tale rischio.
Mentalmente ripassai il contenuto del mio zaino, nulla di ciò che trasportavo avrebbe potuto aiutarmi in quella situazione.

L'Adamantartus cominciò ad avvicinarsi.
La paura non mi permise di muovermi, ero pietrificato.

Un enorme freccia fischiò accanto al mio orecchio e finì per colpire l'occhio della bestia.
In un momento di lucidità mi girai per capire da dove fosse partita.

Proprio mentre compivo il movimento roteatorio, un altra freccia mi passò davanti agli occhi, non potei far a meno di seguire la sua traiettoria con lo sguardo; questa diede il colpo di grazia all'enorme tartaruga.

Rimasi sbalordito.

Mi si avvicinò un uomo enorme, alto quasi 3 metri, indossava uno scafandro.

Avevo sentito parlare di lui, non conoscevo il suo nome, sapevo solo che veniva chiamato "Il Terrore Degli Abissi"
Le descrizioni che mi erano state fatte prestavano fede alla sua imponenza, era davvero spaventoso.

- Woah, Ehi, grazie mille per ave... -

Non riuscii a finire la frase, L'uomo utilizzò la fiocina, usata in precedenza per scagliare le frecce, come un martello.
Feci appena in tempo a mettere le braccia davanti al volto per proteggermi, ma l'impatto fu devastante e venni scagliato a qualche metro di distanza.

- Ma che cazzo combini? Sei impazzito? -
- Questa... Zona... Mia... Scappa... Io... Niente... Pietà... -

Sembrava riuscisse a malapena a parlare, le parole erano molto distaccate, intermediate da lunghi e sonori respiri.

" Merda... meglio andarsene, contro un tizio di questo genere non ho speranze. "
- D'accordo, me ne vado, grazie ancora dell'aiuto. -

Mi guardò per qualche secondo, poi si girò e riprese la sua ronda.


Che giornata, non ero mai stato così tanto inutile in vita mia, e quel colpo molto probabilmente mi aveva fratturato qualche osso dato che il dolore che provavo alle braccia era insostenibile.
Provai con qualche incantesimo curativo, ma ciò che riuscii a fare fu solo alleviare leggermente il dolore.

La campana rintoccò ancora una volta.
- Sette Minuti Rimanenti. -

Ormai era ovvio, avevo perso, quanti punti avevo fatto? 10? 11? Mentre sicuramente tutti gli altri erano già oltre i 60.

Preso dallo sconforto mi sedetti su degli scalini.
Rimasi immobile qualche secondo, fin quando non mi accorsi di star piangendo.
Avevo pianto raramente nella mia vita, e quando lo facevo era per motivi importanti.
Perché stavo piangendo per questa inutile competizione?
Perché ci tenevo.
Volevo dimostrare di essere il migliore, ma come potevo riuscire, avevo ancora così tanto da imparare.

Alzai gli occhi, umidi per le lacrime e vidi una donna con dei lunghi capelli rossi, era mia madre.

Come poteva essere possibile?
Un allucinazione?

Mi avvicinai lentamente a lei.
Cosa poteva esserci meglio di un abbraccio della mamma per tirare su il morale?

In quel momento però compresi, quella non poteva essere mia madre.
Quando ero piccolo mia madre portava i capelli lunghi, ma quando decisi di partire scelse di tagliarseli, per 

scaramanzia disse lei, non potevano essere di nuovo così lunghi.

Scattai di lato, e dall'altra parte della strada lo vidi.
Un Epitaph.
Avrei dovuto immaginarlo, come potevo essermi fatto fregare così.

Mi guardai intorno.
Tre... quattro Epitaph, e altrettante copie di mia madre.

Mi pulii gli occhi, sfoderai la mia spada lunga e poggiai la mano sulla Mietitrice.
Molto probabilmente molti avrebbero indugiato nell' "uccidere" la propria madre, beh non io, sapevo che quella era 
una stupida copia, molto probabilmente la Vecchia stessa mia avrebbe schiaffeggiato se mi avesse visto indugiare.

Lo scontro non fu semplice.
Le quattro copie continuavano ad attaccarmi, senza darmi il tempo di reagire.
Dovetti aspettare, sapevo che prima o poi avrebbero lasciato un apertura, era solo questione di tempo.

Fu in quel momento che cominciò il vero scontro.

Con un solo fendente della Mietitrice ne "uccisi" due.
Non erano esseri viventi, ma erano comunque creati attraverso l'energia vitale, dunque la differenza fra energia assorbita e energia utilizzata dalla lama maledetta vide la prima leggermente superiore.

Le rimanenti si scagliarono ancora all'attacco, beh erano prevedibili, non ci misi molto, un paio di fendenti ben assestati con la spada lunga e riuscii a toglierle di mezzo.

Con aria di superiorità guardai verso i vari Epitaph.
Non ci misero molto a produrre altre copie.
Mi sbattei la mano sulla fronte.
" Se non li tolgo di mezzo è ovvio che continueranno a sfornare copie! "

Fu come ballare, ogni secondo che passava assestavo fendenti letali alle copie utilizzando la Mietitrice, tentavo di avvicinarmi all'Epitaph scoperto, ma venivo allontanato dalle altre copie.

Cominciai a stancarmi, i miei riflessi si facevano sempre più lenti e cominciavo a essere scoordinato nei movimenti, in più il dolore alle braccia tornò a farsi sentire.

Decisi di allontanarmi.
Raccolsi le forze e feci lungo salto all'indietro.
Riuscii a prendere fiato.
Fu in quel momento che mi accorsi che la Mietitrice risplendeva di un bagliore violaceo, era piena!
Questa era l'occasione per ribaltare la situazione e togliere di mezzo quelle creature.

Sfoderai la Mietitrice, la impugnai in modo canonico e tirai qualche fendente.
Essendo piena, essa mi stava restituendo le energie, ciò mi permise di cambiare il mio stile di combattimento, 

passando a una modalità completamente offensiva.

Mi lanciai di nuovo nella mischia.
Lo scontro non durò a lungo, in meno di 30 secondi distrussi tutti e quattro gli Epitaph.

La spada si spense e io tornai a sedere sugli scalini.
Guardai il grande orologio che torreggiava sul Borgo Teatrale.

3..
2..
1..

La campana rintoccò 5 volte.
Il tempo era scaduto.

- Per Favore, riunitevi nella piazza centrale per la premiazione. -

Mi incamminai, conscio di non essere arrivato primo, ma questo scontro mi aveva tirato su di morale, quanti del mio 
livello erano riusciti a far fuori quattro creature del genere in così poco tempo?


La piazza centrale era talmente affollata che a malapena le persone riuscivano a muoversi. 
Non avevo motivo di entrare la dentro, in mezzo a tutte quelle persone, tanto valeva restare vicino l'entrata della piazza, almeno non avrei avuto problemi nell'uscire.

Non appena ci fu silenzio, Cid, dalla cima del palco, cominciò a parlare.

- Grazie a tutti voi per aver partecipato, a breve elencheremo i punteggi di tutti i partecipanti, voglio solo che sappiate che non importa che abbiate vinto o no, oggi avete dimostrato al mondo, anzi, all'universo che ognuno di noi, nel suo piccolo, può fare cose incredibili, quindi ottimo lavoro, siete stati tutti quanti bravissimi. -

Un applauso si levò dalla folla.
Applaudii anche io, mi sentivo come se ciò che Cid aveva detto fosse stato rivolto esattamente a me.

I risultati non tardarono ad arrivare, e con essi, nemmeno la voce di Cid, che cominciò a elencare i primi 3 classificati.

Fino all'ultimo sperai di sentire pronunciato il mio nome, ma fu scontato non sentirglielo dire.

La premiazione andò piano piano finendo, fra risate della folla e i discorsi di Cid e dei vincitori, e la gente cominciò piano piano a lasciare la piazza.

Quando ormai era rimasta poca gente, andai a consultare uno dei tabelloni alla base del palco.

Arrivai ventiseiesimo su più di duecento partecipanti.
"Beh, gli Epitaph non sono avversari così facili, è normale che valgano molti punti" pensai.

Decisi di trascorrere la notte a Lindblum.
Il giorno dopo sarei ripartito.
Era ora di trascorrere un po' di tempo a casa.


(Il testo è un effettivo re-upload, considerando che l'avevo perso insieme al vecchio account.)
   
 
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