Muto come un petalo sull’acqua
La vita
è un palcoscenico dove i ruoli sono mal distribuiti.
Oscar Wilde
Ognuno
di noi ha una parte nel corso della vita.
Il mondo è come un palcoscenico, uno spettacolo
infinito che continua, per anni, attraverso secoli ed ere. Ogni uomo ha la sua parte nella vita, il suo
ruolo. A questo non c’è scampo, non c’è scelta. Certo, la vita ti assegna solo
un “canovaccio”, e tu lo puoi cambiare, plasmare, scolpire, modificare, ma alla
fine, quante cose sarai riuscito a cambiare? Alla fine…quante volte avrai agito
per tua volontà, soltanto tua, senza interferenze e distrazioni? In poche e
rare occasioni. Perché la vita agisce di soppiatto, non è limpida come l’acqua,
e a volte è un po’ subdola, spesso ti aiuta, spesso prende le decisioni al
posto tuo. Ma ricorda sempre, che non lo fa per cattiveria, per noia o per sete
di Potere; Lei ti vuole aiutare. Lei sa bene che gli uomini sono piccolo e
fragili, per loro è difficile decidere, farlo in modo saggio, perchè spesso
tentennano dubbiosi; allora Lei per un attimo ti afferra per mano e ti guida,
poi ti lascia camminare da solo per un tratto, sa quando avrai di nuovo
bisogno, al prossimo bivio tornerà da sola.
E che cosa accadrà quando la tua parte, la tua
interpretazione sarà conclusa? Difficile dirlo. Il sipario calerà e tu te
n’andrai tra applausi e fischi, risate e lacrime. Qualcuno è già pronto a
sostituirti. Gli uomini, finita la loro avventura sul palco della vita,
muoiono. La vita li lascia soli e finalmente liberi, liberi davvero, il
destino, su di loro, non influirà mai più.
A volte però accade qualcosa di diverso. La vita non
è cattiva, non lo è mai per sua volontà, ma spesso è strana e incomprensibile
per noi. A volte la vita si dimentica e ti abbandona lì solo, ma vivo. Alcuni
uomini finiscono la loro parte nella storia del mondo e vagano, vagano. Loro
sono lì e la storia va avanti, senza soffermarsi, senza guardarli. E tu non
sai, non capisci, ti senti fuori posto ed inadeguato e non sai il perché.
Questo è capitato a me, sembra strano dire questo di
un Hobbit, ma è così. Io non volevo quella parte, non mi piaceva, non volevo
quei rischi, quelle incertezze, la temevo. Ho lottato, ho lottato per
cambiarla, ma sono riuscito solo a smussare gli angoli. Spesso mi sono lasciato
sospingere dal soffio della vita, non sarei stato in grado di sopravvivere con
le mie forze. La Contea è qui, bellissima e verde, ma non mi porta pace, non mi
porta gioia. Mi lascia totalmente indifferente, non provo niente. E’ una
sensazione strana. Per lunghi mesi ho desiderato tornarci disperatamente, la
nostalgia mi attanagliava, m’affliggeva…e ora niente. Casa Baggings è desolante
e silenziosa. La mia parte nella storia della vita si è conclusa quattro anni
fa. Ma ci ho messo molto più tempo a capire e a scrivere definitivamente la
parola Fine. Ci vuole coraggio anche per scrivere una semplice parola. Sono
stato stupido, lo ammetto, all’inizio mi sono ribellato e ho combattuto contro
la realtà, ora so che non serve, che non ha senso perché non porta a niente. Lo
so, ora sono sereno e non ho rancori. Due settimane fa ho completato il mio
racconto, la mia parte nella storia della vita. Rivissuta in pieno, battuta per
battuta, come nel teatro, voglio che rimanga il più a lungo possibile. Sembra
un pensiero egoista, voglio solo soddisfare un po’ del mio narcisismo.
L’ ho scritta dopo il racconto di Bilbo, nello
stesso librone, so che a lui piacerebbe leggerla. Adora le avventure, e anche
io, ricordo con piacere quando la sera trovava sempre una nuova storia, una
nuova canzone da raccontare. Mentre scrivevo la parola “Fine” la vecchia ferita
è tornata a farsi sentire, credo sia un segno. Sono passati quattro anni da
quella pugnalata alla spalla, quella notte a Colle Vento. La ferita non accenna
a guarire, non è che una conferma del mio pensiero. La mia vita si è conclusa
tempo fa. Ho voluto solo riordinarla e riviverla con calma, adesso sono pronto.
Ma sul libro c’ è ancora spazio. La darò a Sam, la
sua storia non è finita, avrà molto da raccontare, è diventato padre, ed è
molto felice. No, la sua storia si è sviluppata, è mutata, non è certo
conclusa. Riempirà le pagine bianche con nuovi capitoli e nuovi racconti. In
fondo ho fatto bene a restare, in questi anni ho visto i sogni del mio migliore
amico realizzarsi, sono lieto per lui, lo sono davvero. La sua felicità è un
regalo anche per me. E’ bello vivere e condividere le gioie delle persone che
ami.
E Merry? E Pipino? Non li ho certo dimenticati, come
scordare quei due perdigiorno sconclusionati. Quante risate ho fatto con loro,
per merito loro. Anche loro hanno nuove avventure da vivere, tante e
meravigliose come loro. Sono buffi, incoscienti, sciocchi e burloni, ma anche
leali e coraggiosi. La vita deve avere molte cose in programma per loro. Ma non
mi sento di lasciargli in mio libro. So che ne sarebbero onorati, ma temo che
potrebbero perderlo e non voglio sprecare i miei sforzi e quelli di Bilbo. So
poi per certo che non riempirebbero mai quei fogli, vogliono vivere le
avventure, non narrarle, e poi sono incredibilmente pigri. Non oso immaginare i
racconti conclusi a metà scritti nell’indecifrabile calligrafia di Merry, o
peggio con le illustrazioni orribili di Pipino (che nonostante le sue vanterie
in merito, disegna veramente male).
E io allora? Che farò adesso? Non continuerò a
vagare, non voglio consumarmi negli anni. Gandalf lo sa, gli ho scritto non
molto tempo addietro, mi unirò agli elfi, salperò con loro, la dove la vita ed
il palcoscenico non esistono. Io e Bilbo salperemo insieme domani. Com’è
vecchio e stanco il caro Bilbo, per troppo tempo ha vagato senza meta, così
solo e triste. Non voglio diventare come lui, per questo parto. Gandalf domani
verrà a prenderci e ci accompagnerà da Elrond. Merry, Pipino e Sam verranno con
noi, vogliono salutare il vecchio Bilbo. Non sanno che partirò anche io, non ho
avuto il coraggio di dirglielo, e ho pregato a Gandalf di mantenere il
silenzio, spero che non si offenderanno per questo. Non sarei mai riuscito a
sopportare le loro preghiere, le loro domande, le loro parole. Mi avrebbero
persuaso a restare, magari anche con la forza, ma io mi sono deciso, e non
voglio tornare sui miei passi. Sono felice però che mi accompagneranno per il
mio ultimo viaggio su questo mondo, non vorrei di più, io e loro ancora insieme.
Oggi forse no, ma spero capiranno un giorno le mie motivazioni. Quando la loro
parte sarà finita sapranno, quando il loro capitolo vedrà la parola fine
capiranno e conosceranno la Verità. E allora, solo allora torneremo insieme per
infinite storie, senza la vita e senza ma morte, liberi come il vento.
“ La verità è una coperta che ti lascia scoperti i
piedi, tu la spingi, la tiri, ma lei non basta mai, anche se ti dibatti non
riesci a coprirti tutto; dal momento in cui nasci piangendo, al momento in cui
esci morendo ti copre solo la faccia e tu piangi, e gridi, e gemi “
Tratto dal film “ L’attimo fuggente” con Robin Williams