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Autore: Il_Genio_del_Male    04/11/2016    11 recensioni
D'amore si può morire. Jongin non lo accetta.
[Hanahaki!AU]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kai, Kai, Kris, Kris, Sehun, Sehun
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quei fagiani maledetti'
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Il morbo di Hanahaki è una malattia autoimmune di recente scoperta che porta il nome della ricercatrice giapponese che per prima ne ha diagnosticato sintomi e decorso. Consiste in un disturbo di natura emetica, dove il paziente che ne è affetto tossisce o vomita petali di fiori. L’insorgere della malattia è da imputare ad un caso di amore non corrisposto. Nel caso in cui i sentimenti del paziente vengano fortuitamente ricambiati entro un breve arco di tempo, i rigurgiti floreali cessano e tutto finisce per il meglio. L’alternativa è sottoporsi ad un’operazione chirurgica in grado di rimuovere l’infezione, ma i medici sono in genere abbastanza restii a consigliarla: insieme ai petali, infatti, sparisce anche la capacità di provare qualsivoglia sentimento. Tuttavia sono molte le persone che scelgono di passare sotto i ferri, giacché l’Hanahaki, se trascurata, può condurre alla morte. I fiori mettono radici nei polmoni, avviluppandovisi gradualmente. Via via che lo struggimento d’amore peggiora, il povero malcapitato tossisce una quantità sempre più ingente di petali che compromettono l’efficienza delle vie respiratorie finché l’organismo non collassa e il cuore cessa di battere.

Quando inizia a sputare rose blu mischiate a dentifricio nel lavandino del bagno che condivide con il proprio coinquilino (nonché fratello maggiore) Yifan, Jongin in un primo momento scoppia a ridere. Tutto si aspettava, alla tenera età di ventotto anni e mezzo, meno di cadere nel più penoso, banale e imbarazzante dei cliché. Amore non corrisposto, neanche fosse tornato ai tempi del liceo. Chi ha il diritto di soffrire per una simile idiozia superati i quindici anni? La risata si spezza, sostituita da un lamento straziato. Negare l’evidenza è inutile, i fiori sono la prova inconfutabile. Yifan accorre sentendo un tonfo provenire dal bagno. Lo trova aggrappato al lavello, le nocche delle mani bianche per la pressione, la testa china. Gli basta un’occhiata ai petali azzurrini per capire e iniziare ad aver paura. Jongin non rifiuta il suo abbraccio; anzi, vi si rifugia come il bambino che tanti anni prima correva da lui quando un incubo lo svegliava di soprassalto. Ma Yifan sa che non è del suo conforto di cui il fratello avrebbe bisogno.

 

 

Le rose blu sono i fiori preferiti di Sehun. Lo stesso Sehun con cui Jongin è cresciuto, ha diviso il banco durante le scuole elementari, medie e superiori. Il vicino di casa che suonava alla sua porta ogni sera, terminati i compiti, per fare due tiri a basket nel campetto dietro casa oppure, soprattutto d’inverno, giocare alla playstation. Inseparabili. Poi il colpo di testa di Jongin, diventare uno scrittore contrariamente ai piani che i suoi genitori avevano per lui. Anche Sehun ci era rimasto male. Aveva dato per scontato che lui e l’amico si sarebbero iscritti entrambi ad Ingegneria, avrebbero studiato per gli esami, si sarebbero laureati e avrebbero trovato un buon lavoro nella stessa azienda. Sempre insieme, va da sé.

Jongin aveva semplicemente voltato la testa e si era allontanato da lui dopo essere stato ammesso al corso di scrittura creativa di una prestigiosa università americana. Non lo aveva dimenticato, però. Non ci era riuscito. Era tornato in tempo per la discussione della tesi, con un sorriso artificiale che non raggiungeva lo sguardo ed in mano un mazzo di rose indaco così scure e vellutate da sembrare finte.

“Te ne ricordi ancora, eh?” aveva detto Sehun, accettando i fiori. “Bastardo. Mi sei mancato” gli aveva gettato le braccia al collo, la voce vibrante di autentica emozione. Quattro anni che il signorino non dava notizie di sé.

“Sei l’unica persona che conosco ad avere gusti tanto pacchiani, amico” aveva risposto Jongin, rigido e troppo lento nel ricambiare l’abbraccio. “Rose blu. Alla faccia della virilità!” aveva provato a ridere.

“Oh oh, ha parlato l’uomo vissuto” Sehun gli aveva mostrato la lingua. “Sentiamo, quali sarebbero i tuoi fiori preferiti, venerabile esemplare di robusta mascolinità? Non me lo hai mai voluto dire”.

“Non lo saprai mai, Sehun. Mi porterò il segreto nella tomba” aveva roteato gli occhi con fare melodrammatico.

“Stronzone che non sei altro” gli aveva assestato un pugno sulla spalla. “Ma un giorno ti costringerò a rivelarmelo, sai. Stai molto attento”.

Jongin aveva esibito di nuovo quel sorriso di circostanza, freddo ed educato. Sehun se ne era fugacemente domandato il motivo, tuttavia la gioia di ritrovarsi faccia a faccia con il suo amico d’infanzia lo aveva ben presto distratto.

 

 

“Da quanto va avanti?” Yifan non conosce durezza quando si tratta del fratellino. Il suo cuore gentile si fa di panna davanti all’infelicità di Jongin.

“Anni, ormai. Da dopo il diploma”.

“Santo cielo” trasale. “Fu per questo che andasti in America?”

“In buona parte sì” ammette con un sospiro pesante. “In più si trattava di Yale, sarei stato pazzo a rifiutare”.

“Sei stato pazzo a non affrontare la situazione” Yifan, più che arrabbiato, è addolorato. “Stiamo parlando di un sentimento che ti porti dentro da quasi dieci anni. Dieci. Non ha senso” scuote la testa.

“Dillo a me” lo imita l’altro. “Innamorato di Sehun. Devo essere proprio scemo, vero? Magari in una vita precedente ero un trafficante di esseri umani e adesso devo espiare, non lo so”.

Yifan non ride di quel patetico tentativo di autoironia. “Non è il momento di scherzare. Devi dirglielo e porre fine a questa storia una volta per tutte”.

“Mai”.

“Come, scusa?” batte le palpebre, incredulo.

“Yifan, forse non te ne sei reso conto ma tossisco fiori. I suoi cazzo di fiori. Ho il morbo di Hanahaki, ergo il mio è un sentimento non corrisposto”.

“E tale rimarrà finché non affronterai la questione con lui, a viso aperto. Ha tutto il diritto di esserne messo al corrente”.

“…Che cosa di ‘non corrisposto’ ti sfugge, esattamente?”

“Jongin, basta” stringe i pugni. “Basta. Smettila di essere così irragionevole, ti prego” quasi lo supplica.

“Io, irragionevole? Mi piacerebbe vivere in una fiaba con il lieto fine, dove il tuo migliore amico scopre magicamente di amarti da quando ha memoria e vissero per sempre felici e contenti. Ma non accadrà, Yifan. Speravo che mi passasse. Ho cercato in ogni modo di innamorarmi di qualcuno che non fosse lui. Sono fuggito su un altro continente per tentare di rifarmi una vita, Dio santo! Ho fallito. Mi sono ammalato”.

“Le percentuali di guarigione spontanea sono abbastanza alte, lo sai. Nuovi studi sostengono che in gran parte dei casi tutto dipenda dal paziente stesso, che si tratti di autosuggestione-”

“Leggo anche io i giornali, grazie” lo interrompe Jongin, tagliente. “Buon per gli altri se è davvero come dicono, ma te lo posso assicurare: non è il mio caso. L’Hanahaki non mi è venuta perché mi sono autoconvinto erroneamente che Sehun non mi ami, mentre invece darebbe la vita per me. Mi è venuta perché Sehun effettivamente non mi ama, né mai mi amerà. Capisci la sottile differenza?” getta uno sguardo rancoroso ai petali rimasti nel lavandino. “Hai ragione quando dici che devo porre fine a questa storia una volta per tutte. Il mio organismo mi sta dando un avvertimento. Devo agire in fretta, prima che vinca il mostro”.

Yifan sente il proprio labbro inferiore tremare. “Non l’avrà vinta. Dovrà passare sul mio cadavere”.

“Preferirei non arrivare a tanto” gli occhi di Jongin sono offuscati da un velo di dolore. “C’è ancora una via di scampo. L’unica che mi rimane”.

Yifan china il capo, sconfitto. Tocca a Jongin, adesso, confortarlo come meglio può. “Non essere triste, fratellone” lo abbraccia. “Ti vorrò sempre bene, con o senza sentimenti”. Yifan piange a lungo, per entrambi.

 

 

Sehun viene a sapere del ricovero di Jongin in ospedale da degli amici in comune e corre, appena il lavoro glielo consente, a trovarlo. Entrato a passo di carica nella stanza (schivando abilmente la resistenza di due infermiere), la scena che si presenta dinnanzi a sé lo agghiaccia sul posto. Jongin, il suo Jongin, sta vomitando petali color zaffiro su lenzuola bianche di pessimo cotone mentre Yifan lo sostiene, una mano sulla fronte e l’altra dietro la schiena. Sehun pensa che dovrebbe esserci lui al posto di Yifan. Pensa anche che Jongin non dovrebbe vomitare fiori.

“Fallo uscire” riesce a comandare Jongin tra un conato e l’altro. Sehun immagina che si senta in imbarazzo per essere stato colto in un momento tanto delicato.

Hanahaki. Jongin è malato d’amore. Ma quei petali… sembrano rose. Potrebbe essere?

“Yifan, fallo uscire” ripete Jongin, ansimando. Si volta a guardarlo furibondo, emana una rabbia pura e grezza e profonda che mette i brividi. Sehun avverte il proprio cuore incrinarsi. Confuso, ferito, non aspetta che sia Yifan a scortarlo fuori dalla stanza. Richiude la porta dietro di sé sbattendola con forza.

 

 

Il Jongin che accetta di riceverlo senza fare un plissé è diverso, estraneo. Il suo sorriso trasmette calma e ascetismo. Nessuna passione umana sembra più in grado di turbarlo –ed è la verità, in effetti.

“Scusami per prima, non ero in me” gli si rivolge con perfetta cortesia. Batte una mano sul materasso, a pochi centimetri dal suo corpo. “Siediti qui”.

Sehun obbedisce in automatico. Ha sempre agito con lo scopo di rendere felice l’amico. “Suppongo che non mi dirai il nome della persona che ti ha fatto questo” indica la stanza e Jongin stesso, il bel guscio vuoto che è diventato. 

“Supposizione corretta” è l’asettica risposta. 

“Non c’era altro modo?”

“No”.

Il silenzio pesa. “Rose blu?”

Jongin si stringe nelle spalle, indifferente. “Non sei l’unico ad avere gusti pacchiani, a quanto pare” ride ricordando le parole di tanti anni prima. Ride senza gioia né coinvolgimento. Sembra un automa.

La crepa nel cuore di Sehun si allarga.

 

 

Ad una settimana di distanza dall’operazione, Sehun inizia a tossire gerbere rosse. E finalmente scopre quali sono i fiori preferiti di Jongin.

 

 

 

 

Mi sono ispirata ad una SeKai scovata su Asianfanfictions, Hit Us Both. Più per il tema dell’Hanahaki, in realtà, che l’autrice trovava alquanto banale per una fyccina ma che io, non essendomici mai imbattuta prima d’ora, ho adorato.

Una cliccatina è sempre gradita: https://www.facebook.com/IlGeniodelMaleEFP/.

 

 

   
 
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