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Autore: artemisia la fee    04/11/2016    1 recensioni
Vi siete mai chiesti come sarebbe il meraviglioso mondo del Mago di Oz, se Dorothy non fosse una tenera bambina che un ciclone ha portato lontano, ma una giovane donna scappata di casa e in cerca di un luogo che possa chiamare casa. Se il Leone Codardo, Lo Spaventapasseri e il Boscaiolo di Stagno, non fossero i ridenti personaggi di cui siete abituati a leggere. Perché questa Oz non è quella di cui siete abituati a leggere. Nessuna fiaba e nessuna magia, solo la cruda realtà di una città governata da bande e streghe, tra decadimento e lusso sfrenato, in cui nessuno è quello che sembra.
Pronti a seguire i mattoni gialli nei bassifondi di Oz?
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Boscaiolo di Latta, Dorothy Gale, Leone Codardo, Spaventapasseri, Strega dell'Est
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VI

"Il Leone Codardo"

 


Dopo ore e ore di cammino, quando sembrava che il bosco non dovesse mai avere fine, finalmente ne uscirono e la vista non giovò affatto al loro umore, scuro come le nuvole che incombevano sopra le loro teste.

La strada di mattoni gialli, ora più visibile senza le sterpaglie del bosco, conduceva lungo un viale scarsamente illuminato e circondato da palazzoni con le finestre scure o sbarrate da travi di legno.

Apparentemente sembrava non volare una mosca ma se si tendeva l'orecchio, si potevano sentire i suoni della città in lontananza. Urla, cani che abbaiavano, spari e allarmi che suonavano.

“Quanto ci vorrà ancora?” chiese Dorothy, affondando le dita nella pelliccia rassicurante di Toto.

“Non saprei” rispose Adam, impugnando saldamente l'ascia “Ma il paesaggio dovrebbe diventare più bello man mano che ci si avvicina alla Città di Smeraldo”

“Quindi, a giudicare da quel che vedo manca ancora tanto” concluse Dorothy demoralizzata “Non mi piace questo posto, sembra pericoloso”

“Non preoccuparti” la tranquillizzò il boscaiolo con un sorriso spavaldo “Tu hai il bacio della Strega e nessuno oserà toccarti, mentre al resto della banda, baderò io”

Proprio in quel momento un urlò li fece tutti voltare verso un vicolo e dall'ombra spuntò fuori una figura che mandò a terra Ed con un solo pugno. Subito si voltò a fronteggiare Adam, ma il boscaiolo era preparato e parò il colpo con il manico dell'ascia.

Dorothy si guardò intorno, in cerca di qualcosa per fermare il misterioso assalitore. Trovò un grosso bastone per terra e quando quello le diede le spalle per attaccare Adam, lo colpì con tutta la forza che aveva sulla testa. L'uomo cadde a terra e non si mosse più.

Sulla scena cadde il silenzio, rotto solo dal respiro affannoso di Dorothy e Adam, che tenevano ancora sollevate le loro armi, pronti a difendersi nell'eventualità di un nuovo attacco.

“Che cazzo è successo?” urlò Ed, ancora col sedere a terra, massaggiandosi la guancia “Chi cazzo è quello?” urlò poi indicando l'uomo steso di fronte a loro.

“Non lo so” disse Dorothy calmandosi e lasciando cadere il bastone.

“Scopriamolo” intervenne Adam appendendo l'ascia alla cintura.

Girarono l'uomo sulla schiena e gli scostarono i capelli dalla faccia. Toto si avvicinò ad annusarlo. Era giovane, alto e bello, con lunghi capelli biondi che gli sfioravano le spalle e il mento, coperto da un filo di barba. Indossava un semplice paio di jeans sbiaditi e una canottiera bianca attillata, perfetta per lasciare in bella vista la quantità esorbitante di muscoli di cui era dotato.

“Dorothy, quando hai smesso di sbavarci sopra possiamo scoprire chi è?” chiese Adam a Dorothy, che lo fulminò con gli occhi.

Ma in quel momento l'uomo aprì gli occhi e, anche se frastornato, riprese conoscenza cercando di sollevarsi. Ma Toto non glielo permise e appoggiata una zampa sul suo petto, iniziò a ringhiare a pochi centimetri dalla sua faccia.

“Ah” iniziò ad urlare cercando di indietreggiare “Vi prego” implorò con un patetico tono di voce “Non fatemi del male. Vi prego. Toglietemelo di dosso”

“Perché mai dovremmo?” chiese Dorothy con astio.

“Mi dispiace” continuò a lamentarsi. Quel tono non s'addiceva per niente al suo aspetto.

“Chi sei?” chiese Adam portando la mano sul manico dell'ascia.

“Vi dirò tutto ma vi prego togliete il cane” mugolò.

Dorothy fu veramente impietosita da quell'omone grande e grosso che aveva così tanta paura di Toto. Che si, certo, poteva incutere timore quando sguainava i denti e ringhiava, ma non così tanto da reagire a quel modo.

“Toto” disse imperiosa Dorothy “Vieni qui”. Il cane obbedì all'istante e andò a sedersi accanto alla sua padrona, senza però distogliere lo sguardo da quel nuovo individuo.

Libero dalla presa di Toto si alzò in pedi e si appoggiò contro il muro del vicolo, con una mano appoggiata contro il petto, cercando di tranquillizzarsi.

“State tutti bene?” chiese, come se non fosse stato lui ad aggredirli pochi minuti prima.

“Si” risposero tutti in coro, senza traccia di calore nella voce.

“Mi dispiace” aggiunse guardando Ed, poi tutti gli altri.

“Che razza di persona assale qualcuno che è la metà di lui, senza un apparente ragione e poi si scusa?” lo rimproverò Dorothy fremendo dalla rabbia.

“Un codardo, ecco chi” rispose per lui Adam.

“Hai ragione, sono un codardo”. L'uomo chinò la testa e quasi si accasciò contro il muro. Sembrava un bambino che era stato colto con le mani nella marmellata.

Dorothy provò un moto di pietà verso quell'uomo, le pareva veramente pentito di quel gesto insensato, nel suo sguardo fisso a terra leggeva una profonda sconfitta e nel modo in cui si guardava le mani, poteva vedere l'inadeguatezza nel trovarsi in quel corpo che non gli apparteneva.

“Come ti chiami?” gli chiese, avvicinandosi e cercando di essere gentile, perché quello più scosso di tutti sembrava lui.

“Jake” rispose, alzando la testa sorpreso.

“Piacere di conoscerti Jake, io mi chiamo Dorothy. Mentre loro sono Ed e Adam”

Jake fece un timido cenno di saluto con la mano.

“Ora che ci siamo presentati” intervenne il boscaiolo, senza nascondere comunque il tono minaccioso della voce, ma era il suo abituale tono d'esprimersi quindi non ci fecero caso, tranne Jake, che si strinse nelle spalle intimorito “Potresti dirci, per favore, chi sei e perché ci hai attaccato?”

L'uomo sembrò a disagio mentre cercava di trovare una risposta adeguata, poi timidamente iniziò a parlare.

“Questo non è un bel quartiere in cui crescere” esordì “Qui vige la legge del più forte, dove se sei debole vieni schiacciato, ma se non lo sei sopravvivi. Fin da bambino ho avuto sempre la fortuna di incutere timore solo con la mia presenza. Grande e grosso, mi bastava fare la faccia cattiva e quelli giravano all'argo. Sono sopravvissuto anni, senza dover alzare un dito. Ma l'apparenza non porta il cibo in tavola. Così ho iniziato ad allenarmi per partecipare a incontri di lotta clandestina. All'inizio andò tutto bene, anzi benissimo. Riuscivo a fingere talmente bene, da vincere un incontro dietro l'altro. La folla mi acclamava chiamandomi “Il Leone”, ma la gioia che provavo era fasulla. Odiavo la violenza, odiavo stare lassù e questo peso iniziò a schiacciarmi. Cominciai a perdere e quelli che prima mi acclamavano ora mi schernivano, il Leone che conoscevano e amavano si era rivelato per quello che era in realtà, un codardo. Inizia a farmi pagare per perdere di proposito, ma ben presto anche quelli, non volevano più scommettere neanche sulla mia fine e mi cacciarono”

“Questo non spiega perché ci hai aggrediti” chiese Ed confuso.

Jake alzò la testa e protese le mani verso di noi.

“Perché è quello che sono” urlò disperato, con gli occhi che diventavano sempre più lucidi “Perché è quello che mi hanno insegnato ad essere. A cosa servirebbero tutti questi muscoli e questa forza. Cosa dovrei farci? Cos'altro dovrei fare nella mia vita? Ma io non voglio essere questo” si sfogò affondando il viso nelle mani “Non mi piace tutta questa violenza. Odio la mia codardia, odio me stesso”

Nel vicolo calò il silenzio, si sentiva solo il sommesso singhiozzare di Jake, che piangeva con la testa nascosta fra le grosse braccia. Il resto della compagnia si guardò, sconcertato da quella vista e indeciso su cosa fare. Fu Dorothy a prendere, ancora una volta, in mano la situazione.

“Ehi” sussurrò accucciandosi accanto a Jake, ormai del tutto seduto contro il muro “Ehi, va tutto bene” continuò, sfiorandogli il braccio. Lui la guardò, con gli occhi dorati da cucciolo spaventato e Dorothy sentì il cuore sciogliersi. Jake tirò su col naso e si asciugò in fretta le lacrime con la mano.

“Mi dispiace” disse cercando di sorridere imbarazzato “Non dev'essere un bello spettacolo. Che vergogna”

“Non devi vergognarti. Tutti abbiamo qualcosa di noi che odiamo. Prendi Ed, per esempio” disse indicando il povero ragazzo che si guardò intorno disorientato “Lui è stupido, stupidissimo, talmente stupido che probabilmente ha la paglia al posto del cervello. E Adam, invece” continuò “Lui è un sociopatico, insensibile e senza cuore” il boscaiolo gonfiò il petto con orgoglio “Quindi non ti devi vergognare di nulla”

“Come?” chiese Jake “Ogni volta che ci provo, ad essere seriamente coraggioso, il cuore inizia a battermi talmente forte che mi sembra di morire”

“Tsk, non mi parlare di affari di cuore” intervenne Adam “Parliamone dopo, quando Oz ci avrà aiutato. Ma non ci aiuterà mai, se perdiamo ancora tempo” concluse esasperato.

L'occhiataccia che gli lanciò Dorothy lo fece ammutolire.

“Andate da Oz?” chiese Jake incuriosito.

“Per chiedergli di aiutarci a sistemare ciò che in noi odiamo” rispose Dorothy, poi ci pensò su un attimo e chiese “Ti piacerebbe essere finalmente coraggioso?”

“Sarebbe magnifico” rispose entusiasta.

“Vieni con noi, allora, sono certa che Oz sarebbe in grado di farti diventare coraggioso e fiero come un leone”

Jake si strinse nelle spalle imbarazzato e pensieroso. “Sarebbe bello” sussurrò emozionato “Non vi sarei d'intralcio?” chiese timoroso.

“Niente affatto. Con tutti quei muscoli e quell'aria da duro, nessuno oserà avvicinarci per farci del male. Ci saresti utile”

Dorothy gli allungò la mano e lo aiutò ad alzarsi. Jake fu pervaso da una gioia che gli illuminò tutto il viso.

Con quel nuovo compagno accanto furono pronti a riprendere il cammino verso la Città degli Smeraldi.

 

 

Il viaggiò proseguì tranquillo e senza intoppi. Jake e Toto, dopo il loro primo e non troppo piacevole incontro, divennero grandi amici e giocarono per tutta la strada.

Solo un piccolo episodio turbò l'equilibrio che si era creato nel gruppo. Camminavano ormai da qualche ora, quando si accorsero che Adam era rimasto indietro, lontano dal gruppo.

“Ehi, Adam che succede?” gli chiese Dorothy avvicinandosi.

Lui si voltò di scatto, nascondendo il viso, ma Dorothy riuscì a vedere ugualmente lo scintillio di una lacrima sulla sua guancia. Così guardò nel punto in cui lui stava guardando poco prima e quello che vide, tra i cassonetti della spazzatura, fu il corpicino ormai senza vita di un gattino.

“Adam?” cercò di chiamarlo, ma lui si nascose ancora di più dalla sua vista. “Vai” disse “Vi raggiungo tra poco”

Così Dorothy non poté fare altro che tornare dagli altri e lasciarlo alle sue lacrime. Jake guardò la scena confuso e riprese a camminare accanto ai compagni.

“Sta piangendo?” chiese “Perché? Non mi sembra proprio il tipo di persona che si mette a piangere”

“Ha visto un gatto morto” rispose Dorothy, senza trovare nulla da dire.

“Allora è chiaro perché piange” intervenne Ed “Gli ricorda la donna che amava”

“E' morta?” chiese Jake.

“Si, lui l'ha uccisa”

Jake li guardò con gli occhi inondati di paura.

“Non preoccuparti, non ci farà del male. E' proprio per questo che sta andando dal Mago”

Poco dopo Adam tornò, sul viso la stessa aria di superiorità da duro di sempre e tutti fecero finta di nulla.

 

  
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