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Autore: Classicboy    05/11/2016    3 recensioni
storia scritta a quattro mani con Lady White Witch
Superhero!AU, Mutanti!AU, X-man!AU
principalmente Spamano con altre coppie
“Chi sono i mutanti?
L'umanità teme da sempre quello che non riesce a capire. La mutazione è la chiave della nostra evoluzione, ci ha consentito di evolverci da organismi monocellulari a specie dominante sul pianeta. Questo processo è lento e normalmente richiede migliaia e migliaia di anni, ma ogni centinaio di millenni l'evoluzione fa un balzo in avanti...”
Lovino vive a New York assieme al fratello, e l'unica cosa che gli interessa e andare avanti senza essere disturbato da problemi quali i mutanti e il loro folle mondo.
Ma dovrà ricredersi quando, aiutando un gruppo di ragazzi in fuga, scoprirà di farne parte.
E così tra scuole in cui le persone hanno ali d'angelo e attraversano pareti, ragazzi che controllano il fuoco e ti invitano a uscire e pazzi uomini mascherati e i loro scagnozzi, riuscirà questo collerico italiano ad accettare il suo nuovo mondo e ottenere risposte su chi lui sia davvero?
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAP. 13: LA FINE DELLA FESTA: HELLFIRE VS WINTER

 

 

Westchester, New York,
Istituto Xavier per giovani dotati,
Sala Grande

 

La festa ormai stava procedendo da un paio d'ore e Kiku era arrivato al punto da sperare che alla fine tutto si potesse davvero risolvere per il meglio, senza causare danni a niente e a nessuno. Cosa che sarebbe stata parecchio insolita, visto come di solito andavano a finire i piani di Gilbert, Antonio e Francis.

Il giapponese se ne stava fermo al tavolo del buffet, mentre osservava intorno a sé i bambini e gli altri ragazzi della scuola divertirsi, ballare e ridere. Di tanto in tanto lanciava sguardi attorno a sé per vedere dov'erano le copie di Antonio e Lovino, e quando le vedeva parevano sempre comportarsi in maniera esatta, come la copia di Heracles, che in quel momento stava ballando in mezzo alla pista.

La preside e il resto del corpo docente non sospettavano nulla, ed il ragazzo non si sarebbe potuto sentire più felice di ciò.

Kiku dovette distogliere lo sguardo per non scoppiare a ridere al vedere l'amico esibirsi nella mossa del dabbing presto seguita da tutti gli altri bambini, Peter, Wy e Stefano in testa.

Si voltò verso il tavolo e il sorriso gli scomparì dal volto.

In mezzo alle varie pietanze, in bella vista, se ne stava un piatto quasi vuoto di souvlaki, tipici spiedini greci, portati lì probabilmente da Elena Karpusi, e purtroppo uno dei piatti preferiti di Heracles.

Il moro si fiondò all'istante sul piatto per coprirlo, e spostò al contempo lo sguardo sull'amico, per vedere però che il peggio era accaduto.

Heracles aveva visto la pietanza, e soprattutto aveva visto che era quasi finita. E se l'aveva vista lui, significa che l'aveva vista anche l'originale.

Infatti quasi all'istante la copia, sotto lo sguardo stupito di tutti scomparve, e così fecero anche Lovino e Antonio, quest'ultimo proprio mentre stava chiacchierando con Elena e Zaphira.

Poco istanti dopo le porte si aprirono e la sagoma indistinta del giovane greco si buttò sul buffet iniziando a mangiare con aria gioiosa il piatto.

“No no no no, Heracles! Hai rovinato tutto! Siamo rovinati” non si riuscì a trattenere Kiku mentre si portava le mani alla testa disperato.

Il castano pareva sul punto di dire qualcosa, quando un'ombra li coprì con fare quasi minaccioso.

“Penso che non avrebbe potuto descrivere la sua situazione in maniera migliore, signor Honda” mormorò glaciale la voce di Elena mentre il silenzio calava nella sala.

I due amici si voltarono a guardare la donna dai lunghi capelli castani e gli occhi grigi che dardeggiavano.

Heracles provò a mettere su un sorriso col viso ancora sporco di carne: “Ciao mamma, c'è qualcosa che non va?”

Una vena cominciò a pulsare paurosamente sulla tempia della donna, mentre questa cominciava a parlare: “Sì, Heracles, e penso che tu e i tuoi amici possiate aiutarci a risolvere il tutto. Ragazzo mio, sappi che sei nei guai fino al collo!”




 

New York,
Times Square,
Ristorante “La Luna”, in quello stesso momento...

 

Faceva freddo.

Troppo freddo per un essere umano normale. Ma Antonio non era normale, lui aveva il fuoco dentro. Letteralmente.

Purtroppo però Lovino non era così fortunato.

"Lovi?" domandò lo spagnolo al ragazzo notando che aveva preso a tremare. In quel momento saltò la corrente.

"Qui sta succedendo qualcosa che non va..." mormorò lo spagnolo.

L'attimo dopo i vetri del ristorante esplosero uno per uno e un freddo gelido entrò nel locale.

"Giù!" urlò Antonio buttando l'altro per terra. Quando si rialzarono videro un'immagine che non aveva senso: le strade erano completamente coperto di neve, il ghiaccio invadeva i marciapiedi, i vari schermi che decoravano la piazza erano saltati per il freddo eccessivo.

"B-bastardo...”

Antonio tornò a concentrarsi sull'altro e si sentì gelare a sua volta. Ormai i tremiti erano diventati incontrollati e le labbra di Lovino erano diventate livide. Gli occhi stavano incominciando a chiudersi.

"No... no, no... Lovi! Lovi apri gli occhi! Non addormentarti! Ti porto a scuola, resisti!" urlò lo spagnolo, dopodiché gli mise un braccio attorno alla spalla e se lo caricò per portarlo fuori.

Lo spettacolo che gli si profilò d'avanti sembrava partorito dalla mente di un regista di disaster movie: le strade erano completamente ricoperte di neve, un manto gelido che si estendeva fino al ponto che collegava Manatthan a New York. Le macchine erano bloccate nella neve, ma i conducenti non lottavano per uscire e fuggire: si erano addormentati. Il freddo li aveva storditi, proprio come era successo a Lovino. Non era un esperto, ma sapeva che, minimo un ora o due, se non avesse fatto qualcosa, tutta quella gente sarebbe morta.

''Ma chi ...?''

"Ma tu guarda, credevo che il freddo avesse messo KO tutti quanti" esclamò una voce dolcemente alle sue spalle.

Antonio non fece in tempo a girarsi che si ritrovò scagliato in aria da quella che gli sembrava una palla di neve da dieci chili. Andò diritto contro ad un mucchio di neve e cadde scompostamente a terra con Lovino al suo fianco. Si rialzò dolorante e vide fermo in mezzo alla strada un ragazzo con dei capelli biondo platino ed un naso imponente, il volto mezzo nascosto da una sciarpa ormai logora e stinta dal tempo.

"Un colpo come quello avrebbe mandato al tappeto individui normali, ma sento che tu non sei normale, da?" gli fece un sorriso privo di allegria prima di aprire una mano di fronte a sè. Antonio vide formarsi man mano una piccola palla di neve che andava via via ingrandendosi. Quando aveva ormai raggiunto le dimensioni di una mela matura, il biondo scagliò la mano in avanti e la palla colpì con violenza la spalla di Antonio. Il ragazzo gemette dal dolore. Abbassò lo sguardo, per accertarsi che il suo amico non fosse stato colpito.

''Sei veramente strano, sai? - disse il biondo, inclinando appena la testa- Ti ho colpito, e forse sei ferito. Eppure, ti preoccupi più per lui. Perchè?''

''Vuoi la verità? Mi piace - asserì lo spagnolo, tornando a guardare il suo avversario - E' mio amico, e lo voglio proteggere''

''Amico?''

''Si, amico. Lui per me... è molto importante. E non permetterò a nessuno di torcergli un capello!''

''E saresti disposto ad affrontare me, per difenderlo?''

''Si!''

Le mani del ragazzo si infiammarono, e il russo lo fissò, lievemente sorpreso.

''Oh, ora capisco perchè tu sei ancora sveglio. Sei un pirocineta. Che ironia, da?''

''Io non ci trovo niente da ridere”

"Io invece trovo che sia divertente, un criocineta che incontra un pirocineta, sembra una barzelletta - lo osservò con uno sguardo crudele e Antonio sentì una stretta allo stomaco - Però comunque mi divertirò ancora di più tra un po'... quando ti avrò trasformato in una statua di ghiaccio e ti avrò fatto a pezzi"

Lo spagnolo agì d'istinto: aprì le mani di fronte a sè e scagliò addosso al suo avversario due colonne fiammeggianti. Quello non fece altro che muovere con il braccio di fronte a sè e un muro di ghiaccio bloccò l'attacco.

"A questo proposito, non mi sono ancora presentato. Che sgarbato, perdonami: io sono Winter"

Antonio sentì un brivido corrergli lungo la schiena.

Winter? Quel Winter? Il mutante quasi di livello omega che faceva parte della confraternita? Se non trovava il modo di metterlo KO al più presto era spacciato.

Il biondo si esibì in un sorriso dolce come il miele avvelenato: "Oh, dalla tua espressione deduco che hai sentito parlare di me. Tu invece sei...?"

Delle colonne di fuoco circondarono il mutante, Antonio si tolse la giacca e la posò su Lovino, in un goffo tentativo di essere premuroso. Il viso era una maschera, impenetrabile, indecifrabile.

''Io son Hellfire. E non permetterò che tu ti prenda nè la mia vita nè quella del mio amico''

''Hellfire, eh? Ho sentito molte cose su di te, sai? Peccato che Sadiq non ti abbia trovato prima dei Generation X''

"Io direi che è stata una fortuna invece" ribattè il castano. Dopodiché si scagliò contro l'avversario i pugni circondati da fiamme.

L'altro era decisamente più grosso di lui e buttarla sul fisico era decisamente una pessima idea, ma ad Antonio non interessava. Quello era l'unico modo che aveva per non coinvolgere anche Lovino.

Avrebbe fatto di tutto per proteggerlo, anche mettere a repentaglio la sua stessa vita.

Winter schivò agilmente i colpi del giovane, dimostrando di avere una notevole agilità, nonostante la stazza. Continuava a sorridere, come se tutta quella storia per lui non fosse nient'altro che un simpatico passatempo, prima di uccidere le sue prede. Magari era così, pensò Antonio. Col suo livello di potere, poteva facilmente schiacciarlo, da un momento all'altro.

Deglutì, ripensando alle parole che tempo prima gli aveva rivolto Abel: ''Gli eroi proteggono. Tu non sai in grado neppure di proteggere te stesso, figuriamoci gli altri'' << Ti sbagli... - pensò, mentre la neve attorno a lui e Winter si scioglieva - Io lo proteggerò. Non sarò potente come lui, ma darò fondo a tutto il mio potere per salvare tutti quanti >>

Vedendo che l'altro si stava a malapena impegnando, Antonio sentì un impeto di rabbia salirgli dentro. Tirò un pugno verso il lato destro della testa dell'altro. Poco dopo che l'ebbe schivato lo spagnolo sorrise. Approfittando del fatto che lui non lo vedeva lo prese per il bavero della tuta e dando fuoco alla mano, si butto indietro con tutto il suo peso, sbilanciando l'altro. Una volta toccato il pavimento gelato con la schiena sfruttò la leva e lo mandò con tutte le sue forze contro il muro di un palazzo vicino.

Antonio non era tipo da sottovalutare. Si era allenato molto, e sapeva bene come sfruttare i punti deboli degli avversari. E il punto debole di WInter era senz'altro la sua enorme stazza da lottatore.

''Credi davvero che questo basti a sconfiggermi? - biascicò il russo, rimettendosi in piedi - E' stato un bel tentativo, ma non è sufficiente''

''Lo vedremo''

''Sicuro? Non vorresti invece scappare con il tuo amico? - gli chiese con tono infantile - Siete due mutanti, no? E noi della Confraternita non uccidiamo i nostri simili. A meno che non siamo costretti, ovvio. E tu, vuoi morire per proteggere queste persone, le stesse che, potendo, ti denuncerebbero, oppure salvare lui?''

''Io non morirò''

''Nei sei sicuro? Mi sembri molto stanco. Per quanto riuscirai ad usare i tuoi poteri? Sarai sicuramente molto dotato, ma hai comunque dei limiti, Hellfire. Limiti che io non ho''

"Ah sì? A me sembra che quello che è appena volato contro una palazzina non sia io, ma tu"

Il volto del russo divenne per un momento una maschera livida di rabbia.

Antonio sentì le orecchie tapparsi per via della pressione, dopodiché si sentì scagliare indietro con violenza da un esplosione di freddo.

"Non mi irritare - pronunciò gelido Winter facendo un passo avanti. Antonio notò che dove poggiava i piedi si formava uno strato di brina - Continua a comportarti in una maniera così infantile e sta pur certo che ti ucciderò. Fuggi. Non lo sai che i guerrieri migliori sono quelli che sanno quando è giunto il momento di scappare"

"Sarà anche così - lo spagnolo si rimise in piedi tremante. Non sapeva per quanto ancora il suo potere lo avrebbe protetto dal freddo. Sentiva il gelo pungergli le braccia - Però i guerrieri che vengono ricordati di più sono quelli che muoiono credendo nei loro ideali. Ed io se devo morire lo farò nell'ideale di proteggere i miei amici e tutte queste persone. Morirò come un eroe se necessario"

''Come un eroe, eh? Mi ricordi una persona, Hellfire. Una persona che Sadiq ha tolto di mezzo davanti ai miei occhi, per rendermi più forte. E' questa la verità: solo dal dolore l'uomo impara qualcosa. E io ho imparato che i legami ti rendono debole''

Un aura azzurrognola circondò il russo, quasi fosse un armatura. Camminava adagio, spense le colonne di fuoco e la neve attorno a lui aumentò. Neppure Antonio riusciva più a scioglierla: semplicemente, era troppa.

''I forti sopravvivono, i deboli soccombono. Tu a quale categoria appartieni?''

Il castano chiuse gli occhi e inspirò a fondo. Dopodichè gli riaprì e guardò in un punto alle spalle dell'altro.

<< Perdonami Lovi >> pensò, dopodiché concentro a fondo anche l'ultimo residuo di energia.

Il suo era un potere pericoloso, se ne eccedeva rischiava di andare in autocombustione spontanea.

"Ai testardi" rispose con un sorriso. Se doveva ardere, tanto valeva ardere al massimo.

''Non così in fretta, ragazzo - risuonò una voce nella sua mente. E non solo nella sua, a giudicare dall'espressione di Winter - Oggi non morirà nessuno''

Alzò gli occhi al cielo, e vide una Fenice rossa volare sopra di loro.

Una Fenice... no, non poteva essere. Lui era scomparso!

Ma era lì, nessun mutante pirocineta poteva imitare quella forma, nessuno all'infuori del vecchio poteva riuscirci.

''Oggi è una giornata importane, e non voglio che mio nipote muoia''

All'istante la neve evaporò come se non fosse mai esistita. Una sensazione di calore pervase Antonio che sentì man mano le forze tornargli.

Nel frattempo Winter si osservava attorno leggermente stupito. Chi poteva fare una cosa del genere? Di sicuro si trattava di qualcuno di potente...

Alzò la testa e la fissò sulla sagoma di quella fenice di fuoco che col suo potere scaldava tutta Manhattan. Mano a mano la fenice scese e divenne sempre più piccola rivelando un uomo al suo interno, avvolto dalle fiamme.

"Sei stato tu a fare tutto questo?" gli domandò con tono curioso il russo. "Esattamente" anche l'ultima fiamma scomparve e venne rivelata così la figura del salvatore misterioso.

Antonio trattenne il fiato. Quei capelli castani scompigliati, quei ciuffi ribelli, quel tono di voce così caldo e sicuro. L'uomo si voltò a guardarlo e il giovane riconobbe all'istante gli occhi allegri ed il sorriso canzonatorio.

"Nonno...?" domandò con un filo di voce il ragazzo.

L'uomo sorrise: "Ne è passato di tempo... Antonio"

Avrebbe voluto piangere. Avrebbe voluto abbracciare quell'uomo che, anni prima, l'aveva salvato. Ma era troppo stanco, aveva usato troppo potere per quella sera.

''Sei diventato proprio un bel ragazzo... sia tu che Lovi...''

Il tono era nostalgico, e lo spagnolo si chiese come facesse a conoscere anche l'italiano.

"Avrai delle domande, ti risponderò, ma prima... - si voltò a fissare il biondo, il suo tono di voce si fece duro - Lasciamo sistemare questo sbarbatello"

Winter fissò impassibile l'uomo, dopodiché gli diede le spalle.

Il castano assunse un'aria sorpresa.

"Me ne vado, non combatterò. So chi sei tu, e so che non riuscirei a batterti, sarebbe solo uno stupido spreco di energie - si voltò a fissare Antonio e si esibì in un altro dei suoi sorrisi inquietanti - è stato divertente incontrarti Hellfire. Spero che penserai a ciò che ti ho detto e capirai che la tua è solo la visione di un bambino. Se così non sarà... allora sappi che la prossima volta non sarai così fortunato" e se ne andò, i passi che riecheggiavano nelle strade deserte.

'' La visione di un bambino, eh? Ironico, detto da uno che ha ancora la sciarpa di quando aveva sei anni - ribattè secco Fenice, che si voltò verso Antonio - Non dargli retta, ragazzo. E' cresciuto con Sadiq, non sa cosa significhi avere una vera famiglia su cui fare affidamento''

''Tu... - stava per abbracciarlo, ma un pensiero attraverso la sua mente come un fulmine a ciel sereno - Oddio, Lovino!''

All'istante scattò verso dove aveva lasciato l'altro. Vide che era ancora disteso per terra, gli occhi erano chiusi.

Il cuore perse un battito. No. non poteva essere vero!

Si chinò in fretta sul suo petto. Dopo un po' sentì un flebile battito e tirò un sospiro di sollievo.

Era vivo.

"L'unico motivo per cui ce l'ha fatta è perché tu lo hai difeso. Sentiti fiero"

Antonio si voltò verso l'uomo e si asciugò le lacrime di gioia che avevano preso a scorrergli lungo le guance: "Grazie, ma non sono stato molto utile. Se non fosse stato per te Winter avrebbe ucciso prima me e poi tutto il resto degli uomini di Manhattan"

"Non sottovalutarti - l'uomo gli diede una pacca sulla spalla talmente violenta da mandarlo quasi a faccia per terra - Ti ho visto combattere, sei stato bravissimo. Sei diventato davvero potente in tutti questi anni che non ci siamo visti"

''Non sono potente '' borbottò il giovane, abbassando lo sguardo.

Come si poteva definire potente, lui che non era riuscito a fronteggiare un membro della Confraternita? Era ancora troppo debole, non era neppure a un livello paragonabile a quello di Fenice o degli altri membri di Generation X.

''Ragazzo mio, sei più potente di quello lì. Tu sai una cosa che lui non sa''

''Cosa?''

''L'amore''

Lo fissò per qualche secondo in silenzio. Poi vide che l'altro indicava Lovino ai suoi piedi e arrossì.

"N-no, non è come pensi. Io-io non sono..."

"Non sei innamorato di Lovi? - rise - Antonio, ti ho sentito prima. Lo hai ammesso tu stesso di fronte a Winter che ti piaceva"

"Sarà stata l'euforia del momento" biascicò imbarazzato lo spagnolo.

"Oh, non ti preoccupare. Se dovessi scegliere qualcuno per il mio nipotino sceglierei sicuramente te. Sei perfetto per lui, sempre così insicuro e imbronciato"

A sentire quelle parole l'imbarazzo di Antonio scomparve all'istante sostituito da un'espressione di pura incredulità.

“L-l'hai detto anche prima” riuscì a borbottare nel panico.

“Mh? Di cosa parli, Antonio?” domandò Fenice con un largo sorriso.

“Nipote. Anche prima hai detto la parola nipote. All'inizio pensavo che ti stessi riferendo a me, visto che ci chiamavi tutti così a scuola, ma ora... ora stai parlando di Lovi. Mi-mi stai dicendo che tu... tu...?”

L'espressione scura di Claudio fu per lo spagnolo una risposta sufficiente.

“Madre de Dios, ma allora è vero! Sei-sei il nonno di Lovino, e-e anche di Feliciano! Ma-ma questa fa di loro automaticamente anche-anche... sono i figli di Livia?!”

Il castano si portò le mani tra i capelli, incapace di metabolizare tutte quelle notizie in una volta sola. Claudio lo osservava, con un sorriso triste e malinconico.

Non intervennè in alcun modo, sapeva che al ragazzo ci sarebbe voluto ancora qualche minuto per metabolizare completamente quell'informazione.

Alla fine Antonio si rimise dritto, emise un profondo sospiro e mormorò più a sé stesso che altro: “Sto bene. Non sono nel panico più totale”

“Davvero?” domandò il supereroe con un lieve sorrisetto.

“No, però credo di poterlo sopportare. Ma ad ogni modo, dove sei stato? Tutti ti credevano morto assieme a Livia. E poi perché né Feliciano né Lovino sanno della tua identità?”

L'uomo lo fissò con uno sguardo di infinita tristezza: “Scusa, Antonio, ma non penso che questo sia il luogo e il momento per rivelarti queste informazioni” e gli mise una mano sulla guancia, come era solito fare quando lo spagnolo era bambino. Un gesto d'affetto che subito richiamò alla sua memoria giornate di sole e allegria.

Antonio toccò la mano come in trance. Era calda, ruvida e forte, proprio come se la ricordava.

“Almeno... almeno dirai a Lovino chi sei? O mi permetterai di rivelarglielo?” domandò con un singhiozzo il giovane, mentre con tutta la sua forza cercava di avere la conferma che quella era la realtà, e non un sogno.

Claudio si esibì in un sorriso triste col cuore straziato: “Antonio, ti voglio bene. Sei stato come un figlio o un nipote per me. So che sei un ragazzo affidabile e potente e sono contento che i miei ragazzi ti abbiano incontrato. Ma purtroppo ora per te è giunto il momento di dimenticare”

Prima che lo spagnolo potesse realizare appieno il significato di quelle parole, la mano di Claudio si avvolse di delicate fiamme arancioni, e Antonio precipitò nelle tenebre dell'oblio.

 


 

Westchester, New York,
Istituto Xavier per giovani dotati
Corridoi della scuola

 

Elena era furiosa: come aveva potuto suo figlio credere di poterla ingannare con un trucco tanto bieco? Procedeva per il corridoio a falcate, con dietro la preside, Kiku e gli altri ragazzi della festa. E teneva per una orecchio Heracles, senza fare alcuna attenzione a non fargli male.
Dopo quello che aveva fatto, si meritava di peggio!
"Mamma, rallenta!"
"Solo quando ammetterai che hai architettato un piano inutile. Anzi - si dovette correggere - L'idea era anche buona. Ma ti sei scoperto per i souvlaki!"
''Ma erano gli ultimi!"
Kiku scosse la testa. Ma a che razza di conversazione stava assistendo? Tanto meticoloso lavoro era andato in fumo ... per degli spiedini. Era logico che il greco si svegliasse, dal momento che c'era il suo piatto preferito è stava finendo, Ma doveva saperlo che lui gliene avrebbe conservato un po, per farlo mantenere concentrato sul suo lavoro.
E ora, stava per andare tutto a rotoli. I professori non avrebbero trovato Antonio e Lovino nella camera di quest'ultimo, avrebbbero capito a cosa erano servite le illusioni e avrebbero messo tutti in punizione. E addio ammissione come membri attivi della squadra di Generation X.
Non che a lui importasse più di tanto, ma Heracles ci teneva per delle sue precise motivazioni che, seppur non condivideva, comprendeva.

Elena si arrestò di fronte alla camera di Lovino e Feliciano. Lasciò l'orecchio del figlio e senza alcuna grazia apri la porta.
Era certa di quello che avrebbe trovato...
"Oh per Zeus...''
''Cosa? "
"Zaph... o mio dio ... io pensavo che fossero di nuovo usciti... non mi aspettavo questo..."
"Si ma cosa?"
Dal momento che come risposta otteneva solo dei borbotti e frasi come ''son giovani, bisogna capirli '', la preside si spazienti e la fece spostare, per poter vedere finalmente cosa fosse successo.
Rimase a bocca aperta.
Lovino e Antonio erano nello stesso letto, abbracciati... e lo spagnolo era senza maglietta, Non riusciva a vedere l'altro, ma era convinta che fosse nelle medesime condizioni. E non ci potevano essere dubbi sulle attività che li avevano portati a quella posizione.
"Dato che non hanno infranto le regole...''
"Uhm si Elena... dopotutto sono pur sempre giovani, e Lovino poteva decidere benissimo da solo come festeggiare il suo compleanno"
"Che dici, lì svegliamo ?"
"Nah Elena...per una volta che non hanno combinato guai... "
"Già. Facciamoli godere...ehm... si insomma... lasciamoli soli"
"Mi sta bene''
Lentamente chiusero la porta, e ai ragazzi che le fissavano curiosi la preside disse: "La festa è finita, tornate tutti nelle vostre stanze. Ah Feliciano per stasera dormirai con Kiku. Cause di forza maggiore, ragazzo mio''

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

E finalmente riesco a pubblicare anche questo capitolo, non ce la facevo più ormai.

Innanzitutto mi scuso per avervi lasciati col fiato sospeso dall'ultimo capitolo con Russia e tutto, ma spero che i contenuti vi abbiano comunque soddisfatto.

Come vedete in questo capitolo assistiamo ad uno scontro tra Antonio e Ivan e l'intervento provvidenziale di Claudio che salva il nostro povero spagnolo, più dei siparietti scolastici con Grecia e Giappone.

Molte domande immagino si saranno fatte strada nella vostra mente, ma non vi preoccupate, più passa il tempo più arriviamo vicini alle risposte.

Ci si vede nel prossimo capitolo, gente, bye!

P.S: chi mi riconosce una citazione che ho fatto fare ad Antonio durante il dialogo con Ivan riceverà la paella che i due non sono riusciti a mangiarsi XP

P.P.S: Attenzione: minimo due recensioni per continuare! Volete fare felici due autori, da? ^J^

   
 
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