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Autore: Ksanral    14/05/2009    6 recensioni
Lily Evans, quindici anni, Prefetto di Grifondoro, studentesa impeccabile, abilissima pozionista, sta per cominciare il suo quinto anno ad Hogwarts (Ricordate...? Quello del peggior ricordo di Piton).
Ma siamo sicuri che sia solo questo? Siamo sicuri che la storia sia andata esattamente come la pensiamo?
Volete sapere come mai Lily Evans rifiutava continuamente gli inviti di James Potter? Forse non è solo perché lui è così tanto pieno di sé...
Dal ventottesimo capitolo:
«Neanche morta, Potter! Neanche morta!»
«Ma non sai neanche cosa stavo per chiederti!»
«E da quanto aspetto di ascoltarti prima di dirti di no? Tanto, Potter, sia che tu mi stia per chiedere di uscire, sia che tu mi stia per chiedere qualsiasi altra cosa, la risposta sarà comunque “no”.»
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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= La Lumafesta =

Il lunedì a colazione, fui invasa dalla posta. Mi arrivarono tre lettere e la Gazzetta del Profeta, alla quale ero abbonata. Fortunatamente nessun gufo lasciò cadere la posta nei piatti, ma tutt’intorno. Io mi stupii di vedere così tante cose. Raccolsi la Gazzetta e la misi da parte, l’avrei letta dopo le lettere. Presi la prima, riconobbi la calligrafia sulla busta, quella di mia madre. La aprii e lessi la lettera, ricordandomi che avevo promesso di scrivere appena arrivata a Hogwarts.

“Lily, immagino che ti sia dimenticata di scriverci.
Com’è andato il viaggio? E i nuovi studenti? E la tua carica da
Perfetto?
Come stanno le tue amiche?
Scrivici presto e raccontaci la prima settimana!
Con amore,
mamma, papà e Petunia.”


Risi, mentalmente sull’ultima parola, certa che mia sorella non voleva assolutamente saperne della mia prima settimana in questa “gabbia di mostri”, come la chiamava gentilmente lei. E mi appuntai di rispondere nella pausa pranzo.
Poi presi la seconda busta, che non aveva intestazione, ma era di pergamena di pregiata fattura. Aprii anche quella e ne tirai fuori un biglietto. Alzai gli occhi al cielo quando capii di cosa si trattava, prima ancora di leggerlo. Era l’invito alla prima festa del Lumaclub ed era stata organizzata per il sabato successivo, così che tutti gli studenti potessero partecipare senza problemi. Mannaggia a me e alla mia linguaccia! Ma non potevo stare zitta? Così non avrebbe messo la festa sabato, in modo da farmi partecipare obbligatoriamente…
La terza, nonché ultima, lettera recava sulla busta soltanto tre simboli… Tre puntini. Sorrisi e la misi in tasca, l’avrei aperta senza l’occhio indiscreto delle ragazze. Presi il Profeta, mentre con l’altra mano affondavo il cucchiaio nei cereali.
Inorridii vedendo la prima pagina.

Cinque le vittime, uno il carnefice. Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato semina il terrore nel Mondo Magico.
«Nessuno si aspettava una cosa del genere. Ci stiamo impegnando per alzare il livello di sicurezza, tutti gli Auror disponibili sono sulle tracce di questo Mago». Queste le parole di un frettoloso Ministro della Magia, impegnato in riunioni straordinarie con tutti i dipendenti del Ministero. E intanto sale a cinque il numero dei maghi e delle streghe caduti vittima di questo Mago Oscuro che semina il panico per il nostro Mondo. Gli uomini e le donne uccisi non avevano un legame tra loro, se non che erano tutti Nati Babbani. Due di loro erano dipendenti del Ministero, Lucy Roberts e William Taylor, entrambi impiegati del Comitato Scuse ai Babbani; un’altra vittima era una Guaritrice del San Mungo, Matildha Harvey e infine Sean Dunn, proprietario di un negozio in Diagon Alley. Il Mondo Magico è minato dall’interno e sembra non esistere posto sicuro. Alcuni genitori hanno ritenuto opportuno non mandare i loro figli ad Hogwarts per evitare separazioni familiari, ma il Preside della Scuola, Albus Silente, assicura la piena sicurezza della struttura ed invita i genitori a mandare i propri figli: «Per la loro stessa sicurezza.»…”


L’articolo proseguiva, ma mi era già passata la voglia di leggere oltre. I Figli di Babbani e i Mezzosangue erano in pericolo e probabilmente non solo loro… Non mi preoccupavo per la mia famiglia, avevo tenuto loro all’oscuro del terrore che si diffondeva nel Mondo Magico e ero convinta che nessun Mago sarebbe andato a cercarli. Piuttosto erano a rischio i Mezzosangue. Mi voltai istintivamente verso Severus a quel pensiero. Suo padre era un Babbano e speravo con tutta me stessa che non facessero del male né a lui né alla sua famiglia, nonostante tutto.
«Lil, tutto ok?» mi domandò Sarah e solo allora mi ricordai che il cucchiaio, grondante latte era a mezz’aria aspettando che ne mangiassi il contenuto.
«Sì, sì… Stavo solo leggendo la Gazzetta…» dissi buttando la stessa nella tracolla e mettendomi finalmente a mangiare la colazione, cercando di non pensare all’articolo.
«Hai paura per la tua famiglia?» le domandò, sottovoce, Elinor.
«No, i miei sono Babbani... Tu hai paura?» chiesi, anche i suoi genitori erano un Mago e una Babbana.
«Un po’…» ammise e mi venne istintivo abbracciarla.
«Andrà tutto bene, ora non pensarci… Abbiamo già tanto da fare coi G.U.F.O. senza doverci mettere in testa altre cose!» esclamai, cercando di rassicurarla e lei sorrise. Finimmo la colazione in silenzio e poi ci alzammo per andare a lezione. Feci apposta a dimenticare la borsa al tavolo, così, una volta fuori dalla Sala Grande finsi di ricordarmene e tornai dentro. Presi la borsa e la misi a tracolla, poi estrassi dalla tasca la lettera che non avevo aperto. Il mio cuore accelerò il battito e un sorriso si formò sulle mie labbra senza che me ne accorgessi.

“Una delle notti migliori della mia vita.
Sabato? Stesso posto, dopo la festa?
Un bacio.
Tuo …”


Annuii alla domanda scritta come se lui potesse vederlo e mi fermai a rimirare il foglio per qualche istante. Gli avrei risposto quando avrei risposto ai miei, a pranzo.
Di corsa raggiunsi le ragazze e andammo a lezione. Era stata una fortuna leggere quel biglietto dopo aver letto l’articolo, mi aveva tirato su di morale.
La giornata proseguì bene, ci avevano dato fin troppi compiti e non avevamo modo di pensare ad altro. In pausa pranzo risposi alle due lettere e nel pomeriggio feci sapere a Lumacorno che sarei andata alla sua maledettissima festa.



Durante la settimana non riuscimmo a vederci se non incrociarci in corridoio, scambiarci qualche sguardo e alle volte un sorriso, ma niente di più. Era frustrante non poter fare altro, non poter perdermi nei suoi occhi o sfiorare la sua pelle, ma era anche eccitante sapere che noi condividevamo un segreto, fatto di amore e passione, che nessuno sospettava, avevamo un nostro rifugio felice, isolato e il mondo doveva starne fuori.
Quando arrivò sabato, cercai di trovare una scusa per evitare il Lumaclub, ma ogni volta Sarah, Elinor e Mary mi smontavano il tentativo. La festa si sarebbe svolta dal tardo pomeriggio fino, probabilmente, a tarda notte.
Il vestito per l’occorrenza era un fastidiosissimo abito da cerimonia, evidentemente quello strampalato professore voleva fare le cose in grande. Con un sospiro tirai fuori il mio dal fondo del baule. Era un po’ stropicciato, perciò agitai per un attimo la bacchetta e lanciai l’Incantesimo di Stiratura Rapida così l’abito apparve come appena stirato. Lo guardai, come se lo pregassi di sparire e impedirmi di andare alla festa, ma lui rimase lì, ordinatamente steso sul mio letto. Così mi spogliai e lo indossai. Mi sentivo stupida in quella seta verde, che faceva molto medioevo e soprattutto mi sentivo stupida a farmi vedere per i corridoi conciata così: un conto era se tutti indossavano l’abito da cerimonia, un conto era indossarlo soltanto io. Sospirai e uscii dalla stanza. La Sala Comune era colma di gente, feci finta di niente e mi diressi il più velocemente possibile al buco del ritratto. Purtroppo per me, non molto distante c’era Potter ed ovviamente con il suo radar-cerca-Lily non poté dare a meno di notarmi. La cosa buona fu che rimase a bocca aperta e riuscì ad articolare soltanto qualche suono sconnesso. Scoppiai a ridere vedendolo così e non riuscii a non prenderlo in giro.
«Ehi Potter, ti hanno mangiato la lingua forse?!» domandai. Lui farfugliò qualcosa, squadrandomi da testa a piedi.
«Credo voglia dire: Sei uno schianto.» tradusse Black, con un sorrisetto sulle labbra. E anche lui mi squadrò. «E credo interpreti alla perfezione il pensiero di tutti i maschi di questa stanza…» poi rise, con la sua risata simile a un latrato.
«Beh, se l’effetto è quello di non esser più tormentata da lui…» indicai il suo amico ancora a bocca aperta, «mi vestirò così più spesso…» scrollai le spalle.
«Credo gli, anzi ci, faresti solo un favore…» rispose di nuovo Black.
«Valuterò la cosa…» dissi ridendo e poi mi allontanai, uscendo dalla Sala.
Fortunatamente in corridoio c’erano pochi studenti, qualcuno vestito come me che andava nella mia stessa direzione: l’Inferno.
La stanza di Lumacorno era sicuramente sotto Incantesimo di Estensione Irriconoscibile, ospitava un numero troppo alto di studenti per poterli contenere tutti normalmente. Era già piena, quando arrivai ed altrettanto piena di fumo, di natura non identificata. Andai verso il tavolo degli “aperitivi” per servirmi del porridge e intanto mi guardai intorno cercando di riconoscere qualcuno. La maggior parte erano studenti del settimo anno, molti anche del sesto, del quinto invece eravamo in pochi. Vidi Severus, attorniato dai suoi amici Serpeverde. Lo salutai con un cenno, ma non mi avvicinai. I suoi compari mi guardarono male – che si credevano già nei ranghi di Tu-Sai-Chi – perché per loro, io ero una misera, inferiore Figlia di Babbani. Li detestavo. Bevvi tutto d’un sorso il mio bicchiere, per scacciare il pensiero di quegli stupidi e ne riempii un altro.
«Ehi Lily! Che piacere sapere che sei anche tu qui!» una voce alle mie spalle, mi chiamò. Mi voltai e mi ritrovai davanti Chris.
«Chris! Finalmente qualche faccia amica!» esclamai, sorridendogli. E che faccia amica… Il più bello della scuola… più o meno.
Pian piano trovai altri compagni con cui avevo scambiato qualche chiacchiera a lezione e la serata migliorò un po’. Lumacorno ci presentò il suo ospite, un ennesimo campione di Quidditch del Puddlemere United, che sì era la mia squadra preferita, ma non ero una così grande tifosa da voler conoscere ogni campione. Poi si fermò a discutere con me di una complicata pozione che avrebbe voluto presentare alla lezione del terzo anno, chiedendomi se secondo me era troppo per dei tredicenni.
«Serviti ancora un po’ da bere, cara…» mi disse come ringraziamento ai consigli e mi mise in mano una bottiglia di qualcosa, credo fosse idromele. Era già il terzo.
A un certo punto partì la musica e Chris m’invitò a ballare. Mi girava la testa dopo tutte quelle giravolte, o forse era per tutto quello che avevo bevuto?
«Ehi Lily, te lo fai un Whisky Incendiario?» mi domandò Lorean, il Prefetto di Corvonero.
«E perché no?» dissi sorridendo. Le feste di Lumacorno erano l’unico momento in cui gli studenti potevano bere qualcosa di altrimenti vietato. Presi il Whisky e lo bevvi, allo stesso tempo di Lorean.
«Perché non fate una gara?!» esclamò qualcuno. Noi ovviamente accettammo. E così i Whisky divennero tre, quattro, cinque; uniti a idromele, burrobirra e quel porridge che non finiva mai.
Quando mi fermai, mi girava la testa talmente tanto che pensavo fosse la stanza a girare.
«Ancora uno!» disse Lorean, strascicando le parole. «Così ti batto!»
Io ovviamente, inebriata dall’alcool, accettai. Fu la goccia che fece traboccare il vaso. Iniziai a non capirci più niente e in un ultimo istante di lucidità, decisi che era meglio andarmene.
Non so come trovai l’uscita. Sapevo di barcollare perché vedevo le pareti avvicinarsi e allontanarsi a seconda del lato in cui mi dirigevo. Sperai di non incontrare nessuno, perché vedermi in quello stato, non sarebbe stato bello. Non mi accorsi di aver sbagliato strada, non mi accorsi di nulla se non che mi mancavano le forze. Non ricordo la caduta, ma mi ritrovai a terra, sdraiata sul pavimento a bearmi – parlando ad alta voce – del freddo che trasmetteva.
Vedevo le stelle, nonostante sopra di me ci fosse il soffitto e credo di essermi messa a pancia in su a contarle e riconoscere costellazioni inesistenti. Per quanto tempo rimasi lì, incapace di addormentarmi e di riprendermi non lo seppi mai, ma ad un certo punto sentii dei passi – tra i tanti che immaginavo – che corsero verso di me chiamando il mio nome.
«Oh… Le scarpe mi chiamano…» ricordo questa frase, detta a un paio di mocassini neri, che cercai di accarezzare.
Qualcuno poi – il padrone dei mocassini – mi sollevò, prendendomi in braccio.
«Amore…! Sei tu!» esclamai.
«Si, si sono io.» mi disse, ma non feci caso al suo tono accondiscendente «Adesso andiamo a riposare.»
«Mi sei mancato tanto! Scusa se non sono riuscita a venire stasera…» ormai farneticavo.
«Non importa, non preoccuparti…» mi disse lui, mentre mi portava da qualche parte.
Vidi il luogo dove mi condusse, soltanto la mattina dopo; lì per lì pensai all’Infermeria, ma dovetti ricredermi.
Mi diede qualcos’altro da bere, qualcosa di molto amaro e molto schifoso, ricordo vagamente qualche mio lamento disarticolato. Poi mi addormentai. Dormii male per tutta la notte, feci sogni strani, pieni di fumo e facce allungate e mi agitai parecchio.
Quando mi svegliai, era già mattino. Ero sdraiata a terra, in un’aula dismessa, su un materassino, senza ricordare nulla della sera prima. Mi voltai e sussultai. Seduto affianco a me, le gambe incrociate, i gomiti sulle ginocchia e le mani sotto al mento, c’era Remus Lupin che mi osservava.
«Ben svegliata. Stai meglio?» mi domandò dolcemente.
«Sì credo di sì…» dissi, ancora intontita dal sonno. Mi faceva male la testa.
«Ti sei agitata parecchio stanotte.» disse lui.
«Cosa mi hai dato ieri?» domandai, ignorando la sua osservazione.
«Una pozione… Era amara lo so.»
«Temo di non aver fatto una bella figura…» dissi, distogliendo lo sguardo e in quel momento mi ricordai di alcune frasi che dissi a proposito del “mio amore”.
«Beh, hai parlato con le mie scarpe. E’ stato abbastanza divertente, perché quando ti ho presa in braccio ti dimenavi perché volevi stare con loro.» tratteneva una risata.
«Oddio, scusa!» dissi, rossa di vergogna.
«Non è finita…» disse lui.
«Avanti, torturami…cos’altro ho detto?» dissi, ma sapevo dove sarebbe andato a parare.
«Mi hai chiamato amore, ma solo un paio di volte…» stavolta non riuscì a trattenersi e rise.
«Uhm…» non sapevo che dire.
«Non preoccuparti, nessuno saprà nulla…» mi assicurò, dolcemente.
«Perché non mi hai portato in infermeria?» domandai incuriosita, mettendomi a sedere.
«Perché un Prefetto ubriaco dopo una festa di un professore avrebbe creato guai sia a te che a Lumacorno.»
«Ti sono debitrice, Remus.» dissi io.
«Non preoccuparti, se avrò bisogno di un favore, saprò a chi chiedere.» sorrise.
«Grazie…» gli dissi sincera.
Lui si alzò e mi tese la mano. «Ti accompagno in infermeria, così ti fai dare qualcosa per quel mal di testa…»
«Come fai a saperlo?» domandai io stupita, mentre mi facevo aiutare ad alzarmi.
«E’ l’effetto collaterale della pozione…» sorrise.
«E come conosci quel rimedio?» il mio stupore crebbe.
«Se sei il migliore amico di James e Sirius, queste cose devi conoscerle…» rise, mentre ci incamminavamo verso l’Infermeria.
«D’accordo…» dissi sorridendo. Solo allora notai che indossavo, ovviamente, il vestito da cerimonia, ormai sgualcito. «Sono vestita come ieri!» esclamai.
«Puoi sempre dire che ti sei addormentata così, il che è vero…» rise e io lo imitai.
Per tutto il tragitto mi tenni salda alla sua mano, per paura di cadere, dato che il mio equilibrio non era ancora del tutto ristabilito.



Note: Un paio di note XD allora, nell'articolo del Profeta ho messo volontariamente la parola Nati Babbani, per contraddistinguerli dai mezzosangue. Lo stesso ho fatto dopo, definendo Lily Figlia di Babbani. Se ho usato la parola "mezzosangue", non dovete prenderla come dispregiativa, ma semplicemente non sapevo come altro definirli XD
Poi, l'Incantesimo di Stiratura Rapida non credo esista... l'ho inventato perchè il Gratta e Netta non era al caso mio.
Ringraziamenti: Ringrazio tutti quelli che hanno letto e messo tra i preferiti/seguite questa mia fanfiction.
In particolare vorrei ringraziare, che hanno recensito:
dirkfelpy89;
Pervinca Potter 97;
chiaramalfoypotter;
alida;
Robert90.

   
 
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