Film > V per Vendetta
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Autore: Jadis96    05/11/2016    1 recensioni
V sta affrontando un'armatura vuota.
Tra lui e la Vendetta, l'idea che guida ogni sua azione, c'è un'entità senza corpo e senza forma.
E V non ha che una spada smussata.
[Fa parte della serie "V"]
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Evey Hammond, V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'V'
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Questa è la mia settima one-shot in questa sezione. Alla fine di una corsa contro il tempo, sono riuscita a postare anche quest'anno. Spero che vi piaccia e... buon 5 novembre!
 
Tic-toc.
Metallo contro metallo. Spada contro armatura.
Un colpo in alto a destra, uno in basso a sinistra.
Non te l'aspettavi, vero? Mio amico di metallo.
Le immagini in bianco e nero scorrevano sullo schermo.
Tic-toc.
Anche lì, metallo contro metallo.
Non potevo vederle da quella posizione, ma non ne avevo bisogno.
"Il Conte di Montecristo", del 1934. Avevo guardato quel film così tante volte da arrivare a conoscerlo a memoria.
Edmond Dantès affrontava Mondego ed io affrontavo un'armatura vuota, mimando ciò che accadeva nella scena.
Era una metafora più che accurata: anche la mia missione dipendeva dalla sconfitta di un nemico senza corpo.
Un altro colpo, questa volta di taglio.
Ero Edmond Dantès e lui era Mondego.

Ero V e lui era una lunga serie di uomini, donne, istituzioni, leggi, edifici, idee, simboli.
Un'altra stoccata, uno stridio, un lungo graffio sull'armatura.
Penetrare quell'armatura utilizzando solo una spada smussata sarebbe stata un'impresa impossibile. L'unica soluzione era mirare bene ed essere astuti.

Il combattimento diventava sempre più frenetico. Per pochi attimi, il nemico sembrò avere la meglio. Immaginai di essere afferrato dall'armatura vuota ed indietreggiai fino al divano che si trovava dietro di me. Infine, con un colpo rapido e preciso, tagliai la testa di metallo. L'elmo vuoto rotolò sul pavimento ed io lo seguii con lo sguardo. Fu allora che mi accorsi di non essere solo.
Evey era lì, chissà da quanto tempo, mentre io, concentrato sui miei pensieri, non mi ero accorto di lei.
All'improvviso mi resi conto di quanto fosse infantile quel piccolo divertimento che mi ero appena concesso. Provai imbarazzo, una sensazione che non avvertivo più da anni e che pensavo di aver ormai dimenticato. Tentai di recuperare il mio abituale contegno, un'operazione a dir poco futile alla luce della tenuta da scherma che indossavo e della spada smussata che impugnavo.
<< Spero di non averti svegliata >>, dissi.
Certo che l'avevo svegliata, ed anche spaventata a giudicare dalla sua espressione di poco prima.
<< No, ma credevo ti stessi battendo, voglio dire per davvero >>, rispose Evey.
Capii che non avevo ragione di essere imbarazzato. Era probabile che Evey fosse già convinta di essere prigioniera in casa di un pazzo, anche senza bisogno di ulteriori conferme da parte mia. Eppure era sembrata sinceramente preoccupata per me. Questo, per quanto ci provassi, non riuscivo a spiegarmelo.
<< Il mio film preferito >>, dissi, fendendo l'aria con la spada, << Il Conte di Montecristo, con Robert Donat nel ruolo di Edmond Dantès >>.
Evey guardò lo schermo. Sembrò incuriosita dalle immagini in bianco e nero e dalla splendida musica.
<< Ah, mi commuove tutte le volte >>, confessai.
<< Non l'ho mai visto >>, disse Evey.
<< Sul serio? Ti andrebbe? >>, chiesi.
<< Ma almeno ha un lieto fine? >>.
Ad Evey piacevano le storie a lieto fine, questo avrei potuto indovinarlo appena dopo averla conosciuta.
<< Di quelle che solo la celluloide sa regalare >>, risposi.
<< D'accordo >>, acconsentì Evey. Poi aggiunse, con uno sguardo che non riuscii bene a decifrare - vagamente divertito, forse? - << Metti via la spada >>.

Tante volte prima di allora avevo immaginato e programmato il mio futuro, ma mai avrei pensato di ritrovarmi lì, seduto sul divano a guardare il mio film preferito in compagnia di un altro essere umano. Era una situazione piacevolmente insolita.

<< Trovati il tuo albero >>, era la battuta finale.
Quello che invece avevo previsto, era che Evey si sarebbe commossa, come era successo a me tante volte. Era difficile guardare Dantès e Mercedes, finalmente riuniti dopo tante sofferenze, senza provare un po' della loro gioia.
<< Ti è piaciuto? >>, chiesi.
<< Sì >>, rispose lei.
Ne ero certo.
<< Ma mi è dispiaciuto per Mercedes >>, aggiunse Evey.
Mercedes?
<< Perché? >>. Ero sinceramente incuriosito da quell'osservazione.
<< Perché a lui interessava la vendetta più di quanto non gli interessasse lei >>.
Era ovvio, pensai. Mercedes era una donna, mentre la vendetta era un'idea, qualcosa di immensamente superiore a qualsiasi essere umano fatto di carne ed ossa.
Come faceva Evey a non vederlo?

Prima che potessi rispondere, il televisore passò dal film, ormai terminato, al notiziario, in diretta sul primo canale.
Sapevo di cosa avrebbe trattato l'edizione straordinaria del telegiornale ed il mio primo impulso fu quello di prendere il telecomando per cambiare canale. Ma Evey mi fermò.
<< Aspetta, che dice? >>.
"...l'uomo noto a tutto il paese come la Voce di Londra è deceduto la scorsa notte in seguito ad un'apparente insufficienza cardiaca".
<< Sta mentendo >>, disse Evey.
Sapevo che l'avrebbe capito. Era solo questione di tempo.
<< Come lo sai? >>, chiesi.
<< Sbatte spesso gli occhi quando legge un servizio che sa che è falso >>.
Solo questione di tempo. Ma se Evey fosse stata intelligente come credevo, avrebbe impiegato pochi secondi a capire cosa era accaduto davvero a Lewis Prothero.
<< V, ieri non ho trovato il mio tesserino. Per caso l'hai preso tu? >>.
Aveva impiegato venti secondi, per la precisione.
<< Preferisci una bugia o la verità? >>, dissi. Volevo ancora metterla alla prova.
Evey saltò in piedi.
<< Tu c'entri qualcosa con questo? >>.
<< Sì, l'ho ucciso >>.
Non avrebbe avuto senso negare.
<< Tu... >>, mormorò Evey. Non sapeva come processare quella semplice informazione.
<< Sei sconvolta? >>, chiesi.
<< Sconvolta? Hai appena detto di aver ucciso Lewis Prothero! >>.
Quel comportamento era privo di coerenza, ed io non mancai di farglielo notare. << Ho ucciso i Castigatori che ti hanno aggredito, ma non ricordo obiezioni allora >>.
Evey non sembrò cogliere la mia osservazione.
<< Cosa? >>, disse.
<< La violenza si può usare per una buona causa >>, risposi.
Evey era ancora sconvolta, ma nei suoi occhi non c'era paura.
Se avesse potuto guardare i miei, probabilmente li avrebbe visti brillare di curiosità.
<< Ma che stai dicendo? >>.
<< Giustizia >>, spiegai.
Giustizia, pura e semplice. Cos'era in confronto la misera vita di Lewis Prothero?
<< Capisco >>, disse Evey, sarcastica.
<< In questo paese non c'è un tribunale per quelli come Prothero >>.
Il mio pensiero andò all'Old Bailey ed a Madame Giustizia, colei a cui avevo dedicato il mio concerto.
<< Ed hai intenzione di uccidere altre persone? >>, chiese Evey.
Ancora si preoccupava delle persone, di fragili esseri destinati a deperire e morire anche senza il mio aiuto.
<< Sì >>, risposi.
Se fossi stato sincero con lei, forse avrebbe capito.
Ma Evey non capì. Mi guardò con disprezzo, come se l'uccisione di Lewis Prothero le avesse finalmente aperto gli occhi, ed andò via.

Ero rimasto affascinato da quel confronto, ma anche leggermente amareggiato.
Evey aveva ancora tanta strada da fare. Guardava "Il Conte di Montecristo" e pensava a Mercedes, provando dispiacere per la donna che non aveva potuto competere con una rivale ben più attraente, la Vendetta.
Di fronte alla morte di un uomo deplorevole, pensava a quanto fosse immorale la violenza. Per un attimo accarezzai l'idea di raccontare ad Evey le atrocità che Prothero aveva commesso a Larkhill, per vedere se avrebbe cambiato idea sulla sua morte.
Ma non lo feci.

Mi voltai a guardare l'armatura vuota. Era ancora lì, in piedi, anche senza la testa.
Se io ero Dantès, Evey poteva forse essere Mercedes?
Ripensai al finale del film.
No, non poteva essere.
Quello era un finale di quelli che solo la celluloide può regalare.
Io, invece, sarei morto combattendo contro la mia armatura e, forse, un giorno Evey avrebbe raccolto la mia spada.
   
 
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