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Autore: Cricrip    07/11/2016    0 recensioni
Zosan AU
L'Alleanza di Cappello di paglia è nei guai: Rufy è scomparso. Per prepararsi all'imminente attacco di Barbanera, Law (sostituto di Rufy) decide di allearsi con Water Seven. Per sancire tale alleanza però, Water Seven pretende un matrimonio: Roronoa Zoro dovrà sposare Califa della Galley-La. Le nozze sono fissate, ma non tutti ne sono entusiasti: Zoro infatti, all'insaputa di tutti, aveva una relazione segreta con un certo membro della ciurma... e ora Sanji è costretto a guardarlo andare all'altare senza poterlo fermare.
Dal testo:
"Il cuoco non sapeva staccare i suoi occhi da Zoro. Perché quelli erano gli ultimi istanti in cui poteva farlo liberamente: finita la cerimonia, lo spadaccino sarebbe stato della donna che stava per prendere in moglie. Che persona era? Come poteva Sanji definirsi un uomo? Lui che se ne stava lì buono, buono, applaudendo perfino, mentre cercava di ignorare quella sensazione di vuoto e mancanza che si sentiva crescere dentro, non volendo altro che sprofondare?
Che genere di persona poteva mai essere, Sanji, che trovava strategicamente accettabile che l’uomo che amava se ne andasse per sempre da lui?"
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kalifa, Roronoa Zoro, Sanji, Trafalgar Law | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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15.NON MI IMPORTA
Zoro era impegnato su un altro fronte quando Kyros aveva lanciato l’allarme.
La situazione a Dressrosa era drammatica: se infatti lungo gli altri confini il cordone di sicurezza era riuscito in linea di massima a resistere agli assalti, l’attacco di Punk Hazard aveva invece sfondato le loro difese e invaso il quartiere di Rebecca.
Non sarebbe dovuto succedere.
Con il gas velenoso che accompagnava abitualmente le truppe di Caesar ovunque andassero, i loro soldati avevano in dotazione normalmente maschere e altre protezioni per agire anche in un’atmosfera tossica… ma il magazzino dove l’equipaggiamento veniva tenuto era esploso misteriosamente proprio il giorno precedente al primo attacco: senza, il gas aveva impedito alle loro truppe di contrattaccare e la ritirata era stata precipitosa.
Zoro e i suoi uomini, accorsi tempestivamente, non avevano potuto fare molto di più se non attendere l’arrivo delle nuove attrezzature da Water Seven. Tuttavia, con la linea ferroviaria ancora in costruzione, la spedizione aveva richiesto più tempo del previsto, permettendo a Punk Hazard di avanzare indisturbato.
Era stata un’attesa irritante per lo spadaccino. L’inattività lo rendeva inquieto, facendolo rimuginare su cose… non necessarie. Si sarebbe lanciato all’attacco infischiandosene dei rischi se Chopper non fosse stato presente e non l’avesse trattenuto.
Ma appena le maschere antigas erano arrivate, Zoro non aveva perso tempo, conducendo i suoi uomini in un’offensiva massiccia che aveva posto un freno all’avanzata nemica.
Era ormai il terzo giorno di combattimenti e avevano già riguadagnato molte delle posizioni perdute, ma la riconquista procedeva lentamente e Trafalgar sarebbe dovuto arrivare a breve con i rinforzi.
Lo spadaccino era in prima fila come al solito, intento a mulinare le sue katane facendo strage di nemici attorno a sé, abbattendoli uno dopo l’altro senza risparmiarsi: la sua specialità.
Se c’era un quartiere che gli era più fastidioso di Thriller Bark, quello era Punk Hazard: era pieno di strane creature, ibridi potenziati e mischiati insieme dagli esperimenti del boss Caesar Clown, la cui specialità erano però armi biologiche e gas letali.
Lo spadaccino doveva ammettere che quel nuovo equipaggiamento contro le esalazioni velenose era molto più comodo ed efficiente di quello usato negli incontri precedenti: le maschere erano leggere e la bombola per l’ossigeno non intralciava né rallentava i movimenti.
Quel Franky sapeva fare il suo lavoro.
Ibridi e sottoposti umani vestiti in sgargianti tute gialle e informi continuavano a presentarsi davanti a lui, ostruendogli la strada e mettendolo più in difficoltà del dovuto contro Mone, la donna-uccello simile a un’arpia che l’aveva ingaggiato in combattimento.
Zoro era calmo e concentrato mentre le sue emozioni si incanalavano nei fendenti aumentandone l’efficacia, ritrovando quel piacere di immergersi nello scontro che nelle ultime settimane aveva avuto di nuovo occasione di assaporare.
Quella serie di attacchi sfiancanti e improvvisi che si erano succeduti uno dopo l’altro lungo i confini erano stati una manna dal cielo per lui: gli avevano permesso di concentrarsi solo sulla battaglia, sulle sue spade che falciavano i nemici e sul suo corpo perfettamente in sintonia con ognuno dei suoi movimenti.
Non avrebbe potuto chiedere di meglio.
Certo non guastava il fatto che l’emergenza di guerra in cui si trovavano lo costringesse a restare al fronte per giorni interi e a volte anche settimane… permettendogli così di prendere una boccata d’aria e starsene lontano da Califa, la quale rimaneva al quartier generale a svolgere le sue mansioni di segretaria presso Iceburg.
Spesso Zoro si chiedeva perché mai fosse relegata a quel compito visto che la sua forza d’attacco era notevole, ma non gliel’aveva mai chiesto: non gli importava sapere cosa facesse sua moglie, o perché. La donna stessa per lui non aveva interesse.
L’unica volta in cui aveva messo un pezzo di sé in quella loro relazione forzata e mai voluta era stata quella notte, ma la passione che aveva dimostrato non era rivolta certo a lei. Nella testa aveva tutt’altra immagine…
Parò una lama di vento della donna-uccello e rispose con efficacia, facendola volare via, per poi incalzarla di nuovo.
Doveva smettere di pensarci.
Il cuoco aveva fatto la sua scelta. Era inutile tormentarsi su cosa avrebbe voluto che facesse: il biondo era libero… e aveva deciso in piena libertà.
Per lui, Zoro non era abbastanza importante per essere aspettato.
Improvvisamente dei rumori di spari rimbombarono nell’aria, vicini, sorprendendo lo spadaccino che si spostò subito di lato per schivare i proiettili. La sua avversaria approfittò di quell’attimo di distrazione per superare la sua guardia e ferirlo al fianco. Zoro non vi badò: il taglio non sembrava essere troppo profondo e lo ignorò come faceva di solito. Poi, con una sequenza di colpi ben assestata, si liberò una buona volta di Mone.
Non fece nemmeno in tempo a guardarsi intorno per controllare come proseguiva la battaglia che avvertì un qualcosa di veloce, forte e pericoloso che veniva verso di lui: si voltò di scatto, alzando le spade appena in tempo per parare il calcio che si abbatté su di lui.
Riconobbe facilmente il suo assalitore: Vergo.
Come molti altri, il subordinato di Doflamingo dopo la morte del tiranno si era rifugiato a Punk Hazard, mettendosi al servizio di Caesar.
Zoro sorrise: finalmente un avversario che fosse in grado di dargli davvero del filo da torcere.
Si affrettò a dare istruzioni ai suoi uomini perché continuassero l’avanzata, dopodiché poté concentrare tutta la sua attenzione verso il comandante nemico.
-Roronoa Zoro.- lo apostrofò Vergo- E’ passato molto tempo..
-L’ultima volta stavate scappando con la coda tra le gambe, se ricordo bene.- ribatté lo spadaccino.
L’espressione sul volto di Vergo rimase imperscrutabile: difficile decifrarla con gli occhiali scuri e la maschera che l’uomo indossava.
-Speravo di incontrare l’altro: il cuoco. Sarebbe stata una perfetta occasione per regolare i conti…
Zoro sapeva bene a cosa si riferiva. Era accaduto tempo prima, quando la guerra contro Doflamingo ancora infuriava: la linea del fronte sembrava invalicabile da entrambe le parti dopo mesi e mesi di combattimenti in cui non aveva fatto che ondeggiare avanti e indietro senza mai una vittoria o una sconfitta che potesse dirsi significativa. Il despota di Dressrosa aveva conquistato e raso al suolo molti quartieri in passato, grazie anche alla sua alleanza con Caesar e agli accordi con Kaido e la Marina, eppure i Mugiwara riuscivano a resistere ai suoi attacchi a oltranza senza che la loro forza venisse intaccata… e questo era dovuto in gran parte alle capacità strategiche del cuoco. Grazie infatti alle informazioni di Robin e l’alleanza con i Tontatta, il biondo aveva reso gli intrighi e le manovre perpetrati da Doflamingo inutili, rispondendo tattica con tattica, stratagemma con stratagemma.
In quei giorni il cuoco era diventato la più grande spina nel fianco del tiranno, così questi aveva ideato un piano per eliminarlo dai giochi, sfruttando la più grande e famosa delle sue debolezze: la passione per le donne.
Violet era sembrata la scelta perfetta: bella, intraprendente, passionale… il cuoco non avrebbe avuto scampo.
Peccato che le cose non fossero andate come previsto: il biondo si era distratto sì, ma non abbastanza perché la donna riuscisse a ucciderlo. Al contrario, la sua attenzione ai dettagli e l’ossessione di voler trovare qualcosa di buono in ogni esemplare di sesso femminile avevano finito non solo per smascherare Violet, ma erano costati a Doflamingo la sua supremazia: grazie a quanto appreso dalla donna, Usopp aveva potuto guidare un’incursione alla prigione controllata da Sugar e  liberare la famiglia reale tenuta in ostaggio dal tiranno, nonché le persone che negli anni avevano osato alzare la testa contro di lui. Tutti si erano uniti ai Mugiwara, permettendo loro di conquistare almeno metà di Dressrosa.
Non era difficile quindi immaginare perché Vergo fosse ansioso di vedersela con il cuoco.
-Dovrai accontentarti di me.- rispose però Zoro.
Il biondo non sarebbe venuto: Trafalgar gliel’aveva assicurato.
Lo spadaccino caricò il suo avversario senza esitazioni, sebbene sapesse di essere in svantaggio: dopotutto era già stato ferito e con la maschera addosso, poteva utilizzare solo due delle sue tre spade.
Era già pronto a colpire Vergo… quando qualcosa lo spinse a fermarsi: infatti, proprio in quel momento, una gamba nera entrò improvvisamente nel suo campo visivo, per poi colpire allo stomaco il subordinato di Caesar.
Cuoco.
Vergo accusò il colpo e cadde all’indietro, ma l’uomo era un osso duro e subito si rimise in posizione di attacco.
-Gamba Nera… ti aspettavo.
Zoro guardò il biondo atterrare pochi metri a fianco a lui, il suo caratteristico odore di tabacco inavvertibile per via della maschera e del gas velenoso.
Con la coda dell’occhio lo spadaccino vide che le truppe al seguito del cuoco si erano unite alla battaglia spalleggiando le sue contro i nemici.
-Trafalgar… aveva detto che sarebbe venuto lui.- disse Zoro.
Una semplice asserzione, impersonale. Non aveva infranto la regola del silenzio.
-Boa Hancock.- fu la stringata quanto esauriente risposta del cuoco.
Non si dissero altro: partirono all’attacco.
Normalmente la loro potenza combinata sarebbe riuscita a togliere di mezzo Vergo senza sforzo, ma tra loro non c’era più quell’intesa che li aveva caratterizzati in passato.
Zoro la sentiva: scorreva tra loro, potente e invitante come l’aveva sempre percepita… ma faceva apposta a non lasciarsene trasportare. Non ci doveva essere più niente tra loro e lo scontro, la lotta, l’adrenalina che scorreva nelle vene… era stato questo a unirli in primo luogo. Ed era stato un errore. Uno stupido, misero errore che non intendeva ripetere.
Zoro provò ad agire indipendentemente dall’altro, attaccando Vergo con tutta la potenza del suo nitoryu. Ma il loro avversario era un combattente esperto: aveva capito in fretta quel era la loro debolezza e la stava sfruttando appieno, facendo in modo che le spade di Zoro e i calci del cuoco si rivolgessero l’uno contro l’altro.
Dopo una serie di colpi andati male, stavano rischiando di perdere la battaglia: i loro uomini erano in difficoltà e sarebbero stati annientati se non si fossero liberati in fretta di Vergo.
Stupido cuoco.
-Tsk, se fossi da solo avrei già finito.- commentò a un certo punto lo spadaccino, frustrato per come si stavano mettendo le cose.
Zoro sentì lo sguardo dell’altro fissarsi su di lui.
-I nostri uomini sono in difficoltà…- fu tutto quello che disse il cuoco.
Lo spadaccino strinse i denti.
L’orgoglio e quella stupida fitta al cuore che non voleva passare, lo portavano a fregarsene del resto e mandare il biondo a quel paese, ma c’erano i loro compagni d’armi… e la promessa di Rufy.
Non disse niente, limitandosi ad annuire.
Ricominciarono a combattere, insieme stavolta: fendenti e calci che si orchestravano insieme in una combinazione perfetta, letale per chi ne fosse la vittima designata.
A quel punto Vergo non riuscì più a tener loro testa: un piccolo errore nell’evitare un colpo del cuoco e si ritrovò con una delle spade di Zoro che gli penetrava nel petto.
Con il comandante nemico fuori gioco, fu facile per loro sbarazzarsi degli ibridi rimanenti: al calar del sole, l’avamposto era ormai totalmente di nuovo nelle loro mani.
Avevano vinto.
 
Zoro ignorò il cuoco per tutto il tragitto di ritorno al centro operativo, verso le tende che erano state approntate come infermeria per i feriti.
Una volta all’interno, vennero subito indirizzati verso Chopper.
-Zoro! Sanji! Che bello che siate qui tutti e due!- li accolse il dottore con la solita gaiezza, non appena li vide.- Sanji, quando sei arrivato?
-Durante la battaglia. Punk Hazard si è ritirato verso posizioni più protette…
-Sono così contento!- esclamò la renna, poi la sua attenzione fu attirato dallo spadaccino- Ma Zoro tu sei ferito!
-Uhn?
Lo spadaccino, impegnato com’era stato nel rifiutarsi di riconoscere la presenza del cuoco, si ricordò solo in quel momento della ferita al fianco procuratagli da Mone, da cui era già fuoriuscita una copiosa quantità di sangue.
-Razza d’idiota!- lo rimproverò il dottore- Siediti qui. Sanji, tienigli premuto questo sulla ferita… io vado a prendere il necessario per non farlo morire dissanguato! Come sempre…
Alla richiesta di Chopper, Zoro vide il cuoco irrigidirsi.
Ancora con questa storia?  Pensò stizzito Eppure dovrebbe aver risolto il problema spassandosela con Trafalgar no?
-Faccio da solo, Chopper- disse lo spadaccino duro.
-Zitto, cretino!- sbraitò la renna- Decido io cosa può fare o non fare un mio paziente! Sanji muoviti!
Il cuoco prese il panno che il medico gli stava passando e si avvicinò a Zoro, il quale evitò di incrociare il suo sguardo, fissando ostinatamente di fronte a sé.
Quando le dita del biondo incontrarono la sue pelle però, lo spadaccino non poté impedire a un brivido di propagarsi per tutto il suo corpo.
Strinse i denti, per impedire all’altro di accorgersene.
Maledizione, non può farmi quest’effetto. E’ finita.
-Ti fa male?- la domanda era formulata in tono distaccato, eppure Zoro pensò di aver intercettato una certa preoccupazione nella voce del cuoco, come un’incrinatura. Forse si era accorto di quella sua reazione.
-Non parlo con te.- rispose brusco lo spadaccino e l’altro non fece nessun ulteriore tentativo di conversazione: si limitò a restare lì, con le mani premute contro il suo fianco, mentre Zoro si sentiva confuso da quel tocco che voleva assaporare e respingere con la stessa intensità… finché Chopper non tornò con i suoi strumenti, dicendo al biondo che poteva bastare.
A quel punto il cuoco prese congedo dal medico e se andò via.
Zoro lo osservò allontanarsi: il peso che sentiva sul petto in quel momento era così vivido da provare il desiderio di strapparselo via.
Non aveva senso che provasse quello che stava provando.
Era finita. Finita.
Non gli importava più niente di lui…
 
Chopper finì di curarlo abbastanza in fretta, ricoprendolo di bende come al solito… bende di cui lo spadaccino si liberò non appena il medico fu fuori dalla sua vista.
Si toccò il fianco, avvertendo ancora l’eco delle dita del cuoco su di sé.
Stupido.
Cercando di levarsi dalla testa quant’era accaduto, finito di cenare decise di fare due passi per schiarirsi le idee.
Il centro operativo era localizzato all’interno delle loro linee, in una posizione protetta, anche se provvisoria. La notte era tranquilla: non si aspettavano rappresaglie imminenti e i soldati di guardia erano rilassati.
Zoro camminò per un po’, senza pensare davvero ad una meta… e, ovviamente, quando arrivò il momento di tornare verso gli alloggi degli ufficiali, non aveva la minima idea di dove fosse finito.
Stupide strade confusionarie.
Si guardò un po’ intorno, grattandosi la testa: niente, gli edifici gli sembravano tutti uguali, e non aveva voglia di chiedere informazioni a qualcuno dei suoi uomini.
Bah... prima o poi tornerò.
Continuò a percorrere quelle strade sconosciute, svoltando a caso quando gli sembrava di riconoscere un edificio familiare. Questo finché, all’ennesima svolta, una figura slanciata ed elegante catturò la sua attenzione.
Lo riconobbe immediatamente.
Era il cuoco: camminava con la sua sigaretta in bocca per la strada nella notte, con passo svelto, ignaro della sua presenza. Allo spadaccino sembrò di scorgere il movimento di un volatile intorno a lui, ma era buio e non fu certo di aver visto bene.
Restò dove si trovava, in completo silenzio, ad osservare il biondo.
Dov’era diretto? Perché gli sembrava che sul suo viso ci fosse qualcosa che non andasse?
No.
Scosse la testa. Non doveva importargli di cosa facesse quello.
Distolse lo sguardo cominciando a camminare nell’esatta opposta direzione del cuoco.
Lanciò solo un’ultima occhiata al biondo, proprio mentre questi spariva all’angolo della strada…
Non mi importa di lui.
 
Dopo quell’incontro, Zoro riuscì a trovare relativamente in fretta la via del ritorno e godere di qualche ora di meritato riposo.
Il mattino arrivò presto però e lo spadaccino si svegliò che era passata da poco l’alba.
Visto che mancava ancora un paio di ore al consiglio di guerra, Zoro ne approfittò per tornare da Chopper a far controllare la ferita.
Sapeva che non ce n’era bisogno, ma se non si fosse presentato il medico l’avrebbe inseguito urlando per tutto il giorno.
-Hey, Chopper…- lo salutò di malavoglia, entrando nel suo studio senza bussare…
E poi si bloccò di colpo, trovandosi davanti qualcosa che assolutamente non si aspettava.
Il cuoco era lì davanti a lui, senza giacca, con la camicia slacciata, il petto coperto di sangue e squarciato in più punti da quelli che apparivano a prima vista dei fori di proiettile.
-Zoro!- gridò Chopper, e il suo tono non era tanto di sorpresa, quanto di colpa- Avresti… dovuto bussare!
Lo spadaccino ignorò il medico, soffermando il suo sguardo sul biondo seduto sul lettino, che stava ricambiando la sua attenzione con gli occhi spalancati. Non si muoveva, sembrava come immobilizzato.
Zoro non sapeva cosa pensare. Non riusciva a capire. L’aveva lasciato la sera prima che… come ci era finito conciato così? E soprattutto…
-Chi?- lo sguardo dello spadaccino si era assottigliato, mentre il tono con cui aveva pronunciato quella sola parola era tagliente come una lama.
Il cuoco distolse lo sguardo dal suo. Si alzò e cominciò a riallacciarsi la camicia.
-Non ti riguarda.- disse solo.
-Fermo Sanji!- lo implorò Chopper- Devo finire di fasciarti!
-Lo farai dopo, non è così grave. E poi hai da fare col Marimo… tornerò dopo.
-Non dire sciocchezze, Sanji! Devo curarti subito, Zoro può aspettare.
-No, Chopper, non è…
-Cosa diamine è successo?!- lo spadaccino aveva urlato stavolta: si mosse in avanti, sbattendo di nuovo il cuoco sul lettino prendendolo per il collo. Dopodiché rimosse la mano… solo per sostituirla con una delle sue katane, che posizionò in modo tale che la sua lama tagliente sfiorasse minacciosa la gola del cuoco e lo tenesse inchiodato alla superficie sulla quale si trovava.
-Ho detto che non è niente che ti riguardi.- ripeté il biondo.
-Dimmelo.- insistette Zoro
-E’ accaduto stanotte,- rispose l’altro con voce perfettamente calma e controllata- ero sovrappensiero e mi sono fatto prendere di sorpresa, ok?
Stava mentendo. Zoro lo capiva solo guardando quegli occhi profondi, dello stesso colore dell’oceano, che lo stavano fissando a loro volta, sfidandolo a ribattere.
Cosa aveva fatto ieri notte? Dove era andato?
Il suo primo istinto aveva avuto ragione: c’era qualcosa di strano nel suo comportamento della sera prima. Ma allora perché…?
-Chopper. Io lo tengo fermo, tu guariscilo.
La piccola renna annuì.
Lui e il cuoco continuarono a guardarsi negli occhi per tutta la durata della medicazione.
Quanti segreti nascondeva? Di quante cose non si era accorto?
Zoro si perse in quello sguardo in cui era annegato mille e mille volte, che attirava il suo anche nel mezzo della battaglia, mentre erano circondati da mille altri visi di nemici e compagni, tra sangue e spade.
-Cosa è successo?- il tono dello spadaccino stavolta era più intimo, come una richiesta sussurrata a mezza voce, a tu per tu.
Ma il cuoco non rispose. Non emise più alcun suono fino a quando Chopper non ebbe finito.
Solo a quel punto Zoro lasciò che si alzasse e il cuoco ringraziò la renna per l’aiuto con un gesto del capo.
E senza interrompere quell’ostinato silenzio se ne andò.
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Ciao a tutti! Eccoci alla fine del quindicesimo capitolo.Che ve ne pare? Soddisfatti? Temo di essermi lasciata un po' trascinare nella parte di guerra, ma volevo che fosse più chiara e realistica possibile. Spero comunque di essermi fatta perdonare con le interazioni tra i nostri protagonisti! Il caso ci ha messo del suo, ma sembra proprio che Zoro cominci ad avere i primi dubbi... come si comporterà adesso? Curiosi?
Ci stiamo avviando ormai verso la conclusione della storia: 5 capitoli alla fine più l'epilogo!
Ringrazio tutti voi che siete di nuovo qui, nonostante il mio tremendo ritardo nell'aggiornamento. Grazie in particolare alle mie recensitrici Puffola88 e Bluly (sapete che vi adoro vero?), a giglio16 per aver aggiunto la storia tra le preferite e alessiamarleni e Dragonite per averla aggiunta tra le seguite!
Prossimo capitolo: Zoro sa che Sanji gli nasconde qualcosa... che farà?
Alla prossima! Ciaociao!
 
   
 
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