Nota: Questa ff l’ho scritta che ero molto piccola, quindi non mi aspetto nulla di che. Però fatemi sapere che cosa ne pensate, è una delle mie prime cose che ho scritto e mi farebbe piacere una vostra opinione al riguardo. È molto triste, ma quella sera lo ero pure io, quindi… Buona lettura! _Ary_
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L’Angelo
Ti
rivoglio accanto a me.
Ti
rivoglio maledettamente accanto a me.
Perché?
Warum?
Why?
In
altre lingue non so dirtelo.
Lo sai
che le lingue non sono il mio forte.
Butto
giù ancora un po’ di birra.
Guardo
la città davanti a me, con tutte le luci, i
rumori…
Guardo
sotto di me.
Sai
anche che ho le vertigini.
Tu…
tu sai un sacco di cose di me.
Che
nemmeno io so.
Allora…
perché te ne sei andata?
Perché
mi hai lasciato solo?
Mi
sento così solo…
La
stampa continua a chiedermi di te.
E come
posso rispondere io?
Non so
dove sei, ora.
L’ultima
volta… sei venuta qui.
Vieni
di nuovo, ti voglio rivedere ancora.
Mi
manchi.
Mi
manchi tanto.
E
Bill… Oh, Bill è sempre il solito.
Non
cambierà mai, ma è anche per questo che gli
voglio
bene.
Cerco
di andare avanti per lui, ogni giorno.
Ogni
cazzo di giorno senza di te.
Mi stai
facendo male.
Troppo
male.
Torna.
Ti
prego torna!
Guardo
il cielo. Le stelle.
Sei una
stella?
No,
l’ultima volta…
Ma ti
ho vista davvero l’ultima volta?
O sono
impazzito?
Cazzo…
mi manchi.
Adesso
lo faccio.
Bill
capirà.
Mi alzo
in piedi, guardo ancora sotto di me. Faccio un
respiro profondo.
Sono
pronto.
«Ah Tom…
quando cambierai?»
Mi
fermo, mi risiedo, di fianco a lei. Ho gli occhi lucidi.
«Sei
tornata…» Appoggio la mano sulla sua. La sento. La
posso toccare. La abbraccio, anche lei mi abbraccia.
È
così fredda…
Sento
le sue ali candide, morbide.
«Sono stanca di tornare.»
Mi
stacco, la guardo, incredulo.
«Che
cosa?»
«Sono stanca di tornare, per
questo motivo. La devi
finire.»
«Ma…»
«Ma cosa Tom? Devi piantarla.
È già la terza volta che
ritorno per fermarti, per dirti di non farlo. Sei proprio un egoista,
pure
quando ti viene data una possibilità così
grande… tu la sfrutti in malo modo.
Va bene che stai simpatico a tutti lassù, però
devi finirla. Non potrò scendere
sempre.»
«Scusami…
scusami, ma… non ce la faccio. Non ce la faccio
senza di te.»
«Cosa vuol dire? E Bill? Ci
pensi a Bill? O sei così
egoista anche con Bill, tuo fratello? Se ti ammazzi tu, si ammazza
anche lui. E
di avervi pure lassù non mi va…»
Fa un sorrisetto.
«È
solo colpa tua. È solo colpa tua che te ne sei andata,
lasciandomi solo.»
«Ma non sei solo!
C’è Bill… c’è
Gustav… c’è Georg… ci
sono i Tokio Hotel… ci sono tutte le vostre fan…
sono accanto a te.»
«Ma
senza di te… è tutto diverso. Non riesco, non
riesco.»
«Sai che succede se piangono
gli angeli?»
«No…»
«Comincia a diluviare.»
«A
me piace la pioggia.» Cerco di sorridere. Vedo una
lacrima scendere, tracciare una linea sulla sua guancia; poco dopo
sento la
prima goccia scendere dal cielo. Di colpo, un acquazzone.
Mi
bagno completamente, ma lei no, lei rimane asciutta. I
suoi capelli biondi rimangono asciutti, non come i miei, che
gocciolano. La sua
veste bianca, rimane asciutta, non come i miei abiti, che si
appiccicano alla
pelle. Le sue scarpe… lei non ha le scarpe, e nemmeno le
calze. Ha le gambe
nude, la veste la copre fino alle ginocchia.
Si
vestono sexy in paradiso…
«Tom… me lo
faresti un favore?»
«Certo!»
La guardo in viso, schiodandomi dalle sue gambe.
Vedo sempre quella lacrima, ferma sul mento.
«Voglio che tu mi dimentichi.»
«Non
posso farlo.»
«Sì che puoi!»
«No,
non posso farlo.»
«Non ti dico di dimenticarmi
per sempre… però… di
ricordarmi e di sorridere, non di piangere. Ogni volta che piangete per
me… mi
si stacca una piuma dalle ali… e fa un male cane!»
Sorride. Sorrido anch’io, con
amarezza.
«E ogni volta che sorridete
in mio ricordo… si aggiunge
una piuma. E mi sento da Dio!»
Guarda su, alza la mano e dice: «Scusa»
sorridendo. Poi mi riguarda.
«Hai capito?»
Io annuisco con la testa.
«La prossima
volta… voglio tornare e vederti felice,
con una famiglia e con una bambina.»
Si tappa la bocca.
«Una
bambina?»
Lei
arrossisce.
Che
bella che è quando arrossisce.
«Non avrei voluto lasciarti,
te lo giuro. Ho lottato,
ma non ce l’ho fatta.»
«Lo
so, lo so.» La guardo. Lei mi guarda. Ci guardiamo
negli occhi. Io sorrido, pensando al nostro primo bacio. Lei chiude gli
occhi.
Vedo una piuma nascere sulle sue ali. Lei riapre gli occhi, quegli
occhi blu.
«Grazie»
dice.
«Per
così poco?» le rispondo. Ci guardiamo ancora negli
occhi. Lei spalanca le ali. Sono enormi, solo ora me ne rendo conto.
Sorride e
fa per andare, ma io le prendo la mano, la faccio restare.
«Voi
angeli esaudite i desideri?» chiedo, ipotizzando un
mio desiderio.
«Se vogliamo…»
sorride.
«Allora…
esaudiresti un mio desiderio?»
«Non sono molto brava ancora,
ma ci provo.»
Fece uscire una scintilla da uno
schiocco delle dita, preparandosi.
«È
una cosa molto più semplice… non serve la magia.
Voglio
baciarti un’ultima volta. Un ultimo bacio, ti
prego» la supplico. Lei si
risiede di fianco a me, sorride, si sistema i capelli.
«Cavolo… non so se
mi ricordo come si fa…»
«Non
importa.» Vedo che riapre le ali, che sorride di
più.
Mi abbraccia con una di esse. La sensazione è strana,
però meravigliosa.
Si sta
davvero bene fra se le sue ali, sono calde.
Si
avvicina, mi bacia sulle labbra, come una volta. Chiudo
gli occhi. Quando li riapro lei non c’è
già più. Ma sorrido comunque. Sento
ancora il suo «grazie» vicino
all’orecchio. Scendo dal
parapetto. Mi accorgo che… non piove più. Mi
accorgo anche che… sono asciutto,
completamente asciutto. Scendo da quel tetto, scendo le scale correndo,
sorridendo, sorridendo alla grande. Mi fermo, sento ancora la sua voce,
mi
guardo intorno, ma lei non c’è.
«Tom! Salutami gli altri, mi
raccomando! E… digli che
mi mancano… tanto.»
Poi la
sento ridere. La sua risata mi rende felice. Abbasso
la testa, vedo una piuma, bianca. La prendo, me la ficco in tasca.
Scendo
ancora più velocemente la serie di scale, poi corro nel
nostro appartamento,
alla Universal.
Entro,
vedo Bill, preoccupato, che si alza in piedi e mi
abbraccia, stringendomi forte.
«Bill,
che c’è? Che cos’è
successo?» Lui mi tira uno
schiaffo.
«Che
cos’è successo? Sei sparito per ore!
Credevo…» Lo
riabbraccio forte.
«Mi
è venuta a trovare ancora. Vi saluta tutti, e dice
anche che sente la vostra mancanza.» Non smetto un attimo di
sorridere, non ce
la faccio.
Mi sa
che ha fatto una magia… la scema!
Guardo
Gustav e Georg, poi mio fratello, davanti a me.
«L’hai
vista? La pianti di sorridere? Mi dai i nervi.»
«No.
Devi sorridere anche tu e pensarla. Succede una cosa
bella.»
Bill
non ci crede.
«Forza
Bill! Pensala e sorridi.» Gli faccio vedere la sua
piuma, tirandola piano fuori dalla mia tasca. Lui sorride.
Bill
ora si fida.
Chiude
gli occhi e sorride. In effetti, quando li riapre,
mi guarda incredulo.
«L’ho
sentita!»
Annuisco
con la testa. Sento ancora la sua voce: «Ok, va bene,
ma non posso sempre ringraziarvi! Ora basta… sorridete e
basta.»
Sorrido, sento un bacio sulla
guancia, la vedo di fianco a me, per un attimo, per poi sparire.
Ok, ora
basta scendere.
Resta
pure dove sei.
Grazie,
grazie di tutto.
Alla
prossima.
15 anni
dopo
Siamo
tutti a tavola, come ogni sera. Guardo mia figlia,
Joanne, guardo mia moglie.
Sono
così felice.
Poi, mi
ricordo di quel giorno, di lei,
e sorrido.
Mia
figlia mi guarda, mi sorride, chiudendo gli occhi.
Solo
dopo mi accorgo che non guardava me, ma dietro di me.
Sento
la sua
risata, alle mie spalle, sento
che mi abbraccia, mettendomi le braccia intorno al collo.
Si
mette un dito davanti alla bocca, guardando Joanne.
Joanne fa lo stesso, sorride. Lei ride.
Guardo
Micol, non si è accorta di niente.
Com’è
che Joanne la riesce a vedere?
Mi
sussurra all’orecchio: «Vuoi parlare? È
un po’ che non ci
vediamo…»
Io
sorrido, sorrido a Joanne, le faccio l’occhiolino. Lei sorride
ancora.
Mi
alzo, chiedendo scusa a Micol, che mi sorride.
Esco
fuori, con lei al
mio fianco.
Usciti,
la guardo, la scruto.
«Sei
esattamente come 15 anni fa» sorrido.
«Tu sei cambiato…»
ride. Ci abbracciamo.
«Ti ho visto…»
sussurra, ridendo.
«Quando?»
«Quando? Non ti sei mai
sentito osservato? Io ti ho sempre
guardato… anche quando…»
«Ma
sei una spiona!» sorrido.
«Lo so… ma
lassù è meglio che avere uno schermo da 50
pollici!»
ride.
«Come
mai hai aspettato così tanto? Io ti aspettavo… ti
ho
aspettato…»
«Lo so, ma il capo non ha
gradito il bacio…»
«“Il
capo”?»
«Si, Dio, come lo vuoi
chiamare…»
Mi
metto seduto sui gradini, davanti alla porta. Lei fa lo
stesso, venendomi accanto. Sento le sue ali sfiorarmi.
Sono
grandi! Molto più grandi… sono cresciute, ma tu
no,
sei sempre la solita ragazzina di 16 anni.
«E
allora… non ti ha fatto più venire?»
«No, ma io ti avevo detto che
sarei tornata. Perciò,
l’ho assillato per ben 15 anni! E poco fa ha ceduto. Ed
eccomi qui!»
Mi sfrega la mano sulla testa. «I tuoi rasta…
dove sono?»
«Non
ci sono più… come sto?»
Ride,
ride più forte. Credevo che Micol la sentisse.
«Non ci può
sentire.»
«Adesso
mi leggi pure nel pensiero?»
«L’ho sempre
fatto…»
Ride ancora.
«Mi
spieghi una cosa? Come mai Joanne è riuscita a
vederti?» Il fatto che la mia bambina si chiamasse Joanne non
la sorprese.
«Oh, Joanne. Che bambina
meravigliosa… Tutti i bambini
possono vedermi. Ma le mogli gelose no!»
ride.
Rido
anch’io, fa ridere.
«Che
scema… non sei proprio cambiata…»
«No! Ma lo sai che
lassù non si invecchia?! È una
figata! Pensa se lo sapesse Bill… Cavolo Bill…
è cambiato tanto anche lui…»
«Eh
sì… lo hai visto quando è nato Lucas?
Mamma che ridere…
tremava quando lo ha preso in braccio!»
«Sì,
l’ho visto. Ci ha fatti morire tutti dal ridere!»
“Morire”.
Non devi dire quella parola.
«E perché no Tom?
Ti fa ancora male?»
«Mi
ha sempre fatto male, e continuerà. Però sorrido,
non
piango.»
«Escludendo quella
volta… Sei scoppiato. Hai pianto per
tutta la notte. Mi hai fatto male.»
«Perdonami.»
«Sì,
già fatto. Ma anche per questo, decisi di mandarti
Joanne. Non trovi… che mi assomigli un pochino?»
Resto fermo immobile.
Ti
assomiglia?
«Sai
che penso?» chiedo.
«Si.»
«Ah
già, è vero. Va bè… avete
la stessa faccia da prendere
a schiaffi!»
«Non pensavo a
quello… ha una cosa… che solo io avevo,
ho ancora.»
Che
cosa?
«Non te ne sei accorto? Mi
deludi…»
«Che
cos’ha? Che cos’ha?!»
Sposta
i capelli biondi dal collo. Un piccolo neo, sembra
un cuore.
Cazzo
è vero… è vero.
Quante
volte l’ho baciata lì?
«Eh sì…
quante…»
«Piantala
di leggermi nel pensiero, te lo vieto. Anche se
so che lo farai lo stesso.»
«Appunto.»
Ride. «Tom, non fa niente, non
importa.»
Sento
la sua mano sulla mia spalla.
Come ho
fatto a non ricordarmene?
«Succede…»
«Ho
detto di smetterla!» mi scende una lacrima. Me la
asciugo subito e guardo lei: ha chiuso gli occhi, li stringe, mentre
una piuma
cade e si brucia. Poi la cenere vola via, nel vento.
«Ahia»
dice, ma non si lamenta più di tanto.
«Scusa…»
dico, cercando di farmi perdonare. Ma so che l’ha
già fatto.
«Già fatto. E mi
hai preceduto tu sta volta!»
«Visto?»
«Comunque…
è stato bello rivederti. Ora devo andare.»
La fermo, prendendole la mano.
Sorrido.
«Quando
ci rivediamo?» Sorride anche lei.
«Presto Tom.»
Sento
la sua mano dissolversi, come tutta la sua figura.
Rimango con il braccio disteso, ma lei
già non
c’è più. Rientro dentro.
Vedo Joanne corrermi incontro. La prendo in braccio, le guardo il
collo,
sorrido.
È
uguale al suo.
«Papà,
papà l’hai vista?»
«Sì
che l’ho vista…»
«È
bellissima, non trovi?»
«Sì,
come la mia bambina!» e la bacio sulla guancia. Lei
ride. Anche la sua risata è identica alla sua.
«Ma…
papà… chi era?»
«Un
angelo, il mio angelo.»
The
End