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Autore: Haco    07/11/2016    2 recensioni
Rimasta orfana di madre all'età di otto anni Elizabeth viene spedita a vivere dagli zii. Dopo dieci anni però suo padre, il Duca di Hidewood, la richiama a casa. Elizabeth dovrà trasferirsi, dire addio a quelli che ormai considerava quasi dei genitori e abituarsi ad una vita nuova, con un padre rigido e severo che non le dimostra affetto.
Perché suo padre l'ha obbligata a tornare a casa? Perché nella sua lettera non diceva il motivo per cui doveva rientrare? Dei nuovi ospiti stanno per arrivare nella villa di Hidewood e nessuno sa chi siano, nessuno tranne il Duca. Elizabeth però non sa che quegli ospiti, uno in particolare, vengono proprio per lei.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Capitolo 1

<< Elizabeth è ora di svegliarsi su! La signora Pemberley ti aspetta nella sala da the! >> urlò Daphne, la cameriera, entrando nella mia stanza di fretta.
<< Mmmmmh >> mugugnai io mentre lei spalancava le finestre per far entrare il sole che illuminò all'improvviso il mio viso facendomi fare uno scatto. Presi il cuscino e me lo misi in faccia per cercare di riaddormentarmi. 
<< ELIZABETH ALZATI O FARAI TARDI! >>  strillò ancora più forte Daphne cercando di togliermi il cuscino e le coperte di dosso. 
<< E va bene mi alzo! >>  sbuffai io.  Mi stiracchiai e poi finalmente mi alzai dal letto e iniziai a prepararmi, sempre con l'aiuto di Daphne, per rendermi presentabile. Io e lei eravamo molto amiche, eravamo praticamente cresciute insieme e a me non importava che lei fosse la mia cameriera, non mi era mai importato e anche i miei zii non avevano nulla in contrario.
Indossai un vestito verde molto ampio, come tutti i miei vestiti d'altronde ma con un ricamo particolare che aveva sin da subito attirato la mia attenzione, le perline facevano un gioco di colori e si intrecciavano formando ghirigori per tutto il corpetto.
Appena pronta scesi subito nel salone, salutai i miei zii e mi sedetti subito vicino alla mia cuginetta Sophia che mi regalò un sorriso smagliante.
Lo zio Leopold mi guardò serio e iniziò a parlare:
<< Mia cara Elizabeth, questa mattina è arrivata una lettera da parte di tuo padre >> annunciò lui. Io lo guardai con aria interrogativa e gli chiesi di continuare
<< Dice che devi tornare a casa da lui >> 
Rimasi a bocca aperta, perchè mai dopo quasi 10 anni mi chiedeva di tornare nella mia vecchia casa? Che fosse successo qualcosa? Ma no, impossibile, ormai in quella casa lui, oltre alla servitù, era l'unico a viverci...
<< Scusa zio, ma per quale motivo dopo tutto questo tempo devo tornare a casa? >> domandai io cercando di mantenere un tono calmo e gentile, anche se tutto ero tranne che tranquilla.
<< Liz non lo so, la lettera non lo specifica. C'è scritto solo che oggi stesso devi ripartire >>
<< Che cosa?! Ma io non voglio! Sto bene qui con voi, e poi c'è Daphne, e Sophia! Si Sophia, di certo lei sentirà la mia mancanza, sono come una sorella maggiore per lei, non potete permettere a mio padre di farmi tornare a casa dopo tutti questi anni. Non sono sua figlia solo quando ha bisogno che lo sia, mi avete accudito per 10 anni e lui non si è mai fatto sentire, dovrete pur contare qualcosa voi, che vi siete presi cura di me come fossi figlia vostra! >> strillai quasi io, non riuscendo a trattenermi.
<< Stai calma Elizabeth, noi vorremmo poter fare qualcosa, ti vogliamo bene come ad una figlia ma purtroppo non c'è niente che possiamo fare; tuo padre ha deciso così e a malincuore così sarà... >> disse mia zia dispiaciuta mentre chiamava una cameriera per dare l'ordine che i miei bagagli venissero preparati.
<< Ma zia... >> provai a ribattere ma mi fermai, dai loro volti leggevo la tristezza che anche loro provavano e decisi così di lasciar perdere e di non rendere le cose ancor più difficili.
Facemmo colazione e nel salone regnò il silenzio, si sentiva solo il rumore delle posate e dei piatti.
<< Liz prima di partire possiamo giocare un pò insieme con le mie bambole? >> mi chiese Sophia mentre addentava il suo dolce
<< Certo! E prima di partire se vuoi possiamo uscire anche a giocare con Milton! >> le sorrisi di rimando.
Milton era il mio gatto, un trovatello che riportai a casa qualche anno prima e che i miei zii mi permisero di tenere. Milton era un gatto dai grandi occhi arancioni, bianco e tigrato. Un gattone pigrissimo ma dolcissimo.
<< Zio, posso portare Milton con me? >> chiesi io preoccupata
<< Certo che puoi, è il tuo gatto, non credo che starebbe bene qui senza te >> mi sorrise lui.
Feci un sospiro di sollievo, almeno avrei avuto un amico con me.
Uscii dal salone per ultima e andai spedita verso le cucine: se proprio dovevo andare via avrei salutato davvero tutti.
Entrai e subito fui invasa da un forte odore di cioccolata
<< Mia cara cosa ci fai qui? >> mi chiese Lola, la cuoca e madre di Daphne.
<< Lola devo partire, mio padre vuole che torni a casa da lui e non so il motivo >> dissi io dopo aver rubato un pezzo di cioccolata iniziando a singhiozzare. Lei subito smise di mescolare il contenuto del pentolone che era sul fuoco e corse ad abbracciarmi.
<< Piccola mia, non piangere o farai piangere anche me! Non essere così triste, magari quando tornerai ti troverai bene, la casa è molto più grande di questa e sicuramente è anche molto più bella! Tuo padre ti farà conoscere molti nobili, andrai sicuramente a delle feste bellissime, piene di ragazzi e ragazze con cui fare amicizia. Non piangere su, pensa a quanto sarà impegnata la tua vita, non avrai tempo di essere triste perchè sarai circondata da tantissime persone, ne sono certa! >>
Fissai Lola e qualcosa dentro di me mi diceva che anche lei non credeva molto alle sue parole e che cercava di autoconvincersi.
<< Grazie Lola, ma non penso sarà così... >> le dissi sospirando.
<< Lola ma cosa stai preparando? Non ha un buon odore >> dissi io mentre cercavo di capire cosa ci fosse nel pentolone
<< La zuppa! Me ne ero dimenticata! >> 
Scoppiai a ridere mentre lei iniziò a correre verso il camino per cercare di recuperare la sua zuppa bruciata.
<< Ti lascio alle tue faccende Lola, grazie per  tutto quello che hai fatto per me in questi anni, spero di poter venire qualche volta a trovarvi tutti quanti! >> salutai io mentre un velo di nostalgia mi ricopriva già.
<< Ciao piccola mia, è stato un piacere per me conoscerti! Vieni a trovarci appena puoi! >> e detto questo uscii dalla cucina per andare da Sophia che mi stava aspettando nella sua stanza.
Passammo il pomeriggio a giocare con le bambole, a cambiare loro abito e a discutere.
<< Liz mi verrai a trovare qualche volta? Io non voglio che tu vada via, non voglio rimanere sola; se tu te ne vai non ho nessuno con cui giocare >> 
Sophia era davvero giù di morale, anche mentre giocavamo mi ero resa conto che si comportava in modo diverso dal solito, era molto più silenziosa e questo mi preoccupava...
avrei sicuramente cercato di venire a fare visita a tutti loro il più possibile, ma non sapevo fino a che punto mio padre me lo avrebbe permesso. Sophia non doveva essere triste per me, doveva continuare ad essere la bambina felice e spensierata che era sempre stata.
<< Non essere triste Sophi, verrò a farti visita appena posso e passeremo tutto il tempo a giocare, porterò anche Milton con me e staremo tutti insieme! Puoi sempre giocare con Daphne, qualche volta lo hai fatto e ti sei anche divertita! >> cercai di convincerla io.
<< Si ma con lei non è la stessa cosa, io voglio giocare con te! Liz perchè devi andare via? Non puoi rimanere qui con noi come sempre? >> piagnucolò lei.
<< Sophi vorrei tanto rimanere qui con te ma non posso, mio padre ha deciso così e non cambierà mai idea... >> 
Non sapevo come tirarle su il morale, non sapevo nemmeno se avrei potuto mantenere le mie promesse di venirla a trovare, volevo solo che almeno lei fosse felice o almeno che non piangesse per la mia partenza.
<< Porterai davvero Milton con te quando verrai? >> disse lei ormai rassegnata.
<< Ma certo! Anche lui sentirà la tua mancanza e vorrà venire a giocare con te! >> le risposi io sorridendole mentre mi alzavo per uscire a prendere una boccata d'aria.
<< Mmmmh allora va bene! >>
Salutai Sophia felice di esser riuscita a rassicurarla almeno un pò.
Appena fuori corsi subito alle stalle, dovevo salutare Andrew, il mio migliore amico e forse anche l'unico oltre a Daphne.
<< Andrew! >> strillai io appena entrai nella scuderia
<< Liz non urlare o spaventerai i cavalli! Che cosa ci fai qui?? >> domandò lui mentre era impegnato a sellare Gus, un vecchissimo cavallo pezzato.
<< Andrew devo partire, mio padre vuole che torni a casa... sono venuta per salutarti, mi mancherai così tanto >>
Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. Mi sarebbe mancato moltissimo, passavamo molto tempo insieme. Il suo compito era quello di occuparsi dei cavalli e io li adoravo quindi praticamente ogni giorno uscivamo insieme a cavallo e piano piano siamo diventati molto amici.
<< Che cosa?? Liz non puoi andare via, come faremo senza di te? Anche a loro mancherai >> disse indicando i cavalli.
<< Cosa? Non penso che tutti loro sentiranno la mia mancanza... a limite il vecchio Gus riposerà ora che non lo farò più correre io >> gli risposi cercando di strappargli un sorriso.
<< Oh stai sicura che mancherai a tutti loro, perfino a Gus, anche se finalmente potrà poltrire tutto il giorno! >> rise insieme a me.
<< Che dici, usciamo per un' ultima cavalcata? >> 
Andai a prendere le briglie e le misi a Gus, che iniziò a protestare
<< Oh andiamo Gus, per favore, dopo oggi non ti disturberò più, fammi questo ultimo piacere! >> lo implorai mentre cercavo di salire in sella.
<< Oggi non posso Liz, devo andare in paese a sbrigare delle commissioni... credo proprio che dovremmo salutarci ora >> sussurrò mentre legava un altro cavallo al calesse.
<< Mmh va bene dai, spero che ci rivedremo presto... arrivederci Andrew! >> gli dissi con gli occhi lucidi
<< Arrivederci Liz! Torna presto... >> 
Iniziai a correre in sella a Gus, riuscivo a sentirmi libera quando ero a cavallo, come se nessuno potesse fermarmi o potesse anche solo ostacolarmi. 
Arrivammo al fiume, scesi e legai Gus ad un albero e lui subito iniziò a brucare l'erba, tipico di lui.
Mi avvicinai all'acqua e mi sedetti su una roccia vicino alla riva. Iniziai a rilassarmi grazie al suono dell'acqua e agli uccellini che cinguettavano poggiati sui rami degli alberi che mi circondavano. Lì diedi libero sfogo alle mie emozioni e iniziai a piangere; non volevo partire, non volevo lasciare tutte le persone a me care, non volevo lasciare la mia casa in generale. Avevo impiegato così tanto tempo quando arrivai per abituarmi a tutto e a tutti e ora i miei sforzi erano nulli.
Ricordo che quando arrivai qui affrontai un periodo veramente brutto, avevo poco meno di otto anni e avevo appena perso mia madre, e con lei anche il mio fratellino. Lei, mia madre, era morta di parto e la cosa più terribile fu che il mio fratellino nacque morto, mio padre così si ritrovò a subire due lutti in un unico giorno. È vero, non era follemente innamorato di mia madre, la loro non era una storia da favola, una storia da raccontare a dei bambini in cui lui e lei si amano follemente, il loro era stato un semplice matrimonio combinato, un matrimonio che di semplice non aveva nulla in quanto alla base aveva un puro interesse economico, ma comunque con gli anni avevano imparato a volersi bene, con il passare del tempo si erano abituati l'uno all'altra e in quel giorno due vite furono portate via dall'affetto dei loro cari. Mio padre passò un brutto periodo e mi trascurò completamente. Effettivamente non si era mai occupato molto di me, ci aveva sempre pensato mia madre, la mia balia o la servitù a farmi stare bene e a farmi avere tutto quello di cui avevo bisogno, ma dopo la sua morte mio padre non iniziò mai a prendersi cura di me, e dopo qualche settimana decise che spedirmi da mia zia, la sorella di mia madre, fosse la cosa migliore per entrambi.
Lui poteva continuare la sua vita immersa nel mondo degli affari, mentre io potevo crescere con una figura femminile al mio fianco e con qualcuno che mi dimostrasse un pò di affetto.
E così alla tenera età di otto anni venni a vivere qui; passai dei giorni orribili inizialmente, non conoscevo nessuno, mi mancava la mia casa, ma soprattutto mio padre mi aveva fatto capire in maniera molto diretta e cruda che mia madre era morta e che non l'avrei più rivista e insieme a lei anche il fratellino che avevo tanto desiderato. 
Fortunatamente mia zia e mio zio non erano come mio padre, mi hanno voluto bene fin da subito e grazie a loro piano piano riniziai ad essere felice.
Mi riscossi dai miei pensieri e asciugai le mie lacrime, ormai erano quasi due ore che ero fuori, dovevo rientrare, sistemare Gus e salutare i miei zii prima di partire.
Mi alzai e sistemai l'abito poi mi avvicinai a Gus che stava ancora mangiando l'erba, lo slegai e saltai in sella.
Non ci misi molto a tornare a casa, Gus era sfinito quando lo rimisi nella stalla, lo salutai e con lui anche tutti gli altri cavalli. Magari poteva sembrare stupido, ma mi ero affezionata davvero ad ognuno di loro, per me erano come parte della famiglia.
Chiusi le porte della stalla e rientrai in casa. Non feci in tempo ad aprire bocca che subito mia zia mi spedì a fare un bagno 
<< Liz, sei stata a cavallo? Puzzi da morire! Corri a fare un bagno! Claire, va a preparare la vasca per Elizabeth >> ordinò mia zia.
<< Si zia, dovevo salutare anche loro! Vado subito... ehm zia, quando dovrei partire? >> chiesi io anche se in realtà non volevo sapere la risposta.
<< Dopo pranzo dovrebbe arrivare la carrozza mandata da tuo padre per prenderti... su corri a lavarti, io e tuo zio vogliamo stare un pò con te prima che tu parta! >> 
Mi cacciò dalla sala in cui si trovavano lei e lo zio che era intento a fare dei conti sulla sua scrivania. Iniziai a salire le scale per andare nella mia stanza a lavarmi e a malincuore mi tolsi quel vestito stupendo.
Trovai sul mio letto un cambio pulito che sicuramente mi aveva preparato Daphne e mi recai in bagno per lavarmi.
Feci tutto di fretta, non volevo sprecare le ultime ore che mi rimanevano a fare il bagno e a prepararmi, volevo stare più che potevo con quelli che erano stati dei genitori per me per circa 10 anni, volevo ringraziarli per tutto quello che avevano sempre fatto per me e per tutto l'affetto che mi avevano dato. Grazie a loro non mi era mai mancato niente e soprattutto è grazie a loro che ero tornata a sorridere.
Scesi sotto e trovai mia zia intenta a leggere un libro e mio zio che invece leggeva il giornale.
Loro mi avevano trasmesso la passione per la lettura; quando fuori c'era brutto tempo e non potevo uscire passavo ore e ore a leggere, qualsiasi cosa, prendevo un libro dall'enorme libreria dei miei zii e iniziavo a divorarlo. 
Presi il mio libro preferito dalla libreria, mi sedetti vicino a mia zia e iniziai a leggere.
<< Avrai letto quel libro 20 volte come minimo... >> mi disse lei che aveva smesso di leggere e che ora mi stava guardando.
<< Si, è il mio preferito! >> le risposi io.
<< Sai, anche a tua madre piaceva leggere, passava intere giornate con i libri in mano... forse è una cosa di famiglia >> 
Chiuse il libro, lo ripose nella libreria e tornò a sedersi vicino a me.
<< Sicuramente lo è, ricordo che li, nella mia vecchia casa c'è una libreria grandissima in cui lei passava moltissimo tempo... almeno ho un buon motivo per tornare li! >> sorrisi pensando a tutti quei libri
<< Oh si mi ricordo, è quasi il triplo rispetto a questa qui >>
Mi alzai per imitare mia zia e riporre il libro ma lei mi interruppe:
<< Mia cara, prendilo e portalo con te, voglio che tu abbia un ricordo di questa casa, e poi ti piace così tanto! Voglio che lo tenga tu >>
La zia stava per iniziare a piangere, si vedeva dai suoi occhi lucidi e riuscivo a capirlo anche dalla sua voce spezzata. La ringraziai e anche i miei occhi diventarono lucidi, la abbracciai e lei mi strinse forte a se, proprio come una mamma stringerebbe il figlioletto.
Andai ad abbracciare anche mio zio che aveva abbassato il giornale per guardarci; lo zio Leopold aveva l'aspetto di una persona severa e dura, ma in realtà era un romanticone e con me era sempre stato dolcissimo. Insomma, Sophia era proprio fortunata ad avere due genitori come loro, entrambi stravedevano per lei e facevano di tutto per renderla felice.
Come avrei voluto anche io avere una famiglia come la loro, invidiavo Sophia sotto questo punto di vista, ovviamente non in senso negativo, ero felice per lei, si meritava due genitori come i suoi.
<< Signora il pranzo è pronto, potete andare a tavola. La signorina Sophia è stata già avvisata e sta scendendo proprio adesso >> disse Claire.
Ci alzammo tutti e andammo in sala da pranzo; mi accomodai e sul tavolo c'erano quattro piatti pieni di zuppa, evidentemente Lola era riuscita a recuperarla. Sorrisi al pensiero di Lola che correva per cercare di salvare una zuppa quasi bruciata.
Era buona, forse non era la zuppa ad essersi bruciata, o forse era talmente bruciata che Lola aveva dovuto rifarla da capo...
Il pranzo trascorse tranquillo, avevamo finito di mangiare ma eravamo rimasti seduti a chiacchierare del più e del meno quando sentimmo un rumore da fuori.
Era il rumore degli zoccoli dei cavalli. Era arrivata, la carrozza di mio padre, il duca di Hidewood, era appena arrivata.





Saaaaalve sono Elisa e questa è la prima storia che scrivo quindi non so cosa possa esser venuto fiuori dalla mia mente insana.
Perdonate i miei errori ma, come ho già detto, non ho mai scritto niente prima quindi diciamo che non sono molto pratica.
Ringrazio chiunque legga questo capitolo sia volontariamente che per sbaglio e chiunque deciderà di leggere tutta la storia, sperando che riesca ad arrivare alla fine ancora viva hahahah
Sono nuova come autrice quindi critiche e consigli sono benvoluti. Mi farebbe molto piacere leggere recensioni in cui mi dite cosa ne pensate e cosa vi piace o no, sempre per cercare di migliorare. La storia non è ancora finita quindi magari qualche vostro consiglio o idea potrebbe aiutarmi a integrarla o a modificarla.
Grazie a tutti in anticipo!

 
  
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