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Autore: BarbraGleekPotter    08/11/2016    2 recensioni
"Rifuggiva la luce del sole per l'orrore che provava al solo vedersi riflesso in una pozza d'acqua e per la paura della reazione della gente che avrebbe potuto incrociare il suo cammino. Non che ci fosse la possibilità che lo andassero a raccontare ad altri, in ogni caso, vista la sua costante fame."
Il racconto non è mio, è stato scritto da mia madre, una fan sfegatata di Stephen King che purtroppo non vuole farsi un account tutto suo! Incoraggiatela con i vostri commenti :)
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'essere gigantesco rientrava barcollando verso il bosco all'alba di quel nebbioso venerdì di novembre, devastando il sottobosco, travolgendo le staccionate e i fili per stendere che ostacolavano il suo cammino e lasciando una spessa scia di sangue e distruzione dietro di sé.
Gli abitanti di quelle solitarie abitazioni alla periferia del piccolo borgo avrebbero avuto un inquietante risveglio.

Il mostro camminava stancamente, appesantito dal grosso sacco gocciolante che portava sopra una spalla.
Si addentrò nel bosco per quasi un'ora e trovò rifugio nell'umido anfratto che in quei giorni gli faceva da tana. Attizzò le braci che non si erano spente e quella debole fiamma schiarì e riscaldò un po' quella squallida dimora. Posò il pesante fardello e avidamente lo aprì...

Aveva passato le ore precedenti acquattato ad osservare da lontano i paesani che festeggiavano la notte delle zucche, avvicinandosi un po' solo all'arrivo delle ore piccole, quando la maggior parte di loro era ormai andata a letto e i pochi rimasti erano troppo ubriachi per far caso all'enorme ombra che le fiammelle proiettavano dietro di lui. 

La luna piena rischiarava la scena ben più delle zucche illuminate, in ogni caso i suoi occhi erano abituati al buio anche a causa del tipo di vita che aveva tenuto negli ultimi mesi, quelli successivi alla trasformazione.
Rifuggiva la luce del sole per l'orrore che provava al solo vedersi riflesso in una pozza d'acqua e per la paura della reazione della gente che avrebbe potuto incrociare il suo cammino. Non che ci fosse la possibilità che lo andassero a raccontare ad altri, in ogni caso, vista la sua costante fame.

Quel poco di umano che restava di lui trovava raccapricciante ciò che era diventato e ricordava con rimpianto la vita prima del contagio, e ancora si malediceva per la sconsideratezza che l'aveva portato ad accettare – e perdere – quella assurda scommessa, ed in seguito a trascorrere una notte intera in quello strano cimitero abbandonato, nascosto fra le tombe semidistrutte.
Il ricordo dell'atmosfera macabra in cui si era ritrovato quando aveva sentito la macchina dei suoi amici allontanarsi, il disagio di quegli attimi, la sensazione degli occhi che lo seguivano ovunque andasse, le parole portate dal vento nascoste dietro ogni fruscio e dietro ogni verso animalesco, i brividi e la consapevolezza di non essere solo lo assalivano ancora a distanza di tempo ogni volta che provava a dormire.

E come dimenticare quello che era successo dopo?

Le creature che sbucavano dal niente e che lo circondavano fameliche e ammarcite dagli anni trascorsi sotto terra?
Solo per un miracolo era riuscito a fuggire, tremante e sanguinante ma vivo, sempre che fosse vita quella che gli era rimasta. Si era fermato a riprendere fiato al limitare della città, ma ben presto si era reso conto di non poter tornare fra i vivi perché era diventato qualcosa di molto diverso da quello che era stato soltanto quella mattina al risveglio.

La fame che provava era diversa da ogni appetito che avesse provato fino a quel giorno, e i due fili di bava che gli rigavano i lati della bocca ne erano la prova.
Doveva trovare al più presto qualcosa da mettere sotto i denti, denti diventati enormi e sporgenti, gli sembrava, e doveva essere qualcosa di vivo e grondante! Aveva cercato di saziarsi mangiando la prima cosa che aveva visto muoversi – un gatto randagio – e si era accorto subito dell'agilità e della forza che la trasformazione gli aveva portato in dote.

E con il tempo si era reso conto che i cambiamenti non finivano lì...

Gli era rimasta un'anima da uomo però, che gli impediva quasi sempre di saziarsi di carne umana e di dissetarsi con il sangue dei suoi simili... ma lo erano ancora suoi simili?
Questo almeno era quello che era successo fino alla notte scorsa. Ma la bramosia che si era impossessata di lui alla sola vista di quel piccolo gruppo di ubriachi barcollanti ed inermi, quella non l'avrebbe mai potuta dimenticare.
La fame, la sete e quell'odore delizioso gli avevano fatto perdere la testa.

A tutto questo pensava mentre si approssimava l'ora del suo prossimo pasto...
   
 
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