Film > Les Misérables
Ricorda la storia  |       
Autore: _Rael_89    08/11/2016    0 recensioni
Rosso: come la sua giacca preferita, il porpora della sua nobiltà, il sangue dei rivoltosi.
Nero: come i suoi capelli, il carbone della sua miseria, il futuro che l’attendeva.
Éponine Thénardier era totalmente l’opposto di Monsieur Enjolras.
E se si fosse innamorata di lui invece di Marius Pontmercy… sarebbe riuscita a salvarlo?
In questa storia vedremo quel se diventare realtà.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Enjolras, Eponine, Gavroche, Marius Pontmercy, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
LesMis –Red and Black
#Look Down


Parigi, 1832.
Il sole splendeva fiaccamente sulla capitale francese, il vero cuore pulsante dell’Europa: un luogo unico al mondo, dove il Bonapartista convive con il Repubblicano, l’aristocratico con il plebeo, il Clero indebolito combatte per non essere succube dell’Esercito. La città dai due volti, l’Oro della ricchezza e il Nero della miseria che vanno a braccetto.
Mai come quella mattina di primavera, a Place Saint-Michel. Un colorito gruppo di parigini (i miserabili della città) si erano riuniti sotto le finestre del Generale Lamarque (l’uomo del popolo) rapiti dalle parole dei giovani studenti che si agitavano su un palchetto posto di fronte al candido palazzo.
Anche lei si trovava in quella piazza. Éponine Thénardier non aveva ideali, era una creatura senza Dio; non era lì di certo per Lamarque, e nemmeno perché credeva nell’effimera illusione della Repubblica: non si sarebbe mai messa in mezzo a quella folla di disperati di sua iniziativa.
Éponine non era come Gavroche. Infatti, si era messa in mezzo a quella folla di disperati proprio per lui, per ritrovare il fratellino e riportarlo a casa, lontano dalle chiacchiere dei giovani monsieur che giocavano alla Rivoluzione.
Eppure, da quando era arrivata, non riusciva a staccare gli occhi di dosso da quel ragazzo.
Era in piedi su quel palchetto, di fronte a tutta quella gente, una pila di manifesti nella sinistra e un pugno sollevato in aria. Un viso perfetto, un’aura dorata che infiammava i suoi capelli. La giacca cremisi che indossava marcava i suoi ampi gesti, era talmente elegante da sembrare un attore dell’Opera, la sua voce era così profonda da assomigliare a una canzone. Sembrava impalpabile, così distante da tutti, eppure sapeva essere confortante, dirompente, abile nell’accendere un barlume di speranza.
E lo era davvero, tanto da oscurare il compagno accanto a lui, tanto da costringere perfino una come lei a fermarsi, ascoltare, riflettere. L’effetto era devastante: già si sentiva il profumo di una rivoluzione.
Lamarque non era ancora morto, eppure già aveva un erede.
A charming young man capable of being terrible.
Where are the leaders of the land?
Where is the king who run this show?

Viva il generale Lamarque! Viva la Francia! Era il coro intonato dai miserabili di Parigi. In un attimo, i riflettori si spensero su quel palcoscenico, i due protagonisti scesero in fretta per non venire riconosciuti, tutti si dispersero tra i vicoli di Place Saint-Michel: l’arrivo della Guardia Nazionale pose fine a quel piccolo comizio.
-Ci vediamo domani al Café!-
-Portate i vostri amici!-
I giovani si raccomandarono con il loro pubblico, tra strette di mano, sorrisi, pacche sulle spalle.
Éponine si fece largo tra la folla, completamente atterrita, cercandolo disperatamente con gli occhi, chiamandolo con tutte le sue forze, spintonando chiunque si mettesse sulla sua strada. Non era facile trovare qualcuno lì, in mezzo a quel vortice di vesti sudice e piedi scalzi. Fu un grido, un -Lasciatemi! Lasciatemi andare!- pronunciato da una voce tremendamente familiare che la costrinse a voltarsi indietro: al centro della piazza il terribile ispettore Javert, circondato da un manipolo di soldati, dava ennesima prova del suo implacabile senso di giustizia su un povero ragazzino, a malapena dodicenne, che teneva stretto per il colletto.
La ragazza lanciò un grido disperato. -Gavroche!!!- pianse. -Lasciate andare mio fratello!!- Éponine fece uno scatto, ma una voce tuonò dall’altra parte della piazza.
-Ispettore Javert!-
Tutti si fermarono, tutti ammutolirono. La folla si ritrasse per lasciar passare il loro leader, il giovane dai capelli biondi e la giacca rossa. Si fermò proprio di fronte Javert, a testa alta, senza abbassare lo sguardo.
-Con quale accusa vi apprestate ad arrestare quel povero ragazzo?-
L’ispettore lo fissò con aria di sufficienza. -Questa canaglia è stata sorpresa mentre rubava dalla cassa di un locale. Siamo sulle sue tracce da questa mattina, ma finalmente siamo riusciti a prenderlo.-
-Non è vero! Non sono stato io!- era tutto quel che gridava il ragazzino, cercando di divincolarsi.
 -Credo anch’io che ci sia stato uno scambio di persona, ispettore.- spiegò, mantenendo la calma. -Posso confermarvi che Gavroche è con me dallo spuntare del sole. Ho molti testimoni a riguardo. -
-Non c’è stato nessuno scambio di persona!- Javert divenne ancora più torvo. -Non potete provare che voi foste con lui da questa mattina.-
-Così come voi non potete provare che sia lo stesso ladruncolo che stavate inseguendo. Non sapete che Parigi è piena di ragazzini biondi come lui?-
Il sorrisetto di quell’idiota in giacca rossa gli diede sui nervi; ma aveva le mani legate. Javert lasciò andare il piccolo ladro, spintonandolo con forza.
-Solo per questa volta, monsieur.- gli promise, fissandolo severamente negli occhi, prima di andarsene. L’uscita dell’ispettore fu accompagnata da un coro di mormorii di approvazione, che cessò non appena Javert lanciò loro una delle sue terribili occhiatacce: lo spettacolo era finito. In un attimo, ognuno tornò ad occuparsi dei propri affari.
Gavroche rivolse ai soldati una smorfia di sdegno mentre si sistemava la logora giacca, quasi come se gliela avessero sgualcita: un gesto inutile visto che la sorella lo cinse in un serrato abbraccio, costringendolo a divincolarsi imbarazzato dalla sua presa. Éponine si alzò, cercando il giovane salvatore da ringraziare; riconobbe anche da lontano la sua folta chioma di riccioli dorati: si era riunito al suo accompagnatore, come se nulla fosse successo.
Velocemente, si rialzò e cercò di raggiungere il gruppetto con uno scatto. -Monsieur!-
I due giovani si fermarono al suo richiamo. Il biondino la scrutò con i suoi profondi occhi azzurri, aveva uno sguardo tale da lasciarti senza fiato.
-Monsieur.- la ragazza accennò un mezzo inchino. -Il mio nome è Éponine Thénardier, sono la sorella di Gavroche. Volevo ringraziarvi per…-
-Non ce ne è alcun bisogno, non preoccuparti.- tagliò corto, riprendendo il suo cammino.
L’altro ragazzo, dai capelli castani e l’aria molto più affabile, le rivolse un sorriso. -Io sono Marius Pontmercy. Siamo a disposizione del popolo. Per qualsiasi problema, potete rivolgervi a noi. Ora, se vuoi scusarci, abbiamo degli affari urgenti da sbrigare. Buona giornata.-
Éponine rimase sorpresa da una tale cortesia nei suoi confronti, non era mai successo prima. Si girò verso il fratello.
-Gavroche, tu per caso conosci …-
-Monsieur Enjolras?- rispose distrattamente, mentre si spolverava i pantaloni. -Certo, chi non lo conosce! Ma io so anche dove trovarlo.-
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Les Misérables / Vai alla pagina dell'autore: _Rael_89