Non avrei mai pensato di dover, un giorno, lasciare quella che fu la nostra casa da quando nacquero i nostri figli.
Tutto ciò che avevamo costruito io e mio marito fin d'allora stava crollando come un castello di carte spazzato dal vento.
Con le prime manifestazioni d' influenza, tutta la mia famiglia venne ricoverata d'urgenza all'ospedale più vicino.
Guardai mio marito con gli occhi lucidi e il volto rigato dalle lacrime. Lui mi tranquillizzò, dicendo che ne saremmo usciti tutti illesi.
Mio figlio Edward giaceva supino sul letto accanto a me. La febbre alta lo costringeva a contrarre il viso in una smorfia di dolore.
Ricordai il giorno precedente, lui che giocava felice insieme alla sorella, Hayden.
Hayden, lei che ogni giorno continuava a inseguire i suoi ideali, i suoi sogni e le sue passioni, ora lottava per la vita.
I singhiozzi non cessavano: ogni pensiero, ogni ricordo mi costringeva ad arrendermi e far diventare, in tal modo, le lacrime padrone assolute dei miei occhi.
"Presto, un medico!"
Delle persone urlarono qualcosa di incomprensibile, quasi come un grido d'aiuto, e all'improvviso il via vai di gente si fece più intensa, arrivarono infermiere con siringhe, bacinelle colme di ghiaccio e medicine che, molto
probabilmente, non avrebbero migliorato lo stato delle persone.
In poco tempo, mi accorsi che si avvicinivano a noi Masen. Chi sarebbe stata la prossima vittima?