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Autore: Shora    08/11/2016    1 recensioni
Incubi. Ricordi. Assumo sfumature diverse nella notte. Mike è tormentato dal rimorso da tre anni ormai e la paura di aver sbagliato tutto ed essere nel torto lo sta soffocando.
Esatto! Sono tornata con Eveline e Mike! Vi sono mancata? Voi e i MRR sì, perciò vi presento questa one-shot, di nuovo in onore dei vecchi tempi. Spero vi piaccia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orfani del destino:

Mike era davanti alle macerie di quella casa infernale, era uscito per miracolo. Eveline dietro di lui, respirava affannosamente per la corsa. Erano sfuggiti alla morte per caso, ma a quale prezzo…
-Amyyy!- gridò il ragazzo con tutto il fiato che aveva in gola.
-Non è possibile! Amy non può essere morta!- fece per correre verso la montagna di detriti, ma sua sorella lo fermò prontamente.
-No Mike… non serve.- disse abbracciandolo da dietro. Poi, tutto intorno a lui, divenne buio. Un’oscurità quasi tangibile e densa lo abbracciava.  Il silenzio era totale, la vista nulla. L’unica cosa che continuava a sentire erano le braccia di sua sorella attorno al suo corpo. Pian piano, però, gli sembrò cominciassero a diventare fredde come… la morte. Una ciocca di capelli rossi gli scivolò davanti al viso. Mike la fissò terrorizzato per qualche secondo, seguendo con gli occhi quel suo lugubre dondolio. Nel panico, si liberò dalle braccia che lo tenevano stretto e si voltò in fretta. Il buio lo avvolgeva, ricopriva tutto in torno a lui e l’unica presenza in quel luogo cupo era un figura evanescente dai lunghi capelli rossi e gli occhi blu. Amy.
-Perché?- gli domandò quella, con voce lamentosa e spettrale. Lontana e fredda. Il respiro di uno spettro. Mike non capiva e scosse la testa, sconvolto.
-Perché lei e non me?- Il ragazzo provò a indietreggiare, ma si ritrovò bloccato. Il buoi lo stava trattenendo.
-Io che ti ho sempre amato!- si avvicinò a lui.
-Come hai potuto lasciarmi morire! Sei un mostro!- Singhiozzò a pochi centimetri dal suo viso.
-Ti sbagli! Io…- provò a dire il moro, ma Amy emise un urlo raccapricciante e si portò le mani sulle orecchie. 
-Mostro! Mostro!- continuò a gridare.
-No!- fece Mike. –Ti prego ascolta!- ma Amy cominciava a svanire, lasciandolo da solo nel buio. Nelle tenebre del suo cuore.
-Amy, no!- ma della ragazza non erano rimasti altro che frammenti di luce. Amy era scomparsa di nuovo, lasciando la sua condanna volteggiare nell’aria piatta fino a che non cominciò a bruciare come un fuoco vivo nel petto di Mike.
-Amyyyyy!- gridò.

Mike aprì gli occhi di scatto, mentre si sedeva sul suo letto all’accademia. Il sudore gli scivolava copiosamente lungo le tempie e il respiro corto e affannoso faceva sobbalzare il suo petto come se fosse un vecchio motore a scoppio. Trattenendo una grido si prese la testa tra le mani. Stava impazzendo. Quel sogno lo tormentava da tre anni ormai e, anche se era davvero molto tempo, la sua venuta continuava a terrorizzarlo. Chiuse gli occhi, piegato su se stesso. Il cuore martellava velocissimo nel suo petto, minacciando di rompere la cassa toracica. Con un movimento veloce e fluido scese dal letto e senza far rumore si diresse sul tetto dell’accademia dei Machine Robo Rescue. Il leggero venticello di quella fresca notte di marzo gli diede un leggero sollievo. Ma il fastidio c’era ancora. Annidato nel suo petto gli faceva sembrare tutto così irreale, quasi come si stesse muovendo in un sogno. Ma era sveglio! Di questo era assolutamente certo. Si sedette con un sospiro e cominciò a fissare il cielo e a contare le stelle. Era una cosa che gli aveva insegnato suo padre. Quando faceva un brutto sogno lo faceva sempre, come gli aveva insegnato lui. Cominciava a sentirsi più tranquillo, quando sentì cigolare la porticina delle scale dietro di lui. Si voltò velocemente e vide una sagoma chiudere piano la porta per fare meno rumore. Poi la riconobbe. Quei suoi bei riccioli neri, i suoi occhi verdi. Eveline non lo aveva ancora notato. Lei alzò lo sguardo dal pavimento cementato e allora lo scorse. Si bloccò sul posto e poi gli sorrise timidamente.
-Scusa.- disse. Lui scosse la testa. 
-Vieni.- disse solo. Lei si sedette accanto al fratello e si mise a fissare il cielo. Mike la fissò. Fece scorrere lo sguardo sul suo profilo fino a soffermarsi sulle labbra e a quello che, mute, stavano pronunciando: uno, due, tre, quattro, cinque… Stava contando.
-Stai…- cominciò a dire. Eveline spostò gli occhi smeraldini sul fratello.
-Sto contando le stelle. Quando ho un incubo lo faccio sempre. Da quando posso ricordare. Non so che me lo abbia insegnato, ma…-
-Papà.- la interruppe Mike. –Ce lo ha insegnato papà quando eravamo piccoli…- il ragazzo sorrise amaramente al ricordo. La mora emise una piccola risatina triste.
-Non me lo ricordo…- ammise. Cadde un leggero silenzio. 
-Eveline.- la chiamò Mike. Lei si voltò verso di lui. -Io… non sono un mostro, vero?- domandò piano. La ragazza notò le lacrime formarsi agli angoli dei suoi occhi.
-Non lo pensare nemmeno.- rispose con impeto.
-Ma… se Amy è morta è solo per colpa mia!- singhiozzò fuori. La mora lo abbracciò.
-No Mike, se Amy è morta è solo per colpa di quel pazzo furiosa di Hazard. Tu non centri nulla.- Mike si aggrappò alla maglietta del pigiama che aveva sua sorella, mentre piangeva, sconquassato dai singhiozzi. Eveline gli accarezzava la testa con fare materno. 
-Non doveva succedere a lei! Lei non centrava nulla!- continuava a ripetere suo fratello.
-Lo so…- disse piano Eveline. Con gli occhi chiusi stava rivivendo la giornata di orami tre anni fa. Il tremore della casa, la paura di non farcela, la colpa per essere sopravvissuti. Il suono di un destino che si spezzava. Amy che si sacrificava per loro. Ingoiò le lacrime che stavano affiorando, non era il suo momento di piangere. Toccava a Mike, che portava tutto dentro, liberarsi finalmente da quel peso. Strinse suo fratello più forte.
-Mike, qualsiasi cosa tu abbia sognato, non è reale. Non è vera! Tu non sei un mostro. Sei una persona che è semplicemente sopravvissuta.- perché orami lo aveva capito, Mike era lassù per un incubo. Il solco profondo nei loro spiriti, in ricordo quella giornata malefica, bruciava ancora. Quando il pianto di suo fratello si fu calmato, Eveline lo prese per spalle e piantò i suoi occhi in quelli di Mike.
-È tutto a posto. Amy sarebbe fiera di te. Ti amava e per questo ti ha salvato. Non ti avrebbe mai classificato come mostro.- si abbracciarono di nuovo, riscaldandosi con i loro corpi. I due gemelli, le due facce diverse della stessa medaglia, le due anime che ne formavano una sola. Niente avrebbe potuto abbatterli, niente avrebbe potuto dividerli. Superstiti di una strage, orfani del destino, avrebbero superato anche questa tempesta.

  
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