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Autore: Alys93    09/11/2016    5 recensioni
Mentre mi esaurivo nel cercare un sequel per "Al di là del Pozzo" mi è sorta spontanea una domanda. Come sarà stata la vita di Masaru e Fumiyo, prima della nascita dell'esuberante Kaori e di tutte le avventure che sono seguite? Automaticamente, ho preso il portatile ed ho iniziato a scrivere e... beh, questo è risultato. Spero che possa piacervi e che questa FanFiction possa aiutarvi a conoscere meglio questi due personaggi che sono rimasti un po' in ombra nella precedente storia, attraverso la loro infanzia ed adolescenza.
P.S. Oltre i due protagonisti, compariranno altri personaggi a loro legati, che, in qualche caso, si re-incontrano anche in "Al di là del pozzo". Inoltre, una volta tanto, nelle mie storie, i personaggi parlano in prima persona. Spero che vi piacerà
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il pozzo'
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Salve a tutti, ragazzi. Mi dispiace di essere in ritardo rispetto alla tabella che ero riuscita a rispettare fin'ora, ma spero che apprezzerete i miei sforzi. Vi ho lasciati in una situazione un po' di stallo, con le profetiche parole di Nazuna, ma.. cosa accadrà ora? Come si muoveranno i nostri lupetti ora che la speranza di rivedere il loro mondo è tornata ad ardere? Lo saprete solo leggendo ^-^
Prima però, vorrei rivolgere un caloroso grazie a chi ha la costante pazienza di leggere i nuovi capitoli e, ancora di più, chi mi dedica parte del suo tempo per lasciarmi due righe. Quindi, grazie a
_Cramisi_, LittleDreamer90 e Alrthas_95 che mi seguono con una costanza ammirevole, nonché ad Aya Natsume e Valen33tina, nuove voci che mi hanno dato un sprone in più per continuare quest'avventura. Grazie a tutti, davvero.

 

Capitolo 22: Esplosione

Pov Fumiyo
Con un sobbalzo, scatto a sedere sul letto, il cuore che mi martella nel petto a un ritmo forsennato.
Mi ci vuole qualche istante per rendermi conto che sono nuovamente nella stanza assegnataci da Nagato, ma fatico a riprendere il controllo dei miei pensieri.
Ancora non riesco a credere a quanto mi è successo. Mia nonna mi è apparsa in sogno.. dopo così tanto tempo.
E mi ha dato una nuova speranza per il  futuro.
Nonostante le sue parole mi risuonino come un'eco nella testa, faccio fatica a crederlo.
Potrò davvero sperare? La ferita che ho nel cuore smetterà di farmi male, prima o poi?
Sono così scossa che solo in un secondo momento mi accorgo di non essere sola nella stanza e quasi salto dal letto quando un braccio mi circonda la vita "Ehi, sei più tesa di un arco, Fumiyo. Cosa ti è successo?".
Con ancora il respiro ansante, mi volto verso Masaru e un sorriso incredulo m'illumina il volto mentre lo stringo con forza.
Non riesco a parlare neanche volendo, tale è l'emozione che mi chiude la gola, ma so di dovergli dare una risposta.
Merita di condividere questa gioia, la speranza che rivedremo la nostra casa, i nostri amici…
Le sue mani mi percorrono teneramente la schiena, aiutandomi a ritrovare il controllo di me, ma la tranquillità che vuole infondermi non dura che un attimo.
Lo sento irrigidirsi impercettibilmente, colto di sorpresa dal mio bacio, ma sono troppo felice per trattenermi.
E averlo al mio fianco, essere avvolta dal suo abbraccio solido e protettivo non fa che risvegliare in me il desiderio di condividere ogni cosa con lui, a partire dalle notizie che ho appena avuto.
"Mia nonna" sussurro di colpo, allontanandomi quanto basta per incrociare il suo sguardo "Mia nonna mi è apparsa in sogno, Masaru".
Sgrana gli occhi, sorpreso e speranzoso al tempo stesso "Cosa ti ha detto, Fumiyo? Riaprirà il varco? Torneremo alla nostra casa, al nostro mondo?!".
Sono costretta a zittirlo con un bacio per interrompere quella sequela di domande e sorrido contro le sue labbra quando mi stringe con forza, trasmettendomi tutta la sua gioia.
"Sì, riaprirà il varco" confermo "Ma dovremo aspettare il momento giusto. È stata abbastanza enigmatica, a dire il vero".
Con un sospiro, mi accoccolo contro il suo petto "Ci ha portato qui per proteggerci, Masaru. E sai.. ti approva. Credo che tu le piaccia molto".
Una bassa risata gli fa vibrare il petto mentre si china per baciarmi le guance e il collo "Ne sono lieto. E sono ancora più felice di sapere che potremo tornare a casa, anche se non subito".
"Devi ammettere che ci stiamo adattando bene" gli faccio notare, un sorriso orgoglioso a curvarmi le labbra "Immagina come tutto questo potrà tornarci utile. Quando saremo di nuovo nel nostro mondo. Nessuno potrà tenerci testa".
Una scintilla compiaciuta brilla negli occhi scuri di Masaru mentre mi spinge sul letto, sovrastandomi con il suo corpo da guerriero.
"Ma io adoro quando tu mi tieni testa, piccola" sussurra, il volto a un soffio dal mio.
Non serve certo un indovino per capire a cosa stia pensando e un lento sorriso mi aleggia sulle labbra mentre gli passo le braccia attorno al collo "Meglio così, Masi-chan, perché non sono una che cede facilmente. Dovresti saperlo".
Dandomi una spinta con il busto, ribalto le posizioni e inizio a mordicchiargli la curva del mento, consapevole di avere a disposizione ben poco tempo per mantenere il controllo.
Masaru non è il tipo da cedere le redini della situazione tanto facilmente, per questo intendo approfittare di ogni istante.
Sfruttando la mia forza, gli blocco le mani sul materasso, lasciando che siano le mie labbra a sfiorarlo, il mio corpo a ondeggiare sul suo in una lenta carezza. Percepisco il basso ruggito che gli vibra nel petto e un brivido mi scuote nel perdermi in quelle pozze scure.
Dopo tutto questo tempo, il suo sguardo ha ancora il potere di farmi tremare.
"Sai bene cosa succede quando mi chiami così" mi avverte, la voce bassa e minacciosa.
Per tutta risposta, gli mordo giocosamente il collo per stuzzicarlo "Sì. E sto aspettando, mio caro".
Percepisco il suo sorriso ancor prima di vederlo e non oppongo resistenza al suo assalto, anzi, mi lascio trascinare.
Ho bisogno di lui, di sentire la sua forza gentile e lasciarmi avvolgere da quell'amore incondizionato che, dopo tutti questi secoli, ancora ci unisce.
Ora che la speranza di riavere ciò che era nostro, di tornare al nostro mondo e ottenere la felicità completa si è accesa nel mio petto, ho più che mai bisogno di sentirlo vicino ed essere tutt'uno con lui.
Le mani corrono impazienti, carezzando, sfiorando, insinuandosi sotto gli abiti improvvisamente divenuti di troppo e mi sfugge un risolino quando mi ritrovo bloccata sul suo petto, le sue dita che mi percorrono la schiena in lievi carezze.
Un fremito m'increspa la pelle nuda nel percepire le punte degli artigli sfiorarmi e un'espressione bramosa mi appare in volto.
Solo quando siamo soli abbiamo la possibilità di essere noi stessi, liberi di scrollarci di dosso l'aspetto umano per assumere la nostra vera natura, e Masaru ha capito fin troppo in fretta quando adori poter sentire nuovamente la sua vera forza, ammirare il suo volto dai tratti ferini…
Un gemito si fa largo tra le mie labbra quando mi avvolge il seno nei palmi, sfiorandomi con quella dolce irruenza che è solo sua, e mi premo maggiormente contro il suo corpo caldo, desiderosa di avere di più, di perdermi con lui in quel vortice di amore e desiderio che non manca mai di sorprendermi per la sua intensità.
Lo sento trattenere bruscamente il fiato e sorrido appena nell'ondeggiare il bacino contro il suo.
Pur consapevole di giocare con il fuoco, voglio vederlo perdere il controllo, leggere il piacere diffondersi sul suo viso e accendergli gli occhi come stelle oscure, ma non posso non sussultare al suo ringhio sommesso.
Vedo le sue zanne lucenti scattare a un soffio dal mio viso prima che si avventi sul marchio che m'impose la prima notte di nozze e gli stringo i capelli tra le dita, sopraffatta dalle sensazioni che quelle avide carezze mi causano.
Un'ondata di piacere mi travolge, portandomi a inarcare la schiena e un lungo sospiro aleggia tra le nostre bocche quando Masaru mi fa sua, fondendo le nostre anime e i nostri corpi.

"Dubito che Nagato sarà felice di sapere che avremo bisogno di altre lenzuola" commento ridendo, avvolta dall'abbraccio del mio sposo.
"Lascia che ci pensi io a lui" replica sornione, togliendo la mia mano da uno degli strappi che abbiamo lasciato nel tessuto e baciandone il palmo "Sa che siamo demoni. Non pretenderà che ci amiamo come dei santi!".
Una risata divertita m'invade la gola e affondo il viso nella sua spalla, cercando di riprendere fiato "Aspettarselo da te sarebbe impossibile, mio caro, ma è anche questo che mi piace del tuo carattere. Quando vuoi qualcosa, non ti fai fermare da niente e da nessuno".
Il ghigno predatorio che gl'incurva le labbra mi strappa un brivido, ma, proprio quando le nostre labbra sono a un soffio dall'incontrarsi nuovamente, un forte bussare alla porta ci spinge ad allontanarci.
"Ma che diavolo..?", l'imprecazione di Masaru viene interrotta dalla voce di Takeshi, uno dei tirapiedi di Nagato "Ehi, voi due. Muovetevi. Il signor Yokomizo sta andando a una riunione e dovete accompagnarlo".
Brontolando peggio di un vecchio orso, il mio compagno va ad aprire a quello scocciatore e la sua espressione la dice lunga su quanto gliene importi che quell'umano lo veda con addosso solo i pantaloni che ha velocemente indossato.
Ciò che mi preoccupa è il fatto che non abbia mascherato il suo aspetto demoniaco e che le unghie ornate di artigli ticchettino minacciose sullo stipite.
"So della riunione, ma non vedo perché venirci a chiamare così presto" commenta asciutto, appoggiandosi con una spalla alla porta per impedire all'intruso di sbirciare dentro.
E dal sorriso sornione che gli vedo in volto, capisco che immagina il motivo per cui Masaru abbia i capelli in disordine e solo i pantaloni a coprirlo.
Anche se il letto è nascosto in un angolo riparato, il piccolo specchio che precede il battente mi permette di seguire la scena senza mostrarmi e mi mordo le labbra, impensierita, quando la vista degli artigli e degli occhi dal taglio più affilato tramuta il ghigno del ningen in un'espressione sconvolta.
Non fare lo stupido, Masaru. Non rivelarti così lo supplico mentalmente, ma il mio sposo sembra sordo alla mia preghiera.
Continua a fissare il tirapiedi di Nagato, parlando come se nulla lo avesse interrotto "Né perché debba disturbare tutti e due. Sono io che gli faccio da guardia, no?".
Pallido come un cencio, il ningen stringe convulsamente la pistola che porta sul fianco, ma si guarda bene dall'usarla.
Il suo capo ha avvisato fin da subito i suoi sottoposti che puntarci contro quell'arma equivarrebbe a morte certa.
"No-non lo so.. Ma vuole anche la femmina con noi" tartaglia, cercando di dimostrarsi spavaldo a dispetto di tutto e facendo un passo verso la porta per richiamarmi.
Peccato che si scontri con la mano artigliata di Masaru, che lo spinge nel corridoio senza tanti complimenti, scaraventandolo a terra come un sacco di riso.
"La mia femmina ha un nome e non ti conviene fare mosse false" sibila minaccioso "O la tua inutile testa potrebbe rotolare fino ai piedi del capo" lo avverte con voce gelida "Saremo fuori tra poco. Tu inizia a sparire".
Dopodiché, gli sbatte la porta in faccia.
 

Pov Masaru
"Avrò bisogno degli occhi acuti di entrambi in questa delicata operazione" spiega Nagato, fissando me e mia moglie con sguardo da intenditore "Non mi fido del nostro ospite e vorrei evitare inutili spargimenti di sangue. Non sarebbe vantaggioso per nessuno, dopotutto".
I suoi occhi grigi si puntano su Fumiyo, facendomi salire una gran voglia di strozzarlo, ma le sue parole rivelano intenzioni ben diverse da quelle che mi spingerebbero a cavargli gli occhi e farglieli ingoiare "La nostra bella Fumiyo resterà nell'ombra. Nessuno dovrà sospettare della sua presenza, fino a che non deciderò altrimenti. Sarà i nostri occhi e le nostre orecchie nell'oscurità".
Lei annuisce appena, flettendo le dita come sempre quando ci aspetta qualcosa di rischioso ed elettrizzante.
È un gesto che ho imparato a riconoscere fin dalle prime battaglie a cui ha partecipato.
Sarà anche dolce e amorevole, ma in lei c'è una guerriera che non esita a lanciarsi nella mischia e fare a pezzi il nemico.
Ha pur sempre sangue di demone nelle vene e quell'espressione bellicosa che le incide il viso delicato non può che ricordarmelo.
Sorrido orgoglioso, ma non rispondo alla sua occhiata divertita.
Devo ancora capire quale sarà il mio ruolo e in che modo potrei mettere fine allo scambio di affari nel minor tempo possibile, in modo da potermi dedicare ad attività ben più piacevoli.
Takeshi è stato un vero impiastro. Se non fosse per il fatto che ucciderlo mi avrebbe causato più rogne che altro, lo avrei fatto a pezzi sedutastante.
L'auto che ci sta portando verso un vecchio edificio abbandonato, dove avverrà l'incontro con un altro signore della criminalità, continua la sua corsa per le strade di Tokyo, ma sono indifferente al paesaggio che si staglia al di fuori del finestrino.
C'è elettricità nell'aria, come se qualcosa dovesse avvenire a breve, ma non so ancora dire se la sensazione sia positiva o meno.
Di certo, dovremo stare con gli occhi aperti.
Mi auguro solo che le lunghe settimane passate a imparare come muovermi in questo strano mondo risultino utili.
"Masaru, avrò bisogno di tutta la tua attenzione durante questo scambio" mi avvisa Nagato "So che l'odore dell'eroina ti infastidisce, ma vorrei accertarmi che Ueda non provi a raggirarmi con merce scadente".
Per tutta risposta, storco il naso, suscitando la sua iralità, ma il suo sguardo resta serio "Avrò bisogno di te anche per assicurarmi che non abbiano con sé pistole o altre armi. Il tuo naso sopraffino è la mia arma vincente, assieme alla tua incredibile forza".
L'espressione che ha in volto rivela quanto sia fiero di poter sfruttare le mie capacità e quelle di Fumiyo, ben più abile nel passare inosservata e ottenere informazioni. Certe volte è davvero odioso.
"Vediamo di risolvere in fretta la faccenda" borbotto cupo, le dita che battono ritmicamente sul braccio.
"Così che potrai tornare a rovinare qualche altro lenzuolo con la tua bella mogliettina?" mi stuzzica il ningen, un sorriso beffardo in volto "Mi state costando un occhio della testa con le vostre attività in camera da letto".
Al mio fianco, Fumiyo s'irrigidisce come una statua, le guance paonazze per l'imbarazzo.
Stupido umano, ma la bocca chiusa non riesci a tenerla?!
Un ringhio d'ammonimento mi risuona nella gola e lui si affretta ad alzare le mani in segno di pace, ma quel dannato sorriso non vuole svanire "Goditi la vita, amico mio. Ho imparato sulla mia pelle quanto può essere breve. O fragile".
Fatico a non mostrare quanto quelle parole mi feriscano, riportando a galla il ricordo mai sepolto del cucciolo che abbiamo perso, e mi limito a stringere la mano della mia compagna.
La sento tremare impercettibilmente e la cosa non mi piace.
Lei è ancora più sensibile di me a quella terribile vicenda, ma si sforza di non darlo a vedere.
Anche se ha affrontato momenti difficili che avrebbero spezzato chiunque altro, ha un coraggio che non smette di stupirmi.
"Allora diamoci una mossa" commento, sforzandomi di dirottare altrove il discorso "Perché ho tutte le intenzioni di farti spendere una fortuna in lenzuola, Nagato".
Lui ride appena, ma il suo sguardo diventa d'acciaio quando l'auto si ferma all'interno del vecchio edificio, praticamente solo uno scheletro di cemento e calcestruzzo che tuttavia offre una buona privacy.
Un'altra auto, simile alla nostra, si sta avvicinando a gran velocità e Fumiyo svanisce in un lampo sul soffitto, celandosi tra le ombre delle travi mai completate.
Prego che a nessuno venga in mente di guardare in alto durante le trattative.
"Occhi e orecchie ben aperti, mi raccomando" sussurra Nagato, consapevole che entrambi possiamo sentirlo.
Con la valigetta in pelle ben stretta tra le mani, si fa incontro a un altro uomo dai tratti orientali, ma dai capelli sale e pepe che contrastano con la chioma corvina del mio "capo".
Entrambi hanno un'espressione mortalmente seria e chi li segue non è da meno, me compreso.
L'elettricità sembra farsi più intensa attorno a noi e fletto istintivamente le dita, pronto a rilasciare gli artigli in caso di bisogno.
Pur consapevole di dover tenere il più possibile segreta la mia natura di demone, talvolta non esito a lasciarne intravedere qualche sprazzo per intimorire e risolvere più facilmente la questione.
Nel caso di Takeshi, per levarmelo da piedi il più in fretta possibile e fargli capire che non deve neanche azzardarsi a fare battute su Fumiyo e me.
Sta' attenta, amore. Sento qualcosa di strano nell'aria sussurro tra me, lanciando uno sguardo fulmineo al soffitto per accertarmi che lei non sia visibile tra le fitte ombre.
"Ueda, puntuale come mi auguravo", le parole di Nagato mi riscuotono di colpo e subito punto lo sguardo sull'uomo dai capelli brizzolati, che replica con un sorriso da squalo.
Anche se ho visto quella creatura marina solo sui libri, scorgerne qualcosa sul viso di un ningen è inquietante e assottiglio gli occhi, aguzzando i sensi per prevenire eventuali sorprese, ma scatto come se colpito da sferzata quando un odore particolare mi invade le narici.
E, dallo sguardo del bestione che sta dietro Ueda, capisco che la sensazione è reciproca.
Dalle labbra del tipo sfugge un ringhio che ha ben poco di umano e io tendo istintivamente i muscoli, pur mantenendo un'espressione impassibile.
Allarmati, i ningen puntano gli occhi su quello che io ho riconosciuto essere una mia vecchia conoscenza, un demone orso che porta su di sé i segni degli artigli di mio padre. E dei miei.
"Tu!" sibila incredulo "Che diamine ci fai qui? Ti credevo morto da molto tempo".
Un sorriso beffardo m'incurva le labbra, mentre Udea e Nagato fanno saettare lo sguardo dall'uno all'altro.
"Laroe, conosci quel tipo?" chiede il suo capo, fissando me e Nagato con rinnovato sospetto.
Ma anche il ningen per cui lavoro è palesemente sorpreso e vedo i suoi occhi allargarsi quando faccio un passo avanti, scrocchiando le nocche in modo eloquente.
"In effetti, sì, ci conosciamo. Anche se erano davvero molti anni che non c'incrociavamo" affermo tranquillo "Ma pare sia destino che le nostre strade debbano incontrarsi ancora una volta, Laroe".
Vedo le labbra di Nagato muoversi silenziose, formulando la parola "Demone" e io annuisco appena.
Questo ningen ha più sale in zucca di quanto sembri. Ha letto la mia espressione, il mio atteggiamento e ha tratto le sue conclusioni senza bisogno di altro che di quella piccola conferma.
So che si sta chiedendo se Ueda sia a conoscenza della natura del suo sottoposto, ma mi basta fissare il ningen più anziano per rendermi conto che non sta capendo un accidenti del discorso tra me e Laroe.
Cosa che invece non è sfuggita a Nagato; a lui è bastata un'inflessione della mia voce, il movimento delle mie dita per capire ogni cosa.
È furbo come una volpe. Non c'è da stupirsi che gestisca un impero tanto vasto.
Per tutta risposta, Laroe si passa una mano sul fianco sinistro, lì dove so esserci tre cicatrici di cui sono responsabile.
Non mi stupirei di vederlo sfiorarsi anche la schiena, dove a suo tempo mio padre ha lasciato segni ben più profondi.
Dopo un istante carico di tensione, Nagato si schiarisce la gola "Allora, siamo qui per una rimpatriata o per affari?".
"Lascio a te simili dettagli" replico, lanciandogli uno sguardo per rassicurarlo.
Non ci sono odori sospetti di armi o altro. Sembra che gli accordi siano stati rispettati, per ora.
Raddrizzando la schiena con un impeto di ridicolo orgoglio che quasi mi fa scoppiare a ridere, Ueda si fa avanti con una valigetta simile a quella di Nagato e iniziano a negoziare sul prezzo della merce.
Un altro rapido sguardo rassicura il mio "capo" che il contenuto è quello che lui desidera e i ningen non ci degnano di una seconda occhiata, mentre trattano sul denaro e la qualità della droga. Che idioti.
Si preoccupano tanto di circondarsi di uomini e armi per coprirsi le spalle, ma il loro istinto di sopravvivenza è così limitato da impedirgli di capire che il vero pericolo siamo io e il grosso demone che mi sta davanti.
"Ti avevano dato per morto secoli fa" mi dice Laroe, parlando così piano che solo orecchie demoniache potrebbero cogliere le sue parole.
È un metodo che trovo piuttosto conveniente in questa situazione.
Pur non avvicinandoci e tenendo d'occhio i ningen che ci forniscono protezione, possiamo parlare senza alcun problema.
Prego solo che la chiacchierata porti a qualcosa di utile e non a uno scontro.
"Due parole, amico mio. Pozzo mangia - ossa" rispondo flemmatico "La leggenda era vera. E ci sono secoli tra una dimensione e l'altra".
Incuriosito, il demone orso si gratta un orecchio, gli occhi scuri che non mi perdono di vista neanche per un istante "Per questo i tuoi amici ti hanno cercato in lungo e in largo senza trovarti. La notizia della tua scomparsa è arrivata persino alla mia montagna".
Sapere che la tribù mi ha cercato mi riempie il cuore di gioia e non riesco a trattenere un sorriso, seppur appena accennato "Che notizie puoi darmi di loro?".
Laroe si stringe appena nelle grosse spalle "C'è voluto un buon decennio perché la piantassero di andare su e giù come trottole in cerca di te della tua compagna. Erano diventati fastidiosi come zanzare".
Resta in silenzio per un po', facendomi fremere per saperne di più, ma per sua fortuna non sono costretto a suonargliele per farmi dare altee informazioni.
"Quando i ningen hanno iniziato a farsi più forti, all'inizio della guerra, si sono spostati. Mi pare siano saliti a nord. Parecchio a nord" mi avvisa "Li guidava quell'imbecille che era con te al nostro ultimo scontro, quello con gli occhi azzurri e la risata da idiota".
Izo? Izo ha preso il comando della tribù? Non me lo sarei mai aspettato da lui, ma ne sono felice.
Anche se sembra l'eterno cucciolo che non vuole crescere, si è sempre rivelato un valido guerriero e sa come prendere le decisioni.
Almeno so che la tribù è in buone mani.
"Mi sembri sollevato" commenta Laroe con un sorriso sarcastico "Ma mi chiedo come sia possibile che il figlio del potete Hikuro si sia abbassato a fare da balia a un ningen. Non è un compito degno del tuo onore".
"Potrei dirti lo stesso" replico asciutto "Ti dirò solo che quel ningen è più intelligente di quanto sembri e ci sta aiutando molto a capire questo mondo. Dopotutto, non abbiamo avuto modo di abituarci gradualmente come te. Siamo stati letteralmente scaraventati nel futuro".
"Parli al plurale. Significa che non sei qui da solo", i suoi occhi si puntano verso l'alto e devo attirare la sua attenzione con un basso ruggito perché non riveli la presenza di Fumiyo.
Non vorrei che Ueda e i suoi tirapiedi dessero di matto nell'accorgersi di lei.
"Sento odore di feccia" sussurra con una smorfia "Qui c'è un lurido mezzo-demone".
"Modera i termini se vuoi conservare la lingua" lo avviso, indurendo il viso in un'espressione minacciosa.
Non ho bisogno di voltarmi per sapere che Fumiyo ha momentaneamente lasciato perdere Nagato e i suoi affari per concentrarsi su di me.
Percepisco il suo respiro ben più vicino di prima, ma, anche se vorrei dirle di tornare al sicuro e non preoccuparsi, non oso muovermi.
Farla scoprire è l'ultima cosa che voglio.
"Allora è vero che hai scelto un misero ibrido come compagna" rincara Laroe, la bocca che si allarga in un ghigno poco promettente "Quanto sei caduto in basso, Masaru. Tuo padre si starà di certo rivoltando nella tomba!".
"Lascia che mio padre resti un problema mio" rispondo duro "Tu, piuttosto, bada a come parli. O potrei decidere che lasciarti altre cicatrici mi attira di più che nascondere la mia natura demoniaca".
"Da come ti guardava, immagino che il tuo capo non sappia un bel niente di te" aggiungo, dirottando il discorso per evitare che possa stuzzicarmi ulteriormente.
"Come mai collabori con i ningen? Per me si è trattata di cause di forza maggiore, ma.. credevo tu nutrissi un odio molto profondo nei loro confronti".
Laroe si lascia sfuggire un ringhio stizzito "Non ho avuto scelta. Persino la mia montagna è stata presa d'assedio. Tra ningen armati di picconi ed esplosivi, sono dovuto venire allo scoperto".
Sputa a terra in segno di disprezzo "E non c'è giorno che non rimpianga questa scelta. Ma con le loro nuove armi e il fatto che ci ritengano poco più che storielle per i loro sciocchi cuccioli, a noi demoni non sono rimaste molte alternative. Siamo stati costretti a mescolarci a loro".
Non lo biasimo. Pur non provando lo stesso odio nei confronti degli umani, è un duro colpo per un demone doversi abbassare a tanto.
Tuttavia, sono più che disposto a mettere da parte l'orgoglio, piuttosto che fare la fine di Saboru.
Mi chiedo solo se i miei compagni stiano bene, se Izo abbia saputo guidarli in un luogo sicuro.
Un movimento improvviso mi porta a voltarsi verso uno degli angoli più ombrosi della struttura e aggrotto la fronte nel vedere un ningen poggiare alcuni pacchi in punti diversi.
Da quelle scatole proviene un odore di polvere da sparo che non mi piace per niente.
"È uno dei tuoi compagni?" chiedo a Laroe, che però scuote la testa "Mai visto. Ma non mi piace per niente l'odore che viene da quelle scatole".
Se non è del suo gruppo e neanche di quello di Nagato.. allora chi è quell'umano? E cosa sta facendo? 
Con la sensazione che l'elettricità sia diventata di colpo più intensa, mi sposto verso Nagato senza dare nell'occhio, ma continuo a seguire i movimenti del ningen sconosciuto.
C'è qualcosa nel suo sguardo, una scintilla cruda che mi fa drizzare i capelli in segno di allarme.
Sta per succedere qualcosa, qualcosa di grosso.
Ignorando gli sguardi poco promettenti degli altri ningen, mi avvicino al mio "superiore", serio in volto.
"Nagato, non siamo più soli" lo avviso, indicando la figura nell'ombra con un cenno del capo "Cosa sono i cavi che sta piazzando quel tipo?".
Inizialmente seccato dalla mia interruzione, il ningen impiega un istante nel capire cosa sta per succedere e lascia cadere la valigetta con il denaro, urlando "Tutti fuori! Tradimento!".
Nello stesso istante, lo sconosciuto scatta verso una scatola provvista di un grotto bastone a T in cima e lo spinge con forza.
La mia ignoranza si rivela fatale.
Troppo tardi mi rendo conto che i fili che collegano le scatole che ho visto servono a renderle molto più pericolose, che l'odore di polvere da sparo era un segnale a cui avrei dovuto reagire molto prima.
Percepisco un click sommesso, ma è troppo tardi.
Corro verso Fumiyo ma un urlo mi rimane soffocato nella gola quando una tempesta di fiamme ci avvolge, assordandoci nel suo caos di distruzione.


Ok. lo ammetto. Un po' sono cattiva, perché mi diverto troppo a lasciare con il fiato sospeso con certi finali, però... Sappiamo come andrà a finire, no? Le avventure di Masaru e Fumiyo non sono ancora finite e penso proprio che mi divertirò non poco a scrivere il prossimo capitolo. Cosa credete succederà? Sono curiosa di sentire le vostre ipotesi. ^-^
Vorrei rubarvi ancora un momento per dirvi grazie: senza il vostro sostegno, questa storia forse non avrebbe più visto la fine. Quindi grazie di cuore a tutti voi. A presto, spero.

Vostra affezionata Alys'93  

   
 
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