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Autore: Sarah M Gloomy    09/11/2016    0 recensioni
Terzo libro della serie The Exorcist. Amabel e gli altri esorcisti hanno appena esorcizzato uno spirito di ottavo livello e, ancora spossati, sono costretti a confrontarsi con una persona che ha avuto un ruolo fondamentale nel loro passato. Johannes, o una persona che gli somiglia molto, si trova davanti a loro e sembra intenzionato a ripristinare il vecchio Ordine. Altro sta succedendo e Bel non sa a chi chiedere aiuto, perché oltre a salvare gli spiriti, la città e le persone che ama, deve salvare anche se stessa da un passato che tenta di ucciderla.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo otto esorcisti. Per un qualche motivo sconosciuto ci siamo reincarnati dopo che mia sorella,
nel 1400, tradì e rivelò il nostro ordine. Dopo secoli in cui fui creduta la vera traditrice,
sono rientrata nelle grazie della mia famiglia e l’ho aiutata a proteggere la città.
Ci siamo ritrovati e, ancora spossati dall’ultimo scontro, compare un altro fantasma
del nostro passato. Credo di essere l’unica del gruppo a vedere il fatto divertente
in cui degli esorcisti ricevono la visita di qualcuno che dovrebbe essere morto.

 
 
 
  
 
 
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          Julia sta ansimando, reggendosi il fianco. Philippe è indeciso se incamminarsi verso il nostro vecchio mentore, ma non sono l’unica ad essere perplessa. Chase allunga una mano, per fermare chiunque avesse pensato di muoversi. Di risposta, il sorriso di Johannes si fa più sincero e si incammina di qualche altro passo.
   «Se si avvicina troppo, preparatevi ad attaccare.» Replica Chase, serio.
A dir tanto mi riesco ad alzare in piedi, figuriamoci se pure mi metto ad attaccare qualcuno! L’uomo è identico al nostro mentore. Riconosco le fossette sulle guance, le rughe intorno agli occhi e quello sguardo penetrante, di una durezza infinita. Il mento volitivo e la fronte spaziosa, indice di un uomo di grande intelletto. L’unica differenza, in effetti, sono in capelli, acconciati corti, come un uomo di quest’epoca. Sì, pure i jeans e la giacca aperta da cui sbuca la camicia azzurra fa molto anti Medioevo.
   «Ho letto molto di voi.» Si ferma poco prima che noi possiamo dichiararci in pericolo e lo attacchiamo. Si ferma a due metri da Robert, ancora steso a terra. Incrocio il suo sguardo confuso quando, come me, si chiede chi sia l’uomo davanti.
Siamo otto esorcisti. Per un qualche motivo sconosciuto ci siamo reincarnati dopo che mia sorella, nel 1400, tradì e rivelò il nostro Ordine. Dopo secoli in cui fui creduta la vera traditrice, sono rientrata nelle grazie della mia famiglia e l’ho aiutata a proteggere la città. Ci siamo ritrovati e, ancora spossati dall’ultimo scontro, compare un altro fantasma del nostro passato. Credo di essere l’unica del gruppo a vedere il fatto divertente in cui degli esorcisti ricevono la visita di qualcuno che dovrebbe essere morto.
Johannes apre le mani, in segno benevolo. «Spero non mi vogliate attaccare.»
   «Stiamo valutando.»
L’uomo ride. Johannes ride? Strano. Ero sempre stata convinta che fosse incapace di qualsiasi atto umano. Di certo, io non l’avevo mai visto mangiare. «Sì, vi capisco. Io so tutto di voi ma, all’opposto, io sono quasi un nemico. Mi chiamo Marco Watson. Mi mette un po’ a disagio che abbiate tutti le mani alzate.»
Non mi sono accorta di aver alzato la mano e, specularmente, anche gli altri. Tutti pronti per il primo esorcismo. Quando si dice aver fiducia nel prossimo.
Chase è l’ultimo a ubbidire alla richiesta, avvicinandosi all’uomo che ha tutto l’aspetto di Johannes, sospettoso. «Ha detto di chiamarsi Marco Watson?»
   «Esatto. E voi dovreste essere gli esorcisti. Ho letto di voi sul diario di un mio antenato.» Con due dita scosta la giacca, mostrando un libricino che fuoriesce dal taschino. Infila, sempre con molta calma, la mano dentro la giacca ed estrae quello che, inconfondibilmente, è il vecchio diario di Johannes. Tutti noi lo abbiamo visto. Lo tirava fuori ogni volta che dovevamo fare un qualche esorcismo. Poteva vedere molto limitatamente gli spiriti, e non aveva nessun tipo di potere da esorcista. Era del tutto umano, ma non per questo meno affidabile. In quel diario c’era scritto tutto quello che si poteva sapere su di noi. E non sapevamo se quel uomo l’avrebbe usata come arma contro di noi.
   «Come ha avuto il diario?»
   «L’ho trovato in un vecchio scrittoio, appartenente alla mia famiglia da secoli. Credo che voi abbiate conosciuto un mio pro-pro …prozio, un certo Johannes.»
Warren si muove a disagio, guardando quel libricino. Un po’ tutti ci chiedevamo cosa mai potesse aver scritto Johannes su di noi. Marco intuisce il nostro sospetto. Porge il diario a Robert, il più vicino, ancora intento a capire come ci si mette a sedere. Con un gemito prende il diario, alzandosi in piedi per porgerlo a Chase. Il nostro capo è parecchio perplesso. Lo vedo sollevare le sopracciglia, accigliato, sfogliando le pagine. «Chi ha fatto questi ritratti?»
   «Non so. Quando è stato scritto il diario io dovevo ancora nascere.» Abbozza un altro sorriso. Che persona spiritosa. Noi quando abbiamo visto il libro, avevamo addirittura un altro aspetto!
I miei occhi sono concentrati in quelle pagine giallognole che Chase regge tra le mani. Sta fissando un ritratto e io guardo il mio aspetto passato. So che sono io perché il disegno è molto simile al quadro che ha nonna appeso nella sua casa. E da reminiscenze passate, so che Lartia aveva folti capelli rossi e ricci, mentre Sura lunghi ma di un biondo sporco. Sì, sono inconfondibilmente io.
Alzo lo sguardo e Chase mi sta fissando. Come fa Marco a conoscerci? Non lo so. Come fa a sapere che siamo quelle reincarnazioni? Non so neppure quello. E perché ha visto attraverso la nostra nuova forma?
Il nuovo arrivato, Marco, interviene. «Immagino che non vi fidiate di me. È del tutto plausibile. Sono un perfetto sconosciuto. Se qualcuno venisse da me con un vecchio diario …»
Chase allunga la mano, restituendo quel libricino. È troppo impulsivo, a volte. L’essersi trovato faccia a faccia con quel uomo lo rende nervoso. Lo vedo dallo sguardo irritato, dalla postura del tutto simile a quella che aveva il suo io passato, Titus, quando era costretto a eseguire un ordine. Voglio prendere il diario, vedere che cosa nasconde. Ci sono troppi misteri sepolti intorno alla nostra rinascita, troppi fantasmi da portare alla luce per gettare quel passato dalla finestra. Marco sorride amabilmente. La voce di Chase è tagliente come le nostre catene. «In verità non è il diario che ci crea problemi.»
Sbatte gli occhi. Non riesco a distogliere lo sguardo dal libricino, neppure quando l’uomo lo prende e lo nasconde dentro alla giacca. Sono legata da un filo invisibile a quei ritratti. «Ah, no?»
Warren si sposta lentamente, in modo da trovarsi alle spalle di Chase. Io mi alzo in piedi, imprecazioni libere nella testa, allungando la mano e stringendo il polso esile di Robert. Dietro di me. È l’unica cosa che penso quando faccio scudo con il mio corpo. Stupidamente, una parte della mia mente ritiene ancora che Robert sia il piccolo Oppius.
   «Come fa a sapere che conoscevamo Johannes?»
Julia corruccia la fronte, Eliza accarezza distrattamente il sacchetto di panini che stringe con una mano. Marco è tranquillo. «Capisco. Sì, non dovrei conoscervi. Però ho visto molti di quelli che il mio antenato definiva spiriti.» Si appoggia una mano al cuore, esattamente nel punto in cui tiene il diario. «Ho visto degli spiriti, in questa città, non più di un’ora fa. E … quell’essere. È stato straordinario il modo in cui lo avete …. Straordinario.»
   «Supposizioni, quindi.» Interviene Jamar, incrociando le braccia. Mi sorprendo il fatto che non sia intervenuto prima. I capelli sono arruffati dopo lo scontro, dandogli l’aria del teppista sexy che attira il gentil sesso. Il sorriso è leggermente inclinato, malvagio, gli occhi ridotti in due fessure. «In una città di milioni di abitanti, lei vede uno spirito, pure bello grosso, aspetta che l’aria si faccia meno densa … già che c’è meglio aspettare pure che qualcuno se ne sbarazzi …. E poi, come se niente fosse, viene qui, trova otto persone e deduce che possano essere esorcisti.»
   «No. Questo me lo avete appena detto voi.»
Alzo una mano, per bloccare la serie di imprecazioni che Jamar rivolterà contro. «Perché è venuto qui, allora?»
   «Come ho detto …»
   «Lei non ha detto nulla.» Lo interrompo, con voce più seria. Robert è alle mie spalle, tra me e Chase. Faccio un cenno alla testa agli altri, che si spostano senza tanto nascondere i movimenti, per avvicinarsi a Warren. «Basta giocare con le parole. Perché lei è venuto qui.»
Marco annuisce, concentrandosi su di me. Sedici anni, bassa, non particolarmente femminile, ho la certezza di avere pure un aspetto indecente. Mentre non correvo come una disperata per mezza città, mi ero impegnata a prenderle nel sedere con tutti gli spiriti che incontravo lungo il cammino. Di certo, avevamo l’aspetto meno minaccioso possibile. «Johannes ha parlato di voi. Ho sempre sospettato che ci fosse qualcos’altro in questo mondo, non prettamente visibile, quindi quando ho trovato il diario non ne sono rimasto sorpreso. Il mio antenato parlava di fantasmi, di spiriti e di Città che ne venivano dominate, della Chiesa e dell’Ordine degli Esorcisti. A quel punto, nel diario ci sono dei ritratti di questi otto esorcisti. Veniva accennato al fatto che, causa morte violenta …» Morte violenta che Johannes non ha cercato di fermare. «… questi esorcisti potessero rinascere. A tempo opportuno.»
   «Siamo europei.» Bisbiglia Chase. «E siamo rinati in America. Niente avrebbe fatto pensare che saremmo rinati qui.»
   «Come si chiama questa città?»
   «Lubris.» Sì, me la vedo proprio Julia non rispondere alle domande delle interrogazioni ma essere pronta per quelle di un perfetto sconosciuto.
Marco unisce le mani nel gesto di un applauso. O di una preghiera, visto, i nostri discorsi. «Lubris. Mai una città è stata più adatta per la vostra rinascita. Lu e Bris. L’unione del vostro essere, la complementarietà della vostra natura. Lux …» Indicò il cielo, cui un pallido sole stava facendo capolino tra le nubi. L’altra mano indicò l’asfalto. Avrei riso per la sua imitazione di Elvis Presley. No, non è il caso. «… e Tenebris.»
Ci sorride, portando le mani al petto in segno di preghiera. «Luce e tenebra. Quale migliore città per la vostra rinascita?»
   
 
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