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Autore: ___Ace    09/11/2016    3 recensioni
Appena ricevuta l’e-mail aveva stampato tutto ed era corso a cercare Trafalgar che, anche se era il suo ex e anche se si erano lasciati da pochi mesi, ancora considerava la sua persona e il suo migliore amico. Per lui quel bastardo era, e sarebbe sempre stato, importante.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Donquijote Rocinante, Eustass Kidd, Trafalgar Law | Coppie: Eustass Kidd/Trafalgar Law
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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With Me.

 

 

 

-Tragalgar! Ehi, Trafalgar!-
Law aspettò che Kidd lo raggiungesse, sfoggiando in risposta un sopracciglio inclinato, ma non ci fu nemmeno l'ombra del sorriso di scherno che sempre permeava le sue labbra. 
La cosa avrebbe dovuto mettere in allarme il rosso, ma era troppo euforico al momento per chiedersi cosa passasse nella mente del suo spostato compagno di classe e di scorribande.
Sventolò sotto al suo naso un foglio di carta stampato, sorridendo ampiamente e gonfiando il petto come un pavone borioso. -Eccolo! É il biglietto! Ora è tutto vero, partirò per Londra! Ci credi?- 
Aveva lavorato tutta la fottuta estate precedente per pagarselo e, una volta ottenuto il diploma, sarebbe partito e avrebbe viaggiato tantissimo, campando di fortuna fino a che non avrebbe trovato un luogo adatto dove stabilirsi e cominciare la sua vita, costruendosi un futuro. Magari in America, o in Messico, oppure anche la Russia. Era su di giri, ma ancora non lo aveva detto a nessuno. Appena ricevuta l’e-mail aveva stampato tutto ed era corso a cercare Trafalgar che, anche se era il suo ex e anche se si erano lasciati da pochi mesi, ancora considerava la sua persona e il suo migliore amico. Per lui quel bastardo era, e sarebbe sempre stato, importante.
-Bene.-
Ecco perché ci rimase malissimo quando Law lo liquidò con una parola e un'alzata di spalle, tornando a prestare attenzione alla strada che stava percorrendo per tornare a casa dopo l'ultima ora. Si era aspettato un minimo di entusiasmo e un sincero augurio per il futuro, invece che una smorfia fugace e pure forzata. 
D'accordo, avevano rotto e il loro rapporto ne era uscito incrinato, ma non avevano smesso di frequentarsi. Si parlavano, si vedevano, andavano ancora al cinema assieme quando usciva un film di interesse comune e lo commentavano fino a farne crollare il mito. Quando gli aveva accennato del progetto, Law si era mostrato contento, addirittura si era autoinvitato ad accompagnarlo, concordando che fosse una buona idea, ma alla fine aveva rinunciato senza un vero e valido motivo, mentre in quel momento lo ignorava e lo snobbava.
E la cosa lo mandò totalmente in bestia.
-Potresti almeno impegnarti di più nel fingere di essere contento per me.- disse acido, giusto per non farlo andare via senza avergli scoccato una frecciatina per non fargli credere di aver avuto l'ultima parola.
Law si fermò, voltò di poco la testa, quel tanto che bastava per guardarlo e mostrargli che effettivamente si, stava sorridendo in modo sincero, ma la felicità non raggiungeva la bocca e gli occhi che, ultimamente, si erano spenti.
-Sono felice per te, Eustass-ya. Hai faticato tanto e te lo meriti. Buon viaggio.-
Poi se ne andò, lasciando Kidd dietro di sé per non vedere il dolore nei suoi occhi, mentre lui tentava irrimediabilmente di non piangere. 
Doveva essere forte perché a casa non poteva mettere in ansia nessuno. Rocinante e il cancro che gli avevano diagnosticato erano più importanti di qualsiasi altra cosa, persino del suo sogno di partire dopo il diploma, dei suoi sentimenti e di Kidd stesso.
 
 
-Allora, è tutto pronto?- gli chiese Killer, svaccandosi sul divano di casa di Kidd come se fosse stato lui il proprietario.
-Certo! Parto sabato, dopo il diploma di venerdì.- annuì il rosso, affiancandolo sulla poltrona e poggiando i piedi sul tavolinetto basso.
Fu allora che Killer trovò il coraggio di fargli una domanda che gli ronzava in testa da un po', e quello era il momento più adatto a detta sua.
Quando lo avevano detto a lui ne era rimasto folgorato e, sebbene Trafalgar gli avesse sempre messo una certa inquietudine, lo riteneva uno abbastanza a posto da affidargli il suo migliore amico con problemi di personalità multipla, gli era dispiaciuto molto per l'incidente di salute di suo zio, o padre, o protettore, insomma, per Rocinante. Lo aveva visto poche volte, ma gli era sembrato un tipo simpatico, stranezze a parte, e Kidd gliene aveva sempre parlato fin troppo bene, perciò si chiedeva cosa ne pensasse di quella situazione e se non gli dispiacesse almeno un pochino, abbastanza da fargli rimandare la partenza.
-Non aspetti qualche settimana?- chiese allora il biondo, ricordando che a breve Rocinante avrebbe finito il primo ciclo di chemioterapia.
Kidd si accigliò, corrugando la fronte. Stava scherzando? Proprio quando aveva tutto pronto? Certo, gli sarebbe mancato, ma il suo migliore amico lo avrebbe raggiunto presto, come avevano stabilito.
-Perché dovrei?- domandò, sinceramente incuriosito.
La faccia di Killer si rabbuiò, dopotutto, Law era stato il suo ragazzo e lo conosceva da una vita, quindi un minimo di interesse per uno dei suoi parenti poteva averlo e non fregarsene in quel modo. Francamente, tutto quel menefreghismo non se lo aspettava da Kidd. -Beh, sai, con quello che sta passando Tragalgar pensavo che...-
-Cosa starebbe passando quello?- fece il rosso, sarcastico. Law se la stava vivendo benissimo, talmente tanto che del suo viaggio e del fatto che se ne sarebbe andato forse per sempre non gli importava più nulla a quanto pareva. 
Quando si accorse, però, della faccia sconcertata e allo stesso tempo dispiaciuta di Killer, capì che qualcosa non andava. Difatti, la risposta arrivò come una frustata.
-Non mi pare ci sia da scherzare sul cancro di Rocinante.- lo sgridò allora il biondo, quasi furente, stringendo i pugni e trapassandolo con lo sguardo, peggio di qualsiasi lama. -Non dico di rinunciare al tuo sogno, ma un minimo di tatto per lui dopotutto...-
-Roci ha un cancro?- ripeté invece il rosso, boccheggiando e guardandolo spaesato.
Killer tentennò un istante, soppesando la sua domanda e capendo che aveva frainteso il disinteresse dell'amico. 
-Tu non ne sai nulla?- domandò con più calma, iniziando a capire. 
Kidd deglutì, respirando a fondo per mantenere i nervi saldi.  -No.- fece glaciale. 
Il biondo sospirò, passandosi una mano sugli occhi. -Credevo te l'avesse detto.- mormorò tra sé e sé. 
-A te si? Da quando siete tanto amici?- sbottò Kidd sull'orlo dell'isteria.
-Calma, io l'ho saputo da Pen. È successo tre mesi fa.- si affrettò a spiegare. 
Purtroppo, però, ciò non servì a far sentire meglio Kidd. Anche se Killer l'aveva saputo per vie secondarie, si sentiva ugualmente messo da parte, ignorato, scartato, non degno di fiducia. E la cosa si sapeva da mesi, mentre a lui nessuno aveva pensato di dire nemmeno una parola! Avrebbe potuto fare qualcosa, come parlare con Rocinante, andarlo a trovare, portargli quello smalto che gli piaceva tanto e che solo lui aveva e avrebbe sostenuto Law. Gli sarebbe stato accanto, come sempre. Non lo avrebbe lasciato solo, come invece aveva fatto.
-Kidd, so a cosa stai pensando e ti prego di smetterla subito.- disse Killer, in piedi davanti a lui. -Law non l'ha fatto per escluderti.-
-No? Davvero? Eppure è andata proprio in questo modo!- urlò il rosso, furibondo, dandogli le spalle e afferrando al volo le chiavi della moto e il casco appoggiato sul tavolo del salotto.
-Fermo, fermo, fermo!- Killer si affrettò a raggiungere l’uscita prima dell'altro ragazzo, ma fu troppo lento. -Andiamo, Kidd! Non essere cocciuto e ascoltami! Law non voleva che tu...- ma una porta gli fu sbattuta in faccia e si ritrovò da solo in casa del suo migliore amico con la sensazione che tutto avesse iniziato a girare per il verso sbagliato.
-Rinunciassi al tuo sogno.- concluse, sospirando e prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans. Doveva chiamare subito Pen e dirgli di avvisare Trafalgar.
 
 
Kidd sfrecciava per le strade ad una velocità che superava di parecchi kilometri il limite consentito dalla legge, ma aveva deciso di fottersene altamente perché aveva già perso fin troppo tempo e aveva qualcuno da prendere a pugni per averlo trattato come immondizia.
Frenò sull'asfalto davanti casa di Trafalgar, lasciando dietro di sé una nuvoletta di fumo e lo stridore degli pneumatici sull'asfalto. Tolse il casco, poggiandolo malamente a terra e staccando le chiavi dal cruscotto, mollando tutto senza curarsi di mettere il bolide al sicuro, tanto in quel quartiere nessuno avrebbe osato combinare guai per timore della potente e temuta Famiglia Donquijote, dirigendosi a passo di marcia verso l'ingresso per attaccarsi infine al campanello, suonando ripetutamente.
 
 
Law sobbalzò sul divano, rendendosi conto di essersi appisolato, segno che stava davvero facendo le ore piccole quegli ultimi giorni e, sbadigliando, si diresse all'entrata, imprecando a bassa voce contro il delinquente che si era attaccato al campanello e ignorando il telefono che, sul tavolinetto, si illuminava silenzioso con l'immagine del suo amico Penguin sullo sfondo.
 
 
Il sorriso assassino con cui era apparso sulla soglia tremolò e scomparve subito dal viso di Trafalgar dopo che ebbe riconosciuto Kidd, sostituito da una smorfia che non rendeva affatto giustizia ai suoi classici ghigni malandrini che sempre gli aveva riservato, quelli che erano difficili da decifrare e non si capiva bene se volevano mandarlo a farsi fottere o se lo stessero elogiando.
-Eustass-ya.- lo salutò il moro con voce forzatamente neutra, chiudendosi la porta alle spalle e restando sul pianerottolo, -Cosa ti porta da queste parti?-
L'uscio non fece in tempo a chiudersi perché Kidd aveva prontamente infilato un piede tra la porta e lo stipite e, con una spallata brusca, era entrato senza chiedere il permesso, spingendoci dentro anche Trafalgar, allibito e velatamente contrariato.
-Prego, fa come se fossi a casa tua.- attaccò prontamente, incrociando le braccia al petto e seguendo il rosso che, come una furia, si dirigeva in salotto.
-Se vuoi anche il thè con i dolcetti non devi fare altro che chiedere.- ironizzò Law, guardandolo storto e fronteggiandolo, leggermente nervoso. Continuava a gettare occhiate in giro, controllando che le porte delle altre stanze, soprattutto quella che conduceva al piano superiore, fossero chiuse. 
Kidd, che dopo un accurato sondaggio aveva decretato che non ci fossero i suoi squinternati fratelli in casa, si era voltato a fissarlo con la rabbia che gli esplodeva nel petto. 
-Fanculo Trafalgar, sai perché sono qui.- sbottò, senza dargli il tempo di ribattere con frasi e frecciatine che lo avrebbero solo confuso. -Quando cazzo pensavi di dirmi che Rocinante ha un cancro, eh? Quando sarebbe già finito nella tomba?-
Ignorò di proposito le pupille dilatate, l'azzurro liquido delle iridi di Trafalgar che diminuiva, le labbra serrate e il pallore che gli aveva fatto scomparire il sangue dalle guance. 
-Tutti sanno che sta male e l'unico coglione che non ne era informato sono io! Bene, bel ringraziamento per i diciannove anni di vita condivisi fianco a fianco! Proprio un'alta considerazione hai di me. Se almeno l'avessi saputo prima mi sarei risparmiato il disturbo di starti dietro!-
E Law non ribatteva, non diceva nulla, nemmeno un fiato usciva dalla sua bocca, ma Kidd aveva deciso di non prestargli attenzione, nonostante lo conoscesse così bene da avere la certezza che lo stava mettendo in difficoltà, che gli stava facendo male, male come ci era stato lui quando si erano lasciati e quando aveva scoperto che gli aveva tenuto nascosta una notizia del genere.
-In questi mesi non hai mai pensato che, forse, avrei voluto sapere anche io come stava? Non ti è mai nemmeno passato per la mente che, sempre ipoteticamente, avrei voluto poterlo sapere? Davvero non lo immaginavi, Trafalgar?- 
E più lui alzava la voce, più Law, contrariamente al solito, lo lasciava fare, apparendo più piccolo rispetto a lui di quanto già non fosse. 
Ma Kidd non voleva vedere, non voleva accettare la cosa perché temeva le conseguenze. Temeva di sentirsi dare le risposte che chiedeva, perciò lo attaccava, perché in quello era bravo e riusciva a proteggersi, non dandogli il tempo di reagire.
-Tanto vale che me ne vada.- disse infine, stanco, sconfitto, incazzato come una bestia e arreso all'evidenza che, ormai, era andato tutto a puttane. -E chissenefrega di te! Per quanto mi riguarda puoi anche fare come se non esistessi. Tu, di certo, per me non esisti più!- 
Uscire da una stanza non era mai stato tanto vitale come in quella circostanza. Attorno c'era solo il silenzio, interrotto dai suoi passi affrettati verso l'uscita, seguiti poi da un singhiozzo mal trattenuto e da un 'Eustass-ya' spezzato da un sussulto più forte. 
-Aspetta!- 
E come poteva non bloccarsi all'entrata dopo la disperazione in quella richiesta che gli aveva sfondato i timpani?
Trafalgar era sulla soglia del salotto, le mani appoggiate agli stipiti per sorreggersi, l'aria stravolta e gli occhi spiritati fissi nei suoi, ma non era stato lui a pregarlo, lo conosceva troppo bene per sapere che non lo avrebbe mai fatto. 
-Per favore, aspetta.- 
E Kidd si trovò a chiedersi se si sarebbe davvero fermato ad aspettare, ma non si diede risposta perché, alle spalle di Law, Rocinante gli stava chiedendo un favore. 
 
 
Sulla veranda non faceva freddo, ma Roci teneva ugualmente una coperta sulle spalle. I capelli erano più corti, il viso più magro e scavato, gli occhi infossati e stanchi e le ossa che spuntavano dal tessuto della maglia.
-Come stai?- ebbe il coraggio di chiedere Kidd, facendo dondolare piano il dondolo. 
-Bene.- fu il sussurro dell'uomo, che contrastava con la sua immagine, icona del malessere.
Il rosso annuì, per nulla convinto.
-La chemio sta andando bene. Mi sento meglio.- continuò Roci, cercando di essere più credibile ed entusiasta, senza successo. Kidd continuava a mantenere il muso e gli occhi fissi sul legno del pavimento della veranda.
Allora l’uomo sospirò, piano, perché gli faceva male anche respirare, e parlò, a corto di fiato, senza mai interrompersi e facendo in modo che Kidd alzasse lo sguardo, stravolto, certo, ma almeno lo aveva ascoltato e guardato. 
-Non è colpa sua. Nemmeno tua. Non ci sono colpe, solo scelte. E lui ha scelto di proteggerti, come io volevo proteggere lui, anche se non ci sono riuscito.- concluse, sorridendo amareggiato. -Ma non è mai troppo tardi. Per tutto.- e si poteva riferire a molte cose, come a nessuna. 
Kidd sospirò piano, perdendosi ad osservare le occhiaie sotto gli occhi dell'uomo, così simili a quelle di Law, solo meno marcate. 
Rocinante tossì, stringendosi nelle spalle. -Mi accompagneresti dentro? Sono un po' stanco.- gli chiese.
Il ragazzo non se lo fece ripetere e quasi sollevò di peso quel corpo diventato leggero e fragile, scortandolo all'interno e trovando Trafalgar ad attenderli, fremente di impazienza e preoccupato.
Le mani del moro sostituirono subito le sue senza nemmeno guardarlo, accertandosi del benessere dello zio e sussurrandogli incoraggiamenti di dubbia moralità a bassa voce e con appena un piccolo sorriso accennato.
-Suvvia Law, sono stato fuori cinque minuti.-
-É passata più di mezz'ora, Cora-san, devi riposare adesso.- puntualizzò pazientemente il moro, accompagnando l'uomo verso le scale.
-Conosco la strada, moccioso, ci vediamo più tardi per la maratona del Signore degli Anelli.- disse Rocinante con un gesto vago della mano, come a voler indicare che ce la faceva da solo e che il giovane poteva benissimo lasciarlo fare.
Quando chiuse la porta dietro di sé, in salone rimase un silenzio di stallo, giusto il tempo di un paio di battiti cardiaci, prima che Law, mestamente e con lo sguardo più stanco del solito, lo invitasse ad andarsene.
-Sai dov'è l'uscita.- 
Ed era così freddo, così distaccato, così spezzato da far vacillare la rabbia di Kidd, rabbia che era ormai svanita e che, dentro di lui sapeva, non aveva mai avuto fondamenta salde per restare in piedi.
-Potevi dirmelo.- gli fece notare invece il rosso, anziché andarsene e facendo quello che sarebbe stato meno insidioso per tutti, ovvero chiarire. -Se me lo avessi spiegato, avrei capito. Magari avresti dovuto ripeterlo, ma alla fine io avrei capito. Avrei potuto darti una mano, accompagnarlo in ospedale, fargli compagnia. Cazzo, Trafalgar, è anche la mia di famiglia! Avrei potuto...-
La risata amara di Law fu tanto inadeguata quanto sgradevole. 
-Cosa? Cosa avresti fatto? Provato pietà? Non sarebbe accaduto nulla di tutto questo solo perché tu provavi pena per la mia situazione?-
-Avrei potuto rimandare la partenza.- lo interruppe Kidd, serio e determinato, tanto che i suoi occhi riuscirono a stupire Law e a farlo stare finalmente zitto. -E non si tratta di te, ma di Rocinante. Avremmo potuto aspettare o partire tra qualche mese, anche tra un anno.- spiegò, avvicinandosi di un passo, preso dalla foga momento. -Io avrei capito.-
Non sarebbe servito arrivare a litigare sul serio, a non parlarsi per giorni, a rinunciare ai loro sogni e progetti, a lasciarsi. Perché in quel momento Kidd aveva capito tutte le incomprensioni che c'erano state tra loro negli ultimi mesi della loro relazione, tutte le cose non dette, tutti i problemi. Trafalgar aveva preferito caricarsi ogni fardello sulle sue spalle senza chiedere aiuto a nessuno, arrivando persino a mentire a lui, a nascondergli la verità.
-Non volevo che rinunciassi a partire.- ammise alla fine il moro, provato dalla giornata, da quella brutta sorpresa che gli aveva riservato la Vita. -Ci tenevi troppo e col tempo avresti finito con l'addossarmi la colpa. Forse mi avresti persino odiato.-
-Ti ho sempre odiato. Noi ci odiamo.- precisò il rosso, non riuscendo a stare zitto e lasciandosi sfuggire quella leggerezza che strappò un sorriso a Law. Un barlume di luce in mezzo al buio. 
-Sai cosa intendo.- 
Rimasero in silenzio a guardarsi, ognuno perso nei propri pensieri, concentrati a rivivere quell'ultimo periodo e a capire i loro sentimenti. Qualcosa, prima o poi, avrebbero dovuto decidere.
Fu Kidd a parlare per primo, dopo averci riflettuto su meno di mezzo secondo e deciso ad essere impulsivo come era sempre stato.
-É passato parecchio dall'ultima volta.- mormorò, come se stesse parlando di qualcosa di importante e vitale. -Ho voglia di scoparti, Trafalgar.-
E Law cosa poteva rispondere in quel caso? Quando quel bastardo era l'unica cosa, persona, essere vivente, al quale avrebbe voluto aggrapparsi? Quasi rischiò di boccheggiare a causa della sorpresa che quella confessione gli aveva provocato. Di solito, Eustass era irruento e quello che voleva se lo prendeva senza chiedere o dare spiegazioni. In quel momento, invece, sembrava quasi chiedere il permesso e lui voleva darglielo, subito, immediatamente. Non avrebbe nemmeno dovuto chiederlo, tanto si sarebbe concesso sempre, nonostante odiasse ammetterlo anche solo a se stesso.
-Si.- si ritrovò a concordare, reprimendo la voglia di spogliarsi subito senza cerimonie. -Si, ma non qui.- 
Anche se negli occhi del rosso poteva benissimo vedersi già mezzo nudo e in ginocchio davanti a lui, non poteva rischiare che Cora-san scendesse. Era quasi certo che non l'avrebbe fatto e gli altri non sarebbero tornati prima di sera, ma non voleva rischiare. 
Si voltò, sicuro che Kidd l'avrebbe seguito, e si godette ogni attimo di quella camminata, con gli occhi dell'altro fissi sul suo sedere e i brividi lungo la schiena.
Quando la porta della taverna si chiuse alle spalle del rosso, Law temette di poter gemere anche solo per quegli occhi su di sé e quello sguardo che prometteva solo oblio e paradiso.
 
Il muro contro la schiena non era il massimo della comodità, ma sarebbe andata bene qualsiasi posizione se Kidd continuava ad entrare in lui in quel modo, decidendo da sé se tormentarlo o concedergli una tregua, prima irruento e poi quasi dolce, nonostante quell'aggettivo stonasse immensamente con la sua personalità scontrosa. 
Avrebbe voluto urlare, se per dolore, o per piacere, o per felicità, non lo sapeva nemmeno lui, ma la bocca di Kidd gli stava togliendo qualsiasi respiro, accogliendo ogni gemito soffocato e mordendogli ogni volta che poteva le labbra, mandandolo fuori di testa. Probabilmente lo faceva per ricordargli che gli stava stringendo i capelli troppo forte, ma ne era vagamente consapevole e non allentò la presa, come il rosso non smise di morderlo, affondando in lui come se fosse la cosa più importante, come se da ciò dipendesse la sua esistenza.
E per Law le cose stavano davvero in quel modo. Senza Kidd si sentiva appeso ad un filo sottile, pronto a staccarsi e non sapeva se ce l'avrebbe fatta a reggere per tutta la malattia di Cora-san. Probabilmente no, stava già andando male nell'ultimo periodo e quasi sicuramente avrebbe gettato la spugna di li a breve, ma non era quello il giorno e nemmeno il momento.
C'erano solo lui e Kidd, sfiniti, ansanti, appiccicati e con i respiri fusi, le mani che stringevano lembi di pelle e capelli, i pantaloni calati alle caviglie, quelli di Law dispersi sul pavimento e le sue gambe avvinghiate ai fianchi del rosso, la schiena a pezzi, i brividi lungo le spalle e il membro di Kidd ancora dentro di lui.
-Non nascondermi più niente d'ora in avanti.- gli disse il rosso, stringendoselo contro.
Law nascose il viso sulla sua spalla per celargli un piccolo, sincero sorriso. -Vuol dire che ci sarà ancora un noi?- lo punzecchiò.
-Vedi di non fare troppo lo spiritoso, Trafalgar.-
-Ti va di vedere il film con me e Cora-san?- gli chiese allora il moro, scostandosi per guardarlo negli occhi.
Fu allora che Kidd annuì, non sentendosi più arrabbiato e tradito, fiondandosi sulle sue labbra per baciarlo. 
-Mi va.- 
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice.
Io… niente, sto bene.
Faccio come Hansel e Gretel, semino one-shot lungo il cammino da qui a Natale, LOL, giusto per divertimento. Magari riesco anche a finire Red Fury (poker face). Mi inventerò il Tempo e tornerò ad aggiornare quello che ho lasciato indietro, I promise.
E basta, questa va così con tanto amore.
 
See ya,
Ace.
  
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