Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: rekichan    15/05/2009    5 recensioni
[Prima classificata al contest: SasuNaru-NaruSasu Il piccolo principe della boria di suni e izayoi007]
Il filo rosso segna il destino di una persona.
Quando due fili si intrecciano tra loro, il Fato ha preso la sua decisione.
Insieme per sempre.
«Lo vedi il filo rosso che lega le nostre mani, Naruto? Lo vedi? Io ho cercato di ignorarlo, ma…»
«Sasuke!»
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A Kei,

sperando che le nostre mani restino unite per sempre.

 

 

[Il filo (non) si taglia]

 

Il filo rosso segna il destino di una persona.

Quando due fili si intrecciano tra loro, il Fato ha preso la sua decisione.

Insieme per sempre.

 

«Lo vedi il filo rosso che lega le nostre mani, Naruto? Lo vedi? Io ho cercato di ignorarlo, ma…»

«Sasuke!»

 

La pioggia cade; penetra nei vestiti, nella pelle, nelle ossa.

Pioggia che scorre. Pioggia che lava.

Falso.

La pioggia si limita ad inumidire, ma non deterge nulla.

Lascia ogni macchia a macerare gli abiti; a ristagnare sul terreno.

A Naruto sembrava di essere in uno di quei film in bianco e nero; quelli un po’ sfocati che nessuno guarda più.

Immobile sul terreno. Faccia a terra. Mano protesa.

Il palmo dell’altro era così vicino. Così vicino…

E non riusciva ad afferrarlo, né a vederlo.

Le ultime ore prima di crollare erano state così rapide, così veloci…

L’arrivo di Sasuke a Konoha; gli anziani che dichiaravano lo stato d’ allarme. Lui che correva… correva per precedere tutti, perché Sasuke era il suo avversario. Il suo rivale. Era suo. E di nessun altro.

Lo aveva raggiunto; si era posto davanti a lui come difensore di Konoha.

«Non ti permetterò di distruggere il villaggio.»

Aveva affermato, baldanzoso.

Falsità. Non gli importava nulla di Konoha, adesso.

In quel momento, l’unica cosa importante era che Sasuke fosse tornato al villaggio. Perché era tornato. Non era un’illusione generata dalla sua mente. Non un genjutsu di un nemico. No. Era Sasuke. Sasuke Uchiha. Era lì, davanti a lui.

Sasuke era tornato.

Si erano squadrati a lungo. Naruto aveva lasciato vagare gli occhi sul vecchio compagno, cercando nell’attuale atteggiamento, l’ombra del bambino che era stato.
Ricercò la sfida nei suoi occhi scuri. Ricercò il nero oltre quel rosso scarlatto e maligno che impediva di leggergli dentro.

«Il rosso non porta mai nulla di buono.»

Pensò, cercando la scintilla di vita che illuminava le iridi del suo vecchio amico quando si stavano per scontrare; il sorriso di beffa sulle labbra pallide. La sua ostentata sicurezza di trionfare in qualsiasi sfida avesse proposto quell’usuratonkachi. Qualcosa. Qualsiasi cosa.
Ma era una ricerca destinata a non avere fine. Niente in lui era rimasto. Solo lo stesso vuoto che, quando finivano le missioni del giorno, si rifletteva in tutta la persona di Sasuke. Il volto tirato; distratto. Teso con il pensiero verso qualcosa che non erano loro. Che non era lui.

Quel vuoto stazionava su di loro come un mantello pesante, di lana. Ma invece di riscaldare, congelava. Opprimeva. Soffocava. Naruto aveva imparato a scuoterlo; a riporre il mantello. A scacciare dalla mente di Sasuke l’ombra di chi lo aveva condannato ad essere solo, perché un vendicatore non può avere altri legami fuori dall’oggetto della propria vendetta.

Però non era stato capace di riporlo nell’armadio. Il mantello aveva ripreso Sasuke. Lo aveva attirato nuovamente nel proprio grembo. Lo aveva catturato. Gremito. E lo aveva strappato via dal mondo, fino a diventare per lui come una seconda pelle; entrando a far parte della sua stessa natura, modificandola.

E i cambiamenti si notavano. Sasuke non era più Sasuke. Era una bambola vuota. Un involucro privo della personalità passata. Aveva il suo aspetto, ma non era lui, perché se così fosse stato avrebbe ghignato, di fronte alle sue pretese di difensore di Konoha. Lo avrebbe preso in giro; sminuito… Lo avrebbe trattato da idiota, come era solito fare. Gli avrebbe rammentato che un dobe come lui non sarebbe mai riuscito a difendere nessuno; che il suo sogno di diventare Hokage era irrealizzabile, che…

Incrociò il suo sguardo. Rosso, spiccava nel continuo alternarsi di bianco e nero che era la persona di Sasuke.

 L’ Uchiha non appariva interessato al loro incontro. Lo sguardo era vuoto - ancora più vuoto di quanto Naruto rammentasse dal loro ultimo scontro; inconsistente.

Indifferente, e forse era questo ciò che faceva più male.

Ma non era così. Sasuke era sempre stato bravo a mascherare le proprie emozioni; era abile nel camuffare ciò che provava realmente. Tanto abile, che neanche lui sapeva fino a che livello poteva arrivare con la propria bravura nella dissimulazione né era cosciente di quale ormai fosse il confine tra la realtà e la finzione.

A sua volta scrutava Naruto. Lo studiava con attenzione. Lo conosceva abbastanza bene da poter scorgere i primi segni di rabbia cieca trasfigurare il suo volto. Quella piccola contrazione della mascella; il serrare i denti… e poi l’esplosione. Di urla; di chakra…

Rabbia. Rabbia. Solo ed esclusivamente rabbia. Dove aveva nascosto il sorriso, Naruto? Non che se lo aspettasse - quel sorriso, lo aveva perso molto tempo prima – ma di solito affiorava sempre nelle iridi cerulee. Non rideva con la bocca, ma con gli occhi; con quell’azzurro cielo su cui doveva essere splendido volare libero, una volta per tutte.

Sasuke non vedeva il sorriso. E più non riusciva a scorgerlo, più fredda diventava la sua persona. Un bruciore corrosivo partiva dal centro dello stomaco, invadendo il resto del corpo; propagandosi ad ogni nervo. Il sorriso non c’era. L’azzurro non c’era e Sasuke, ancora una volta troppo concentrato su ciò che non riusciva ad ottenere, non si rendeva conto di essere stato lui a spezzare il riso sulle labbra di Naruto e a tingere i suoi occhi di rosso.

Si infuriava; pestava i piedi come un bambino piccolo che non ha ricevuto il regalo, anche se questo non gli era dovuto. Più si affacciava in lui la consapevolezza che non c’era l’azzurro, più diventava distaccato. Più lo faceva, più il sorriso scompariva dagli occhi di Naruto, in un circolo vizioso che li portava alla reciproca incomprensione.

Forse era sempre stato questo, il loro problema. Uno cercava di comprendere, l’altro si allontanava. Uno faceva un piccolo passo in avanti, l’altro indietreggiava. Sempre ad inseguirsi. Sempre a cercarsi; a giocare al gatto e al topo. Scappare. Inseguire. Fuggire. Cercare di afferrare l’evanescente; rincorrere l’impossibile e farselo sfuggire dalle mani proprio quando riesci a sfiorarlo.

Il mondo aveva perso colore. Tutto si era fatto grigio.

Dov’era l’azzurro? Dov’era il nero?

Dove erano i colori?

Perché c’era solo quel rosso agglomerante e  soffocante nelle iridi di entrambi e in quel sottile filo che legava i loro polsi, unendoli.

Si accorciava e si allungava, a seconda di quanto fossero più o meno vicine le loro mani che parevano continuamente tentare di sfiorarsi e stringersi a vicenda.

Ma non si afferravano mai. E il filo continuava a tendersi e intrecciarsi attorno ai loro corpi.

Il mondo restava grigio e, in esso, il rosso splendeva.

Negli occhi di entrambi. Attorno ai loro polsi. Intorno a loro. Circondandoli e stringendoli in una morsa di colore.

Naruto continuava a cercare il nero oltre il rosso. Senza sapere che Sasuke, a sua volta, ricercava l’azzurro oltre la coltre scarlatta.

Naruto voleva il cielo notturno. Sasuke quello del giorno.

Ognuno dei due cercava spasmodicamente la propria parte mancante. L’altra metà di sé che da sempre era drasticamente racchiusa nell’altro.

Un bisogno irrefrenabile di sentirsi completi e, allo stesso tempo, di distruggersi per evitare che quella necessità non sfociasse in ciò che ostinatamente cercavano di negare. Scaricavano le proprie pulsioni nel combattimento. In esso si allontanavano. In questo si ricercavano. L’adrenalina era l’unica sovrana. La tensione; il battito accelerato del cuore nel petto e quella gabbia toracica che sembrava pronta a scoppiare.

Toccarsi e restare distanti. Colpirsi e accarezzarsi. Ogni pugno assumeva la consistenza del bacio; il silenzio aveva il sapore della comprensione.

«Io ti capisco. – si dicevano – Io ti ho sempre capito, ma non posso

E quella negazione del verbo “potere”, sebbene mai pronunciata, continuava a gravare su di loro.

Non in questo mondo; non in questa vita. Forse… Magari… Se fosse andata diversamente…
Dubbi. Domande. Questioni cui non potevano lasciare spazio, perché quello era il loro scontro; la loro battaglia. Perché la vita li aveva divisi troppo tempo prima, senza riuscirci davvero. Ma aveva guastato tutto quello che sarebbe potuto essere, perché ormai erano troppo distanti; troppe barriere erano state costruite e avevano troppo poco tempo per abbatterle tutte.

Era questo il problema: il tempo non c’era più. L’avevano finito; consumato. Perso negli anni in cui erano stati lontani; in cui il giorno non aveva incontrato la notte e l’unico legame tra loro era stato quel filo rosso. Troppo sottile; troppo fragile per costituire un fattore di ritrovo. Eppure, aveva resistito. Era rimasto lì, allacciato a quei polsi che non volevano incontrarsi. Logorato dal tempo, dalle intemperie e dalla sofferenza, aveva continuato ad adempiere al proprio compito, sopravvivendo a tutto. Aveva atteso pazientemente, finché le strade non si erano nuovamente incrociate.

Il filo non si era mai spezzato, ma loro…

…loro sì.

I loro corpi avevano urtato il terreno, stremati.

Le braccia tese; le dita contratte alla ricerca del compagno, senza la possibilità di potersi toccare.

Troppo distanti. Ancora una volta. L’ennesima.

«Sasuke…»

Rantolò Naruto, cercando la mano dell’amico che non vedeva, ma  sentiva che c’era. Doveva esserci, perché era crollato lì, proprio accanto a lui.

Era tornato per lui.

«…ho fallito anche stavolta, vero Sasuke?»

 Naruto ebbe l’ impressione che annuisse, ma non poteva vederlo. Era troppo lontano, anche solo per uno sguardo.

Chissà se Sasuke aveva gli occhi neri, ora? Chissà se il rosso era sparito?

«Abbiamo fallito entrambi, usuratonkachi

Mormorò Sasuke, calcando sull’usuratonkachi. A Naruto parve di cogliere un sorriso fuggevole in quel epiteto. Breve; impalpabile come il vento, ma pur sempre un sorriso.

«Come al solito, teme.»

Sasuke sorrise.

Chissà se Naruto aveva gli occhi azzurri, ora? Chissà se il rosso era sparito?

Si disse che non importava. In fondo, non poteva vederlo. Era troppo distante. Troppo…

C’era qualcosa di sbagliato in tutto quello. Pensò ad un patetico scherzo del destino. Di fronte agli occhi, le immagini di Itachi; dei genitori morti; del Gruppo Sette; di Orochimaru…

Se… Forse… Ma… Ormai non si poteva cambiare più nulla.

«Peccato. – pensò Sasuke. – Peccato.»

Tese le dita. Afferrò il vuoto.

Ancora una volta, la distanza che li separava era incolmabile, supplita soltanto da quel filo rosso che ancora li legava, senza però riuscire a colmare il vuoto tra loro.

E le mani andavano ancora cercandosi.

 

N/A:

 Che dire? Questo, di tutti i contest cui ho partecipato, è stato quello che mi ha impanicata di più. E la colpa è di suni, perché dopo aver letto tutte le sue SasuNaru sono andata in crisi da IC fallimentare XD.
Quindi, posso solo che ritenermi soddisfatta del risultato.

Faccio i complimenti alle altre ragazze, che hanno contribuito ad aumentare il numero di storie SasuNaru decenti sul sito, e ringrazio le giudici per essere state così precise e puntuali nei giudizi (parola mia, ci ho messo più a leggerli che a scrivere la fic XD).

 Dunque, può essere shonen ai, come può non esserlo. La scelta al lettore. Per me, lo è, ma io ho una mente traviata in tal senso e vedo lo shonen ai e lo yaoi anche nello sformato di broccoli. Il “what if…?” e lo “spoiler” si rifanno alla distruzione di Konoha. Qui la ditta di demolizione di Pain non ha preceduto quella di Sasuke.  Ho scritto due fanfiction per questo contest, così mi sono trovata nell’indecisione su quale mandare, se quella comica, o quella tragica. Alla fine ho optato per questa  perché, a detta di Kei, è più “sentita”, ma tanto andavano bene entrambe: tanto mi sarei convinta comunque che era meglio mandavo quella rimasta nel pc XD.

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: rekichan