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Autore: Eneri_Mess    10/11/2016    3 recensioni
Prese una boccata d’aria, più simile a una sorsata; fino a un attimo prima aveva sottovalutato quel semplice meccanismo. Si era dimenticato di respirare, della pesantezza effettiva dei muscoli, dei limiti dei suoi arti.
Poi gli fu impossibile non ristabilire totalmente i contatti con il resto dei sensi, sentendo da entrambi i lati della schiena altrettanti corpi in ripresa dalla fatica. Yuri era alla sua sinistra. Victor alla sua destra.

[Questa storia partecipa all'evento "Halloween Party - Contest di Scrittura" a cura di Fanwriter.it]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Contest: Questa storia partecipa all’”Halloween Party – Edizione La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it!

Traccia: 21. Ballo di mezzanotte

Numero parole: 1920

 

 

 

 

Lo scroscio d’applausi lo risvegliò da quel momento che aveva assunto i contorni di una realtà parallela. Succedeva già da un po’ che la privazione di distrazioni diventasse il suo mondo, con la sola eccezione della musica – un mero e piacevole ritmo da seguire – e il graffiare della lama dei pattini sul ghiaccio.

Prese una boccata d’aria, più simile a una sorsata; fino a un attimo prima aveva sottovalutato quel semplice meccanismo. Si era dimenticato di respirare, della pesantezza effettiva dei muscoli, dei limiti dei suoi arti.

Poi gli fu impossibile non ristabilire totalmente i contatti con il resto dei sensi, sentendo da entrambi i lati della schiena altrettanti corpi in ripresa dalla fatica. Yuri era alla sua sinistra. Victor alla sua destra.

Fu uno scambio di sguardi dati con le code degli occhi, la sensazione che anche loro si fossero appena destati. Per l’intera esibizione erano stati forse le uniche entità, come auree, percepite da Yuuri.

« Bravo! Bravo! » gridavano dagli spalti e la magia si spezzò completamente.

 

« Yuuri ~ stasera hai scagliato davvero un incantesimo. Gli spettatori erano innamorati di te » ridacchiò leggero Victor quando rimasero soli – soli con un piccolo biondo micetto russo crollato addormentato tra di loro dopo i festeggiamenti. Centellinò il suo bicchierino di sake, saggiandolo a fior di labbra. Yuuri lo colse voltandosi in quel momento, arrossendo sia per il gesto sia per le parole.

Avevano i vestiti di scena addosso, un po’ ciancicati, ma facevano ancora la loro figura. Come quello di Yuri, immacolato e impreziosito di brillanti, studiato con diversi veli che sulle prime avevano fatto storcere la bocca all’adolescente, ma che in pista avevano reso l’idea di un fantasma leggiadro.

A Yuuri invece era toccato il ruolo della strega - « Indispensabile ad Halloween! » aveva sancito il campione in carica russo. Era bello il costume, si era trovato ad ammettere il giapponese, anche se forse lui non sarebbe stato il più adatto a indossarlo, ma Victor si era illuminato a vederglielo addosso, e tanto bastava. Nero, con una finta gonna tagliata diagonalmente che al tatto sembrava liquida, pietre preziose d’argento ad abbracciargli il collo e a diramarsi su petto e braccia in fili di ragnatela.

Per quanto la gente fosse estasiata dai due allievi, il pezzo forte era sempre il maestro. Anche in quel momento, coi capelli non più perfetti, niente più trucco e la camicia appena sbottonata, Victor rimaneva agli occhi di Yuuri meraviglioso. Un vampiro meraviglioso.

Dalla sua memoria riemersero scene, istanti, ricordi come pagine di un libro delle favole, che altro non erano se non momenti di quell’esibizione, quelli in cui Victor aveva volteggiato nel suo campo visivo, dove gli occhi rossi delle lenti a contatto lo avevano scrutato con quella che doveva essere recitazione per una storia di Halloween, ma quello sguardo era penetrato in Yuuri ammaliandolo senza soluzioni.

« … e forse non solo il pubblico » aveva concluso Victor, fissandolo col suo sguardo liquido, appena alticcio, un sorriso ormai privo di canini finti ma pieno ancora di qualcosa di ferino.

Yuuri lo ricambiò; aveva tuttavia perso il filo del discorso.

Il momento fu lungo, silenzioso, con il tepore delle bevande in circolo, degli odori di cibo rimasti nell’aria, del riscaldamento – era pur sempre il trentuno di Ottobre. Non era tardi, forse le undici, quasi mezzanotte. Il gruppo dei festeggiamenti si era spostato nel cortile, per dei fuochi d’artificio improvvisati. Fuori la neve scendeva priva di fretta, una carezza per l’animo.

« Vieni con me » mormorò Victor.

Un’altra malia.

Attento Yuuri. I vampiri hanno la capacità di affascinare le loro prede, di ammaliarle. Le spingono a fare quello che vogliono loro senza reticenze, ma anzi, innescando i desideri più intimi.

Victor stesso lo aveva messo in guardia, scherzando, ma oltre al suo sguardo lui non riusciva più ad avere spazio per altri nella propria mente.

Yuuri si chiese se fosse mai uscito dalla pista di ghiaccio quella sera.

Se in realtà non si trovasse ancora lì, a danzare con il Vampiro della storia.

 

Una storia imbastita dalle romanticherie di Minako-sensei e arricchita dalle trovate di Victor. Raccontava di una giovane donna emarginata, esiliata dal proprio villaggio perché ritenuta una Strega. Vagabonda senza meta fino alla notte di Ognissanti, nell’ora più buia rimaneva vittima di un Fantasma e di un Vampiro, metafore di un amore passato ormai perso in cui macerarsi e di un amore eterno ma destinato a privarla della vita.

Un’esibizione pensata a sequenze di duetti e singoli, con i ruoli scelti da Victor perché sì.

Non ci avevano lavorato quanto avrebbero dovuto; le cose sarebbero venute d’istinto, secondo il maggiore dei russi. La composizione musicale aveva dei ritmi interessanti, alternati tra momenti malinconici e incalzanti; il resto era una tela vuota da dipingere con l’immaginazione e le sensazioni personali.

Cosa faresti, Yuuri, se io fossi un vampiro desideroso del tuo sangue… del tuo cuore?

Un blackout.

Dopo tutto quel tempo, il moretto non riusciva ancora a stare dietro a certe avances senza capitolare miseramente. Yuri aveva ragione a sbuffare e ad apostrofarli come ripetitivi e – guardando lui in particolare – senza speranze.

I vampiri sembrano perfetti, Yuuri. Affascinanti quanto dannati, aggraziati quanto affamati del calore liquido che pulsa qui, sotto la tua pelle. Sono figli fedeli della morte e della notte, ma sono anche bestie spaventose e bramose… e tu sarai la mia vittima, Yuuri, se sceglierai il mio amore.

Yuri aveva sbuffato come il quindicenne che era, intrappolato in un dramma televisivo da ragazzine. Yuuri si era trovato d’accordo con lui, sul considerarsi patetico, ridotto a un balbettio incoerente e imbarazzato. Un dessert appetitoso per Victor, che aveva preso a volteggiargli intorno, avvicinandosi tanto da farlo quasi cadere ma senza mai sfiorarlo.

Sei tu che devi scegliere, Yuuri. Vuoi morire tra le mie braccia o rincorrere un fantasma del passato?

Il giapponese sapeva che si trattava di recitare e di ruoli. Di una finta su un palco di ghiaccio. Che nonostante le parole, le domande di Victor, queste dovevano solo servire per stimolare la sua fantasia atletica. Ma lui la scelta l’aveva fatta comunque.

 

Lo spettacolo era stato emozionante. Era andato alla grande, non solo per la presenza di Victor. I suoi allievi, nei duetti, si erano dimostrati perfetti, non avevano comunicato al pubblico i propri tentennamenti o l’impazienza.

La Strega, come da copione, dopo una sequenza iniziale in solitaria seguendo la narrazione degli eventi, aveva inseguito prima il Fantasma, volteggiando con lui ed esprimendo i propri rimorsi per averlo lasciato andare anzitempo, per non aver curato l’affetto che li aveva legati in vita.

Ma come il giapponese, anche la Strega aveva già scelto.

Yuuri si era accorto di aver ricercato ogni istante il mantello nero, la camicia avorio, il rosso degli occhi del Vampiro.

Le trasparenze bianche dei veli in cui il Fantasma piroettava avevano assunto la consistenza degli strati di nebbia, celanti la figura del succhiasangue. Un preludio verso l’inevitabile finale.

Quella che Yuuri aveva provato era un’ansia diversa dal solito, non dettata dalla riuscita della performance, ma smaniosa, gli aveva provocato una voglia che sapeva di attrazione; il senso di colpa negli ultimi passaggi del duetto col suo omonimo, quando l’aveva appena guardato, erano svaniti insieme al Fantasma.

Si era voltato e aveva rivolto la totale attenzione, il proprio cuore, al Vampiro. A Victor.

Era stato il momento in cui tutto era diventato denso e lontano. La routine prevedeva un duetto, ma Yuuri era rimasto impalato di fronte al suo coach, come se si fosse dimenticato dei passi. Sapeva cosa doveva fare, conosceva i movimenti, ma i muscoli non gli avevano risposto.

Così Victor aveva improvvisato e non c’erano state tracce di delusione sul suo viso. Ricalcando l’allenamento, si era avvicinato tanto da toccarlo, ma senza farlo, tracciando arabeschi sulla pista intorno a lui.

Forse perché lo spettacolo doveva continuare, o per il magnetismo che percepiva, ma Yuuri si era sentito vibrare e aveva iniziato a muoversi come se glielo avessero ordinato contro la sua volontà. Aveva seguito Victor perché c’era solo lui, nel suo campo visivo, nel suo presente, in quella macabra fiaba.

La Strega era stata sedotta da un amore che l’avrebbe rovinata, di un Vampiro che le avrebbe succhiato via la vita, goccia dopo goccia, bacio di sangue dopo bacio di sangue.

Yuuri aveva percepito il petto così stretto, inadatto a contenere battiti tanto assordanti che la musica era sparita e il ritmo da inseguire era diventato unicamente Victor. Fino alla fine.

 

 

« Vieni con me » ripeté il russo con la mano tesa, in piedi davanti a lui.

Credevo che i vampiri avessero le dita fredde, si ritrovò a pensare Yuuri nello stringergliela mentre camminava a pochi passi. Lontano, i fischi dei fuochi d’artificio erano abbastanza rumorosi che il giapponese si accorse a metà della porta che si chiudeva alle sue spalle.

« Victor…? »

« Nella storia eri tu a dover perdere la testa per me » lo rimproverò il russo in tono basso, in un accenno di sorriso capace di subissare di brividi caldi il più giovane. Di farlo fremere di un tepore dilagante. « Come si può credere che un vampiro possa innamorarsi? Non ha un cuore capace di battere. Non è possibile, no, Yuuri? »

Eppure il Vampiro lo baciò sul finire della domanda, prendendogli le mani e portandosele al petto, dove i pollici freddi di Yuuri toccarono la porzione di petto lasciata scoperta dalla camicia. Dove i polpastrelli registrarono l’incalzare del ritmo segregato nel costato.

Yuuri capì solo in quell’istante di non essere più sul ghiaccio. Di non essere più vittima della malia del Vampiro. Yuuri riconobbe per la prima volta dall’inizio della farsa di avere di fronte Victor, per quanto proseguisse nella recita.

Perché nei mesi l’aveva conosciuto, senza ammetterlo. Sensazioni disparate avevano percorso i suoi nervi fino al cervello, consegnandogli immagini del russo che non credeva di poter fare proprie. Non c’era solo spontanea beffa in lui, lusinghe gratuite o giochi a doppio senso. A Victor la recita non dispiaceva – e Yuuri non avrebbe potuto pensarlo senza – ma poi c’erano occhi che parlavano più delle labbra, e labbra che sorridevano di nascosto, che si si esprimevano più delle parole. Non ultima c’era la sua arte. I passi di danza anche senza pattini, le mani che arpeggiavano nell’aria, le gambe che tracciavano archi e circonferenze ricalcando invisibili percorsi perfetti, né più in qua né più in là. Non era solo bravura. Era anima.

E Yuuri era innamorato di quell’anima.

Ma in quel momento si mosse indietro, frastornato dai sensi, dall’alcool, dal sovraccarico delle percezioni, avvertendo l’aderenza del costume – quella gonna di scena improvvisamente di troppo e troppo vera – e i piedi scalzi e fasciati per le abrasioni da allenamento. Avvertì il calore dargli alla testa insieme alle dita riscaldate dal tepore di quelle del suo idolo.

Idolo che lo aveva baciato.

E solo il pensiero bastò ad abbattere qualsiasi coerenza o moto delle sue sinapsi come un domino totale. Non perse l’equilibrio solo perché un palmo di Victor rinunciò a una sua mano per sorreggerlo.

I centimetri erano pochi, il rumore dei divertimenti esterni tanto rintronati che Yuuri li confuse col pulsare del sangue nelle proprie orecchie, arrossate come il resto del proprio viso.

Un orologio, da qualche parte, suonò il cambio dell’ora. L’ora delle Streghe.

Victor non mosse gli occhi dai suoi.

« Vorrei un ultimo ballo con te prima che sorga il sole e l’incantesimo che mi hai fatto possa svanire. Un Ballo di Mezzanotte per il nostro amore, Yuuri. Me lo concedi? »

 

 

 

(◕‿◕✿)

 

Ave popolo di YOI. Approdo anche di qua con queste quattro righe per Halloween e… e questi due provocano cose. Anche se manca Yuri(o) per i miei gusti u__u Rimedierò col tempo credo. Ho appartamenti, compleanni, Hello Kitty creepy e roba forse nsfw ancora da buttare scritta.

Bando alle ciance, volevo spendere due righe sulla caratterizzazione di Victor qui sopra: ok, pare uno stronzo. Pare. Un po’ qualcosa di angst nella serie ce lo vorrei, qualche dramma, ma qua Vic continua a fare il vamPIRLO. Nulla di più. Il finale, il dopo, è un sospeso. Non è altro che una storiella u.u

BTW, mi sono divertita. E c’ho in testa questi che piroettano sullo spettacolo di Halloween ~ Il mio desiderio pressante è vederli tutti e tre in pista, gwah

See you ~

Nene

 

Pagina autore: Nefelibata ~

 

   
 
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