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Autore: Marina94    10/11/2016    0 recensioni
Dal testo:
" "Senti, facciamo così. Te lo provo. Tra due giorni. La notte di Halloween. Fatti trovare sotto casa mia."
La sfidò.
"Va benissimo, Nathaniel." Sottolineò il suo nome con un ghigno. "Ci sarò. Ma...ho anche un'altra proposta."
"Dimmi."
Kitty sorrise angelica -e, in qualche modo, anche più inquietante.- "raggiungiamo la biblioteca..."vediamo se davvero ci sono...cosa avevi detto? "Libri di Magia Oscura troppo elevata per noi"? Si, qualcosa del genere. Beh...se ci sono...perché non provi uno di quegli incantesimi? Oppure...una di queste famose Evocazioni.
Halloween è la notte perfetta, no?"
"Andata." La mano della ragazzina si tese davanti a lui. La strinse. Il patto era sigillato. "
***
Piccola OS Halloweenesca su questi due...
Questa storia partecipa al contest "Halloween Party - La Grande Zucca" a cura di Fanwriter.it! Numero parole: 3320
Prompt/Traccia: Halloween è la notte perfetta per fare un'Evocazione.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kitty Jones, Nathaniel, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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DI SCOMMESSE, EVOCAZIONI E CASE ABBANDONATE (E CONSULENTI MATRIMONIALI INUSUALI)
 


~~Questa storia partecipa al contest "Halloween Party - La Grande Zucca" a cura di Fanwriter.it!
Numero parole: 3320
Prompt/Traccia: Halloween è la notte perfetta per fare un'evocazione.

 


"È inutile Underwood, non riuscirai a convincermi con le tue storielle dell'orrore. Te la tiri sempre dannatamente troppo, scommetto che inventeresti qualsiasi cosa per provare a spaventarmi. Ma non ci riuscirai."
"E invece dovresti credermi, ragazzina. È come ti ho detto. Evitate di andarci."
"Primo, sono più grande di te. Secondo...tu davvero vorresti riuscire a convincermi che su quella spettrale casa vicina al tuo palazzo ancora più spettrale c'è una maledizione? Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo?"
"La verità, Jones! Inoltre a quanto ne so...venivano anche praticate evocazioni di Demoni."
"Ah, certo."
Nathaniel sbuffa. Quella stupida ragazzina continua a non credergli.

Suo zio lo aveva sempre avvisato di lasciar perdere quella vecchia casa, che si ergeva solitaria poco distante dal palazzo degli Underwood.
Ovviamente, lui non gli aveva creduto.

"Senti, facciamo così.  Te lo provo. Tra due giorni. La notte di Halloween. Fatti trovare sotto casa mia."
La sfidò.
"Va benissimo, Nathaniel." Kitty sottolinea il  suo nome con un ghigno. "Ci sarò. Ma...ho anche un'altra proposta."
Ecco, in quel momento forse lo sguardo della ragazza, penetrante e di sfida, avrebbe dovuto farlo resistere. Ma era troppo orgoglioso per farlo.
"Dimmi."
Kitty sorride angelica -e, in qualche modo, anche più inquietante.- "raggiungiamo la biblioteca..."

Una scala altissima.

"Non so se sia il caso...lo dico per entrambi ovviamnete, non voglio finire incenerito o ucciso, e se succede a te ne avrò io la colpa." Mormora.
"Ti stai già tirando indietro?" Dannazione. Non puo' dargliela vinta. Non puo'.
"Ovviamente no. Continua."
Se si farà male, dopotutto, sarà solo colpa sua. Kathleen sorride di nuovo. "vediamo se davvero ci sono...cosa avevi detto? "Libri di Magia Oscura troppo elevata per noi"? Si, qualcosa del genere. Beh...se ci sono...perché non provi uno di quegli incantesimi? Oppure...una di queste famose Evocazioni. Halloween è la notte perfetta, no?"
Nathaniel deglutisce. Ecco, la faccenda si sta facendo più spinosa.
"Va bene. Scegli pure tu, quando saremo lì. Io farò l'incantesimo. Ma se finiamo inceneriti è colpa tua. In più se perdi...dovrai darmi ragione, pubblicamente. A scuola, appena finiscono le vacanze."
"Va bene. Se perdi tu....beh, ci penserò."
"Andata." La mano della ragazzina si tende davanti a lui. La stringe. Il patto è sigillato.
"Ci vediamo il 31!" Lo saluta lei, improvvisamente gioviale, mentre va via.
Nathaniel ricambià il saluto. Sarà meglio che si prepari a quella sfida. Non aveva intenzione di perdere.
Andava sempre così fra lui e Kitty Jones: uno nipote di uno dei più influenti uomini di Londra, l'altra una ragazzetta del quartiere periferico della città, quasi non si capiva perchè, alla fine, girassero sempre insieme, o come si fossero conosciuti. Fatto sta che, fin da piccoli, erano stati sempre a punzecchiarsi, nei corridoi della scuola, nelle strade, quando lei correva felicemente con quel suo stupido amico -che le era vicino _fin troppo_, continuava a ripetere una vocina maligna nella mente di Nathaniel, una vocina totalmente insensata e vaneggiante, perchè a lui _non importava nulla_ di quanto quel Jakob le fosse amico- e lui cercava di mantenere un contegno degno del suo rango, ma veniva puntualmente urtato, sporcato, o punzecchiato...e si ritrovava a litigare con lei in piena strada, ricevendo puntualmente una lavata di capo da suo zio.
Ma questa volta, forse...la sfida è davvero troppo grande. Ma non può rifiutare. Ne andrebbe del suo orgoglio.

Si trova davanti all'ingresso, a pochi minuti dallo scoccare delle undici, e si stringe nel cappotto, aspettando che Kathleen arrivi -farebbe meglio a sbrigarsi, fa un freddo polare-, e guarda dubbioso la soglia che varcherà fra poco.Si, probabilmente ha fatto un'idiozia. La più grossa idiozia dei suoi diciassette anni, e perché? Solo perché voleva...impressionare una ragazzetta che si diverte a prenderlo in giro dall'alto dell'anno in mezzo che ha in più di lui -come se contasse,  _lui_ almeno è una persona matura-.
Complimenti, Nathaniel, Davvero.

La soglia della casa era inutilizzata da tempo, e quasi bloccata da numerose ragnatele e centimetri di polvere che gli si appiccicava ovunque. Le spostò con una mano, entrando, mentre le assi del pavimento scricchiolavano minacciose contro le sue suole, quasi dovessero spezzarsi da un momento all'altro. L'atrio era buio. Aveva proseguito.

"Ehi Underwood! Che c'è, te la stai già facendo sotto per la Terribile Maledizione?" Una voce ironica lo riscuote. Oh, eccola. Irriverente come al solito e più attiva che mai.
"Quella che dovrebbe avere paura sei tu." Replica freddamente. "Su, andiamo."
Si scambiano uno sguardo di sfida...e affrontano la porta. Il legno è marcito, e il chiavistello corroso dalla ruggine. Nathaniel cerca di forzarlo, sperando che ceda, ma la forza che anni di abbandono gli oppongono è ben superiore alla sua di diciassettenne agiato e praticamente incapace in qualsiasi tipo di sport. Frustrato, scuote violentemente la porta, ma tutto quello che ottiene è un contraccolpo che lo fa finire di schiena sull'uscio e tra le foglie, a tanto così dai piedi di Kitty, che sbuffa esasperata mentre gli dà una mano ad alzarsi."Faccio io." Sentenzia, mentre lui è troppo impegnato a scuotersi le foglie secche dal vestito, un'espressione schifata dipinta in volto.
La ragazza intanto ha raccolto un sasso enorme da terra, e si sta avventando sul chiavistello.
Un paio di sonori CLANG! risuonano nell'aria, e la porta si apre con un cigolio sinistro.
Nathaniel la guarda ad occhi sbarrati.
"Si può sapere che ti hanno insegnato i tuoi genitori?" mormora sbigottito. Kitty è sempre così...avventata. sveglia. Determinata. Pronta a trovare le risorse più impensate.
"Dai, muoviti!" Lo sprona, una luce malefica negli occhi chiari e un sorriso quasi esaltato. "O hai bisogno di sostegno?" Gli prende una mano, serrando le dita attorno al suo polso, lo sguardo determinato e i capelli neri raccolti in una coda. Nathaniel sente un fastidioso calore all'altezza del viso, e prima che possa anche rendersene conto, sono dentro.
Fa freddo. Dalla porta spalancata, il vento entra impietoso, con un fischio quasi più simile ad un gemito, quando soffia fra le travi e fra i muri scostrati. Nathaniel rabbrividisce, e con la coda dell'occhio vede che, seppur impercettibilmente, Kitty sta facendo lo stesso. Un fascio di luce si accende improvvisamente, quando la ragazza preme il pulsante di una torcia portatile che ha cacciato da chissà dove, ed illumina un atrio talmente vecchio e abbandonato da essere squallido.
Le assi scricchiolano sotto i loro piedi, il legno cigola, e le pareti hanno la carta totalmente scrostrata. Kitty ne sfiora una, lentamente, e un rumore leggero li fa sobbalzare. La ragazza si ritrova di nuovo accanto a lui, tra le mani quello che è rimasto della pittura del muro.

Nathaniel rabbrividi' ancora. Quella casa era spettrale. Addocchio', con aria involontariamente preoccupata, la grande scala che si stagliava al centro dell'atrio, proprio a pochi passi da lui. Aveva proseguito, fino a trovarsi di fronte a quell'enorme scalinata. Degluti'. Ma si era imposto di proseguire. Avrebbe scoperto il segreto di quella casa. E lo avrebbe sbattuto in faccia a suo zio, che non gli credeva mai. Che mai lo avrebbe ritenuto all'altezza di avventurarsi in quella casa spettrale.

"Ehi, ti muovi? O hai troppa paura? Sai, la libreria che cerchiamo dovrebbe essere al piano di sopra ....magari riusciamo anche ad...evocare un demone..." ora la voce di Kitty è fintamente cavernosa, e ha un tono di minaccia.
"Ne sarò perfettamente all'altezza." Replica Nathaniel, mentre la raggiunge sul primo scalino della gradinata, poggiando il piede su una consunta tela rossa che un tempo doveva aver coperto l'intera parte centrale della scala, ma ora era sbrindellata e corrosa dalle tarme in più punti.

Il ragazzino osservò la scala, un po' preoccupato. Era davvero imponente...ma avrebbe continuato. E avrebbe fatto delle foto, per dimostrare a suo zio di essere riuscito nell'impresa. Aveva chiesto in prestito la macchina fotografica ad un suo coetaneo amico di famiglia, per l'occasione. Oswald fortunatamente non aveva fatto troppe storie, anche se era riuscito a evitare di doverselo trascinare appresso solo perché quel giorno era fuori con i genitori.
Nathaniel respirò profondamente, e salì i primi gradini.

Accanto a sé, sentiva i passi di Kitty. Solitamente la ragazza era silenziosa come un gatto, ma le vecchie scale erano ridotte così male da scricchiolare a ogni minima pressione, rendendo persino i suoi passi felpati un sinistro insieme di cigolii e rumori di legno spezzato e lamentoso.
"Allora? A me non sembra di aver visto ancora nessuna Terribile Maledizione ricadere su di noi..." ridacchia lei. Si sta divertendo, Nathaniel può scommetterci. Lei ama questo tipo di cose. La osserva brevemente, la coda dei capelli mossa lievemente dall'aria, il sorriso deciso, il passo sicuro. E, in qualche modo, anche le sue labbra trovano il modo di alzarsi in una curva che, anche se non lo ammetterà mai, è un sorriso sincero. Dopotutto è...interessante. potrà finalmente scoprire quale sia il segreto di quella casa...se c'è.

Era ormai a poco meno di metà scalinata, quando...un rumore assurdo alle sue spalle lo fa sobbalzare. Mise un piede in fallo, e d'improvviso non senti' più nulla sotto di sé, solo il vuoto, poi la dura pietra, che urto' una volta, poi due. Dolore lancinante, e la completa mancanza di presa sotto i piedi. La sensazione di essere...nel nulla. Il cuore gli balzo' in gola, e dalla sua bocca fuoriusci' un grido di aiuto che nessuno avrebbe sentito. Infine, dopo quello che gli parve un tempo infinito, il suo corpo tocco' il suolo, violentemente. Dal braccio che aveva automaticamente portato a proteggere la testa parti' una scarica di dolore che si irradiava in tutto il corpo. Poi, il mondo si fece buio.

Prima di quanto si aspettasse, comincia a vedere gli ultimi scalini. Con un moto di sollievo, affretta il passo, superando la sua accompagnatrice, e appena mette i piedi ben saldi a terra si concede di tornare a respirare. Stavolta ce la farà. Ce la faranno. Odia ammetterlo, ma la presenza di Kitty lo...rassicura. Almeno non è solo. O meglio...almeno potrà scaricare la colpa su di lei, se andrà male. Si. È solo per questo che lo tranquillizza, si ripete. Intanto, anche la ragazza lo ha raggiunto, decisamente indignata per il suo scatto finale.
"Che c'è, impaziente di fare la tua evocazione?"
Nathaniel la ignora. "Cerchiamo la biblioteca. Così potremo completare la scommessa...vediamo se hai il coraggio di farla, questa cosa."
accidenti a lei. E anche a quando a lui era venuto di proporle quella sfida. I due cominciano a scandagliare tutte le stanze, facendosi largo fra la polvere e le ragnatele che si impigliano fra i capelli scuri di entrambi. L'aria è talmente tesa che Nathaniel ha l'impressione che il piccolo coltello di suo zio potrebbe tagliarla di netto, e non una parola fuoriesce dalle bocche dei due ragazzi. C'è un silenzio tale che i loro respiri sono perfettamente udibili.
La biblioteca si trova alla fine di un lunghissimo corridoio, e questa volta non c'è bisogno di sassi per sfondare la porta, che è già socchiusa e si apre con un cigolio, quando Nathaniel preme la mano contro il legno.
La torcia di Kitty -deve ammettere che è stata previdente a portarla- illumina la stanza di una luce bianca, che si riflette sui mobili, di un legno antico e scuro, sebbene schiarito da numerosi centimetri di polvere, e su altissimi scaffali, che si elevano fino al soffitto, traboccanti di libri con le pagine giallastre e i dorsi consunti.  In un timore quasi reverenziale, Nathaniel si avvicina a uno di essi, sfiorando appena uno dei pesanti volumi, tastandone la ruvidezza sotto i polpastrelli, incurante, per una volta, della polvere che sta andando a sollevare, e che già gli sta striando di bianco i capelli scuri. Stringe le dita attorno ad uno dei libri, girandolo leggermente.È...bellissimo. deve esserci così tanto, in quella biblioteca. Così tanto...sapere, così tante storie, inventate, reali, documenti, manuali,  nozioni. Da sempre i libri sono stati i suoi più fedeli compagni, per dovere ma anche per proprio interesse. Apre quel volume con delicatezza, nella paura che le pagine, ingiallite dal tempo, gli restino fra le mani, o peggio, diventino polvere. Nelle scritte ormai chiare decifra alcune parole.
"A...u...l.eto."
Amuleto , e infatti alla pagina successiva vi è un disegno, straordinariamente bello, di una collana antica, con al centro una pietra verde.
È...bellissima.
"Funz...ne...pr..etti...a.." non si distingue tutto, ma Nathaniel riuscirebbe indubbiamente a decifrare tutto il libro...se la voce di Kathleen non lo distogliesse da quelle scritte ipnotiche.
"Nathaniel! Ho trovato quello che cerchiamo." Pronuncia con fino vittorioso. Il giovane Underwood chiude il volume, ma non lascia la presa, facendolo invece scivolare nello zaino di cui è munito. Poi porta la sua attenzione alla sua accompagnatrice, già seduta a un tavolo di legno scuro, con un libro aperto davanti.
"Guarda. Evocazioni. Servono candele, erbe, e..gesso. e sul libro c'è un appunto. Sala delle evocazioni."
"Sala delle Evocazioni".
Nathaniel fissa quelle parole. Accanto, il disegno di un cerchio, racchiudente una stella.

La prima cosa che aveva visto, riaprendo gli occhi, era la scala davanti a lui. Era rannicchiato nell'atrio, in un a posizione disarticolata. Voltò la testa. C'erano numerosi corridoi. Poco lontano dalla scala, distinse...una stella. Incisa sul legno. Ma forse...forse l'aveva solo immaginata. In ogni caso...doveva andare via di lì, prima che lo zio scoprisse cosa aveva fatto. Con un gemito, si sollevò, per quanto il suo corpo urlasse di dolore, e il braccio destro penzolasse inerte lungo il suo corpo, praticamente in fiamme. Con lacrime di umiliazione a solcargli il viso, si trascinò e fatica verso la porta.

"Forse so dov'è." Mormora. Ormai, andranno fino in fondo. Afferra il polso di Kitty, ignorando il familiare calore all'altezza del viso e l'occhiataccia che lei gli riservò, ed esce dalla biblioteca. Nello zaino, un peso nuovo e confortevole.
Veloce, ripercorre il corridoio, e con un po" di timore le scale, stringendo inconsciamente la presa sul polso di Kitty.
"Ehi, hai intenzione di distruggermi il polso?" Protesta lei. Lui le lancia un'occhiataccia, ma allenta la stretta.  Quando arrivano nel grande atrio, il vento proveniente dalla porta divelta li colpisce in pieno. Il ragazzo fa il giro della scalinata, e raggiunge l'altra parete. Gli basta sfiorare leggermente i muri, togliendo della polvere, per portare nuovamente alla luce quel simbolo, che spiccava nella sua memoria ben chiaro. Come sperava, poco sotto vede una maniglia. Anche quella di apre facilmente.
"....Cavoli." mormora Kathleeen, salvo poi zittirsi. Ma Nathaniel le darebbe ragione, per una volta. "Cavoli" è proprio la parola adatta. La stanza è....completamente vuota, tranne per un alto mobile in legno, con dei cassetti aperti per metà.
Kitty si è già messa in azione, gli ha ficcato la torcia in mano con un imperioso "Fammi luce!", e si è avvicinata allo scaffale. Dopo aver frugato un minuto estrae delle cassette di quello che sembra argento, chiuse.
"Guarda" esclama vittoriosa. Qui ci sono tutte le erbe che ci servono, secondo il libro." Solo in quel momento Nathaniel si rende conto che non è l'unico ad aver preso qualcosa....la sua "amica" tiene stretto a sé il pesante volume sulle Evocazioni. Intanto, lui, con una breve occhiata, ha individuato delle candele, sparse malamente sul pavimento, e dei...segni.
"Ora ci servono solo i gessi!" Esclama Kathleen. Lui scuote la testa, lentamente. "Non ne abbiamo bisogno..." mormora, conducendo il raggio di luce sul pavimento. Un enomre cerchio è tracciato sulle antiche assi, e al suo interno una stella torreggia minacciosa. Un pentacolo è pronto -probabilmente i proprietari lo utilizzavano.
"Oh, chi ha creato tutto questo doveva essere organizzato bene...è un ottimo scherzo." Mormora Kitty.
Eh? Dopo...tutto quello, lei ancora pensa a uno scherzo? Assurdo.
"Jones, ho vinto. C'era davvero QUALCOSA. Ora possiamo tornare. Hai qualcosa da comunicare domani a scuola, devi essere sveglia." Ghigna. Ha la vittoria in pugno.
"Oh no....c'è ancora qualcosa. Ricordi? Andare fino in fondo. Evocalo!"
....cosa sta dicendo, ora.
"Segui la procedura ed evocalo." Continua lei, mentre ha tirato fuori anche un accendino -che diavolo ci fa con un accendino?- e sta cominciando a risvegliare il fuoco delle candele, che ora ardono pigramente, dando alla stanza un'aria anche più inquietante.
"..Va bene. Ma se succede qualcosa, non ti salverò." Sentenzia Nathaniel, prendendo in mano il pesante tomo e posizionandosi di fronte al cerchio.
La formula è chiara, semplice, e la sua voce la pronuncia con quanta più sicurezza può, incespicandosi un paio di volte. Quando finisce, nella stanza c'è silenzio.
Solo il suo respiro e quello di Kitty, che lo osserva senza muovere un muscolo, si sentono nell'aria intorno a loro.
In lontananza, l'orologio di Londra scocca la mezzanotte.
L'orario perfetto per fare  un'evocazione.
Il suo cuore batte così forte da essere udibile, al punto che sembra aumentare sempre di più, fino a perforargli i timpani.
Per un paio di minuti, non succede nulla.
"Bene Jones, sei stata fortunata. Direi che siamo pari. Tu avevi ragione sul demone, io sulla casa. Sarò clemente." Sentenzia. "Non dovrai dirlo a tutti, solo..." la voce gli muore in gola.
Non sono più soli.
Lingue di fumo fuoriescono dal cerchio, facendo tremolare le fiammelle delle candele, e si alzano, si intrecciano, danzano in un modo quasi esotico, si fondono e dividono, fino a prendere una forma.
"CHI OSA CONVOCARMI" è la voce cavernosa che proviene dalla figura che ora si eleva nel cerchio, e che è...un gargoyle alato, fluttuante nell'aria e con un'espressione parecchio minacciosa.
O almeno, lo sarebbe se le dimensioni dell'essere superassero il mezzo metro.
Ma Nathaniel e Kitty non notano le dimensioni. Entrambi pallidi in volto, stanno osservando il cerchio ad occhi sgranati.
"Io...io...te l'avevo detto" sussurra Nathaniel, in un verso strozzato. La torcia è già da tempo caduta dalle sue mani, ed è rotolata placidamente in un angolo polveroso.
"Lascia stare il fare da saputello! Fai qualcosa!" Gli sibila infuriata Kathleen.
"E cosa? Si può sapere? Sei tu miss "Evochiamo qualcosa di pericoloso anche se Underwood, che vive da quelle parti, ha detto che non è il caso"! Ma io dovrei sapere cosa fare, ora!" Replica, stizzito. Quella ragazza è assurda. Gliel'ha detto più volte, di lasciar perdere. Ma lei niente. Testarda. Lo è sempre stata.
beh, tecnicamente ha vinto lui.
...certo, sempre che ne escano vivi. Il che non è sicuro.
"Sei tu quello che sa la storia di questa casa! Renditi utile!"
Eppure, lo vede, Kitty è affascinata, oltre che spaventata. Lancia occhiate di soppiatto alle candele, al fumo, al cerchio...e all'essere.
È effettivamente...assurdo. i demoni sono reali. Questa prospettiva lo spaventa e lo emoziona al tempo stesso. Nathaniel osserva il fuoco delle candele tremolare, e illuminare la figura del demone, che sfoggia ora un'espressione scocciata.
Potere. Quello emana dall'essere. E Nathaniel sente una sensazione di vittoria.
Quello suo zio non lo sa fare.
"Ah, ora mi credi." Mormora sarcastico.
"...Scusate, prima mi evocate e poi? Litigate come una vecchia coppietta di sposi e basta?" La voce della...creatura li riscuote. Con l'ennesimo sobbalzo, inchiodano gli occhi sulla figura.
"Noi non siamo...!" Replica Kitty, fin troppo velocemente.
A quel punto realizza anche lui. E inizia a tossire.
"Nononono!! Non siamo assolutamente...."
Il demone ride. Poi assume un'aria preoccupata.
"Oh no. Non osate farmi fare da consulente matrimoniale, nossignore. Il grande Bartimeus non si abbassa a questo!"
I due scuotono la testa freneticamente. Il gargoyle sospira di sollievo.
"Bene. Quindi....da dove cominciamo?"

  
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