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Autore: Fab_7    11/11/2016    0 recensioni
Denise, una semplice ragazza di 19 anni, vive la sua monotona vita in un piccolo paese immerso nel nulla chiamato Sunnyfalls, tra scuola, amici, famiglia, sport e libri. Non è la più popolare della scuola, non partecipa a feste, e non ama stare troppo in mezzo alla gente. Preferisce credere alle storie dei suoi libri piuttosto che alla realtà. Una notte tornando a casa, si trova coinvolta in un brutto episodio che la segnerà a vita. Per fortuna al suo fianco ha due migliori amici meravigliosi, Bruce e Natasha, senza i quali non potrebbe vivere e che la aiuteranno a superare i momenti più difficili. Ma Denise non avrebbe mai potuto immaginare che le sue giornate sarebbero presto state scombussolate dall'arrivo di un misterioso ragazzo che le ruberà il cuore e anche l'anima.
Unsteady è un romanzo in cui l'amicizia e la fedeltà sono alla base di tutto. Dove anche la persona più improbabile può rivelarsi la più straordinaria. Dove l'amore sarà messo a dura prova dal destino. Ce la farà Denise a prendere in mano la sua vita e farne ciò che davvero desidera?
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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La serata non iniziò nel migliore dei modi, visto che per l'ennesima volta litigai con mia madre, ma addirittura che finisse così... Purtroppo ultimamente non ero molto brava nel ruolo di figlia. La cosa che mi faceva più rabbia era che la colpa di tutto questo era solo di mio padre. Io e mia madre avevamo sempre avuto un rapporto meraviglioso, lei era la mia complice per ogni cosa, l'astio nei confronti di mio padre non ci aveva mai ostacolato. Ma nell'ultimo anno ne erano successe di cose e purtroppo sentivo che quel legame si stava spezzando, lei cercava in ogni modo di tapparmi le ali non per egoismo, ma per paura. Dopotutto quella notte di quattro mesi prima aveva sconvolto la vita della mia famiglia, mio padre sembrava aver già dimenticato, mia madre faceva finta, io ce l'avevo impresso nella mente.

Sobbalzai ricordandomi di essere in macchina con Bruce, mi capitava spesso ultimamente di distrarmi e quindi di non ascoltare quello che la gente mi diceva.

Mi rivolse uno dei suoi sorrisi più belli cercando sicuramente di mettermi di buon umore. Mi diede un buffetto sul braccio mentre era alla guida della sua audi ed io gli risposi con un sorriso appena accennato cercando di sembrare serena nonostante tutto. Ecco una delle cose che adoravo di Bruce, nel bene o nel male lui era sempre al mio fianco, e sapeva benissimo come farmi tornare il sorriso. Non per niente era la persona più importante della mia vita.. Ed era anche il mio autista quando necessario, si perché lui era uno dei pochi fortunati a potersi permettere una bella macchina e mi aveva dato il permesso di approfittarne quando ne avevo bisogno. Ma non lo facevo sempre, mi faceva sentire in colpa dover dipendere sempre da lui per un passaggio..

Erano ormai quasi le nove e noi ci stavamo avvicinando sempre di più alla spiaggia. La strada per arrivarci era proprio nel centro città, passammo accanto alla scuola e poco dopo al ristorante dove ero stata con Nat. Io ero piena d'ansia, era la prima volta che andavo ad una festa in vita mia. Di solito preferivo starmene a casa a leggere un bel libro sotto le coperte bevendo una buona tisana, oppure passare le ore al telefono con Nat a sparlare di tutta quella gente che in quel momento era proprio li in spiaggia ad aspettarci. Ero uscita solo per evitarmi quella stupida cena organizzata da mio padre, e quasi quasi me ne stavo pentendo dato com'era andata la discussione con mia madre.

La piccola spiaggia spuntò proprio davanti ai nostri occhi, era sempre pulitissima, la sabbia era di un colore beige chiaro e nel punto di contatto con il mare c'erano sassi di ogni tipo e colore. I tre piccoli stabilimenti erano pieni di gente ad ogni ora del giorno e della notte. Non era grandissima nonostante costeggiasse gran parte della città, eppure era incredibile la quantità di gente che poteva ospitare. Quando arrivammo trovammo subito posto vicino ad un suv nero, una volta parcheggiato Bruce spense la macchina e scese. Mi ci vollero un paio di minuti per prendere coraggio. Alla fine scesi anche io e mi guardai subito intorno. Ero circondata da bellissime ragazze super abbronzate ed in costume, la maggior parte ubriache, e altrettanto bellissimi ragazzi sempre in costume, anche loro ubriachi. Per un secondo posai lo sguardo sul mio vestito, che per carità era bello, ma non adeguato ad una serata del genere.

disse Bruce, e quel complimento mi fece diventare viola in viso. Se ne usciva spesso fuori con queste frasi ed io puntualmente avvampavo di vergogna. Nat più di una volta mi disse che secondo lei era innamorato segretamente di me, ovviamente era un'idiozia, non potevo pensare che il mio migliore amico che conoscevo da praticamente una vita potesse essere interessato anche minimamente a me. Avevo condiviso troppe cose imbarazzanti con lui, era come un fratello per me. Ci avviammo verso lo stabilimento pieno di gente e solo in quel momento mi resi conto che anche Bruce era in costume... I pensieri di prima scomparvero e che voi ci crediate o no in quindici anni di amicizia non mi ero mai fermata a guardarlo più di tanto. Ma più che altro quell'anno era proprio cambiato fisicamente, ed era un vero schianto. Dovevo sembrare matta perché lo stavo fissando e lui se ne accorse e sorrise mettendomi nuovamente in imbarazzo. Tra i due quella che in quel momento provava interesse potevo sembrare proprio io..

Disse guardandomi dritto negli occhi quasi fosse contento.

Il mio cervello purtroppo non stava connettendo quindi non ero in grado di affrontare un discorso decente con lui in quel momento e decisi di starmene zitta.

Mi prese la mano e ci andammo a sedere al bancone del bar che dava proprio sulla spiaggia. Bruce si prese una birra ed io una coca cola che il ragazzo mi servì con tre cubetti di ghiaccio, due fette di limone ed un paio di ombrellini. Lo ringraziai gentilmente e lo riconobbi, faceva con me il corso di letteratura. Praticamente c'era tutta la scuola quella sera, tranne Nat che purtroppo aveva avuto un imprevisto e non era potuta venire, l'avevo odiata per questo.

Mi rivolsi a Bruce che mi chiese se ero sicura di voler rimanere li sola visto che il mio umore era sotto i piedi, e quando gli diedi l'ok mi baciò sulla guancia e si avviò verso la folla. Mi guardai intorno sorseggiando la mia coca cola, non conoscevo nessuno, o meglio conoscevo tutti ma non parlavo con nessuno. La gente preferiva evitarmi piuttosto che spendere due minuti del loro tempo a parlare con me. Ero considerata strana da molti, ma non ne ero offesa, ci avevo fatto l'abitudine. All'improvviso mentre studiavo ogni viso che mi circondava, un sorso di coca cola mi andò di traverso quando il mio sguardo incrociò quello di un ragazzo, QUEL ragazzo. Lo sconosciuto di quel pomeriggio era li in mezzo alla gente che mi fissava divertito, come sempre a braccia incrociate ed appoggiato ad una colonna di legno del piccolo stabilimento. Anche lui indossava solamente il costume ed un paio di infradito. Distolsi immediatamente lo sguardo, posai il mio bicchiere sul bancone e scesi dallo sgabello intenzionata a trovare Bruce. Non ero del tutto convinta che quel tipo avesse delle buone intenzioni e il fatto che stava a quella festa nonostante non venisse a scuola nostra mi fece pensare. Presa dalla distrazione durante la fuga non mi resi conto di essere finita addosso a qualcuno, finché non mi ritrovai per terra.

mi massaggiai una coscia con una smorfia dolorante, ero caduta di peso sul duro pavimento di legno.

Quel tono sarcastico non lo avrei mai potuto dimenticare, per nessun motivo al mondo. Alzai lo sguardo sul tipo con cui mi ero scontrata e non mi sorprese nel vederlo li in piedi, proprio sopra di me.

Mi alzai in fretta rifiutando la sua mano tesa per aiutarmi. Sembrava così gentile e disponibile ma allo stesso tempo sapevo che era uno stronzo a cui piaceva prendersi gioco delle altre persone.

Mi sorrise divertito e incrociò le braccia al petto nuovamente, senza mai staccare gli occhi da me.

Non sapevo cosa ci facesse li, ma io ci volevo avere poco a che fare nonostante una minima parte di me si sentisse attratta da lui. Aveva uno sguardo così enigmatico da incutere abbastanza timore. Tornai a guardarmi intorno alla disperata ricerca del mio migliore amico, senza alcun successo.

Disse senza smettere di fissarmi, il che era fastidioso e non poco.

Gli feci un sorriso forzatissimo e con un cenno della mano mi girai e mi mischiai alla folla. Inutile dire che essendo piuttosto bassa venivo sbattuta da una persona all'altra, quella traversata sarebbe stata piuttosto difficile, fino a quando una mano mi afferrò per il braccio e mi tirò fuori da tutta quella gente. Con la convinzione che fosse Bruce tirai un sospiro di sollievo quando finalmente arrivammo in un punto della spiaggia dove non c'erano molte persone. Alzai lo sguardo sul suo viso e mi raggelai quando vidi che non era il mio migliore amico, ma ancora quel tipo.

Dissi furiosa.

Sembrava divertito ma allo stesso tempo sinceramente preoccupato.

Lo guardai tirando fuori il mio sguardo più glaciale. E per mia sorpresa sembrò fare un certo effetto su di lui.

Sorrise tirando fuori una sigaretta ma senza accenderla. Mi soffermai un attimo a guardarlo. Il suo fisico era slanciato ed asciutto, ogni muscolo del suo corpo era perfettamente delineato. La sua pelle non era ambrata come quella di Bruce, ma molto più pallida e i suoi occhi azzurri erano messi in risalto dal riflesso della luna che in quel momento aveva deciso di fare capolino proprio sul suo viso.

Disse alzando un sopracciglio. Qualsiasi cosa facesse risultava estremamente sexy, ma allo stesso tempo anche estremamente fastidioso. 

Sfilò un accendino dalla tasca e si accese la sigaretta. Per farlo contrasse leggermente i bicipiti, delineando ancora di più il fisico slanciato. .

Feci dietro front pronta per andarmene ma lui mi afferrò nuovamente per il braccio.

Fui costretta a rigirarmi e mi ritrovai davvero molto vicina a lui. I nostri occhi si trovarono immediatamente e dentro di me esplose qualcosa, ma cercai di non dare troppo retta ai segnali che il mio corpo mi stava mandando, altrimenti sarei stata persa e non potevo permettermelo.

Disse lasciando il mio braccio e ispirando molto lentamente il fumo della sua sigaretta.

Quel nome non mi diceva proprio niente, la città non era grandissima quindi bene o male di vista li avevo visti un po tutti, ma lui ero davvero sicura di non averlo mai visto in vita mia. Ed io ero una abbastanza brava a ricordare le facce, poi soprattutto una faccia come la sua non avrei mai potuto scordarla.

Sembrava quasi a disagio a parlare di se, cosa che mi insospettì ancora di più, quindi decisi di voler indagare oltre.

Sembravo una giornalista, o peggio ancora una stalker.

Sorrise vedendo la mia espressione di stupore in viso. Finì la sua sigaretta, la spense sotto la suola dell'infradito e se la mise in tasca per non buttarla per terra. Non potevo credere alle mie orecchie. Non solo quel tipo me lo ritrovavo spesso in mezzo ai piedi, ma era anche un grandissimo maleducato pieno di se.

Mi stupii del tono autoritario che avevo usato. Non balbettai neanche una volta, ero sembrata quasi sicura di me stessa nonostante quel ragazzo mi incutesse non poco timore. Però purtroppo le mie parole non lo scalfirono minimamente, anzi sembrava divertito.

Si fece una piccola risata e si avvicinò a me per guardarmi meglio negli occhi. Dovetti alzare di più la testa data la sua altezza. Mentre diceva quelle parole aveva un sorriso inquietante stampato sul viso che mi fece venire la pelle d'oca. Mi aggiustò una ciocca di capelli come se stesse facendo la cosa più naturale al mondo e se ne andò, sparì in mezzo alla folla. Mi ci vollero una decina di secondi per realizzare quello che era successo. Forse ero davvero io la psicopatica ma comunque quel Caleb mi aveva mancato di rispetto, e mi aveva convinta ancora di più sul fatto che fosse un bastardo. Ma a che gioco stava giocando? Sembrava una persona completamente diversa.

Sentì la voce preoccupatissima del mio migliore amico e non potei che sorridere sollevata, nonostante lui era diretto verso di me a passo svelto e seriamente preoccupato. Disse in pensiero e mi strinse in un abbraccio non appena fu abbastanza vicino a me.

. Dissi godendomi quel caldo contatto con la sua pelle che mi fece dimenticare per un attimo lo spiacevole secondo incontro con quel ragazzo. Non potevo dirgli che avevo passato l'ultima mezz'ora con Caleb, che neanche conoscevo, per di più da soli.

Ok, era davvero troppo preoccupato e potevo capirlo. Mi stava facendo sentire in colpa per non averlo avvisato.

Dissi ridendo per cercare di smorzare un po la situazione, ma notai che la sua espressione era ancora seria. Cercai di buttarla sullo scherzo, ma non ci stavo riuscendo molto bene.

Si pentì quasi subito di ciò che aveva detto, più che altro potevo giurare di averlo visto arrossire.

Tornò a sorridere e mi cinse nuovamente in un forte abbraccio. Adoravo starmene stretta in quelle possenti braccia. Bruce era una delle poche persone, se non l'unica, che mi trasmetteva una sicurezza incredibile. Anche se mi fossi trovata in mezzo ad una sparatoria non avrei mai potuto avere paura se al mio fianco c'era lui. La sua voce per l'ennesima volta mi distolse dai miei pensieri.

Alzai il viso per guardarlo negli occhi. Lui ridacchiò quando si accorse che come sempre non lo stavo ascoltando.

Indicò con un'alzata di mento una figura dall'altra parte della spiaggia che guardava proprio nella nostra direzione. Non appena il mio sguardo si alzò oltre la folla lo vidi, i suoi occhi trovarono immediatamente i miei. L'ingenuità di Bruce era a dir poco disarmante.

Dissi secca e lanciandogli uno sguardo truce. Con quale coraggio si stava comportando in quel modo? Non sapevo se in quel momento provavo più rabbia o odio. Fatto stava che la sfacciataggine di quel ragazzo raggiungeva livelli epici.

Guardò l'orologio sbuffando senza dare troppa importanza a Caleb, sembrava che si stesse annoiando quanto me a quella festa, il che era strano da parte sua. Disse guardandosi intorno per poi posare lo sguardo su di me. Mi spostò una ciocca dal viso e le sue dita mi sfiorarono la guancia sinistra. Provai un leggero brivido lungo tutta la schiena e sorrisi timidamente.

Sorrisi nuovamente guardandolo negli occhi. Sentivo ancora su di me lo sguardo di Caleb, il che mi metteva molto a disagio. Ma cosa diavolo voleva quel misterioso ragazzo da me? Bruce non se lo fece ripetere due volte, tirò fuori le chiavi della macchina dalla tasca posteriore dei suoi jeans e mi prese la mano guidandomi lontano da tutto quel caos. Un punto preciso dietro la mia testa stava ribollendo, Caleb aveva sicuramente il suo sguardo fisso ancora su di me. Decisi di non farci caso.

Ci eravamo messi in viaggio già da qualche minuto, ma senza una meta precisa. Bruce abbassò leggermente il volume della radio. Disse ridendo, la canzone era Unsteady.

Dissi chiudendo gli occhi e godendomi la meravigliosa melodia e la stupenda voce del cantante. Quella canzone suscitava in me delle emozioni ogni volta diverse.

Disse sorridendo.

Risi guardandolo.

Ridemmo insieme mentre la musica riempiva l'abitacolo della macchina. Passare il tempo con Bruce mi metteva sempre di buon umore, era come se il tempo si fermasse, era come se al mondo c'eravamo solo noi. A volte avrei voluto mettere in pausa la mia vita e godermi ogni minimo secondo con lui, perché era davvero il meglio di me. Era più che un fratello, sangue del mio sangue. Quella notte se non ci fosse stato lui forse non sarei sopravvissuta...

La sua dolce voce interruppe i miei pensieri.

Gli rivolsi un timido sorriso ma sapevo che quella risposta non gli sarebbe bastata. Abbassai lo sguardo sulle mie mani per evitare il suo. A quelle parole Bruce accostò la macchina e mise le quattro frecce.

Il suo tono da dolce era diventato nervoso ed io non potei fare a meno di rattristarmi, lui lo notò e mi prese il viso tra le mani Le sue parole erano così rassicuranti che riuscirono a rasserenare il mio cuore.

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Passammo almeno mezz'ora fermi in macchina a parlare della nostra infanzia riportando alla luce vecchi bellissimi ricordi, quindi alla fine non andammo più a cena ma Bruce mi riportò direttamente a casa. Quella sera la città era stranamente vuota, buia e silenziosa, riuscivo a sentire il suono del vento e delle foglie che si strusciavano tra di loro. Quando arrivammo a Sunnyfalls invece era tutto il contrario, il paesino era illuminato dalla piccola luce dei lampioncini lungo le strade, le persone ancora giravano per le vie ed il piccolo bar stava per chiudere. Paesino più semplice non c'era, eravamo tutti una piccola famiglia. Appena passammo davanti la vecchia casa abbandonata notai che c'erano di nuovo delle luci accese, solo che la mattina prima non ero riuscita a vedere bene se dentro ci fosse qualcuno. Ma era praticamente scontato visto che c'era parcheggiata una macchina nel grande viale, un suv nero, lo stesso suv che era parcheggiato di fianco a noi alla festa.

Dissi a Bruce non appena accostò lungo la strada.

Il suo tono era come sempre pieno di premura.

Lo rassicurai con il più bel sorriso che avevo e lui parve tranquillizzarsi, anche se io non lo ero molto.

Dopo essermi assicurata che Bruce fosse tranquillo scesi dalla macchina e chiusi lo sportello. L'auto fece inversione ad U e ripartì lasciandosi una piccola scia di fumo alle sue spalle. Rimasi li ferma e mi guardai intorno, tutto taceva, si sentivano delle voci lontane di persone che rientravano nelle proprie case. Un paio di cani randagi gironzolava tra le vie e le foglie volavano ovunque trasportate dal vento. Ero abbastanza indecisa sul da farsi, guardai l'orologio e vidi che erano le 23.50, sarei dovuta rientrare a breve ma non avevo per niente voglia. Mi incamminai sulla strada opposta con le mani in tasca e con lo sguardo di chi era alla ricerca di qualcosa, anche se non sapevo ancora cosa. Sunnyfalls era completamente in pietra, la sua creazione risaliva ai tempi del medioevo ed ogni edificio era ancora quello originale. Pensai a quanto fossi fortunata a vivere in un paese così bello e con un aria così piena di romanticismo.

Mentre la mia mente vagava le mie gambe si muovevano senza alcuna logica, o forse un pò di logica c'era.. I miei occhi si soffermarono sulla grande casa abbandonata che mi ritrovai di fronte, con o senza coscienza ero proprio dove volevo essere. In 19 anni l'avevo vista sempre da lontano, quando eravamo bambini avevamo il terrore anche solo di guardarla, credevamo che fosse infestata dai fantasmi. Eppure era di uno splendore unico, la pietra di cui era fatta si era annerita nel tempo e le mura erano completamente ricoperte da rami pieni di rose rosse sbocciate da poco. Sembrava uscita da un film di altri tempi per quanto era bella.

Una vocina dentro di me mi stava dicendo di andarmene da li perché non era sicuro, ma decisi di non ascoltarla ed entrai nel grande viale. Ero sempre stata una persona molto curiosa, e a volte questa mia curiosità non sempre mi aveva ripagata. Volevo assolutamente sapere chi era venuto ad abitare in quella vecchia casa. Di solito qui in paese si sapeva sempre tutto, per questo la mia curiosità era ancora di più, perché sembrava quasi che quella presenza fosse invisibile al resto del mondo.

Mentre mi avvicinavo immersa nei miei ragionamenti la luce della veranda si illuminò, il panico mi avvolse e mi andai subito a nascondere dietro al primo albero che trovai e attesi che qualcuno spuntasse sulla soglia della porta d'ingresso con la speranza di non essere stata vista. Non si fece attendere molto, infatti dopo neanche un minuto una splendida ragazza uscì in veranda accompagnata da un tipo subito dietro di lei. Ero completamente ammaliata dalla bellezza di quella giovane donna. Aveva dei capelli color corvino che le arrivavano fino al bacino, indossava un vestito che lasciava intravedere praticamente ogni cosa e aveva dei lineamenti quasi alieni, in senso buono.

Chiese la ragazza al tipo di fronte a lei che non riuscivo a vedere da li.

Quella voce così calda e sexy mi ricordò qualcosa che in quel momento mi sfuggiva, o forse qualcuno.

I due si diedero un bacio molto appassionato prima di salutarsi. La ragazza salì sulla bmw che era parcheggiata li di fronte e che poco prima non avevo notato, e quel tipo rimase in piedi sulla veranda a salutarla. Non mi ero resa conto che le mie gambe erano completamente bloccate per il terrore di trovarmi in un posto che in quel momento sentivo completamente a me sconosciuto. Ma fu in quell'istante che riconobbi quel ragazzo. Alto, biondo, occhi azzurri e vestito di nero. Non poteva essere lui, poco prima l'avevo lasciato in spiaggia, eppure... Beh le mie gambe scelsero il momento sbagliato per sbloccarsi, perché per indietreggiare calpestai un qualcosa che fece molto rumore. Non servì neanche controllare. Eccoli lì. I suoi enigmatici occhi posati su di me, anzi che di enigmatico in quel momento non avevano proprio niente. Era molto chiaro ciò che stava provando.

Rabbia.

   
 
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