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Autore: iaia_86    11/11/2016    0 recensioni
Un incontro fortuito su una spiaggia porta un genio un po' tonto ed una truffatrice di professione ad unirsi in quella che è allo stesso tempo una relazione amorosa e d'interesse. Come i famosi Bonnie e Clyde!
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Un amore di furfanti Epilogo
Ringrazio ArtOrDeath per la recensione!
Ecco il seguito della storia, spero che vi piaccia! I capitoli saranno 5 in totale e verranno pubblicati ogni tre giorni, più o meno!


Un amore di furfanti.

Capitolo 1.

Era appena arrivato a Praslin, dove aveva riservato una camera in un resort sulle coste di Anse Lazio, una delle località più suggestive di tutte le Seychelles. Non gli interessava il luogo in cui si trovava; anzi, nella situazione in cui versava un posto avrebbe valso l'altro.
Costretto a prendere una vacanza forzata dal lavoro – perché mai avrebbe ammesso di essere stato licenziato in tronco -, si era convinto che allontanarsi dalla sua terra natia non avrebbe potuto che giovargli. Invece continuava a rimuginare in continuazione sull'accaduto.
Era una persona poco avvezza ai rapporti interpersonali, per non dire chiuso come un orso, e perciò oggetto di raggiri. La sua intelligenza di gran lunga superiore alla media non aiutava, causandogli al contrario maggiore scorno.
Sapeva di essere cedevole alle lusinghe, soprattutto quelle intellettuali, quando venivano abilmente celate come deferenza. Esattamente questo aveva portato al suo allontanamento dalla multinazionale per la quale era dirigente da quasi un decennio.
Si occupava del settore d'ingegneria informatica ed era a capo della sezione contro la fuga di informazioni. Un hacker, per dirla tutta. Uno di quelli cresciuti con un portatile sulle mani e tanto tempo libero, oltre ad un'innata pretensione a mettersi nei guai.
Al college, mentre superava tutti gli esami senza sforzi e terminava il percorso di studio nella metà del tempo necessario, guadagnava il suo pocket money infiltrandosi nei computer dei docenti per rivendere risultati dei test o cambiare voti nei programmi dell'amministrazione per permettere ai figli di papà di iscriversi a facoltose università.
Tutto nella norma, insomma.
Una volta entrato nel mondo professionale, per lui era stato facile scegliere e il lavoro che faceva lo soddisfaceva, poiché poteva ideare sempre nuovi sistemi di sicurezza e programmi anti-spionaggio, avendo anche il tempo per aumentare le entrate con consegne extra.
Vantava attività redditizie con la maggior parte delle agenzie statali mondiali, aveva ricevuto commissioni da emirati arabi e dal Cremlino e aveva girato il mondo, senza mai doversi preoccupare economicamente per la sua esistenza.
Questo finché non era stato accusato dall'impresa stessa per cui lavorava di spionaggio industriale.
C'era da chiedersi come a una persona del dipartimento della sicurezza potesse venir fatta un'imputazione del genere. Ebbene, per spiegarlo era necessario riprendere in considerazione quel lato del suo carattere che sempre lo aveva portato a cadere preda dei raggiri e delle belle parole.
Era bastata una lusinga per convincerlo a spiegare ad una nuova arrivata – rivelatasi essere poi proprio una di quelle spie contro cui lavorava strenuamente – il funzionamento dell'ultimo programma da lui ideato. Con metodi di seduzione che non aveva proprio intenzione di rimembrare, era stato convinto a mostrare molto più di quello che avrebbe dovuto, compreso un sistema di backup istantaneo di tutti i dati aziendali top secret.
Era stato proprio questo a metterlo nei guai per divulgazione di informazioni riservate. Essendo l'unico a conoscenza di quella tecnologia, non c'erano stati dubbi per i piani alti su chi avesse permesso questa fuga.
E ciò lo riportava al momento presente, alla sabbia che gli si insinuava tra le dita dei piedi mentre si avvicinava al bagnasciuga.
Si sedette sotto ad una palma, la schiena poggiata al tronco irregolare e lo sguardo verso l'infinità dell'oceano; lì la vide per la prima volta.
Una donna minuta, ben proporzionata e dai lunghi capelli biondi stava sdraiata su un asciugamano di buona fattura a qualche metro da lui. Non sapeva cosa lo attraesse di lei. Indossava lenti scure per proteggersi dal sole cocente di quei luoghi ed una mano era adagiata accanto al viso.
Senza pensarci oltre, si diresse al chiringuito poco lontano ordinando un cocktail alla frutta e un martini dry. Con i due bicchieri tra le dita si voltò solo per trovare il posto prima occupato dall'altra vuoto. Diede uno sguardo intorno, senza risultati; sospirò abbattuto e quasi non si rese conto di una presenza alle sue spalle, almeno finché questa non parlò.
- Che gentiluomo, - sentì una voce femminile acuta e sensuale, che lo fece voltare. - È per me? - continuò lei.
Ora che poteva vederla, la riconobbe. Aveva gli occhiali da sole sulla testa a tenere fermi i riccioli ribelli della fronte, un ceruleo sguardo sfrontato mentre allungava una mano per afferrare la coppa del martini. Rimase immobile, riempiendosi di quella visione; non era un asso della seduzione, ma aveva deciso di fare un tentativo. Per questo annuì con franchezza e le sorrise con fascino.
Lei corrispose, evidentemente divertita dalla situazione, e si presentò.
- Io sono Bonnie, e tu? -
- Maximilian. Piacere di conoscerti, Bonnie. - replicò in maniera affabile.
Portò il drink alle labbra, saggiandone il sapore; dovette fare un'espressione davvero disgustata, perché l'altra ridacchiò.
- Devo supporre che quel cocktail fosse per me? È che non mi piacciono le cose dolci. - disse la donna con tono di scuse.
Fece un lieve grugnito, agitò una mano a farle intendere che non era nulla di importante e posò il cocktail ancora intonso sul bancone.
- Possiamo condividere questo, se per te non è un problema. - riprese lei, porgendogli il bicchiere dal gambo.
Le loro dita si ritrovarono intrecciate intorno alla coppetta e una strana elettricità gli scivolò lungo la schiena, facendolo rabbrividire. Conseguentemente, e con uno scoppio di risa da cabaret, il martini si sfracellò al suolo sporcando i pantaloni di lino che indossava e le gambe snelle dell'altra.
- Ops. - le sentì dire mentre cercava di trattenere la ridarella.
In una condizione normale, avrebbe iniziato ad inveire per il danno al suo abito, perché era uno che ci teneva. Stranamente, invece, vedere il suo sorriso e il suo modo di fare scaltro gli stava mettendo voglia di lasciarsi andare ad una risata liberatoria.
Lo fece e la soddisfazione più grande fu notare lo sguardo sorpreso di Bonnie e poi il suo illanguidirsi, mentre gli afferrava una mano stringendola forte.
- Vieni da me, ti aiuto a rimediare al guaio! - gli sussurrò lei in un orecchio.
Il significato di quelle parole che lentamente si faceva strada dentro di lui. Perché sapeva di non essere un tipo sveglio, ma quell'invito era stato decisamente esplicito. Annuì, avendo deciso almeno in quella vacanza di staccarsi dal suo solito modo di fare.
Le strinse la stessa mano che aveva sfiorato prima, e si lasciò guidare verso il resort della donna.
Quello che accadde dopo fu un turbinio di sensazioni provate direttamente sulla pelle; non avrebbe mai voluto ammetterlo, ma tra i loro corpi c'era un'affinità impensabile, che li attraeva come poli opposti di un magnete. Donarsi e ricevere nella grande danza sessuale era qualcosa che mai aveva provato con tanta gioia e vividezza in vita sua.
Fu probabilmente quello il momento in cui si innamorò perdutamente di Bonnie.
Dopo l'amplesso, placidamente accomodati sul grande letto della stanza di lei, gli venne naturale domandarle cosa ci facesse una signorina sola in un'isola straniera.
La donna raccontò di essere giunta lì insieme al suo fidanzato per una vacanza romantica, ma purtroppo dopo la prima serata passata insieme avevano litigato e deciso di chiudere la loro relazione. Era rimasta da sola in quell'hotel super lusso, ma non non aveva idea di come pagare la camera in cui soggiornava, poiché la sua carta di credito non funzionava e non aveva abbastanza contanti.
Il suo cervello – abituato ad essere sempre attivo – iniziò a cercare una soluzione al problema. Si alzò dal letto, ancora nudo, ed afferrò il suo fido compagno di scorribande.
Si accorse dello sguardo stupito e leggermente deluso di Bonnie quando lo vide tornare con il portatile, sistemarsi prono e iniziare ad armeggiare con i tasti. Ciò fu ancora più lampante nel momento in cui gli si sdraiò sopra, sussurrandogli nell'orecchio: - Che stai facendo? - con tono di chi non ha preso bene quel cambio repentino di situazione.
Era tanto impegnato che si dimenticò di risponderle, almeno fin quando un pizzicotto non lo fece girare irritato verso di lei.
- Che? - chiese indispettito.
- Ti ho fatto una domanda. - ribatté la donna tiranneggiante.
Si prese qualche secondo per ammirarla, perché era decisamente la creatura più bella che avesse mai visto. Dopodiché le sorrise con dolcezza e tornò a fare ciò che gli premeva. Solo quando ebbe finito e sulla schermata apparve quello che voleva, si voltò abbracciandola con mellifluità per la vita e ghignando.
- Il conto della tua camera d'albergo è pagato. - disse a quel punto.
Lei lo fissò qualche istante senza capire, poi la sua espressione si fece incredula ed infine felice. Si ritrovò a pensare che avrebbe dato l'anima al diavolo per vederla sorridere in quel modo sempre.
- Hai fatto un bonifico alla struttura? - chiese divertita, ridacchiando.
- Nah, non ho abbastanza soldi per pagare una stanza così. Soprattutto ora che non sto lavorando. - la informò pratico. Non voleva che ci fossero fraintendimenti.
Bonnie lo fissava diffidente, curiosa di sapere come avesse fatto a saldare il suo soggiorno; non poté fare a meno di ridere di gusto.
- Sono entrato nel sistema del resort ed ho fatto risultare che il conto fosse stato pagato all'arrivo, Alexandra. - disse infine, vedendola sgranare gli occhi ad averla chiamata con quel nome.
- C-come... ? -
Era la prima volta che la faceva rimanere senza parole e pensò che era una bella sensazione, quella di sapere che una persona a cui tieni è stupita dalle tue doti.
- Alla reception hai dato il tuo documento d'identità. L'ho letto lì. - la informò.
Quello che accadde dopo lo sorprese non poco. Lei sorrise, lo baciò con passione e si alzò dal letto andando alla porta per assicurarsi che fosse ben chiusa. Poi tornò ad avvicinarglisi.
- Non ci posso credere. Hai appena fatto una cosa illegale, tu! Per fare un favore a me e neanche mi conosci. - iniziò a parlare Bonnie, o doveva chiamarla Alexandra? - Da un tipo preciso come te non mi sarei mai aspettata qualcosa di simile! -
- Ehi, non vorrai andare a denunciarmi adesso? - fu l'unica cosa che gli venne alla mente, poiché aveva già abbastanza problemi legali senza aggiungervi pure una causa per frode informatica.
- Stai scherzando, spero! Ti aspettavo da una vita e finalmente sei qui. - disse lei con sguardo languido, mentre si sedeva comodamente sulle sue gambe.
- Sarò sincera con te. Appena ti ho visto, ho pensato che tu fossi il pollo perfetto per abboccare alla mia messinscena. - riprese Bonnie dopo un momento. - Eri impettito, vestito di tutto punto con abiti costosi sulla spiaggia. Solo qualcuno con un sacco di soldi potrebbe spendere tanto per comprare un completo come quello che avevi addosso o... -
Non la fece continuare, indignato.
- Ehi, stai criticando il mio modo di vestire? No, perché ci tengo in maniera particolare a quello che indosso, ma ciò non vuol dire che sia ricco! - ribatté vivacemente.
In realtà sapeva che non era quello il punto focale e non aveva idea di dove quella bellezza un po' stramba volesse andare a parare, ma era deciso ad ascoltare ciò che aveva da dire.
- E fammi finire, che mi togli tutta la suspense. - riprese lei piccata.
- Insomma, eri la preda ideale. Pensavo di portarti qui, convincerti a darmi dei soldi per pagare l'albergo in contanti e poi sparire. Ma mi hai davvero sorpreso! Hai talento come truffatore, sei un hacker e sei pure bravo a letto! Non potevo sperare in niente di meglio. -
Ecco, in quel momento non sapeva se sentirsi incavolato, raggirato oppure gratificato da quelle parole. Nel mazzo, scelse l'ultima. Ghignò divertito e ritornò a rotolarsi con lei tra lenzuola.
- È una proposta, Bonnie? -
Si guardarono negli occhi, cercando di scrutare ognuno i veri sentimenti dell'altro. Alla fine, la donna sorrise ed annuì.
- Voglio che tu sia il mio Clyde. - disse con tono complice. - Con me non avrai un minuto di pace! -
- È una promessa? [1] – rispose prima di iniziare il secondo round.


[1] Citazione da "Gangster Story", film del 1967 sulla vera storia di Bonnie e Clyde.
   
 
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