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Autore: ma_rya76    12/11/2016    0 recensioni
Quando pensi che la tua vita non cambierà mai e che morirai di vecchiaia servendo qualche ricca cliente capricciosa nel negozio in cui speri di lavorare fino al pensionamento, anche perché non credi di riuscire a trovare di meglio. Ecco che il destino di qualcun altro si incrocia con il tuo e finisce per scombussolare la tua tranquilla e noiosa quotidianità.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo stava iniziando a schiarire lasciando spazio ai caldi colori dell'alba quando mi sveglio di soprassalto, ancor prima che suoni la sveglia. A quanto pare non era un sogno e stavo dormendo veramente nel deposito dei bus,dove gentilmente mi era stato offerto di passare la notte. Ormai non riuscirei più a dormire e quindi decido mi darmi una sistemata prima che inizino ad arrivare gli autisti. Non vorrei che anche se in disuso, a qualcuno di loro venga la felice idea di venire a farsi un giro proprio oggi,sarebbe alquanto imbarazzante farmi trovare a dormire,si che la mia attuale situazione non è già delle più allegre. Rimetto tutto in ordine e chiudo la valigia pensando di doverla portare con me a lavoro,quando qualcuno bussa alla porta. "Siria sei sveglia?" sento. È Luigi che come promesso arriva prestissimo e una volta che gli apro e lo saluto mi dice che ha parlato con un responsabile della compagnia e posso stare lì finché non avrò trovato una sistemazione migliore. Quasi mi mancano le parole per ringraziarlo e gli getto le braccia al collo saltellando. "Su su... vedrai che si sistema tutto" mi ripete come la sera precedente dandomi qualche pacca sulla spalla. Poi è ora per Luigi di iniziare il turno e anche se per me è ancora presto decido di andare con lui. Quando stiamo per arrivare alla fermata vicino casa mi lancia un occhiata, capisco cosa vuol dire e dato che per il lavoro ho ancora tempo, scendo e con un nodo in gola arriva davanti la porta che la sera prima mi era stata sbarrata. Faccio un bel respiro e busso. "Mamma? Mamma lo so che sei in casa,ti prego apri! Mamma parliamone,se ho sbagliato in qualcosa me lo puoi dire,proverò a rimediare... Mamma? Mamma ti preg... " un singhiozzo mi spezza le parole. "Non hai niente a cui rimediare,devi solo andare per la tua strada e non rimettere piede qui... Vattene!!!" mi dice dura da dietro la porta. Quell'ultima parola detta così freddamente mi raggela fino alle ossa. Era veramente mia madre a parlare così? Come un automa giro su me stessa e torno a percorrere quei dannati 457 passi fino alla fermata. Salgo sul primo bus che passa senza neppure controllare quale linea sia e mi vado a sedere in fondo. Rivolgo lo sguardo fuori al finestrino e mi perdo nei colori della città che lentamente si sta svegliando. Non so quanto tempo sono rimasta a fissare il nulla,ma il suono del mio cellulare mi riporta alla realtà. Guardo il display è riconoscendo il nome della mia collega mi affretto a rispondere. "Siria ma che fine hai fatto,hai dimenticato che dovevi aprire tu?" mi dice Karin agitata. A quel punto mi rendo conto che non solo sono in ritardo,ma sono persino sul bus sbagliato. Scatto in piedi e grido all'autista di aprire le porte. Salto giù e di corsa torno in dietro fino all'ultima fermata. "Merda merda merdaaaa" impreco cercando di capire tramite la tabella quale sia il tragitto più veloce per arrivare a lavoro. Bene, per fortuna non mi sono allontanata troppo e se il prossimo bus arriva in orario riesco ad arrivare in circa venti minuti. Guardo ripetutamente l'ora e la strada da dove deve arrivare il bus,ma nulla non arriva. La mia dose di fortuna l'ho esaurita tutta la sera prima,quando Luigi mi ha trovato un posto dove dormire. Intanto Karin mi informa con un SMS di aver chiamato la responsabile,la quale si è precipitata ad aprire il negozio al posto mio. Se riuscirò ad arrivare a lavoro chissà quale lavata di capo mi toccherà subire. Ho la sensazione di essere perseguita da una nuvola nera piena di sfortuna e per un attimo rabbrividisco a quella stupida idea. Finalmente il bus arriva e rassegnata ad affrontare un'altra lunga terribile giornata rimango in piedi vicino alla porta. Tanto devo scendere tra poche fermate. Ma questa mattina c'è un traffico incredibile. Un ingorgo ad ogni incrocio, clacson che suonano e gente impaziente che si manda molto finemente a quel paese. Sembra che tutto sia contro di me. "Non arriverò neppure per la pausa pranzo" penso demoralizzata mentre picchio la fronte al vetro davanti a me. Decido che faccio prima a piedi. Per la seconda volta questa mattina chiedo che mi vengano aperte le porte e scendo al volo in mezzo alla corsia centrale. Passo pericolosamente davanti alcune auto che giustamente mi suonano e una volta sul marciapiede inizio a correre evitando gli altri pedoni. "Ci sono quasi" penso superando un altro isolato. Adesso mi manca solo attraversare la strada più ricca e trafficata della città ed eccomi arrivata. Impaziente guardo a destra e sinistra e mi butto nel traffico. BHEEEEEEEEEP.....Il suono assordante del clacson di un tir che si avvicina pericolosamente mi stordisce. Di riflesso chiudo gli occhi ed ecco che un attimo dopo quando li provo a riaprire, mi ritrovo il viso affondato nella camicia bianca immacolata di un uomo il cui profumo mi inebria. D'istinto mi allontano bruscamente da colui che dovrebbe essere il mio salvatore e che prontamente mi riafferra per le braccia evitando che cada all'indietro. "Sta bene?" chiede preoccupato. Faccio segno di sì con il capo e lui annuisce sollevato. "È impazzita? Voleva farsi ammazzare o cosa?" dice stavolta arrabbiato e finalmente rivolgo lo sguardo verso di lui. Alto, dal fisico perfettamente scolpito che i jeans neri e la camicia bianca aderente lasciano facilmente immaginare. Mentre i miei occhi si posano sul suo viso, rimango quasi senza fiato. Moro,occhi scuri e profondi,labbra carnose e barba di tre giorni. Mi fissa a sua volta aspettando una risposta alla sua domanda. "Sono in ritardo mostruoso...Volevo solo arrivare a lavoro,non volevo di certo morire" spiego. La sua espressione cambia e sul suo viso affiora un sorriso tra il divertito e il contrariato. Adesso che ho visto così tanta perfezione in un unica persona posso davvero morire. "Santo cielo quanto è bello" penso. " Può andare a lavoro senza farsi uccidere e rovinare la vita a qualche povero cristo che va per la sua strada?valuti cos'è più importante la prossima volta, non giochi con il destino altrui,la vita è più preziosa di uno stupido lavoro"dice. Le sue parole di rimprovero mi arrivano come un secchio di acqua gelida. "Stupido lavoro? Lei forse è ricco e non lo sa che la povera gente fatica a trovare e mantenere un lavoro...non giudichi senza sapere e per quanto riguarda prima...beh, MI DISPIACE TANTO...di certo non voglio morire,né creare guai ad altra gente" dico d'un fiato piena di rabbia. Cosa ne sa lui,come può giudicarmi con così tanta leggerezza. "Grazie per avermi salvata" dico secca e grazie al semaforo che scatta in quell'istante, veloce mi giro e attraverso evitando così che mi veda con gli occhi lucidi. La pietà di quello sconosciuto egocentrico era l'ultima cosa che desideravo in quel momento. Di filato, senza neppure girarmi un ultima volta a vedere se quel tizio stava ancora fermo a guardarmi allontanare, entro in negozio dalla porta posteriore e facendo un gran respiro mi preparo a scusarmi e a subire la questa volta meritata ramanzina. "Chissà se riesco a sopravvivere a questa giornata?" mi chiedo sistemando la targhetta col mio nome sulla divisa. "Buongiorno a tutti!" esclamo una volta in negozio ed ecco che la mia superiore mi punta e mi raggiunge a passo di carica. Karin da lontano mima un buona fortuna e la sua faccia buffa mi fa sfuggire un sorriso. Forza,andrà bene anche oggi!
  
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