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Autore: ramona55    15/05/2009    3 recensioni
Hermione Granger non era mai stata più disperata. Mancavano appena due ore alle undici e lei era ancora a casa, il baule già pieno e sigillato, vestita di tutto punto e con in mano il suo biglietto per Hogwarts, e i suoi genitori perdevano ancora tempo davanti a quella stupida tv.
“Ancora un attimo, tesoro” le stava dicendo sua madre. “Appena papà finisce la sua pancetta vado a finire di prepararmi.”
Hermione sbuffò, buttandosi a peso morto sul piccolo divano che avevano in cucina, proprio dietro al tavolo dove suo padre stava finendo la colazione con tutta la calma di questo mondo.

Hermione Granger e il suo ingresso nel mondo dei maghi. Missing moment di ‘Harry Potter e la Pietra Filosofale’.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Neville Paciock, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All Started With A Train

Hermione Granger non era mai stata più disperata.

Mancavano appena due ore alle undici e lei era ancora a casa, il baule già pieno e sigillato (aveva passato i due giorni precedenti a ripiegare e sistemare con cura i vestiti che avrebbe portato con sé, a disporre in ordine pergamene, piume e boccette di inchiostro mai usate, ad organizzare per materia i libri che aveva comprato qualche settimana prima a Diagon Alley e di cui aveva già imparato a memoria ogni parola, sistemandoli poi in uno scomparto apposito sul fondo del baule), vestita di tutto punto e con in mano il suo biglietto per Hogwarts, e i suoi genitori perdevano ancora tempo davanti a quella stupida tv.

“Ancora un attimo, tesoro” le stava dicendo sua madre. “Appena papà finisce la sua pancetta vado a finire di prepararmi.”

Hermione sbuffò, buttandosi a peso morto sul piccolo divano che avevano in cucina, proprio dietro al tavolo dove suo padre stava finendo la colazione con tutta la calma di questo mondo.

“Avanti, principessa, sono soltanto le nove, abbiamo tutto il tempo per arrivare a King’s Cross in orario. Non parte alle dodici il tuo treno?”

Hermione spalancò gli occhi scandalizzata e scattò immediatamente in piedi.

“No, papà, no! L’espresso per Hogwarts parte alle undici!” Stava già per mettersi a urlare che potevano pure fare con comodo perché lei era grande abbastanza da prendere da sola la metropolitana fino alla stazione, quando una sonora risata di suo padre la interruppe.

Anche sua madre si unì alle risate e scambiò uno sguardo complice col marito.

Hermione si zittì all’istante, stufa che i suoi genitori si prendessero gioco di lei in questo modo.

La faccia scura di Hermione probabilmente fece tenerezza a sua madre che le si avvicinò e le posò le mani sulle spalle ossute.

“Hermione, lo sai che tuo padre adora prenderti in giro” e nel dirlo lanciò al marito uno sguardo che voleva essere severo, ma fu soltanto divertito, “Sappiamo benissimo a che ora parte il tuo treno, non fai che ripetercelo da un mese a questa parte…”

Hermione annuì, facendo poi una linguaccia a suo padre, che le aveva appena rivolto un sorriso innocente.

Di nuovo l’uomo scoppiò a ridere, ma evidentemente non voleva mettere ancora alla prova i nervi stressati della sua unica figlia perché si finse molto interessato a quello che una signorina bionda in giacca verde scuro diceva in tv.

Hermione vide sua madre sorridere triste mentre la guardava e prima che i suoi occhi diventassero lucidi per l’ennesima volta in pochi giorni “Starò benissimo, mamma” si affrettò a dire. “E poi ti manderò un sacco di lettere, vedrai, non ti accorgerai nemmeno che me ne sono andata.”

Sua madre tirò sul col naso e si allontanò per versare un altro po’ di caffè nero al marito che nel frattempo era tornato ad osservare sua figlia.

“Davvero, non dovete preoccuparvi” ribadì Hermione rivolta ad entrambi i suoi genitori adesso.

Sua madre annuì, probabilmente troppo commossa per parlare. “Ne siamo sicuri” intervenne suo padre. “Sei una ragazza sveglia e siamo certi che starai benissimo in quella scuola, ti farai tanti amici e diventerai una bravissima strega.”

Hermione sorrise, nonostante tutto. I suoi genitori a volte la facevano ammattire con la loro mania di scherzare su tutto, ma le sarebbero mancati molto più di quanto non avrebbe mai ammesso. E poi non sarebbe stato da tutti lasciare che una bambina di undici anni partisse da sola per un luogo che nemmeno conoscevano e per di più per diventare una strega, qualcosa che fino a poco meno di un anno prima nessuno nella sua famiglia avrebbe esitato a ritenere una superstizione.

Dopo che aveva ricevuto la lettera da Hogwarts le era occorso qualche giorno per abituarsi all’idea.

Una strega, continuava a ripetersi, come per convincersi che era la verità e non uno scherzo di cattivo gusto, magari organizzato da quella piccola capò di Lucy Pevencill, il cui passatempo preferito era sempre stato quello di prenderla in giro.

Dopo un primo momento di sorpresa anche i suoi si erano mostrati entusiasti che lei fosse una strega e ricordava ancora con imbarazzo il momento in cui suo padre aveva annunciato alla nonna Maggie che la piccola Hermione avrebbe sistemato in un batter d’occhio e schioccando appena le dita tutte le falle presenti nel tetto della sua vecchia casa di campagna e lei aveva dovuto spiegargli, in privato, che non aveva ancora idea di come si facessero magie di quel genere e che proprio per questo sarebbe dovuta andare in una scuola per maghi.

Fortunatamente la nonna si era soltanto fatta una risata e le aveva accarezzato affettuosa i capelli. In effetti, conoscendo suo genero, poteva anche aver pensato che fosse uno scherzo.

“Oh, tesoro, alza il volume, c’è la rubrica di Laila!” esclamò ad un tratto sua madre strappandola alle sue riflessioni.

“La rubrica di chi?” chiese Hermione.

“L’oroscopo di Goodmornig London” le disse suo padre sottovoce, mentre alzava il volume del televisore e sua madre prendeva posto al tavolo accanto a lui, gli occhi fissi sulla tv.


“E cominciamo dal segno dell’ariete, amici telespettatori, perché oggi, per i nati sotto questo segno, sarà una giornata speciale…”


“Visto, me lo sentivo io!” esclamò sua madre dando un buffetto sul braccio al marito.

“Ma come fai a prestare ascolto a quella ciarlatana? Anche il mio libro di teoria della magia dice che l’oroscopo babbano non è che un surrogato della vera divinazione, e quindi…” ma sua madre non la stava più ascoltando e così Hermione sprofondò di nuovo nel divano alzando gli occhi al cielo e sperando che quei due si dessero una mossa.


***


“Ma cosa diavolo ci hai messo in questo coso?!” chiese stremato suo padre dopo aver caricato a fatica il suo baule nel portabagagli dell’auto.

“Tutto quello che mi serve, papà. I vestiti, i libri, le pergamene” rispose Hermione tenendo il conto sulle dita.

Già che c’era fece un veloce elenco mentale per ricordare se effettivamente c’era proprio tutto. “Oddio, la divisa!” esclamò alla fine.

“C’è anche quella, tesoro” la rassicurò sua madre dal sedile davanti. “L’abbiamo sistemata in cima al mucchio due sere fa, ricordi? Così quando aprirai il baule sarà la prima cosa che troverai…”

Hermione le sorrise riconoscente. Chissà perché adesso che stava per partire davvero le venivano tutti i dubbi. Cominciava a sentirsi anche un po’ in ansia.

“Allora si parte?” chiese poi suo padre avviando il motore dell’auto.

“All’arrembaggio!” gridò sua madre levando in alto il braccio e facendo scoppiare a ridere il marito.

“Che c’è?” gli chiese poi con aria innocente.

“Parte per una scuola che sta da qualche parte su in Scozia, mica si imbarca marinaio…” rispose suo padre ancora sorridendo, mentre usciva dal vialetto di casa e si immetteva sulla strada principale.

“Oh, questo lo so, ma sarà comunque una grande avventura, no? E poi il suo oroscopo diceva che oggi avrebbe fatto incontri importanti…”

“Mamma, lo sai che non credo a queste cose…” provò a dire Hermione.

“Ehi, tu!” le disse ad un tratto suo padre, come colto da un pensiero improvviso.

“Cosa?”

“Non portarmi maghi per casa prima dei diciotto anni, capito?”

Hermione arrossì, e cercò di balbettare qualcosa imbarazzata.

“Oh, andiamo tesoro, Hermione è ancora troppo piccola per preoccuparti di queste cose. Ma qualsiasi maghetto vorrai portare a casa nelle vacanze” le disse poi sottovoce voltandosi verso di lei, “sarà il benvenuto. Solo bada che usi il filo interdentale…”

Hermione e suo padre protestarono, ma la donna si fece una bella risata e indossò gli occhiali da sole tornando a guardare la strada davanti a sè.


***


“Allora, ricorda la promessa che mi hai fatto. Un piccione ogni settimana, ok?” le stava dicendo sua madre salutandola per l’ultima volta da sotto il finestrino del suo scompartimento.

“Gufo, mamma, ti manderò un gufo, non un piccione!”

“Oh, quello che è” disse la donna agitando una mano con sufficienza.

“E divertiti, mi raccomando,” aggiunse suo padre con un sorriso.

“Ma papà, sto andando a scuola!” rispose sorpresa Hermione.

“E infatti, gli anni più divertenti della mia vita… Poi ho conosciuto tua madre…” Rispose prontamente il padre, guadagnandosi un’occhiataccia di sua moglie.

Hermione sorrise e poi uno strano groppo le si formò in gola.

Non era mai stata una ragazzina piagnucolona e non voleva iniziare adesso, ma il pensiero di non rivedere più i suoi genitori per diversi mesi stava diventando sempre più concreto e la intristiva più di ogni altra cosa.

In fondo erano i suoi genitori. Ed erano anche quanto di più vicino ad un amico avesse mai avuto in vita sua.

“Mi mancherete tanto!” disse infine, sporgendosi un po’ dal finestrino.

Sua madre incrociò le mani sul petto, con gli occhi lucidi, e suo padre le sorrise quasi commosso. “Forza principessa, te la caverai alla grande…” disse infine sforzandosi di mantenere ferma la voce.

Hermione annuì e poi il treno si mosse. “Vi voglio bene!” gridò infine, cercando di trattenere le lacrime che le inumidivano gli occhi, mentre i suoi genitori diventavano sempre più piccoli e lontani.

Subito dopo si sedette composta sul suo sedile, cercando di calmarsi.

Suo padre aveva ragione, se la sarebbe cavata benissimo. Si sistemò meglio che potè i capelli scombinati dal vento e fece un respiro profondo, cercando di calmare l’emozione che provava. Non era una buona cosa iniziare la ‘grande avventura’, come l’aveva battezzata sua madre, frignando come una pappamolla.

Sul sedile davanti al suo una ragazzina si soffiò rumorosamente il naso, gli occhi rossi e gonfi di pianto. Hermione la guardò e si sentì sollevata.

, disse fra sé, poteva andare peggio…


***


Dopo le prime due ore di viaggio Hermione aveva iniziato a sentire il bisogno di sgranchirsi le gambe. Finora il viaggio più lungo che aveva fatto era stato fino al cottage della nonna, appena un’ora fuori città e non ne poteva più di starsene seduta ad osservare la campagna scorrere al di là del vetro del finestrino. Dopo un po’ rischiava di prenderti il sonno, come era successo ad un ragazzone grande e grosso che sedeva nel suo scompartimento, accanto alla ragazzina che aveva pianto disperata per un buon quarto d’ora dopo la partenza e che si chiamava, le aveva detto, Hannah Abbott.

Nelle ore successive Hermione aveva fatto diverse conoscenze andando su e giù per l’Hogwarts Express: alcuni ragazzi le sembrarono simpatici, altri un po’ meno e a giudicare da quello che le avevano raccontato gli studenti più grandi di lei, sembrava proprio che il miglior dormitorio (o Casa) in cui finire fosse Grifondoro, idea che del resto si era già fatta leggendo Storia di Hogwarts. Quel che è certo era che i pochi Serpeverde che aveva incontrato, quando non si erano limitati a guardarla dall’alto in basso – chissà poi perché – le erano sembrati tutti snob e pieni di sé, ma naturalmente poteva essere un’impressione sbagliata.

In particolare le era sembrato piuttosto antipatico un certo Draco Malfoy, che se ne andava in giro spalleggiato da due studenti del primo anno grandi e grossi e dal quale, le avevano sussurrato alcuni ragazzi di Tassorosso, era meglio tenersi alla larga.

Ad un certo punto era girata voce che Hogwarts fosse vicina ed Hermione aveva sentito un piccolo tuffo al cuore, ma aveva cercato di non darlo a vedere.

Così, mentre tutti gli studenti del primo anno appiccicavano il naso ai finestrini sperando di poter vedere apparire il castello in lontananza, lei aveva chiesto alla gentile strega che vendeva gli strani dolci dei maghi quanto mancava ancora all’arrivo.

La donna le aveva risposto con un sorriso che sarebbero arrivati entro un’ora e mezza e, dopo averle chiesto se fosse del primo anno, aveva aggiunto “Ti piacerà tantissimo Hogwarts, vedrai. E’ il posto più bello che ci sia, soprattutto quando d’inverno la neve ricopre le sue torri e i suoi pennacchi e il lago sembra una macchia di inchiostro scuro in un’enorme distesa bianca.”

Hermione aveva sorriso e l’aveva ringraziata, ma mentre si allontanava per il corridoio la strega le aveva detto “Ti consiglio di indossare la tua divisa, piccola, così non perderai tempo quando si tratterà di scendere dal treno.”

Hermione aveva seguito subito il consiglio e stava giusto tornando dal bagno con indosso la sua divisa nuova fiammante quando qualcuno le andò a sbattere contro.

Hermione perse l’equilibrio, ma fortunatamente urtò alla paratia dello scompartimento vicino e non cadde, mentre il ragazzo rovinò a terra.

Hermione si riebbe subito dallo spavento e stava per rivolgere un bel rimprovero al ragazzo (“Guarda che non si corre così nel corridoio di un treno”) quando notò che lui era ancora a terra.

“Stai bene?” gli chiese allora preoccupata.

Il ragazzo alzò il viso ed Hermione vide che era paffuto e colorito, ma anche bagnato di lacrime.

Oddio, spero non si sia fatto troppo male, pensò, ma quando si avvicinò a lui quello tirò fuori un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e si soffiò forte il naso.

“Scusa si ti sono venuto a sbattere” disse poi con una vocina piccola piccola.

Hermione ne fu quasi intenerita e così gli chiese che cosa fosse successo.

“Il mio rospo. Non lo trovo più…” mormorò lui. “E se l’ho perso mia nonna mi uccide…”

“Un rospo?” chiese Hermione stupita, “credevo che tutti comprassero una civetta.” Almeno era quello che c’era scritto in Gli animali fantastici: dove trovarli, nella breve sezione dedicata agli animali comuni.

Il ragazzino sembrò imbarazzato ed Hermione pensò che in fondo non erano affari suoi se quel ragazzo aveva preferito un rospo ad un gufo, ‘di gran lunga il più utile e il più saggio degli animali domestici utilizzati dai maghi’, come lo definiva Newt Scamandro.

“Bè, se ti va posso darti una mano a cercarlo” si propose, invece.

Il ragazzo sorrise felice. “Davvero lo faresti?”

“Ma certo! Dove lo hai cercato finora?” chiese Hermione pratica. Quel ragazzo aveva un’aria simpatica, ma non granchè sveglia e lei aveva ancora un’ora e più da trascorrere prima che il treno arrivasse a destinazione, per cui perché non dargli una mano?

Alla ricerca del rospo perduto! avrebbe esclamato sua madre e così lei e Neville Longbottom, questo era il nome del ragazzo, passarono quasi tutta l’ora seguente entrando negli scompartimenti del treno e chiedendo agli altri ragazzi se avevano visto Oscar, il rospo scomparso.

Erano ormai quasi arrivati alla fine del treno e di Oscar nessuna traccia. Hermione stava perdendo la pazienza. Dove si era cacciato quel maledetto rospo?

Spalancò la porta dell’ennesimo scompartimento piuttosto irritata. “Qualcuno ha visto un rospo? Neville ha perso il suo” disse, ma poi la sua attenzione fu attratta dalla bacchetta che uno dei due ragazzi che occupavano i sedili all’interno teneva sollevata sopra un vecchio topo addormentato.

“State facendo un incantesimo?” chiese quindi curiosa. “Vediamo.”

Prese posto sul sedile e attese di vedere quale incantesimo avrebbe usato il ragazzo con la bacchetta in mano, che aveva capelli di un rosso fiammante e l’aria piuttosto imbarazzata.

“Ehm… va bene” mormorò lui e si schiarì la voce. Poi recitò quello che doveva essere un incantesimo, ma che ad Hermione parve solo una stupida frase senza senso.

Difatti il ragazzo agitò la bacchetta e non accadde nulla.

“Sei sicuro che sia un incantesimo, vero?” chiese Hermione scettica. Di certo non era quello il suono che avevano gli incantesimi che aveva provato lei stessa a casa. “Comunque…” aggiunse ancora rivolta ad entrambi i ragazzi, adesso “non funziona molto bene o sbaglio?” Poi li informò che gli incantesimi che aveva provato finora, tutti molti semplici in verità, le erano riusciti tutti e che nella sua famiglia nessuno aveva poteri magici. Forse si fece trasportare un po’ perché parlò quasi a raffica mentre i due ragazzi la guardavano con aria sempre più sconvolta, come se la notizia che lei aveva imparato tutti i libri di testo a memoria fosse chissà quale cosa sconvolgente, mentre naturalmente è quello che ogni bravo studente dovrebbe fare.

“A proposito” disse infine “Io mi chiamo Hermione Granger, e voi?”

“Io sono Ron Weasley” rispose il ragazzo coi capelli rossi e l’aria imbarazzata. Hermione notò solo in quel momento che aveva il naso sporco sulla punta.

“Harry Potter” si presentò l’altro ragazzo e tutta l’attenzione di Hermione andò a lui.

Harry Potter! Harry Potter in persona! Naturalmente sapeva ogni cosa di lui! Come i suoi genitori fossero stati uccisi dal Signore Oscuro, che tutti i maghi chiamavano Tu-Sai-Chi, e come lui fosse invece misteriosamente sopravvissuto, mentre lo stesso mago che voleva ucciderlo era inspiegabilmente scomparso liberando tutto il mondo magico da una terribile minaccia.

Aveva letto di lui in moltissimi libri e glielo disse, ma lui ne rimase stupito, come se non ne avesse mai nemmeno sentito parlare.

“Sul serio?” chiese infatti, piuttosto confuso.

“Ma santo cielo, non lo sapevi? Io se fossi in te avrei cercato di sapere tutto il possibile!” Ribattè Hermione, con un tono a metà tra il sorpreso e il rimprovero. “Sapete in quale Casa andrete?” chiese poi. “Io ho chiesto in giro e spero di essere a Grifondoro, sembra di gran lunga la migliore. Ho sentito dire che c’è andato anche Silente, ma penso che anche Corvonero non dovrebbe poi essere tanto male…”

Harry e Ron continuavano a guardarla come si guarderebbe un alieno, perciò tagliò corto. “Comunque, meglio che ci muoviamo e andiamo a cercare il rospo di Neville. E voi due fareste meglio a cambiarvi, sapete? Credo che tra poco saremo arrivati.”

Così dicendo Hermione si alzò in piedi e uscì con Neville dallo scompartimento.

Nel corridoio c’era confusione, però, così non riuscì a sigillare per bene la porta dello scompartimento ed era ancora molto vicina quando sentì una voce da dentro dire funerea “Qualunque sia il mio dormitorio, spero che non sia anche il suo...”

Quel Ron Weasley!, pensò arrabbiata. Stava per voltarsi ed aprire di nuovo la porta per dire a quel ragazzo quanto era cafone, quando un paio di studenti più grandi le passarono davanti correndo e gridando che Hogwarts era in vista.

Neville lanciò un grido di gioia e si fiondò sul finestrino di fronte, ma Hermione alzò gli occhi al cielo. Possibile che tutti fossero così infantili in quel treno?

Consultò l’orologio. Da quel che le aveva detto la strega dei dolci mancavano ancora una ventina di minuti all’arrivo, ma per sicurezza era meglio andare a chiedere direttamente al macchinista.

“Andiamo Neville, cercheremo il tuo rospo risalendo il treno” gli disse.

Neville la seguì senza obiettare, ma con un largo sorriso in volto.

“Che bello, Hogwarts finalmente. Spero proprio che tu e Ron ed Harry siate miei compagni di casa, siete stati così gentili con me!”

Hermione corrugò la fronte. “Bè, Harry non mi è sembrato poi così notevole e quel Ron Weasley mi sembra piuttosto maleducato, se lo vuoi sapere.”

“A me invece sono sembrati simpatici. Magari finissimo tutti in Grifondoro, no?”

Hermione lo guardò. Grifondoro andava più che bene, ma in tutt’onestà sperava che quei tre impiastri non diventassero suoi compagni di Casa, altrimenti i sette anni che la aspettavano sarebbero stati molto, molto lunghi.


****


Otto anni dopo…


“Ti giuro, hai detto esattamente così!”

“Ma no, non è vero, ricordi male, ne sono sicuro.”

“No, Ron, ricordo perfettamente le tue parole ‘Qualunque sia il mio dormitorio, spero che non sia anche il suo’… Me lo ricordo, non puoi negare e ricordo anche di aver pensato che eri un bel cafone a dire una cosa del genere di una persona che avevi appena conosciuto...”

Ron si grattò il naso, corrugò la fronte e rimase silenzioso per qualche istante.

“Sarà, ma io proprio non ricordo” disse infine.

Hermione poggiò i pugni sui fianchi.

“Sei veramente un codardo, ecco quello che sei. Ma Harry può confermare, lui era con te, vero Harry?”

Harry sorrise e sollevò le mani in segno di resa.

“Ah, no, Hermione, non mettetemi in mezzo, finisco sempre per fare la fine del topo quando litigate…”

“Ma qui non litiga nessuno!” lo corresse Hermione.

“E comunque” aggiunse Harry facendo finta di non aver sentito “credo che Ginny mi stia cercando, quindi…” e se la svignò, lasciando Ron ed Hermione da soli sulla veranda della Tana.

Ron ridacchiò ed Hermione sbuffò, poi si sedette accanto a lui sui gradini di legno della veranda.

“Non voglio litigare, Ron, siete voi che avete iniziato questo discorso” disse cercando di essere il più conciliante possibile. “Davvero non te lo ricordi?”

Ron sorrise e le posò un bacio sui capelli. “Diciamo che potrei e dico potrei averlo detto, e magari sono anche stato cafone, ma lo vogliamo ammettere che tu non brillavi proprio per simpatia, i primi tempi?”

Hermione lo guardò, indecisa se prenderlo a schiaffi o cosa, ma poi scoppiò semplicemente a ridere.

“Mi fa piacere che la prendi a ridere” le disse Ron.

Hermione scosse il capo. “Sei incredibile, in un modo o nell’altro trovi sempre il modo di giustificarti, vero?”

Ron rise a sua volta e poi la guardò con aria furba. “Sai com’è… Si fa quel che si può per la propria sopravvivenza…”

Hermione rise ancora, mentre Ron si alzava e le porgeva una mano per aiutarla a fare altrettanto.

“Sei troppo forte, Ron Weasley” disse mentre faceva scivolare le dita nella mano più grande di lui e rientravano insieme in casa, per cena.

“Lo so” rispose lui. “E’ per questo che ti piaccio tanto.”



FINE


___________________________


Note: Lo ammetto, l’idea di descrivere Hermione alle prese coi suoi genitori poco prima della partenza per Hogwarts mi ha sempre solleticata.
E’ stato un corcorso a darmi l’occasione di trasformare una vaga idea in questa storia. Il tema del concorso era un incontro che cambia la vita e naturalmente la prima cosa che mi è venuta in mente è stata ‘cosa ha più cambiato la vita ad Hermione, se non l’incontro con i suoi due migliori amici?’ L’incontro con Harry e Ron, in effetti, finisce per cambiare la stessa Hermione, che da ragazzina un po’ altezzosa, sempre con le risposte in tasca, convinta di aver capito tutto dalla vita si trasforma poco a poco nella ragazza in gamba che tutti i fan di HP amano. E così ecco l’idea di base di questa storia, in cui mi sono anche divertita a giocare con le figure dei genitori di Hermione che per noi lettori di HP sono rimaste un po’ sfumate, poco concrete, ma per i quali non deve essere stata facile all’inizio lasciare che la figlia si sentisse parte di un mondo a cui loro non appartenavano.

Come note tecniche segnalo che:
1. Le parti dialogate relative all’incontro di Hermione con Ron ed Harry sono tratte tutte dal libro Harry Potter e la Pietra Filosofale. Ho aggiunto i pensieri di Hermione e le sue interazioni con gli altri personaggi e tagliato qualcosa, ma il dialogo riportato è frutto della mente di mamma Row, così come, naturalmente, la vicenda del treno si muove tutta nei binari (per rimanere in tema :P) della narrazione originale.
2. Infine c’è nella fic un piccolo omaggio, neanche troppo velato, ad un’altra bella saga fantasy della letteratura inglese. Qualcuno lo becca?

Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando e in caso ripassate da queste parti tra qualche giorno: risponderò ad eventuali commenti (e spero siano tanti) e vi svelerò il misterioso omaggio letterario ^__-



  
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