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Autore: VampERY    12/11/2016    0 recensioni
La storia più vecchia del mondo forse: lei non sopporta lui che invece fa di tutto per averla. Olivia ma più nota con il diminutivo di Liv e Jack O'Connell, l'apprezzato attore britannico nelle vesti qui di istigatore e carnefice della giovane protagonista vedono nascere sotto i loro stessi occhi un'attrazione a cui è quasi impossibile sottrarsi.
Nel continuo alternarsi di POV tra i due si farà luce sui momenti più importanti densi di insulti, ripensamenti, pensieri, sguardi e tocchi proibiti.
Se mr. O'Connell toccasse in sorte a voi agireste come la cara Liv?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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I don't want your body
But I hate to think about you with somebody else
“Somebody Else” – The 1975



 
 






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Riusciamo a coordinarci, camminiamo fianco a fianco senza poter accelerare il passo visto il vento che ci spinge a diventare una cosa sola e aumenta la pressione del corpo di Jack intorno al mio. Nonostante l’ombrello quando arriviamo sotto il mio portone è più l’acqua che abbiamo preso che non quella evitata. Specialmente Jack si è inzuppato più di me e solo adesso capisco perché: per tutto il tempo ha tenuto l’ombrello più dalla mia parte che dalla sua. Infatti il suo lato destro è fradicio.
Nel tempo che ci metto a tirare fuori le chiavi lui inizia a tremare un po’ ma quando mi giro nella sua direzione per verificare che non stia peggio di quanto pensi lo becco a guardarmi ancora e stringersi nel cappotto lungo.

 

 
-Puoi farti una doccia mentre ti recupero qualche vestito asciutto- sento salendo una rampa di scale con Olivia che mi precede.

-La tua generosità oggi non ha limite. Grazie- finalmente in casa. Un po’ freddo ma sarà la pioggia.

-Perché non sei sempre così mi chiedo?- mi dice una volta appoggiata su un tavolino all’ingresso e alle sue parole, non volendo deluderla mi viene istintivo appoggiarmi a lei che mi rivolge la schiena e tenendola per i fianchi dirle: -Perché so quanto questo gioco intrighi anche te-
Lascio momentaneamente la presa vedendo arrivare uno schiaffo che non mi prende per un soffio. Le mando un bacio, l’ennesimo, e inizio a gironzolare per la casa.
-Così mi bagni tutto l’appartamento. Vieni, dai- ops non mi ricordavo del mio stato.

Mi fa strada verso una camera da letto, la sua, da cui si accede al bagno. Non ho potuto fare battute sul fatto che mi abbia portato subito nel suo “territorio”, in prossimità del letto nel quale dorme e chissà cos’altro fa ma solo perché i suoi occhi sono stati glaciali.
 
Mi ha lasciato qui dentro con un paio di pantaloni della tuta e una felpa, me li farò andare bene. Mi sto guardando allo specchio e tirando indietro i capelli quando la vedo: ho lasciato socchiusa la porta, mi basta spingerla leggermente per trovarmi di fronte una visione da film vietato ai minori.
Liv gira per la camera togliendosi un capo dopo l’altro, dal cappotto, agli stivaletti, poi è il turno del maglioncino bianco che nel momento in cui le ha coperto il viso ho potuto vedere il suo fisico piccolo ma gustoso. Ha fatto un arco con la schiena che mi ha ricordato tanto come sarebbe se l’avessi sotto di me mentre scopiamo; sotto il tessuto leggero della canottiera grigia che porta posso vedere l’ombra delle costole sulla schiena e i due piccoli seni tenuti su da un reggiseno scuro. Sto iniziando a eccitarmi.

Fa un movimento ancora più sensuale muovendo il collo e toccandosi i capelli per sistemarli. Passa un secondo e si siede sul letto proprio il lato che dà sul bagno e mi sono morso il labbro per la paura che potesse vedermi intento a studiarla nel dettaglio. Sì ho detto dettaglio perché in questo momento si sta togliendo anche la canotta e quel misero tessuto che le copre il seno insieme ai pantaloncini a vita alta le danno l’aspetto di una che vorrebbe solo essere presa con dolcezza, vorrebbe qualcuno che la liberasse di quell’ultimo vestito per lasciarla solo con…..cazzo autoreggenti! Non pensavo fosse il tipo, ma non mi lamento. O meglio lo faccio soffocando un gemito quando restia a togliersi i pantaloncini fa scivolare dalle gambe le calze mi manda una scossa là sotto tanto che la mia mano in automatico è andata a dargli un po’ di sollievo mentre con l’altra mi reggo allo stipite della porta.

-Jack tutto ok?- la sento e la vedo dirmi tenendo lo sguardo su quelle stesse gambe ora nude che so mi perseguiteranno per giorni. Lo farei anch’io fossi lei. Un altro ansimo che la mia bocca non libera solo per fortuna, causato dalla vista delle sue mani che cospargono la mia dea personale di una qualche crema. Cosa non darei per farlo io, passare le dita e toccare la carne morbida che posso solo intuire sia così, finendo per accarezzarla in mezzo alle gambe, stringere le cosce e una volta eccitata a dovere portarmi quelle stesse gambe sulle spalle e baciarla sul prezioso triangolo.

Finirò per venire, lo so.
Ancora un minuto e poi mi butto sotto l’acqua, lo giuro.

-Jack?-

-Dammi un minuto!- grido appoggiando un attimo la schiena alla porta e ritornando subito a spiarla da quello che è diventato il mio posto preferito ora come ora.
Mi regala ancora una visione, forse la più erotica da qualche tempo: sale carponi sul letto per raggiungere il comodino dall’altra parte del letto e posso vedere il suo fondoschiena pieno che fa capolino dagli shorts. Sempre girata si leva anche il reggiseno e anche se è voltata ho intravisto la curva dei seni, al che ho sbattuto la porta, mi sono svestito a fatica per via del fatto che sono bagnati e soprattutto per l’erezione che dovrò ora mettere a bada.
 
 

Finisco di svestirmi e di rivestirmi e Jack è ancora in bagno. Che si sia fatto male? Magari ha sbattuto la testa contro il lavandino e ora è lì che zampilla sangue dalla fronte. Dovrei andare a controllare? Non lo so. Non lo so perché non voglio essere invasiva, soprattutto perché nudo in bagno e perché sicuramente penserà male. Come farsi scappare un momento simile….

Senza fare il minimo rumore mi avvicino ma sento solo l’acqua che scende dal doccione, nient’altro. Ancora più vicino, sono ormai a ridosso della porta quando questa si apre un po’. Non cigola solo perché l’ho oliata qualche giorno fa e…….dio! anche con il vapore sul vetro riesco a vedere il corpo di Jack dietro il vetro: è di profilo con la testa bassa, rivolta ai suoi piedi. Il tatuaggio che ha sul braccio destro è come una macchia indistinta da quella prospettiva. Dovrei uscire subito verificato che sta bene. Dovrei.

Ritorno nella mia camera e mi siedo sul letto. Peccato io abbia lasciato la porta mezza aperta e mi basterebbe pochissimo per continuare a vederlo. Mi sposto appena che eccolo di schiena. Oh signore…..è tonico, i muscoli sono tesi, lo vedo perché deve aver spannato il vetro. Fortuna che sono uscita prima, ma quello che mi colpisce e sì mi provoca una sensazione familiare di eccitazione, oltre al suo fondoschiena marmoreo (cazzo!) è che…..si sta? Sì credo si stia mastu…insomma si sta dando piacere. Lui, Jack. Nel mio bagno. Mi sento accaldata, eccitata di più, in preda a una forma malsana di voyeurismo. È ipnotico vederlo così concentrato mentre fa qualcosa di sì estremamente normale, ma anche se fa battute spinte e volgari per la maggior parte del tempo, scoprirlo in un atteggiamento del genere mi rende avida, come se non potessi staccare gli occhi da quello che sto vedendo.

Inizio a respirare veloce, come se il piacere che si sta procurando da solo toccasse anche me, fossi in sintonia con lui, ma poi all’improvviso la parte più razionale di me ritorna e mi fa chiudere la porta. Mi serve giusto un attimo per riprendermi ed eliminare quell’immagine dalla mia mente, ma è maledettamente difficile farlo. Nemmeno la sorsata di acqua mi è servito e così mi concedo una boccata d’aria dalla finestra della cucina.
 
Sono ancora mezza imbambolata quando arriva alle mie spalle un: -Fatto. Scusa se ci ho messo tanto ma si sta veramente bene là sotto-
Sobbalzo un po’, più che altro perché ho paura noti la mia faccia da colpevole.
Adesso mettiamo le cose in chiaro: non è che io non abbia mai visto un ragazzo nudo, ho avuto anch’io i miei trascorsi, ma come lui no. Non spiando qualcuno che fino a 5 minuti fa non avresti mai considerato sotto quel punto di vista pur sapendo che è ben messo.

Agli occhi chiari e penetranti (sì anche se siamo in pessimi rapporti li ho notati anch’io, purtroppo) si aggiunge una costante espressione da furbo, di quelli che sai la faranno sempre franca che a volte, ma solo a volte, ti fa commuovere per il dolore che esprime (come la volta che morì un caro amico e vidi quegli stessi occhi riempirsi di lacrime che non volevano assolutamente lasciare andare). Poi i movimenti, la gestualità che ha: sempre in bilico tra il matto del gruppo, il giullare che si è autoeletto tale, e il maschio alfa, capace di fronteggiare almeno 5 uomini da solo come ho avuto occasione di verificare alla partita Chelsea-West Ham dell’anno scorso (siamo finiti tutti in pronto soccorso, sì anche la sottoscritta, ma Jack ha avuto la peggio quando per proteggerci si è buttato su un paio di tizi che definire armadi è dir poco).

Gli sto osservando i capelli scompigliati perché ancora umidi e non ho la minima idea di cosa stia facendo nel frattempo col mio corpo…

 
 

Cristo!
Quando l’ho raggiunta in cucina con ancora l’immagine di lei mezza nuda non avrei mai pensato che un semplice pigiama dai motivi scozzesi potesse essere così provocante! È lì bloccata sul bordo del lavabo che mi guarda ma sospetto non mi stia vedendo. Cioè è come se fosse concentrata su qualcos’altro perché non posso essere io la causa del suo essere cosi: continua a mordicchiarsi le labbra, passarci la lingua sopra mentre con la mano che non è impegnata a reggerla al mobile dietro di sé se la passa sul colletto aperto rivelando quasi il seno. E poi stringe le cosce proprio come chi  sta trattenendo un piacere che piano piano monta dentro.

-Stai bene?-

-Ehm?- forse è ritornata sulla terra, mentre io fatico a non cadere nella stessa sensuale trance.

-Sembra tu stia morendo di caldo…- le dico avvicinandomi e mettendo il dorso della mano sulla guancia per sentire se scotta. E sì un po’ calda lo è.
Solitamente mi avrebbe scacciato nell’istante in cui avesse capito le mie intenzioni, ma non stavolta. Anzi chiude gli occhi per un attimo e ingoia un po’ di saliva come a volersi bagnare la gola arsa.
Forse me ne sto approfittando un po’ ma non l’avevo mai vista così. Così vulnerabile come fosse sotto qualche droga perché mi guarda insistentemente le labbra, mi studia con gli occhi velati e la temperatura deve essersi alzata ulteriormente, così come il suo battito (e tra poco anche il mio) che le fa alzare e abbassare il petto in un movimento eccitante.
Poi malauguratamente sposta la mano che fino ad ora teneva sul collo per toccarmi la linea della mascella. Cerco di seguire i suoi movimenti con lo sguardo ma la vista di lei così audace e timida insieme mi fanno indirizzare gli occhi ancora sul suo viso, ora leggermente arrossato.

-Liv….- la chiamo sottovoce, non voglio che si svegli e che si renda conto di cosa sta facendo, di cosa STIAMO facendo. I punti in cui le sue dita hanno toccato la mia faccia bruciano, la barba corta che ho sembra ricevere delle carezze che invece di calmare tutto il mio corpo lo agitano.

In un attimo le sono addosso, l’erezione che nuovamente ha fatto la sua comparsa è andata a scontrarsi nel punto più sensibile di lei, tanto che si concede un breve “ahh” di sorpresa o sollievo.

-Mmm- questa volta sono io a non riuscire a trattenere un gemito, provocato dalle sue mani che ora si sono poggiate sul mio torace nudo per la felpa lasciata mezza aperta.
 
 

Non lo so. Non so cosa mi sia preso, ma non desidero altro in questo preciso istante. Non riesco ad uscire da questa bolla in cui sono immersa; nello stesso momento mi vedo da fuori che giudico malamente le mie azioni, ma dall’altra è come se circolasse in me uno strano veleno o anestetico.

Prima che me ne renda conto gli ho tirato giù tutta la zip della felpa. Il suo torace tonico e liscio emerge illuminato solo dalla luce pigra che entra dalla finestra perché quella che ho lasciato accesa in salotto serve solo a non nascondere il mio viso, sicuramente arrossato.
La croce tatuata sul fianco sinistro mi appare irresistibile e quando vedo la testa di Jack abbassarsi quasi ad inchinarsi di fronte a me infilo una mano tra la sua pelle e il tessuto aperto. Voglio solo sentirne la consistenza…

Gli indici di entrambe le mani continuano nell’esplorazione del corpo perfetto di fronte a me e mi chiedo cosa stia pensando lui in questo momento, che mi risponde senza bisogno di chiederglielo: -Continua, ti prego- ha tutto un altro sapore sentito da lui che solo qualche ora fa ricordava le sue imprese con una ragazza.

Lo vedo agitarsi giusto un po’ per cambiare lievemente posizione e stringermi ancora di più tra sé e il mobile. Inspira a pieni polmoni e contrae la mascella, cose che mi fanno sorridere maliziosamente.
Mi sto comportando come se volessi farlo impazzire, ma non è questo che voglio. Cioè potrei anche dopo averlo visto di là prima. Cazzo ho un incessante brivido in mezzo alle gambe che mi basterebbe toccarmi per pochi secondi e verrei all’istante, ma è più una cosa di controllo. È come spingersi fino al limite, ma il tutto avviene inconsapevolmente. Non siamo mai stati insieme, non so cosa gli piaccia, cosa lo mandi fuori di testa e cosa no, ma da quel che vedo è in preda a qualche forma di autocontrollo e istinto insieme. Se così posso dire della sua mano destra appoggiata con forza ora sul limite del lavabo con solo un dito a toccare il mio fianco, nel breve intervallo di pelle nuda tra la giacca e i pantaloni del pigiama.

-Non fermarti…- mi invita piegando ancora di più la testa e portandola sulla mia spalla in modo che ora anche le mie narici si possano riempire del suo profumo. Ci ho messo un attimo a chiudere gli occhi e stuzzicare anche quella parte. I capelli ancora umidi mi attirano troppo per non passarci le dita in mezzo. Quando lo faccio rialza immediatamente la testa e mi guarda, mi scruta con impazienza e un misto di confusione resa manifesta solo dalle sopracciglia che si aggrottano un po’.
 
 

Non la voglio fermare. Voglio che mi tocchi ancora e mi faccia tremare come non mi succedeva da tempo.

Deve fermarsi ora. Rimanere ferma e aspettare che le restituisca tutto con gli interessi. Io non sarò così delicato.

Sentire le sue mani addosso in qualsiasi altra occasione mi avrebbe portato alla seconda decisione, al proposito di immobilizzarla e usarla come un giocattolino in mio possesso. Ma in verità è l’esatto opposto. Lei ha il controllo dell’intero mio essere, ma insieme no. È strano, è incredibile cosa stia succedendo adesso: il mio corpo mi dice di invitarla a proseguire con i suoi tocchi la conoscenza reciproca ma nello stesso tempo le mie mani l’hanno appena sfiorata.

Se dovessi ascoltare le labbra invece l’avrei già fatta mia, reclamato con forza di dischiudere le sue per farmi sentire com’è la sua lingua. Non ho potuto che vedere solo la punta che guizza di qua e di là una volta ogni tanto e poi tornare prigioniera delle labbra piene, rosse.
Dio! Adesso le vedo! Adesso noto le forme provocanti anche se già in passato gliele avevo osservate con trasporto immaginandole addosso.

-Basta-

Arriva dal nulla. Dopo il silenzio assordante, riempito solo dall’elettricità tra noi intuisco più che sentire un ordine gentile.

-Devo fermarmi- ecco che è lei a prendere la decisione che non avrei mai voluto prendesse.
Sbatte gli occhi un paio di volte veloci, rimanda giù altra saliva ma ancora una mano è sul mio torace, proprio sotto il cuore come se trovasse che deve restare lì anche se ha detto a voce il contrario.
Mi tiro su e finalmente sono abbastanza alto per vederla tremare lievemente, forse resasi conto di cosa stava succedendo.
Concedo ad entrambi un paio di secondi per riprenderci senza dire niente, separarci gradualmente e poi faccio un passo indietro. Torniamo ognuno nel proprio spazio personale senza che l’altro lo invada così sensualmente come poco fa.
 
E poi ecco il momento in cui è di nuovo lei, è la solita Olivia, sempre distante da me e ferma:

-Ti ho lasciato una coperta e un cuscino, il divano è abbastanza comodo. Notte- sta ancora parlando quando mi oltrepassa e si rifugia nella sua camera, lasciandomi con un principio di erezione e con l’idea di essere stato sua vittima per tutto questo tempo.
  
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