2 mesi fa ero in auto con la mia famiglia, mio fratello e i miei genitori, eravamo felici. Ervamo in viaggio verso New York. Dopo molti litigi mia madre aveva convinto mio padre a fare questa vacanza tutti insieme. Che bella donna mia madre, non dimenticherò mai quel dolce sorriso che si intravedeva su quel volto magro e stanco, un sorriso capace di risollevarsi in qualsiasi momento, un sorriso che c'era ma ora non c'è più. Come anche quello di mio padre e di mio fratello.
 Mentre raggiungevamo la grande mela in auto, a causa di una distrazione, aggiunti i problemi del mezzo e la pessima situazione metereologica, l'auto si è schiantata contro un albero. I miei sono deceduti sul colpo. Mio fratello sembrava essere sopravvissuto, ma il suo cuore non ha resistito ed è morto giunto in ospedale, io invece, fortuna (o sfortuna) vuole che io sia riuscita a scamparla con qualche osso rotto e un cuore ormai in frantumi.
Da qui sono passata ai servizi sociali che, per farla breve, hanno cercato di darmi in custodia ai miei zii, i quali si sono rifiutati poiché non disponevano di fondi e affetto per il mio mantenimento. 
Quindi l'unica soluzione si è rivelato mandarmi in adozione. La sorpresa sta proprio nel fatto che una famiglia ha deciso di perdermi sotto la sua responsabilità, nonostante io sia una sedicenne depressa. 
Così dopo due mesi mi ritrovo in un altra auto che mi sta portando a casa Cullen. Strano come la vita se ne sbatta dei tuoi sentimenti e continui ad andare avanti. 
Ansiosa per l'incontro decido di truccarmi un po' per non dare una cattiva impressione, peggiore di quella che già daró. Prendo dalla mia cartella una trusse e uno specchio di piccole dimensioni, fisso la mia immagine riflessa, faccio pena: ho perso molti chili, il mio volto non è più così tondo e pieno, al contrario delle labbra che sono sempre carnose; gli occhi sono ciò che mi sorprende sempre, grandi illuminati da una luce marrone scura, essi sono così profondi e adesso più che mai mostrano la mia stanchezza. Decido di applicare un po' di fondotinta sulla pelle bianca e aggiungere della matita agli occhi. Non mi curo molto del mio aspetto. 
-Ginevra, siamo arrivati, benvenuta nella tua nuova dimora. Carlisle ed Esme sono lì che ti aspettano. Non combinare guai e per qualsiasi cosa contattaci- mi dice la signorina Ruby prima di abbandonarmi a qualche passo dal porticato con delle valige enormi.
Mi avvicino agli scalini, osservo incantata la casa, è magnifica: si alternano tonalità di bianco con quelle di qualche legno di cui non conosco il nome. Tre piani di maestosità ed eselganza.
I due genitori addottivi mi si avvicinano, interrompendo la mia visione, la loro bellezza è strabiliante, la pelle diafona, gli occhi giallo verdognoli e i lineamenti delicati, lui biondissimo lei con un acconciatura ramata. Non riesco a smettere di osservarli.
-Ciao, io sono Carlisle e lei è mia maglie Esme. Siamo lieti di conoscerti. Cercheremo di non farti mancare nulla.- dice l'uomo
- Grazie per l'ospitalità- rispondo timida.
-Vieni, ti accompagno nella tua stanza. Ora la casa è vuota; i ragazzi sono a scuola. Li conoscerai più tardi, ora è meglio se sistemi le tue cose.- Esme mi invita ad entrare. Non ho davvero voglia di conoscere nessuno. Voglio sprofondare nel nulla più totale e far finta che tutto questo non stia succedendo a me.