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Autore: Angel of Opera    13/11/2016    0 recensioni
Alessandria, 1915.
L'Italia decide da che parte schierarsi nel Primo Conflitto Mondiale, separando però due giovani. Arcangelo De Donati risponderà alla chiamata alle armi per onorare la famiglia da cui proviene, mentre Romeo Cellerini ha intenzione di disertare.
'' Ma infondo, chi mai avrebbe potuto sapere delle loro tenerezze se non la Luna, unica testimone in quel cielo scuro? E poi, la Luna si sarebbe mai opposta a qualunque tipo di amore? ''
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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              Je l'aimerai quand je serai mort si c'est donné aux trépassés




È sempre curioso come i suoni dell'amore si trasformino in fretta in litigi o in singhiozzi. In una piccola stanza di una casa alessandrina, Romeo e Arcangelo avevano appena consumato i frutti del loro amore proibito quando il secondo aveva annunciato la sua imminente risposta alla chiamata alle armi. Romeo invece era una testa calda, un testardo che mai si sarebbe unito all'esercito senza sapere esattamente perché andava a combattere e non l'avrebbe permesso nemmeno al suo amato. Ormai da un anno la guerra imperversava, una guerra che ormai aveva coinvolto quasi tutta l'Europa (Arcangelo sapeva, l'aveva letto nelle lettere dei suoi parenti belgi). Ora, il Regno d'Italia prendeva parte a quel conflitto e esigeva i suoi tributi. No, Arcangelo non sarebbe partito.

« Perché partire poi? Per vedere il nome De Donati su qualche tomba prima del tempo? Per servire il re? Servo Borsalino tutti i giorni tutto il giorno e non mi pare che mi abbia coperto d'oro. Al diavolo re, regine, imperatori e produttori di cappelli! » aveva urlato Romeo, prima che Arcangelo gli tirasse uno schiaffo sulla guancia sinistra.

« Cosa dovrei fare? Andare contro la mia famiglia? Disonorarla? Se proprio devo morire, lasciami morire come preferisco! » Eppure Arcangelo avrebbe sacrificato la propria vita per quello scapigliato dai colori mediterranei che poco si addicevano a un abitante della grigia città piemontese. Si erano conosciuti al mercato, un giorno che Romeo era andato a sbrigare delle commissioni per sua madre, la vecchia Paolina. Mentre contrattava con una pollivendola, un cappello era arrivato ai suoi piedi. Un Borsalino, si riconosceva a primo sguardo da quelli degli altri nella piazza. Un cappello da ricchi. Un orchidea tra i fiori di campo. Il ragazzo lo raccolse subito e se lo rigirò tra le mani e, quando vide il possessore di quel mirabile accessorio, rimase a bocca aperta. Per un istante pensò fosse un angelo. Alto, capelli biondi accuratamente pettinati e il panciotto carta da zucchero che s'intonava perfettamente con il colore dei suoi occhi. Arcangelo gli rivolse poi la parola e col tempo, nonostante provenissero da due classi sociali diverse, diventarono amici prima e amanti poi.

« Io la odio la tua famiglia! Vogliono che tutti stiano ai loro comandi! Anche io vorrei essere imperatore e decapitare tutti quelli che mi circondano, oppure papa, per creare peccati sempre nuovi e far dannare i cristiani! Ma so chi sono. Sono Romeo, mi tengo il culo rotto e tanti saluti! » Ah, non avrebbe sopportato un minuto di più di quella conversazione. Di corsa, uscì di casa (se così si poteva chiamare il tugurio in cui viveva) e prese la sua bicicletta. Dove sarebbe andato, solo i suoi piedi lo sapevano.

Si trovò poi sulla riva del Tanaro, dove andava quando i pensieri lo tormentavano e rimase lì a piangere e a sfogarsi per quelli che sembrarono secoli.

Una voce lo destò dai suoi pensieri.

« Abbracciami. » Era quella calda e delicata di Arcangelo che lo scuoteva dal suo pianto. Percepì il suo sguardo dolce su di sé, eppure non voltò la testa. Se l'avesse visto piangere, il suo orgoglio ne avrebbe risentito.

« Come faccio ad abbracciarti se mi vuoi abbandonare? »

« È di questo che hai paura? Hai paura che ti dimentichi? »

« Andrai dall'altra parte dell'Italia. Lì le donne sono belle. Molto più belle di me. Tu... Penserai a loro, non a me. »

Arcangelo si sedette accanto a lui sotto il cielo stellato e gli accarezzò il viso. Gli occhi scuri come l'ossidiana di Romeo erano arrossati dal pianto e l'ultima lacrima scorreva sul suo viso ancora giovane. Le mani gentili di Arcangelo asciugarono quella sola espressione delle sue emozioni, che anche senza le parole avrebbe spiegato cosa gli passava per la testa. Occhi color zaffiro riversarono amore in quelli dell'altro, prima ancora che le labbra si unissero. Era il primo bacio che si scambiavano all'aperto. Ma infondo, chi mai avrebbe potuto sapere delle loro tenerezze se non la Luna, unica testimone in quel cielo scuro? E poi, la Luna si sarebbe mai opposta a qualunque tipo di amore?

« Io ti prometto che nei miei pensieri tu ci sarai sempre. Anzi, porterò con me una fotografia di noi due. Ai miei compagni parlerò di te, anche se dovrò dire che sei una donna. Sai, anche il più grande poeta italiano nascose il nome della sua amante. Ti ricordi, quando ti lessi le sue poesie e te le spiegai? »

Romeo annuì silenziosamente. Arcangelo adorava leggergli le poesie, ma raramente lui riusciva a coglierne il significato senza che dovesse essergli spiegato. A malapena sapeva scrivere il suo nome.

« Parla di me chiamandomi Tecla, come una delle mie sorelle. Tecla Cellerini. Sai... Magari la tua famiglia potrebbe venirlo a sapere. »

Arcangelo lo fece sdraiare sulle proprie ginocchia, per potergli accarezzare le ciocche di capelli ribelli. A volte, Romeo gli sembrava quasi Antinoo. Lui si sentiva Adriano, l'imperatore responsabile della bellezza del mondo. Nel suo amato aveva visto l'artista. Alla fine, produrre cappelli non era un'arte? Ci voleva manualità per confezionare quei piccoli capolavori che ornavano le teste di chi poteva pagarli. Aveva provveduto all'educazione di quell'umile operaio, insegnandogli egli stesso la storia, la politica e i basamenti della filosofia, ma non era riuscito a fargli imparare a scrivere più di tanto. Romeo detestava scrivere. Lo trovava una perdita di tempo. Avrebbe dovuto esercitarsi, e il tempo che passava a esercitarsi era tempo strappato dalle braccia di Amore.

Alla fine, Arcangelo rivolse il suo sguardo alle stelle.

« Vedi quell'astro laggiù? Quando sarò in trincea, volgi il tuo sguardo all'insù e scorgimi nel firmamento. Se morirò, guardando quella stella penserai a me. Io ti penserò anche nella tomba, se è possibile ai trapassati. »

« Se morirai,allora le mie lacrime faranno muovere tre mulini e straripare il Tanaro. »

L'unica cosa che poté fare Arcangelo fu sorridergli e promettergli che sarebbe tornato, ma nemmeno lui era sicuro del suo avvenire.

Se sarebbe morto, l'avrebbe fatto rimembrando quella sera e la dolcezza dell'amore.




   
 
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