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Autore: CinderNella    13/11/2016    2 recensioni
Si sentiva un po’ stalker a guardarlo e ad annotare ogni suo comportamento da dietro un muro delle rovine di Christ Church Greyfriars – se si fosse trovata dietro a un cespuglio avrebbe potuto trovarci dell’ironia nella situazione che stava vivendo da qualche tempo – ma era parte del suo lavoro anche quella. [...] Ma, diversamente dal solito, e non perché fosse venerdì, lui si era separato dal suo gruppo di colleghi per dirigersi all’interno del giardino che portava dritto alle rovine dov’era casualmente lei: si stava proprio dirigendo verso di lei.
Resasene conto, si catapultò alla panchina più vicina per dare l’idea di essere davvero impegnata a fare qualcosa che non fosse spiarlo da lontano, ma dalla sua espressione non doveva esserci riuscita: «Mi scusi, ma lei mi sta spiando?»
Era davvero come a scuola. Stesso portamento arrogante, stesse fattezze e modo di presentarsi elegante e capelli impossibilmente biondi: eppure era completamente diverso.
«Ehm...» non sapeva che scusa formulare.
«È la quarta volta che la vedo in una settimana e in zone diverse della città. Perché mi segue?»
Genere: Comico, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione, Luna/Theodore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Chiedo perdono: solo dopo un altro mese son riuscita a scrivere/postare qualcosa. Spero vi piaccia, però: è sicuramente più lungo del solito 'sto capitolo XD Buona lettura!







   
Are you hurting the ones you love?
When they watched the walls, and the ticking clock.
Are you hurting the ones you love?
And was it something you could not stop.

«‘Spettate, ‘spettate. Quindi quella roba si chiama Burrobirra ma non è alcolica? E che birra è?» Angharad era seduta a gambe incrociate tra le due coppie che occupavano il divano di casa Granger-Malfoy, e non si alzò nonostante fosse fortemente contrariata solo perché Nyx e Nix sonnecchiavano su di lei.
«Mi spiace deluderti, ma è senz’alcol nonostante il nome.» la rimbeccò Theo dalla sua sinistra, sorridendo beffardo.
«Che mondo illusionista, e non magico, che illude la gente!» ribatté Angharad, sbuffando impettita: però poi Nyx le rivolse un’occhiata che sembrava quasi di rimprovero e si bloccò, chiedendo scusa alla gatta «Scusa, Nyx, non lo faccio più.»
«Questa cosa che i nostri gatti affermino puntualmente la loro supremazia rapportandosi con te e che tu puntualmente ti pieghi al loro volere me li fa stimare anche di più.» commentò Draco, divertito, dalla sua destra: era all’estremità del divano più vicina alla portafinestra e abbracciava Hermione, che era poggiata contro la sua spalla, entrambi avvolti da una coperta dalla fantasia tartan sui colori del bordeaux.
«Beh, Dra’, i gatti sono superiori. Dovremmo tutti accettare la loro superiorità. Io lo faccio con somma gioia.» rispose la gallese bionda, annuendo solennemente «Sapevi che nel corso dei secoli che hanno passato vicino agli umani hanno affinato la loro tecnica nel miagolare per fare in modo che i loro versi siano più simili a quelli dei neonati quando piangono, così da agire a livello subliminale per convincerti a calcolarli? Sono dei geni.»
«No, mi ero perso questa perla di saggezza felina.» commentò il biondo, rivolgendole un sorriso sfottente.
«È vero, però.» aggiunse Hermione, annuendo «Inoltre, gli stupidi amanti di cani sostengono sempre che i cani siano i più intelligenti perché hanno più materia grigia, sviluppatasi nel corso del tempo passato strettamente a contatto con l’uomo per via della loro natura più sociale, ma è stato provato che i gatti sono molto più intuitivi e brillanti nella risoluzione di enigmi... e sanno cacciare, sono indipendenti. Che farsene dell’intelligenza relazionale quando non riusciresti nemmeno a sopravvivere con certezza lontano da persone che ti nutrono e accudiscono?»
«Feroooce!» commentò Theo.
«Sì, ha la stessa intelligenza predatoria dei gatti, lei.» convenne Draco, indicando con un cenno del capo Hermione, che rispose alla beffa tirandogli una leggera gomitata nello stomaco.
«E poi, cosa più importante, essendo indipendenti non hanno bisogno di te. Ma ti scelgono nonostante tutto. Lo sai che ti degnano della loro presenza perché sono affezionati e tengono a te, e non per il mero istinto di sopravvivenza.» continuò Angharad, facendo una grattatina dietro la nuca dei due gatti, che erano il ritratto del relax, acciambellati sulle gambe della ragazza.
«È qualcosa di speciale» annuì Luna, sorridendo pensierosa «Un po’ come quando riesci a instaurare un rapporto con un piccolo drago, che potrebbe arrostirti da un momento all’altro ma non lo fa perché ci tiene, a te.»
«Un po’ differente, ma ciò è molto simile a quello che succede con i felini più grandi, effettivamente.» rispose Angharad, annuendo.
«È una dimostrazione del nostro essere infantili se stiamo qui a parlare di gatti grandi e piccoli quando Blaise e Daphne sono a casa della famiglia di Ginny per la lieta notizia della gravidanza?» chiese Draco, aggrottando le sopracciglia perplesso.
«Potrebbe esserlo. Però, ehi, non siamo noi quelli incinti.» ribatté Theo, con entrambe le sopracciglia sollevate in un’espressione eloquente.
«Che commento fantasticamente selvaggio, Nott!» si congratulò Angharad, sorridente «Quando posso avere questa Burrobirra che avete portato da Diagon Alley, allora? Magari anche con qualche dolcino...»
«Quello devi chiederlo a Draco, Angh. Noi l’abbiamo gentilmente portata, ma l’onore di servirla spetta a lui.» rispose Theo, lanciando un’occhiata all’amico. Subito dopo, Angharad si voltò a guardare Draco e Hermione, sbattendo le ciglia furiosamente.
«D’accordo, d’accordo.» Draco si alzò dal divano e si diresse verso la sala da pranzo, il cui tavolo era ancora apparecchiato dal pranzo che avevano finito qualche ora prima, oltrepassandola e arrivando in cucina.
«Ancora non ci posso credere che avremo a breve una piccola peste nel gruppo. Ehi, ma così non sarò più la più piccola!»
«Sopravvivrai, Angh!» urlò Draco dalla cucina, che aveva udito l’affermazione dell’amica accompagnata da uno sbuffo epocale.
«E poi sarai comunque unica per qualcosa, nel gruppo» commentò Hermione, annuendo.
«L’unica babbana?» ribatté l’altra, rivolgendole un’occhiata contrariata.
«In realtà stavo pensando al tuo essere l’unica giornalista qui, ma se preferisci babbana...»
«No! Giornalista è decisamente meglio. Potenzialmente giornalista sarebbe più corretto, però, forse!» rispose la diretta interessata, sorridendo soddisfatta.
Draco rientrò in salotto con cinque boccali e una cassa di Burrobirre ghiacciate, per poi ritornarvi con una biscottiera a forma di Morte Nera piena di biscotti «Fatti in casa dalla qui presente signorina Granger.»
«Sono commestibili?» chiese immediatamente Angharad, con un sorriso a trentadue denti soddisfatto, beccandosi una leggera gomitata nelle costole da parte di Hermione.
«Completamente, cara.» commentò Draco, versando la Burrobirra nei boccali «‘Sta roba si beve fredda o calda?»
«Direi calda, considerata la temperatura di fuori?» propose Angharad, con un sopracciglio alzato.
«Ops. Io le avevo messe in frigo...» rispose Draco, ma Angharad aveva già iniziato a ripetere a mo’ di slogan qualcosa: «Magia, magia, magia! Chi fa una magia?»
«Ci risiamo...» commentò Draco, roteando gli occhi. Hermione sorrise e si voltò a guardarlo: «Caro, porteresti guanti e presine da cucina per tutti?»
«Che si fa, che si fa?» Angharad aveva l’attitudine di una bambina ogniqualvolta si facesse qualcosa di anche lontanamente magico.
«Immagino che tu voglia utilizzare l’Incendio, Herm?» propose Theo, sorridendo di fronte all’eccitazione dell’unica babbana lì presente.
La ragazza annuì, quando Draco arrivò con due guanti da forno e tre presine: li distribuì assieme ai boccali e riprese il suo posto accanto a Hermione.
«Inizio con Angharad, essendo ovviamente la più eccitata a riguardo...» non pronunciò la formula ad alta voce, ma la babbana era esaltata nonostante tutto.
«Sì, ma continua con noi, che le bacchette le abbiamo lasciate nei cappotti» aggiunse subito dopo Theo, esibendosi nel suo miglior sorriso a trentadue denti: nel frattempo, Angharad stava già pescando i biscotti fatti in casa da Hermione dalla Morte Nera e trangugiandoli con gusto.
«Non sarà una birra, ma è buona!» sentenziò Angharad, col tono di chi che era stato più che adeguatamente soddisfatto.
«Se continui a non fare distinzioni tra le cose che stai mettendo in bocca finirai per soffocare, Angh» la redarguì Theo, divertito.
«Inoltre, come fai a mangiare così tante cose, così velocemente?» chiese Luna, curiosa «Per un millesimo di secondo mi hai ricordato Ron Weasley.»
Tutti tacquero, tranne la ragazza in questione: «Non ho avuto il piacere di incontrarlo, ma ho fame. Mi torna la fame ogni tre ore. Probabilmente perché quando mangio non voglio riempirmi più del necessario e devo mangiare spesso...»
Ma la discussione – animata di una ex-Corvonero e una Corvonero in potenza, taciturna degli altri presenti – venne momentaneamente bloccata dal suono del campanello: i due padroni di casa si guardarono perplessi.
«Vado io?» chiese Hermione, facendo per alzarsi.
«Non preoccuparti» Draco le baciò una guancia prima di alzarsi nuovamente dal divano e oltrepassare la sala da pranzo per raggiungere la scala.
«Che Ginny, Blaise e Daphne abbiano finito prima del previsto?» ipotizzò Luna, pensierosa.
«Ha! Ne dubito fortemente. Diamine, non conosco i Weasley, ma solo per Blaise e il dare la notizia ufficialmente a una famiglia numerosa sarei troppo voluta essere presente...» commentò Angharad, con un’espressione che era un po’ un ghigno, un po’ sognante.
«Angharad, sei completamente sadica talvolta» commentò Hermione, scuotendo la testa.
«Lo so. Ma che pretendi, ho passato tutta la mia età adulta tra Serpi... e poi in realtà ero già così» terminò, annuendo sicura.
Udirono il rumore di alcuni passi provenire dalle scale e l’ospite che si ritrovarono di fronte, accanto a Draco, non lo aspettavano per nulla: Harry Potter aveva raggiunto il salotto di casa Granger-Malfoy accompagnato dal padrone di casa e stava salutando con un po’ di imbarazzo tutti i presenti.
«Harry? È successo qualcosa?» Hermione saltò in piedi, improvvisamente all’erta. Ma Harry scosse la testa: «Non preoccuparti, non sono qui per problemi dell’ultimo minuto. O meglio, sì, ma ho bisogno di Angharad.»
«Sono arrivati tutti i file?» chiese la diretta interessata, addentando un biscotto.
«Sì, sono al Ministero. Ho ricevuto la notifica del trasferimento mentre ero alla Tana, ma sono un po’ e se potessimo dare un’occhiata insieme...»
«Scialla, posso venire con te. Tanto qui ho mangiato tutto quello che potevo e la giornata è finita già da un po’» dichiarò la babbana, saltando in piedi: tutti i presenti tranne Harry le stavano rivolgendo occhiate a metà tra lo sconvolto e il fortemente perplesso.
«Vuoi specificare?*» chiese Draco, con un sopracciglio alzato: Hermione era ancora in piedi, con le sopracciglia aggrottate. Anche Theo era perplesso, mentre Luna sembrava star guardando Angharad con orgoglio.
«Non posso, sappi solo che il dovere mi chiama!» rispose quella, sorridente, mentre infilava il cappotto che aveva lasciato su una sedia della sala da pranzo.
«Che dovere? Sei disoccupata!» ribatté Theo, sbattendo basito le palpebre.
«Vedrete, vedrete! Arrivederci cari!» Angharad era già oltre la sala da pranzo mentre Harry rimaneva in piedi, scuotendo la testa contrariato.
«Puoi spiegare?» chiese Hermione, perplessa.
«Solo se troviamo effettivamente qualcosa. Mi piacerebbe rimanere, ma devo andare...»
«E anche se non dovessi, Angharad è già partita in quarta» continuò Theo per Harry, indicando la sala dov’era Angharad fino a qualche secondo prima.
«...Esattamente. Buona serata!» salutarono Harry Potter, che sparì sulle scale dietro l’amica babbana.
«Luna, stai sorridendo. Sai qualcosa?» chiese Hermione, che ormai aveva le braccia incrociate.
«No, ma sono certa che faranno grandi cose!»
«Vorrei tanto avere la tua fiducia incondizionata» ribatté Draco, ancora sbattendo le palpebre, confuso.
«Bah» emise Theo, continuando a guardare nella direzione in cui Harry e Angharad erano andati.
«Si è anche portata dietro dei biscotti!» commentò Hermione, guardando la biscottiera di Star Wars ormai mezza vuota e lasciandosi cadere sul divano, ancora altamente perplessa.
«Su, su. Son più che certo che prima o poi sapremo cosa sta succedendo...» la consolò Malfoy, posando la coperta che avevano addosso fino a qualche minuto prima sulle loro gambe e passando un braccio intorno alle sue spalle. A dividere le due coppie erano rimasti solo Nyx e Nix, che, nonostante l’improvviso mutamento geografico della loro situazione – a causa della scomparsa del loro cuscino umano – l’avevano presa bene: avevano ripreso a ronfare, rilassati, in mezzo a tutti i presenti.


L’atmosfera, alla Tana, era tesa. O almeno, lo era per Blaise, che saltava su ogniqualvolta qualcuno pronunciasse il suo nome.
«Oh cielo. E io che mi ero anche posta il quesito sul sedere vicino a Ginny o Blaise. È chiaro che tra i due è lei che si sa difendere meglio» commentò Daphne, alzando entrambe le sopracciglia e rivolgendo un’occhiata perplessa a Blaise, mentre Charlie evitava di sorridere troppo evidentemente.
«Perché?» chiese Blaise, guardandosi intorno.
«Zabini, Ginny è a suo agio. Tu invece sembri in procinto di dover andare in guerra. O perlomeno, di star aspettandoti un attacco da un momento all’altro.»
«Lo so, ma... ci ho pensato solo stamane, loro ora sapranno che abbiamo fatto sesso!» l’ultima parte Blaise la mormorò, ma sia Daphne, che Charlie – e anche Ginny, nonostante stesse parlando con George alla sua sinistra – l’udirono.
«Tesoro, dovevi pensarci prima di non utilizzare l’accortezza dovuta!» ribatté, sempre sussurrando, Daphne, non nascondendo una nota di sarcasmo.
«Ma sono contento, è che... sono spaventosi! Sono tanti!» esclamò il moro, con un’espressione terrorizzata che poté mantenere solo per qualche secondo.
«Beh, non lo biasimo» commentò Charlie, annuendo «Anche io avrei paura, se fossi lui. Ma non preoccuparti, Blaise, se dovessero attaccarti sono più che certo che Ginny ti proteggerebbe!»
«Non fate troppo i simpatici voi due, potreste essere i prossimi!» ribatté quello, rivolgendo un’occhiataccia nella loro direzione.
«Sì, ma i nostri figli avranno un patrimonio genetico definitivamente superiore a quello dei vostri!» rispose Daphne, avvicinando una mano stretta a pugno al suo ragazzo, il quale fece lo stesso prima di rilasciarla contemporaneamente a lei «Boom!»
«Siete un pessimo gruppo di sostegno, lo sapete?»
«Oh, se cercano di ammazzarti ti difendo. Ma se non ci provano, e di questo ne sono abbastanza certa... io sono qui per godermi lo spettacolo, caro!» rispose Daphne, compiaciuta.
«Umpf.» esalò Blaise, contrariato.
«Okay.» mormorò Ginny, più a se stessa che a qualcun altro, prima di alzarsi in piedi. Gli sguardi di tutta la tavolata si posarono su di lei, anche quello – stranamente – pieno di aspettative di George Weasley «Allora, ho un annuncio da fare. All’inizio non volevo, almeno, non prima di quando sarebbe ormai finito tutto, ma Daphne mi ha convinta a fare altrimenti, poiché “non dovrei negare a mia madre la gioia di vedermi sposata”, etc... Comunque. Io e Blaise ci sposiamo. Non voglio una festa grande e se proprio bisogna festeggiare vorrei farlo qui, con i presenti come invitati. Più altre cinque persone assenti al momento, più o meno.»
Il silenzio regnava nella sala da pranzo, a parte per George che si era appena voltato verso Daphne per dirle qualcosa: «Non sapevo avessi un cuore, Greengrass!» Però Molly Weasley gli rivolse un’occhiataccia, che venne seguita da un sorriso palesemente finto di Daphne nella direzione del ragazzo: era certa che se Blaise non fosse diventato di ghiaccio dalla paura, avrebbe replicato qualcosa anche lui.
«Inoltre, dovremmo organizzare questo matrimonio presto, prima del previsto, perché sono incinta e non voglio sembrare una balena nelle foto del mio matrimonio. Annuncio terminato.» Ginny si risedette a tavola, dove nessuno sembrava aver intenzione di proferire parola.
«Avremo dei nipotini Serpeverde!» urlò George a pieni polmoni, sorridendo come un idiota «Scusatemi, lo volevo urlare da quando Charlie me l’ha detto.»
L’urlo di George, però, ruppe il ghiaccio: nella stanza irruppe un ruggito gioioso generale, e le persone dall’altra parte del tavolo – Molly e Arthur Weasley con più velocità – avevano iniziato a dirigersi verso i futuri genitori, con Harry Potter che fu il primo a congratularsi abbracciando Ginny – e Blaise, destinatario di una pacca amichevole sulla spalla da parte dell’ormai uomo sopravvissuto.
«Grazie a Godric Daphne esiste, o probabilmente non ti avrei perdonato per un bel po’ di tempo!» dichiarò Molly Weasley con le lacrime agli occhi, coinvolgendo in un abbraccio i due futuri genitori e Daphne, che aveva iniziato a ripetere a bassa voce “Oh cielo. Oh cielo, io che c’entro?” mentre Charlie le dava qualche leggera pacca rassicuratrice sull’unica mano libera della ragazza.
Arthur Weasley, invece, aveva iniziato a tempestarli di domande specifiche sulle loro future vite domestiche, nonostante Bill, Fleur, Percy e Audrey stessero cercando di congratularsi con i due futuri sposi e genitori.
«Ma dove andrete a vivere? Non sarebbe meglio trasferirsi per un po’ di tempo qui?»
«Papà, avevo già iniziato a riarredare casa di Blaise a Londra prima di sapere che fossi incinta, abbiamo deciso di rimanere lì...» rispose Ginny, lievemente seccata – da tutte quelle attenzioni, ma anche dalle domande preoccupate dei genitori: non importava che si trattasse di genitori maghi o babbani, erano sempre ripetitive.
«Ma con un figlio, le cose cambiano...»
«Sono più che certa che la Londra babbana e quella magica avranno tutto quello di cui ho bisogno, papà...» rispose Ginny, più indispettita: era sempre stata veloce a indispettirsi, lei, ma la gravidanza l’aveva resa più propensa a raggiungere la soglia di sopportazione più in fretta. Fortunatamente, però, George iniziò a parlare: «Lo sai, Gin, avevamo scommesso che tu saresti stata la prima Weasley a finire a Serpeverde** E invece avevamo ragione solo in parte, perché ora i tuoi figli ci finiranno!»
«Insomma, ha ragione» ammise Daphne, annuendo «Figli di Ginny Weasley e Blaise Zabini? Non possono che chiaramente finire a Serpeverde.»
«Ho sempre ragione, Greengrass!» ribatté George, esibendosi in un sorriso a trentadue denti in direzione della ex-Serpeverde.
Ginny si era voltata a guardare il futuro marito: Blaise sembrava sopraffatto da tutte quelle reazioni, ma stava sorridendo come un ebete. Allora lei gli strinse una mano, attirando la sua attenzione: voleva solo avere la certezza che fosse tutto tranquillo. Lui annuì e le sorrise, intrecciando le dita della mano che lei gli aveva appena afferrato con le sue, prima di risedersi e lasciare che il pranzo ritornasse alla normalità.
Nonostante fosse contenta della ricezione delle notizie da parte della sua famiglia, si sentì un po’ tradita. Qualcuno non si era congratulato, e ora non era neanche più presente al tavolo. Anche Harry sembrava sparito: doveva aver seguito Ron.
Non riusciva a credere che suo fratello fosse così immerso nelle sue idee idiote da non riuscire nemmeno a gioire per qualcosa di buono che le capitava, sebbene fosse con qualcuno che lui reputava non degno: e poi non stava a lui deciderlo. Per lei, Blaise, era più che degno. Oltremodo degno, e di questo ne era certa, e soddisfatta. Se Ron non avesse voluto rendersi conto dei suoi stupidissimi errori, problemi suoi: lei era esattamente nel momento in cui voleva essere, con le persone con cui voleva essere.
Intercettò un sorriso timido di Daphne, che doveva aver capito l’andazzo dei suoi pensieri: anche lei si era voltata a guardare le due sedie vuote qualche posto più in là, e si era subito voltata verso di lei. Ginny ricambiò, contenta: era decisamente con chi voleva stare, anche se poco più di un anno prima non ci avrebbe neanche lontanamente pensato, a una situazione del genere – nonché alla sua reazione. Dopotutto era calma e soddisfatta. E il suo gruppo di amici stretti, nonché la sua futura famiglia, traboccava di Serpi.


Harry aveva ricevuto un gufo dal Ministero quella mattina, che lo informava dell’arrivo di nuove pergamene piene di informazioni sul caso su cui era più concentrato, specialmente nel suo tempo libero: ma non appena aveva visto Ron uscire dalla stanza prima di poter anche solo rivolgere un sorriso alla sorella, aveva deciso che avrebbe dovuto parlargli. Aveva superato il limite, Ginny non era un fantomatico nemico.
Raggiunse la sua vecchia cameretta – dove Ron era tornato a stare dopo l’arresto di Maggie – e bussò alla porta: «Avanti!»
Ron era seduto sul suo letto, e dava l’impressione di essere essenzialmente confuso.
«Ron? Che stai combinando?»
«Come fai a essere felice per lei?!» ribatté immediatamente il suo migliore amico, tagliente: era una domanda sincera, nonostante fosse piena di rancore. Harry lo raggiunse e gli si sedette accanto, posando una mano sulla sua spalla: «Perché è felice. E le voglio bene.»
«Ma sta... sta col nemico!» sbottò il rosso, passandosi febbrilmente una mano tra i capelli «Sta per sposare il nemico! Ci sta facendo figli!»
«Ron, Blaise non è il nemico. Non lo è mai stato, e sicuro non lo è ora.» Harry era certo che non avrebbe voluto neanche passare un giorno nella mente del migliore amico, se erano queste le idee che partoriva.
«Non è una brava persona.» ribatté Ron, guardandosi le scarpe.
«In realtà non avrei potuto pensare a una persona migliore per Ginny. Un po’ scapestrata come lei, fieramente leale alle persone a cui tiene, impulsiva. Sono stati veloci come il vento, ma stanno bene insieme, Ron. E lo dico io, che sono l’ex-fidanzato di tua sorella.» ammise Harry, con un tono di voce che non ammetteva repliche: Ron si voltò a guardarlo negli occhi, ferito «Non so proprio come tu faccia a dirlo!»
«Perché la gente cambia. Siamo tutti cambiati. E non possiamo giudicare qualcuno senza conoscerlo – e checché tu ne dica, Blaise non lo conoscevamo – men che meno perché era un Serpeverde, perché è amico di Draco Malfoy.»
«Non farmi nemmeno pensare a Draco Malfoy.» ribatté Ron, stringendo i pugni con forza.
«Perché? Perché sta con Hermione e la rende felice come tu non l’hai mai resa?» chiese Harry, alzando un sopracciglio: Ron gli lanciò un’occhiata piena di veleno «Scusami, Ron, ma non posso mentire: lei sta bene, è contenta, è soddisfatta. E non la vedevo così da tempo, e sai che sono anche suo amico. E finalmente ha trovato il suo equilibrio... come fai ad aver tenuto a lei e a non essere contento per lei? E per Ginny?»
«Mi hanno tradito tutti!» esclamò lui, frustrato «Tutti con queste Serpi, pare un’infestazione! Persino Charlie, Charlie che non aveva mai mostrato alcun interesse per una ragazza, Charlie sta con la Greengrass
«E anche loro due sembrano felici.» commentò Harry, cercando di capirlo – ma soprattutto, cercando di passare un messaggio importante, che Ron non sembrava nemmeno vedere.
«Li hanno accolti, tutti. Siete tutti contenti per loro, e non vi ricordate nemmeno chi erano!»
«Dai, Ron, non dire idiozie! Qua l’unico che è stato con una traditrice, e che tra l’altro ha tradito nel senso proprio del termine, sei stato tu! Non cercare le pagliuzze negli occhi degli altri quando c’hai una trave nel tuo!» esclamò Harry, palesemente seccato: Ron lo guardò perplesso, non capendo il riferimento biblico.
«Ciò che intendevo è: non guardare gli errori passati degli altri quando qua il traditore per eccellenza sei stato tu, in un campo, e la tua ragazza in un altro.» spiegò Harry, sospirando profondamente «E va’ a congratularti con Ginny. Anche se non lo pensi. Sebbene tu non riesca a capirlo ora, non siamo più in guerra da un bel po’. E i nuovi arrivati non sono decisamente i nostri nemici, nessuno dei presenti in sala da pranzo lo è mai stato!»
Ron non sembrava molto convinto, ma non era nemmeno pronto a saltare su per replicare con una sua visione sfalsata della realtà, così Harry decise di dire l’ultima cosa: «Ora, io me devo andare. Devo andare a prendere dei documenti da lavoro e tornare a casa per esaminarli. Per favore, non fare il bambino offeso a caso con tutti, e anche se ti senti tradito... comportati diversamente!» Harry si alzò «Ci vediamo!»
Capì che l’amico aveva sentito dall’impercettibile cenno del capo che gli aveva rivolto prima di uscire dalla camera e chiudersi dietro la porta.

Alijeik era chino sul calderone, colmo di una pozione dal colore viola vivace che ribolliva, mentre Pansy camminava febbrilmente avanti e indietro.
«Dobbiamo affrettare i tempi di produzione.»
«Tesoro, sai bene che non è possibile. Bisogna rispettare il tempo esatto o non verrà come dovrebbe essere.» dichiarò l’uomo, col tono di chi doveva aver ripetuto quella frase ben più di una volta.
«Il piano è stato iniziato. Non possiamo essere in ritardo...» Pansy si stava torturando le mani, mentre camminava avanti e indietro per la stanza semibuia.
«Ma la nostra parte fallirà, se affretto il processo. E siccome bisogna portare a termine il proprio obiettivo e non quello degli altri, non ho intenzione di velocizzare innaturalmente la mia pozione.» commentò quello, fermo.
Pansy, di fronte a lui, si piantò le mani tra i capelli scuri, pensierosa: «Non ce la faremo mai.»
«Andrà tutto bene, noi saremo in tempo. Proprio alla fine, ma lo saremo. E dobbiamo occuparci solo di una piccola parte...»
Pansy guardò il suo compagno, titubante: la sua figura sicura e ferma le diede un po’ di fiducia. Ce l’avrebbero fatta nel portare a compimento la loro missione, fosse cascato il mondo, ce l’avrebbero fatta.

Harry non arrivava quasi mai a Grimmauld Place con la metropolitana, ma quel tardo pomeriggio di Dicembre fu costretto a fare così, essendo accompagnato da Angharad. La ragazza gallese era particolarmente prolissa, mentre lui era la sua perfetta controparte silenziosa.
«Potter? Che hai? Terra chiama Potter?»
«Mh?» si voltò verso la babbana, con un’espressione incuriosita «Scusami. Stavo pensando al pranzo alla Tana...»
«Com’è andata la grande dichiarazione?» chiese la ragazza, alzando e abbassando ritmicamente le sopracciglia, ammiccante.
Harry sorrise: «Come ce lo si poteva aspettare. All’inizio eravamo tutti muti, poi George ha urlato qualcosa sul fatto che avranno nipotini Serpeverde e ci siamo tutti congratulati con Ginny e Blaise... tutti tranne Ron.»
«Oh cielo, questo Ron sembra proprio una spina nel fianco.» commentò Angharad, roteando platealmente gli occhi.
«Non è sempre stato così.»
«Non penso di aver sentito una descrizione positiva di ‘sto tipo.»
«Beh, è anche vero che i tuoi migliori amici sono tutti delle Serpi» replicò Harry, annuendo.
«Frequento molto anche Luna, Ginny e Hermione e non mi pare che abbiano parole migliori a riguardo, loro.»
«E mi sa che a breve non ne avranno altre. Sicuramente non Ginny. Ho avuto l’impressione che non ci fosse rimasta molto bene...»
«Beh, tuo fratello non ti si congratula dopo una cosa del genere, mi sembra anche logico essere un po’ astiosi. Ma poi che ci guadagna?»
«È un periodo particolare, per lui.» cercò di giustificarlo Harry, grattandosi la nuca con una mano, mentre con l’altra cercava le chiavi di casa nella tasca.
«Sì, d’accordo, perché con Hermione s’è comportato benissimo invece, no? E lì non puoi usare la scusa del “periodo particolare”.» ribatté Angharad, lanciandogli un’occhiata di sbieco, mentre lui apriva la porta di casa.
«Sei accanitamente leale nei confronti delle persone a cui vuoi bene, eh?» domandò con sicurezza Harry, scuotendo la testa.
«Sto solo dicendo la verità» Angharad fece spallucce, ma la discussione venne bloccata dall’apparizione a sorpresa di qualcuno che non doveva essere lì: Astoria Greengrass sembrava scossa, ed era appena sbucata dalla porta del salotto: «Finalmente sei qui!»
«Ciao Astoria. Tutto bene?» chiese Angharad, osservandola attentamente.
«Non so cosa ci faccia tu qui, ma immagino c’entri con l’indagine e...» inspirò profondamente, stringendosi nella coperta che aveva preso in salotto, per poi guardare Harry dritto negli occhi «Stanno pianificando qualcosa. A breve.»
«Angharad, sai trovare il bollitore per il tè?» chiese Harry, continuando a guardare Astoria e chiudendo immediatamente la porta di casa: la babbana gallese aveva annuito ed era sparita in fondo al corridoio «Astoria, di che stai parlando?»
Aveva appena chiuso a due mandate la porta di casa, quando si sedette sul divano accanto alla Greengrass, visibilmente preoccupata, e le posò una mano sulla spalla «Cosa hai sentito? Dove credono che tu stia?»
«Non so nemmeno se se ne sono accorti che non sono a casa.» rispose quella, guardandosi intorno «Mi inventerò qualcosa se dovessero rendersene conto. Domattina. Posso rimanere qui?»
Harry annuì: «Anche perché penso rimarrà anche Angh. Non posso farle portare via i file che ho appena recuperato... Ma cosa hai sentito?»
«Avevano quattro ospiti, ma non li ho riconosciuti. Non so se hanno utilizzato una Polisucco o qualcosa di più definitivo, ma non li riconoscevo. Ma parlavano del momento, che era arrivato, che sarebbe accaduto tutto insieme... A che punto siete con l’analisi dei file? Avete trovato collegamenti?»
Harry scosse la testa: «Non ancora, ma se puoi possiamo continuare a lavorare stanotte. Chiudiamo le tende, ci mettiamo qui e cerchiamo di sbrogliare la matassa... Ricorderai alcuni dei nomi dalla tua infanzia, no?»
Astoria annuì, tirando poi dei fogli rilegati insieme fuori dalla coperta «E poi ho fotografato e stampato alcuni elenchi che mamma tiene dei vari invitati alle feste passate di Natale...»
«Ma è perfetto! Grande!» esclamò Harry, lasciandosi trascinare un po’ dall’entusiasmo. Astoria appariva ancora ampiamente turbata, e Angharad era appena arrivata con un vassoio, occupato da tre tazze, una teiera piena di acqua che sembrava bollente e diverse bustine di tè «Non sapevo quali volevate...»
«Va bene così. Vado a prendere i cuscini, le coperte e il PC e ci sistemiamo qui, okay?» propose Harry, risoluto.
Angharad e Astoria non ebbero nemmeno il tempo di annuire che quello era già scomparso oltre la porta, nel corridoio del pian terreno, lasciandole con due tazze di acqua bollente in mano e non poche domande da porgli.







*“care to specify” o qualcosa del genere era la formula che m’era venuta in mente quando scrivevo XD
**l’unica cosa che considero canon di quello scempio che è HPaTCC
  
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