Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Padmini    13/11/2016    3 recensioni
Uno sguardo, un legame silenzioso tra due anime.
Sherlock, studente brillante ma solitario.
Gregory, studente più grande, generoso e desideroso di riparare a tutti i torti.
Un gatto e un cane che si incontrano nel cortile di una scuola.
Cosa accadrà tra di loro? Possono due anime così diverse trovare un luogo in cui incontrarsi?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lestrade, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Prima di iniziare voglio ringraziare ancora tantissimo Koa__ e Yujo per le loro recensioni! Grazie mille!! Ora il prossimo capitolo, spero vi piaccia

Un abbraccio

Mins

 

 

Il taccuino

 

Questo è il posto ideale per chiunque desideri studiare l'umanità.

Mycroft Holmes, L'interprete greco

 

 

 

 

Il mattino seguente, Gregory si svegliò con il cinguettio degli uccellini fuori dalla sua finestra. Il canto era continuo, una musica regolare che gli riempiva le orecchie e la testa, ogni tanto però interrotta da un rumore di legno che sbatte e vetro che trema. Ancora avvolto dal calore del sonno, ci mise qualche istante a capire che qualcosa non andava e a ricordare cose era accaduto la sera precedente. Lentamente aprì gli occhi. La luce del mattino era filtrata dalle pesanti tende, ma un soffio d'aria fresca entrava ugualmente nella stanza sfiorandogli il viso.

Sherlock! Aveva dormito con lui e … Si voltò per cercare il viso dell'amico accanto al suo, ma tutto ciò che vi trovò fu il cuscino leggermente sgualcito e, poco distante, la finestra aperta, che sbatteva ad intervalli regolari, facendo vibrare il vetro.

Ancora assonnato si alzò e lentamente si avvicinò alla finestra per poterla chiudere. Guardò l'albero che cresceva di fronte alla sua finestra, sul quale si era arrampicato Sherlock per raggiungere la sua finestra e ciò lo fece sorridere. Era arrivato all'improvviso, senza avvisare … e altrettanto all'improvviso se n'era andato. Scosse la testa ridendo, divertito da quel comportamento, poi però qualcosa scattò in lui. Perché lo aveva fatto? Non era normale, quello era sicuro. Perché era andato da lui di notte? Sembrava un bambino spaventato per il temporale, in cerca di rassicurazioni dal papà. Poi c'era il suo mutismo, la sua scarsa socievolezza. Tutti pezzi di un puzzle che stava disperatamente tentando di mettere insieme, ma erano ancora molti i buchi da riempire e Sherlock di certo non lo aiutava in quel senso. D'altra parte non poteva fare più di così, ora toccava a lui, doveva aprirsi con lui se voleva essere aiutato.

 

Gregory trascorse la mattina studiando così, dopo pranzo, decise di fare una passeggiata e insieme fare un po' di commissioni per sua madre al mercato alimentare di Borough*. Aveva bisogno di riposare la mente dal troppo studio e soprattutto concentrarsi su un problema ben più complicato di quelli che proponeva il professore di matematica: Sherlock Holmes. Non poteva farci nulla, più si sforzava di non pensarci, più il viso di quel ragazzo così solo e in evidente difficoltà gli tornava in mente.

Una volta arrivato a destinazione iniziò a girare per i banchi, ammirando la bellezza della merce esposta. Frutta, verdura, salumi, formaggi, miele … Si soffermò di fronte alla bancarella del miele, sua madre gli aveva chiesto di prenderne un vasetto per la colazione. I barattoli erano tutti in fila, ordinati, lucidi e invitanti, da quelli più chiari fino a quelli scuri di castagno. Restò ad ammirarli per qualche istante, poi alzò lo sguardo per parlare con il venditore, ma non appena lo fece rimase di sasso per la sorpresa.

Di fronte a lui, con indosso un grembiule giallo e nero con disegnate tante api, guanti bianchi e un'espressione indecifrabile, stava Sherlock Holmes. Sembrava perfettamente a suo agio, in mezzo ai barattoli di miele, il suo sorriso era quello di un abile venditore, che sarebbe capace di farti acquistare anche quello che non ti serve.

“Ciao, Gregory!” lo salutò semplicemente, come se vederlo lì fosse la cosa più naturale del mondo e solo poche ore prima non si fosse introdotto clandestinamente in casa sua.

“Co-cosa ci fai qui?” chiese, rendendosi conto in ritardo della stupidità della sua domanda.

“Mi sembra ovvio.” rispose lui, con un sorriso divertito, senza però sottolineare la banalità della domanda.

“Hem … sì, giusto … hem ...”

In realtà Gregory voleva domandargli ben altro, ma troppe sorprese nel giro di poco tempo lo avevano disorientato.

“Hem … dicevo … ho bisogno del miele. Miele di castagno. Un vasetto. Grazie.”

Si sentiva sciocco parlando così, ma davvero non sapeva che altro dire, almeno in quel momento. Se mai avesse avuto delle parole da pronunciare, erano fuggite dalla sua mente. Sherlock non sembrò farci caso e, ignorando la tensione dell'amico, prese un vasetto di miele di castagno e lo infilò in un sacchetto di plastica.

“Sono otto sterline.”

Greg era ancora stupefatto per ciò che stava facendo, perciò reagì in ritardo.

“Oh, sì … certo … certo ...”

Mentre Sherlock teneva il sacchetto con il miele lui cercò i soldi e glieli porse.

“Prendi … ecco ...”

Sherlock gli porse il sacchetto, prese i soldi e molto diligentemente gli restituì il resto con lo scontrino.

“Ti ringrazio.” disse poi gentilmente, prima di rivolgersi a un altro cliente che era sopraggiunto nel frattempo.

“Ah … sì, grazie ...”

La sorpresa era tanta che restò intontito per qualche minuto. Quando Sherlock si voltò ancora una volta verso di lui gli fece un rapido occhiolino e finalmente fu in grado di reagire. Ricambiò il saluto e si allontanò.

“Ci vediamo domani a scuola!” esclamò, allontanandosi.

“A domani!”

 

Gregory continuò il giro del mercato e una volta terminate le spese, ripassò di fronte alla bancarella del miele per salutare Sherlock ancora una volta prima di tornare a casa, ma il ragazzo era così occupato che preferì restare ad osservarlo da lontano. Era spigliato, ammiccante con le donne, simpatico con gli uomini ed estremamente cortese con tutti i clienti, non sembrava nemmeno lui. Ogni tanto, tra un cliente e l'altro, lo vide annotare qualcosa in un taccuino di pelle marrone, probabilmente aveva a che fare con le vendite, pensò.

Allontanandosi dal mercato, scoppiò a ridere in mezzo al marciapiede, facendo voltare un po' di persone.

“Così c'è anche questa tessera, eh Sherlock?”

 

 

 

Lunedì mattina il cielo non avrebbe potuto essere più grigio. Nuvole minacciose si erano addensate sopra Londra e avevano iniziato fin dal primo mattino a inondare la città con una pioggia fitta e insistente.

Gregory, sempre di buon umore nonostante tutto, era appena arrivato a scuola carico di buoni propositi ed energia. Aver incontrato Sherlock prima nel proprio letto e poi al mercato, lo aveva prima sorpreso e infine divertito, e l'aspettativa di poter parlare con lui e chiedergli il significato di quelle apparizioni lo rendeva euforico come un bambino che aspetta Babbo Natale. Sapeva che non avrebbe avuto occasione di incontrarlo fino alla pausa, ma ciò non fece altro che aumentare la sua aspettativa.

Quando si avvicinò la fine dell'ora si rese conto però di non sapere bene dove incontrarlo. Il loro posto speciale, l'albero grande fuori in giardino, era irraggiungibile con tutta quella pioggia e non sapeva nemmeno quale fosse la sua classe, perciò non aveva idea di dove cercarlo. Confidando nel fatto che sarebbe stato lui a trovarlo, si cercò un posto comodo. Una volta individuata una panca accanto a una finestra, si sedette e iniziò a mangiare. Era piacevole gustarsi il pranzo mentre la pioggia picchiettava dolcemente sui vetri.

Non dovette aspettare molto, Sherlock arrivò poco dopo, come suo solito, silenzioso come un gatto. Gli si sedette accanto, intenzionato a restare in silenzio. Quel giorno però Gregory non lo avrebbe accettato, Sherlock avrebbe risposto alle sue domande.

“Hey … mi hai trovato ancora, eh?” domandò, facendogli l'occhiolino “Anche sabato sera sei venuto a casa mia ...”

“Ti ho seguito.” rispose lui semplicemente, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Non ti ho visto.” ammise Gregory, scuotendo lentamente la testa “Non mi sono accorto di nulla.”

Sherlock sorrise beffardo.

“È ciò che accade quando sono io che seguo qualcuno.”

Greg si voltò verso di lui, leggermente seccato per quell'affermazione.

“Non ti sembra un po' eccessivo? Parli come se fossi una specie di detective!” esclamò, tuttavia senza riuscire a trattenere un sorriso.

“Un detective?” domandò lui, scoppiando a ridere “Ammetto che questa descrizione mi piace. Non mi dispiacerebbe diventarlo, un giorno.”

Anche Gregory rise, contagiato dall'amico.

“Per questo mi hai seguito fino a casa? Ti stavi allenando?”

Sherlock non rispose immediatamente e ciò fece preoccupare Greg, che si affrettò a rassicurarlo.

“Non devi rispondere se non vuoi … mi ha fatto piacere ospitarti nel mio letto, non pensare il contrario! È stato … sorprendente e inusuale, ma ormai ho capito che con te le cose normali non possono essere prese in considerazione, giusto? Piuttosto ...”

Mentre Gregory parlava, Sherlock aveva abbozzato un sorriso, rassicurato dall'aver trovato finalmente qualcuno in grado di capirlo, ma quando l'altro esitò, introducendo così un'altra domanda, tornò serio. Intuendo cosa stava per chiedergli, fu lui a parlare per primo.

“Mi vuoi chiedere cosa stavo facendo al mercato? Volevo guadagnare un po' di soldi e dal momento che quando mi sono proposto per dare ripetizioni ai miei compagni di classe nessuno ha colto il mio invito, ho deciso di cercare altrove.”

“Capisco … ma … perché proprio al mercato? Hai una bancarella tua? Sei tu che produci il miele che vendi?”

“No, io lo vendo soltanto. Il signor Jackson ha una serie di alveari vicino a Seaford, in Sussex. È molto amico di mio zio e quando ho visto che aveva una bancarella al mercato mi sono offerto come commesso.”

Gregory annuì, impressionato da quella confidenza. Sherlock non aveva mai parlato, ma all'improvviso aveva deciso che era giunto il momento di raccontare a qualcuno qualcosa di sé e il fatto che avesse scelto lui lo riempiva d'orgoglio.

“Ho capito … ma perché proprio lì? Voglio dire, sei così intelligente, avresti potuto trovare lavori migliori e anche meglio pagati! Perché proprio il mercato?”

Sherlock si strinse nelle spalle con fare noncurante.
“Non mi interessano tanti soldi, mi bastano quelli che guadagno lì. La cosa bella è un'altra ...” a questo punto si avvicinò di più all'amico, si guardò attorno come se temesse che qualcuno potesse ascoltarli e, sottovoce, gli rivelò quello che sembrava un segreto a lungo custodito.

“Mi piace osservare la gente.” sorrise compiaciuto, vedendo la sorpresa negli occhi di Gregory “Al mercato passa gente di ogni tipo. Casalinghe, pensionati, lavoratori di ogni genere, uomini d'affari perfino. Mi piace osservare ogni cosa, ogni dettaglio.”

Si guardò nuovamente attorno e, una volta constatato che nessuno badava a loro, estrasse dalla giacca della divisa il taccuino che Gregory gli aveva visto in mano il giorno precedente. Lo aprì e ne sfogliò distrattamente le pagine, piene di annotazioni a penna e a matita.

Gregory rimase affascinato dal viso di Sherlock in quel momento. Era più luminoso del sole, teso, fremente come una fiamma, i suoi occhi brillavano come stelle mentre contemplava il suo tesoro. Rimase in silenzio, commosso, aspettando che lui continuasse.

“Quando c'è qualcosa che mi colpisce lo scrivo qui e non mi limito a farlo al mercato. Anche a scuola ci sono un sacco di cose che ...”

La magia finì all'improvviso, esplose come una bolla di sapone quando un ragazzo, arrivato all'improvviso senza che i due se ne rendessero conto e che Gregory non riconobbe, strappò il taccuino dalla mano di Sherlock.

“Guarda guarda … cos'è questa robaccia? Bigliettini per i compiti, eh? È per questo che prendi sempre voti altissimi?”

Sherlock si voltò di scatto verso il ladro e gli lanciò un'occhiata di fuoco.

“Restituiscimelo, Alec. Adesso.”

“Altrimenti cosa mi fai, eh? Mi picchi? Fenomeno da circo!”

“Ridaglielo!” intervenne Gregory, alzandosi in piedi e affrontando il bullo con lo sguardo di un mastino intenzionato a sbranare chi aveva di fronte.

“Perché dovrei?” domandò Alec, sventolando il taccuino fuori dalla portata di Sherlock “Siamo in classe insieme e se lui bara per i compiti in classe devo farlo sapere al nostro professore ...”

Detto questo, arretrò di un passo e lo aprì per leggerne il contenuto. Nel frattempo anche Sherlock si era alzato, rosso per la rabbia e, pensò Greg, anche per l'imbarazzo di vedere i suoi segreti profanati. Il rossore divenne più accentuato quando Alec rise di lui e di ciò che aveva così gelosamente custodito per tanti anni.

“Questo? È questo il tuo tesoro?” chiuse il taccuino e lo tenne tra due dita, come se fosse sporco o infetto “Che idiozie!!”

“Se sono idiozie puoi anche ridarmelo, Parker.” sbottò Sherlock, smettendo di chiamarlo per nome, da tanto era arrabbiato “Non ti serve, non te ne fai nulla, mentre per me ...”

“Lo so, lo so … è il tuo tesoro! Sei ridicolo!”

“Tu lo sei molto di più, Parker.” intervenne nuovamente Gregory, stavolta facendo un passo in avanti e chiudendo le mani a pugno per sottolineare le sue intenzioni non proprio pacifiche nei suoi confronti “Hai ottenuto ciò che volevi, giusto? Hai scoperto il suo segreto e lo hai umiliato. Mi sembra sufficiente. Ora puoi anche ...”

Non fece in tempo a terminare la frase perché Parker lo interruppe alzando la mano.

“Non mi basta. Questo sgorbio ha preso un voto altissimo nell'ultimo compito e non si è degnato di suggerire a nessuno. Ora è giunto il momento di vendicare tutte le insufficienze fioccate a causa sua!”

“Non avete preso insufficiente a causa mia e lo sai. Se non studiate non potete pretendere di ...”

“ Si tratta di solidarietà, sgorbietto. Una cosa che tu non puoi capire.”

“Tu non capisci! Se io vi suggerissi le risposte giuste non imparereste mai niente! Preferisci restare nell'ignoranza? Quei voti ve li siete presi perché ve li meritate! Siete solo un branco di asini!!”

Il volto di Sherlock era sempre più rosso e Gregory notò che tremava per la rabbia.

“Basta così, Holmes. Hai detto anche troppo.”

Prima che Gregory o Sherlock potessero fare qualcosa, Parker aprì la finestra e con un lanciò notevole, scagliò il taccuino fuori dalla finestra, sotto la pioggia battente, prima di scoppiare a ridere di gusto.

“Ecco! Adesso siamo pari, sgorbietto.” gridò e si allontanò ridendo.

Gregory si voltò verso Sherlock, il quale si era a sua volta voltato verso la finestra aperta. Fuori la pioggia impediva di vedere bene dove potesse essere caduto il taccuino, che ormai doveva essere zuppo d'acqua.

“Sherlock … mi dispiace … avrei dovuto ...”

Sherlock si voltò verso di lui. Tutto il rossore dovuto all'ira era scomparso e lui era diventato pallido come il muro al quale si era appoggiato, completamente sfiancato da quel tiro mancino.

“Non fa niente.” disse, ostentando un'indifferenza che non aveva “Erano solo … erano solo appunti.”

Il cuore di Greg si spezzò vedendo l'amico ridotto in quello stato. Non l'aveva mai visto così triste. Aveva perfino esitato nel parlare, cosa che non era mai successa prima. Lo aveva visto sopportare a testa alta i peggiori insulti, ma quando aveva visto sfumare il suo lavoro gli era crollato il mondo addosso. Il modo in cui conteneva la sua disperazione era commovente. Non capì se lo facesse per non dare una soddisfazione al suo compagno di classe, anche se in quel momento non poteva vederlo, o per orgoglio personale. In ogni caso, il desiderio di proteggerlo si fece sempre più forte in lui.

“Usciamo!” propose, cercando di risollevargli il morale “Magari lo troviamo ancora!”

Forse Sherlock avrebbe acconsentito, ma la campanella suonò proprio in quell'istante.

“Non importa.” mormorò lui “Davvero. Ora devi tornare in classe.”

“Ma ...”

“Vai. Io sto bene, non mi ha mica fatto male!” disse, cercando di ridere, mentre in realtà Gregory notò che se avesse potuto sarebbe scoppiato in lacrime.

“Come preferisci ...” sussurrò, accarezzandolo con la voce per consolarlo “Ci vediamo a casa mia, oggi pomeriggio? Tanto sai dov'è, giusto?”

Sherlock annui. Tremava ancora impercettibilmente ed era sempre pallido, ma sorrideva. Gregory non era del tutto convinto di quel sorriso, ma dal momento che lui insisteva nel dire di stare bene, decise di lasciar perdere, almeno con lui. Lo salutò con un occhiolino e si allontanò con decisione verso la sua classe, mentre lui faceva altrettanto. Quando però arrivò davanti alla porta non entrò come gli altri e si diresse con passo deciso verso l'uscita. Un suo amico lo vide e lo seguì.

“Gregory!! Dove vai?!” gridò, visto che era già lontano.

“Ho da fare!!” rispose lui, sempre gridando, prima di aprire il portone d'ingresso e uscire sotto la pioggia.

 

 

 

*Mercato di Borough, a Southwark. In teoria domenica pomeriggio dovrebbe essere chiuso ma chissenefrega.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Padmini