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Autore: Hanairoh    15/05/2009    2 recensioni
Sappiamo che, a dieci anni dalla sua rinascita, Edward si è allontanato da Carlisle ed Esme per vivere "a modo suo". Che cosa avrà fatto durante questo perdiodo di ribellione? Ma soprattutto, di che sangue sono sporche le sue mani? [Seconda classificata al contest "With a song" di speednewmoon]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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YOU'LL BURN IN HELL FOR YOUR SINS

 

 

 

Non si

Non si ferma la scia di sangue che da giorni scorre per le vie del Loop, il centro storico di Chicago. Questa mattina all'alba sono stati rinvenuti i cadaveri di due uomini in un cassonetto della spazzatura a pochi metri dall'imbocco di Halsted Street. Il modus operandi è lo stesso riscontrato negli omicidi precedenti: le vittime, solitamente uomini, vengono assassinate di notte, i cadaveri ritrovati martoriati e dissanguati. 

Si dubita la presenza di un serial killer; niente accomuna le vittime, diverse per età, razza, stato sociale e professione. Solo un particolare, insignificante secondo gli inquirenti, potrebbe lasciar credere che si tratti di un'unica persona: i precedenti deglio assassinati. Chi per omicidio, chi per spaccio e chi per stupro, tutti vantavano di una fedina penale non proprio pulita. Proprio come le vittime di questa notte, Ian e Joshua Allen, 34 e 37 anni, condannati e poi assolti per violenza carnale.

Sarà davvero opera di un unico individuo o si tratta di una banda? Continueranno ad uccidere? E se si, chi sarà il prossimo? La polizia brancola nel buio e...

 

Non mi diedi neanche la pena di leggere il resto dell’articolo; sbuffando ripiegai il giornale e tornai alla mia sola occupazione, fissare il soffitto in attesa del crepuscolo. Avevo sete, e anche molta, ma il filo di luce che filtrava dalle assi alla finestra mi diceva di aspettare ancora qualche ora. E poi perché tanta fretta? Di gole da prosciugare ce n’erano in abbondanza in quei vicoli fatiscenti…

Dentro di me il mostro fece le fusa.

Guardai svogliatamente l’orologio: mezzogiorno in punto. Potevo resistere fino a sera.

 

Qualche ora non significa nulla per noi immortali, ma quelle che mi separavano dai miei ‘pasti’ sembravano non passare mai. Finalmente, quando l’orologio segnò le sette e mezza, salii sul terrazzo e, facendo attenzione a non farmi vedere, saltai sul tetto più vicino. La mia meta erano gli squallidi vicoli a qualche isolato dal mio appartamento, se così lo si poteva chiamare: una soffitta buia e sudicia, albergo perfetto per ratti ed altre adorabili bestioline striscianti.

Quando il vento mi portò le scie olfattive degli umani cominciai a sondare le loro menti in cerca della mia preda.

Aggiungere un pizzico di sale e mescolare il tutto…

Una bella scopata mi ci vorrebbe proprio. Chissà quanto vuole quella lì per una notte…

Mmh, che bel bocconcino. Viso niente male, corpo da urlo…chiamo Lennie e gli altri, sarà un piacere sentirla urlare come un’oca…

L’ultimo pensiero fu anche quello più rivoltante, accompagnato da immagini a dir poco oscene. Tutte con una ragazzina avvistata in un bar come protagonista. Già pregustava il momento in cui l’avrebbe seguita fino al vicoletto più vicino: allora il resto della banda avrebbe provveduto a sbarrarle la strada. Sentirla urlare sotto di lui, eccitata ed impaurita, piacere e dolore fusi assieme…

Riemersi dalla sua mente, disgustato. Dio, quale piacere si può trarre dal sottomettere e seviziare una povera ragazzina di neanche vent’anni?

Decisi: i mostri di nome Ralph e la sua banda sarebbero stati le mie vittime per quella sera.

 

La loro, invece, sedeva tranquillamente al bancone dell’unico bar della piazzetta insieme ad un’amica. Sorseggiava un cocktail e rideva alle battute della sua vicina con spensieratezza, completamente ignara del pericolo che a pochi metri da lì la spiava.

Osservavo la scena da dietro cercando di ignorare il fuoco nella gola.

Era mezzanotte passata quando le due ragazze si alzarono per andarsene.

 “Perché non vieni con me e Charlie? Ti diamo un passaggio fino a casa”.

Ralph tese le orecchie per sentire la risposta. Accetta, stupida, accetta, pensai.

Ma la ragazza scosse la testa e declinò l’offerta. Il mostro umano sospirò sollevato.

Perfetto…mi basterà aspettare che passi qui davanti e la intrappolerò insieme agli altri. Peccato che la sua amica se ne vada, infondo non era niente male…

Sperava di prendere anche l’altra ragazzina. Un motivo in più per farlo fuori; il mostro –quello dentro di me-  ne fu contento.

La ragazza si avviò a passo svelto per le stradine deserte; camminava nervosamente, il cuore a mille. Si pentiva di non aver accettato il passaggio, quei vicoli non le erano mai piaciuti neanche di giorno.

Come un’ombra, Ralph seguì ogni suo momento finché non venne l’ora di entrare in scena. Cominciò a camminarle dietro, accentuando ogni passo. Dall’altro lato della via arrivarono gli altri: erano in quattro.

Si fermò impaurita. Cominciava a capire.

I suoi pensieri erano solo un ammasso di immagini e parole accentuate dal battito accelerato del cuore. Tutto condito da un’immensa paura.

Un po’ mi fece pena: non sapeva che, silenziosamente, qualcuno la proteggeva.

Prima furono i fischi e gli apprezzamenti, poi si giunse alle mani; volavano dappertutto, sui capelli, sul viso, sulle gambe, sulle curve celate dal maglione. La poveretta si dibatteva senza poter urlare –uno dei mostri le tappava la bocca con la mano- e piangeva.

Era arrivato il mio momento. Mi feci vedere e camminai tranquillamente, come se quella scena non mi turbasse minimamente.

Non mi sentirono arrivare. Scivolai alle spalle dell’altro mostro, Lennie, che osservava divertito la sua vittima mentre si contorceva sotto le mani dei suoi compagni. Mi avvicinai al suo collo; quando sentì il mio fiato gelido sulla pelle si voltò di scatto e strabuzzò gli occhi.

E questo tizio da dove sbuca?!

Lasciai perdere i suoi pensieri. Era arrivato il momento di liberare il mostro.

“Non s’importunano le signore”, sussurrai. La mia voce ed il mio viso, che in quel momento di umano non aveva nulla, lo spaventarono. Prima che potesse spiccicare parola, gli saltai addosso puntando alla giugulare.

La sete era bruciante, il mostro libero e la cena servita.

Buon appetito.

 

Chissà quanto tempo passò prima che ritornassi in me; ad un certo punto sollevai lo sguardo dal cadavere dissanguato fra le mie braccia e guardai l’ultimo rimasto, Ralph, negli occhi. Era talmente scioccato da paralizzarsi contro il muro. I suoi pensieri erano solo un ammasso di immagini indefinite e confuse in cui predominava il colore rosso. Come quello del sangue di cui avevo sporche le mani e la bocca.

 No-non…non s-sarà mica…ma…è…i vicoli…m-ma perché…cosa…

Aveva capito tutto. Anche lui aveva letto della morte che di notte si aggirava tra le strade della sua Chicago, ed ora poteva darle un volto. Come a confermare i suoi sospetti gli sorrisi mostrando i denti.

“No…no…non è così…no, non è…non è così che…”.

Non gli diedi il tempo di dire altro; gettai via il corpo del suo amico-mostro e mi scagliai su di lui sbattendolo contro il muro; avevo sentito la pelle aprirsi, un suono troppo debole per le orecchie umane. Chissà, forse gli avevo procurato una ferita alla nuca, ma non me ne importava. Lo sollevai per il bavero della camicia ringhiando.

“Senti la paura? Senti il cuore a mille? È questo che provano le tue vittime mentre fai loro del male, è questo che stavi per fare a quella ragazza. Potrei ripagarti con la stessa moneta, ma non ho quelle tendenze”. Risi con cattiveria; strinsi la presa sul collo e lo sentii singhiozzare. “Credo che sia tutto qui; non farà male, te lo prometto”.

“SEI UN MOSTRO!”, strillò con voce isterica. I suoi patetici tentativi di difesa mi fecero sorridere.

Strinsi forte la presa sul braccio finché non sentii distintamente l’osso spezzarsi. Urlò di dolore e iniziò a scalciare, ma ogni colpo indirizzato a me era una sua ferita.

Era stata una caccia abbondante ma troppo poco eccitante. Decisi di giocare un po’; con un dito stuzzicai non poco il braccio rotto. Vidi la sporgenza bianca dell’osso fare capolino fra la pelle che pian piano si squarciava. Non urlava neanche più, i suoi pensieri erano piatti e ripetevano sempre la stessa frase: Non voglio morire, non voglio. E singhiozzava come un bambino. Patetico.

Si accasciò lungo il muro lasciando dietro di se una scia rossa.

La sete aveva raggiunto il picco massimo e non opposi più resistenza. Mi avventai sulla sua gola; lo sentii urlare e chiedere pietà, ma ormai era troppo tardi. Persi ogni contatto con la realtà e bevvi fino all’ultima goccia di sangue. Un calore familiare si diffuse per l’intero corpo, dalla punta delle mani fino a quelle dei piedi. Riuscii a cogliere un ultimo pensiero prima che la sua coscienza si facesse buia e svanisse.

Brucerai all’inferno per tutto questo, bastardo! Per me e per tutti quelli che hai ammazzato!

 

La mia caccia terminava lì. Mi staccai dal corpo martoriato e senza vita e lo gettai nel primo cassonetto dell’immondizia assieme a quelli dei suoi compari. Prima di andarmene mi premurai di appiccare loro fuoco.

Osservai il vicolo: deserto, nessuno in vista; la ragazza, unica testimone, era fuggita subito dopo il primo assalto, divisa tra panico e gratitudine.

Il mostro si era calmato, era di nuovo nella sua gabbia. Ma già pregustava la nuova caccia.

“L’inferno…guarda che io all’inferno ci ho già bruciato”. Non era diretto a nessuno in particolare: forse all’anima di Ralph o forse al mostro, o forse lo dissi e basta.

Ricominciai a correre verso casa senza degnare di uno sguardo la carneficina che mi lasciavo alle spalle.

 

 

The End

 

 

ANGOLO AUTRICE:

 

Piccolo sclero di mezzanotte che chissà come si è classificato secondo al contest "With a song" indetto da speednewmoon! Mi scuso per il leggero OOC di Edward (il giorno in cui l'ho scritta avevo la luna MOLTO storta ^^)

Vi lascio il suo giudizio!

 

 

2° Classificata: "You'll burn in Hell for your Sins", hanairoh

Grammatica e sintassi: 8,7

Testo preciso e scorrevole, periodi organici e lineari, sintassi perfetta;non ci sono errori particolarmente gravi per quanto riguarda la grammatica (ho riscontrato solo un'imprecisione nell'utilizzo di una forma verbale poichè sei passata dalla descizione dei fatti dal passato al presente: "La mia meta erano...,se così la si può chiamare";) Qualche errore di battitura ("spiccare parola" invece di spiccicare) e la punteggiatura da rivedere in alcuni punti.

Lessico stile: 9
Il tuo stile mi è piaciuto particolarmente,ha reso la storia un vero,piccolo grande capolavoro. Frasi secche,dirette,velate d' ironia e leggero sarcasmo,un connubio perfetto per l'argomento che avevi scelto di trattare in questa fanfiction. è grazie a sentenze e periodi così scarni e ben centrati che chi legge entra nei pensieri,nella mente fredda e calcolatrice di un Edward così pronto a fare giustizia. Ottimo l'incipit con il trafiletto di giornale che permette al lettore di catapultarsi subito all'interno della storia,stupende alcune frasi che personalmente mi hanno fatto venire la pelle d'oca. Tanto per citarne una:" La sete bruciante,il mostro libero e la cena servita. Buon appetito." Geniale!

Originalità: 9

Non sono molte le storie che trattano del periodo di ribellione di Edward,forse proprio perchè si preferisce associare la figura del bel vampiro a quella dell'intrepido eroe romantico pronto a tutto pur di salvaguardare la vita delle persone che ama. Qui non c'è niente del genere,invece. Non è l'Edward innamorato a parlare,a far emergere i propri pensieri,bensì il mostro assetato di sangue. è una cosa che mi ha colpito,un po' come la minuziosità dei particolari con cui vengono caratterizzati luoghi e persone: si ha l'idea di un personaggio che dall'alto della sua potenza scruta nell'ombra il mondo che lo circonda, delineandone i tratti salienti come un pittore fa con la sua opera d'arte. è verosimile,ma non artificioso o retorico come spesso accade nella descrizione di tematiche così forti e crude. La frase dei Muse,in parte posta fra i pensieri di un Ralph agonizzante e in parte collocata nella risposta di Edward, è la degna conclusione di una,seppur macabra,stupenda fanfiction.

IC: 7,5

Il punteggio più basso registrato per questa fanfiction,riguarda però la trattazione dei personaggi. Devo dire che in un primo momento l'idea di un Edward completamente governato dall'istinto della sete,con il solo scopo di una battuta di caccia mi aveva entusiasmato,anche perchè sei stata molto attenta e accurata nell'esprimere i pensieri e le intenzioni del protagonista. Edward non è un vero "mostro" nel senso letterale del termine,si limita a colpire quelle persone che di per sè cercano di fare del male ad altre. Un freddo,calcolatore,paladino dei "giusti",se così possiamo definirlo. Persino nell'attacco alla banda di malviventi,mantiene quella compostezza di carattere e quell' eleganza,proprie della sua indole."Non si importunano le signore",esordisce signorilmente. Per questo,mi ha un po' lasciata perplessa la sua improvvisa cattiveria nell'accanirsi sul corpo martoriato della propria vittima. Non tanto per le parole sarcastiche o per il tono di scherno utilizzati contro Ralph,ma proprio per il fatto di "giocare e divertirsi a fare del male alla propria vittima poichè la caccia di per sè non è stata poi così esaltante". Mi è sembrato un po' fuori posto, Edward difficilmente si divertirebbe nel far provare dolore alle proprie vittime,indipendentemente da quando queste siano terribili. Non si abbasserebbe mai al loro livello. Comunque,questa è un osservazione personale e il voto complessivo non ne ha risentito poi in maniera così grave,rimane pur sempre un ottimo scritto.

Gradimento personale: 5

Punteggio totale: 39,2/45

 

 

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Questa fanfiction ha ottenuto il premio per L' Introspettiva Più Particolare.

 

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