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Autore: Ita rb    13/11/2016    4 recensioni
[ Victuri ]
Dal testo: [...] Qualche altro passo, una trottola, e la musica si spegne di botto.
Yuri ha il fiato corto e le guance un po’ arrossate. Sente la pelle del viso gelare, perché ormai sono ore che si allena sulla stessa coreografia. Sposta lo sguardo su Victor, cerca un segno, un qualcosa. [...]
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il suono della lama sul ghiaccio. Sottili scie discontinue che si trasformano in fiori appena sbocciati. Una sequenza di passi che precede la catena di Flip.
Victor non riesce a distogliere lo sguardo, sembra come incantato. Ed è strano, perché di solito è Yuri quello più affascinato dei due. Per questo sorride – lo fa tra sé e sé, con le labbra appena coperte dalle dita. Non dice una parola, freme un po’. Le suole delle scarpe ben piantate sul pavimento freddo degli spalti e la mano sinistra intenta ad accarezzare il manto riccioluto di Macchachin. Ha gli occhi fissi su Yuri, sulla sua ritrovata eleganza, e quasi vorrebbe complimentarsi per il quadruplo Toe Loop appena riuscito. Ma non lo fa, no. È ammutolito, non fa che chiedersi dove abbia trovato tanto spirito.
Qualche altro passo, una trottola, e la musica si spegne di botto.
Yuri ha il fiato corto e le guance un po’ arrossate. Sente la pelle del viso gelare, perché ormai sono ore che si allena sulla stessa coreografia. Sposta lo sguardo su Victor, cerca un segno, un qualcosa. Poi batte le palpebre, domanda: «Come ti è sembrato?»
«Lodevole» ammette a bassa voce. Congiunge le mani oltre la staccionata e si sporge appena in avanti. Vede Yuri avvicinarsi e gli regala un sorriso sincero. «Ma credo che dovresti prendere uno slancio maggiore» soffia con naturalezza, guardandolo negli occhi.
Yuri storce appena le labbra e annuisce. «Ho capito.»
«Non voglio vederti piegare la gamba durante le catene» continua.
«Non ho piegato la gamba…» obbietta.
«L’hai piegata, invece» lo corregge. Solleva un indice e scuote appena la testa, ma non cambia espressione. «Ti ho visto, Yuri.»
«Devo rifarlo?» Chiede. Deglutisce a fatica, perché la sola idea di ricominciare da capo con i muscoli scossi dalla fatica non lo alletta affatto. Allora vede Victor scuotere la testa e tira un sospiro di sollievo.
«Ma voglio vederti fare un paio di catene» aggiunge subito, prendendolo in contropiede.
«Cosa?» Yuri strabuzza gli occhi, per poco non manca un battito. «Seriamente?»
«Anche tre, volendo» mormora Victor con fare pensieroso.
Yuri impallidisce, batte le palpebre e stringe la presa sulla staccionata che lo divide da Victor. Dice: «Tre catene, posso farcela.»
«Devi farcela.» Annuisce alle sue stesse parole e si avvicina un po’ al viso di Yuri per mormorare: «Se vuoi vincere, Yuri, devi farcela.» Lo sente deglutire e percepisce il suo respiro farsi più veloce. Nei suoi occhi legge solo una muta determinazione. Così lo vede annuire e sorride. Si tira indietro, lo segue con lo sguardo e lo vede ancora al centro della pista.
Le palpebre appena abbassate, la fronte imperlata di sudore. Yuri ricomincia a pattinare, prende lo slancio dopo appena un giro di pista ed esegue la catena da quattro con precisione. Inspira a fondo, regola la postura, procede a otto per uno slancio diverso. A seguire, una catena da tre Toe Loop. Sa che non va bene, che lo slancio è sbagliato, perciò imprime più forza nel salto e ci riesce. Sente Victor alzare la voce, dire:
«Così, Yuri.»
Conclude le tre catene con leggero ritardo, mentre il sangue gli romba forte nelle orecchie e lo sguardo di Victor gli è addosso. Si sente un po’ sottopressione, si sente come prima di una gara – un ragazzino in procinto di dare un esame. Umetta le labbra, torna alla staccionata e attende silenziosamente il verdetto.
«Va bene» mormora Victor.
Sorride, si compiace del proprio impegno e raggiunge l’uscita della pista con un paio di passi verso sinistra. Sente le dita di Victor insinuarsi gentilmente tra i capelli e socchiude gli occhi. Rabbrividisce.
«Sei stato bravo, Yuri» dice. Lo sente sussultare appena e lo vede arrossire. Sa di aver colto nel segno, e come al solito ritratta: «Adesso devi solo riuscire a rifarlo durante la gara ufficiale!»
«Lo so, lo so» borbotta Yuri, sentendosi stringere lo stomaco alla sola idea di deludere Victor con un triplo. «Ma ho capito, devo prendere più slancio…» Neanche il tempo di concludere la frase che sente Victor dire:
«E magari prestare più attenzione alla postura.»
«Sì, la postura» replica cantilenando.
Victor si lascia scappare un suono divertito e scuote appena la testa. Fa scorrere i polpastrelli sul cuoio capelluto di Yuri e poi indugia sulla nuca per qualche secondo. Vorrebbe avvicinarsi, guardarlo ancora negli occhi, sentire il suo respiro caldo sul viso. Deglutisce e gli tira appena i capelli. Lo sente mugolare, così allenta subito la presa e ritira la mano con una risatina innocente. Per un attimo ha quasi pensato di poter perdere il controllo.
«Victor…» si lamenta Yuri, massaggiando la cute.
L’interpellato solleva le mani in segno di resa e sorride. «Scusa» dice. «Non volevo farti male, non pensavo che fossi così delicato.»
Yuri socchiude le labbra come per dire qualcosa, ma poi le richiude senza pronunciare una singola parola. Ingoia il rospo con un briciolo d’irritazione e si stringe nelle spalle. Delicato: poche sillabe che iniziano a rimbombargli prepotentemente nel cervello. Segue Victor fuori dalla struttura e respira una fresca boccata d’aria serale. Ha lo sguardo fisso in avanti e ben poca voglia di chiacchierare, tant’è che risponde a monosillabi ogni qualvolta Victor cerca di attaccare bottone. Ma non è di cattivo umore, affatto – come potrebbe esserlo, dopotutto? Continua a pensare all’insinuazione di Victor, a mordersi l’interno delle guance, e non sa spiegarsi la ragione di tanto disagio. Dovrebbe essere lieto di apparire delicato, perlomeno in virtù dello sport che pratica. E lo sa, sì, per questo continua a tormentarsi. La verità è che lo disturba l’idea di essere considerato delicato da Victor.
«Yuri» lo chiama.
Questi sobbalza, batte le palpebre, si volta a guardarlo con fare spaesato. Sembra come essersi appena svegliato. «Sì?» Balbetta.
«Tutto bene?» Domanda. «Sei terribilmente assorto, non è da te.»
«Stavo pensando» si lascia sfuggire.
«A cosa?»
Yuri indugia, inspira a fondo e cerca una scusa plausibile. Dice: «Alle catene. Penso che dovrei farne altre, Victor.»
«A quest’ora?» Batte le palpebre perplesso e controlla l’orologio da polso. «Non vuoi cenare?»
«No, non importa» minimizza Yuri. Si volta di scatto e fa per tornare indietro, ma d’improvviso si sente afferrare per un braccio e incespica sui propri passi. Solleva lo sguardo, fissa Victor in volto e soffia un: «Cosa c’è?»
«Capisco la dieta» inizia a dire questi. «Ma saltare la cena per allenarsi fino allo sfinimento non fa bene a nessuno.»
Yuri abbassa lo sguardo con fare colpevole. Non sa cosa dire, come giustificarsi, e più sente la voce di Victor più arrossisce. È imbarazzato, si sente come un topo nell’angolo. Deglutisce a vuoto, poi annuisce. «Lo so.»
«Le proverai domani.»
«Sì, domani…» In verità è stufo di ripetere ciò che dice Victor, di assecondare ogni suo consiglio, e tutto questo perché sente il petto stringersi di volta in volta. Non sa spiegarsene la ragione, o forse non vuole farlo. Percepisce un macigno in gola e non riesce a mandarlo giù. La voce che trema appena, le parole che scivolano via. Chiede: «Perché mi guardi così?»
«Così come?» Victor pare sorpreso. Batte le palpebre, solleva le sopracciglia.
«Come se volessi avvicinarti e avessi paura di farlo.» Lo dice e subito se ne pente. Si morde il labbro, s’impone il silenzio, distoglie lo sguardo quasi automaticamente. Ha il cuore in gola, adesso. Non sa perché l’ha detto.
Victor non risponde. È spiazzato, sorpreso dall’iniziativa di Yuri. Non avrebbe mai immaginato una simile audacia da parte sua. Trattiene una risatina nervosa, una qualsiasi giustificazione, e inclina di poco la testa. «È questo che pensi?» Lo vede deglutire, così cerca il suo sguardo. Gli posa due dita sotto il mento per fargli sollevare il viso e si avvicina di un passo. Occhi negli occhi, ritenta: «Pensi che io non abbia il coraggio di avvicinarmi a te?»
La voce ridotta a un soffio. Dice: «Alcune volte.» Sente la gola arsa, il respiro di Victor sul viso. Ha la testa su di giri e i lombi in fiamme. Un brivido gli percorre la schiena, la risale dal basso verso l’alto e scivola sulle sue braccia. «Pensi davvero che io sia delicato?»
Victor non risponde, reagisce automaticamente: fa scorrere le dita lungo il collo di Yuri, raggiunge la sua nuca, i suoi capelli, e si artiglia. Lo guarda dall’alto, lo sente mugolare. Vede i suoi occhi velarsi appena d’eccitazione e le labbra schiudersi. Ed è un attimo, perché non riesce a pensare. Lo bacia. Lentamente, dolcemente, poi voracemente. Cerca di divorarlo. Sugge le sue labbra, lo sente ricambiare con foga e passione. Quasi si sorprende, ma se ne compiace al contempo. Intossicato, calamitato. Ripensa alle movenze di Yuri sulla pista di pattinaggio e rinserra la presa. Fa scivolare una mano sul suo fianco, lo attira a sé. Poi lo sente incalzare, cercare di predominare, e percepisce le sue dita sulla schiena, dietro al collo. È sorpreso, affascinato. E quando si scosta dalle sue labbra, quando cerca di nuovo il suo sguardo, vacilla.
«Non sono delicato, Victor» dice. Le guance un po’ rosse, l’imbarazzo misto all’eccitazione. Sul suo viso, un’espressione seducente e lasciva.
Victor deglutisce. Sente il sapore delle labbra di Yuri sulle proprie e fatica a non avventarsi nuovamente su di lui. Lo guarda fisso negli occhi, sente il sangue scorrere veloce nelle vene e annebbiargli i sensi. Accenna un sorriso e annuisce. «Forse hai ragione» mormora.

 

Note: Or dunque, a voi che siete arrivati fin qui dico solo che avevo intenzione di scrivere una lemon e che poi ho quittato – mi sembrava che la fan fiction finisse bene così, ecco *cof*
Spero che la mia idea vi piaccia, perché ci tengo a dimostrare anche il lato deciso di Yuri.
   
 
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