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Autore: niebo    14/11/2016    0 recensioni
Questa è la storia di un mondo...
Questa è la storia di un viaggio...
Questa è la storia di un desiderio...
Questa è la storia di quattro risate....
Questa è la storia di anche più di quattro feels....
Tutti pronti... si parte!!!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Chiuso per imprevisto, tornerò appena possibile.
Dott. Irezumi.”

“Eeeeeh?? Abbiamo fatto tutta questa strada per nulla?” sbuffò Syu lasciandosi cadere a terra rassegnato. “Che facciamo ora? Proseguiamo?”
Alzò lo sguardo verso il rosso che, con espressione scura in volto, stava aprendo e chiudendo nervosamente la mano in un pugno.
“ASPETTEREMO.”
Concluse con un ringhio.
E così fecero.
Si sedettero lì e aspettarono finchè il sole non fu calato. Quella ridente cittadina era in realtà molto tranquilla, la gente cordiale. Spesso alcuni passanti chiedevano loro se avessero bisogno di aiuto o qualcosa da mangiare, scambiandoli per mendicanti.
D’altronde l’uscio davanti al quale attendevano pareva sporco e losco; non doveva essere molto conosciuto dato che tutto quello che faceva il dottor Irezumi era completamente illegale. Garantire agli umani di avere vita facile ad Antithesis andava contro l’interesse della maggior parte della popolazione… e soprattutto del Kengah.
Ma di clienti ne aveva comunque parecchi.
Anche tra gli antithesiniani, chiunque avesse dei problemi non risolvibili alla luce del sole andava alla sua ricerca. Dicevano tutti che fosse un po’ matto e che usasse metodi non convenzionali… quali, però, non era dato sapere.
Beh, loro lo avrebbero scoperto presto…
A poco a poco i passanti scomparvero. La gente cominciò a rintanarsi nelle proprie case, per consumare un pasto caldo e passare del tempo con la famiglia dopo un’estenuante giornata di lavoro.
Anche Syu e Yoku sentivano un certo languorino ma… non potevano andarsene dal loro appostamento.
“Yoku ho fameee…” piagnucolò il ragazzo a suo rischio e pericolo, rotolando per terra lamentoso.
L’altro lo prese per il vestito e se lo portò vicino al viso.
“STAI. ZITTO.”
Non aveva la minima intenzione di muovere il sedere di lì per andare da un’altra parte. Conosceva la fama di quel dottore. Era imprevedibile, irresponsabile e seguiva i propri comodi e le proprie esigenze, anche le più improbabili. Quindi farselo sfuggire una volta, poteva voler dire non riuscire a ribeccarlo per giorni e giorni….

Arrivarono alla locanda a notte fonda.
Lo stomaco di Syu aveva iniziato a fare versi osceni, talmente osceni da spingere Yoku a desistere.
Bussato un paio di volte, la porta fu aperta da un individuo piuttosto panzuto e dall’aria amichevole.
“Prego prego! Chi sta sull’uscio, la morte l’accoglie!”
La sala da  pranzo che gli si presentò davanti era completamente fatta in legno e ricordava vagamente, all’occhio di Syu, le atmosfere marinaresche tipiche di località da spiaggia di isole dimenticate dal mondo. Nessuna luce ad illuminarla ma poche candele semisciolte sui tavoli.
Mentre per lui ogni cosa era un’esperienza nuova e degna di fascino, al contrario Yoku la viveva con totale indifferenza. Senza nemmeno guardarsi attorno, si diresse al bancone ad ordinare un bicchierino di whisky, chiedendo poi se si potesse anche cenare, nonostante l’ora tarda.
Il gioviale proprietario annuì.
“Certo! Che taverna saremmo altrimenti? La fame colpisce ad ogni ora!”
E in seguito a questa risposta si mise a chiaccherare instancabilmente del più e del meno, nonostante Yoku non lo stesse per nulla ascoltando. Le risate che faceva tra sé, però, rendevano l’ambiente meno lugubre e silenzioso, quindi nessuno se ne lamentava.
Syu, nel frattempo, si aggirava tra i tavoli a curiosare tra le cianfrusaglie appese alle pareti ed appoggiate sulla mobilia. Vi erano dipinti, pergamene, incisioni, ma a volte anche semplici oggetti vecchi ed impolverati. Qualcosa di marinaresco in effetti c’era, come corde, reti e ami ormai piegati e ossidati dal tempo. Le lanterne erano quasi tutte spente e, per un attimo, si chiese come potesse essere l’ambiente più illuminato o eventualmente dolcemente accarezzato dai raggi del sole. Non che lo volesse vedere veramente, in realtà… preferiva di gran lunga l’atmosfera che si creava quando stava solo nel buio della propria stanza, accendendo solamente la lampada da scrivania, in quelle notti in cui l’ispirazione bussava alla sua porta in orari improponibili.
Ah… che nostalgia…
Mentre stava per raggiungere il compagno di viaggio, però, non si accorse di un’altra persona che gli stava passando accanto e ci si scontrò poco elegantemente.
“Guarda dove metti i piedi, imbecille….”
“Maliar….” fece il locandiere da dietro il bancone.
“Guarda dove metti i piedi, CLIENTE.”
E con uno sbuffo si allontanò, salendo al piano di sopra con passo pesante.
Che tipo…
Pensò Syu tra sé.
Ma il suo stomaco, interruppe quei pensieri a gran voce, e ciò lo spinse a raggiungere subito Yoku al bancone del bar. I piatti che il compagno aveva ordinato erano prelibatissimi, ed uno più invitante dell’altro: anatra all’arancio, caviale, una zuppetta dal profumo speziato e una cheesecake all’amarena. Rimase incantato a fissarli, tirando su con la bocca una goccia di saliva che stava per scappargli dalle labbra. L’istinto e la fretta lo portarono ad ordinare altrettanti prelibate portate: primi, secondi, antipasti e un dolce per finire.
Insomma, tutto quello stress lo aveva messo ko…
Mentre Yoku assaggiava la propria cena con calma e compostezza, lui si abbuffò senza sosta, e quasi finì ogni piatto prima del compagno, nonostante lo svantaggio di partenza.
“Aaaaah che scorpacciata!” esordì poi toppicchiandosi la pancia tutto scomposto e provato dal pasto infinito “Non pensi anche tu Yoku?”
Voltatosi verso di lui rimase però imbambolato per un attimo.
Non solo l’altro era seduto dritto e composto come se avesse avuto una scopa tra le chiappe, ma sembrava pure brillare di luce propria da quanto fosse pulito e minimamente affaticato dal quantitativo di cibo ingurgitato che, per inciso, si era spazzolato via completamente.
“M..ma come…”
“Ecco il conto, signori!” intervenne l’oste sempre sorridendo gioviale e srotolando quello che pareva un lungo papiro.
Yoku lo fissò, senza scomporsi, e tirò fuori dalla tasca una mazzetta di banconote di grande taglio. Ne poggiò tre sul tavolo e si rimise il resto in tasca.
“Mh… queste non bastano…” fece il locandiere dopo aver fatto due veloci calcoli a mente.
“Pago solo la mia parte.”
A quelle poche e semplici parole, l’animo di Syu si raggelò.
“C..cosa…?” balbettò con il suo ultimo soffio di vita.
“PAGO. SOLO. LA. MIA. PARTE.” Scandì l’altro lapidario e del tutto menefreghista.
Il ragazzino voltò piano piano la testa verso il proprietario, con un sorriso che trasmetteva un misto di disagio ed imbarazzo, come in una richiesta immediata di indulgenza.
Insomma, in poche parole, non aveva un soldo.
Ed ora come avrebbe fatto a…
“Se non hai soldi per pagare rimarrai qua come inserviente finchè non avrai saldato il tuo debito.” Concluse l’oste portando con sé i piatti vuoti.
“I..inserviente…? M..ma io..!!”
Un’occhiata minacciosa del suo interlocutore lo fece zittire all’istante. E’ vero aveva fretta di andarsene da quel posto, ed era altrettanto vero che non sarebbe stato in grado di fare nulla data la sua limitata esperienza. Poteva però dire di essere ancora vivo, no...?
O almeno, così aveva ancora l’ardire di pensare.
  
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