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Autore: Roger5Von    14/11/2016    6 recensioni
Dal testo:
"Non m’ero ammattito e né ero incoerente con me stesso: avevo semplicemente bisogno di sfogarmi violentemente con qualcuno per l’ultima volta, poi correre in giardino ed essere trovato da qualcuno quando ormai sarebbe stato troppo tardi per farmi rinsavire"
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Contenuti forti
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«Anche l'uomo più sano e più sereno può risolversi per il suicidio, quando l'enormità dei dolori e della sventura che si avanza inevitabile sopraffà il terrore della morte»
(Arthur Schopenhauer)

 
La mia vita era così grigia e monotona che davvero, sentivo di non poterne veramente più.
Volevo veramente farla finita in quel preciso istante e scomparire da questo mondo così difficile e ingiusto perché sentivo che niente avrebbe potuto salvarmi facendomi cambiare idea.
Volevo suicidarmi, così mi venne la stramba idea di chiamare la linea d’Aiuto per prevenire il suicidio.
Non m’ero ammattito e né ero incoerente con me stesso: avevo semplicemente bisogno di sfogarmi violentemente con qualcuno per l’ultima volta, poi correre in giardino ed essere trovato da qualcuno quando ormai sarebbe stato troppo tardi per farmi rinsavire.
Sarebbe durato poco; lo squillo del telefono, una voce seccata dall’altra parte della cornetta, la mia invettiva e tutto sarebbe partito da sé.
Tuttavia non mi sarei mai aspettato di avere con il mio interlocutore una conversazione lunga, intensa, emotivamente toccante.
Una voce maschile e roca, probabilmente trasformatasi col tempo per via del fumo o di qualche vizio più grave, si rivelò molto disponibile e volle a tutti i costi conoscermi, evitare che io crollassi e staccarsi quella cornetta per fare ciò che desideravo fare; ci riuscì.
Un poveraccio che man mano che la conversazione prendeva piede parlava meno, sempre meno, in quanto io gli raccontavo tutto, ma proprio tutto di me.
Dalla mia infanzia alla mia misera età adulta, dall’innocenza per poi passare dai grandi demoni indomabili nati mediante la filosofia, la letteratura, la psicologia sociale.
Gli dissi tutto nei minimi dettagli ma in maniera più pacata e tranquilla di quanto desiderassi effettivamente all’inizio fino a quando non sentì più niente in risposta.
Poi un urlo femminile e la sua successiva frase che pronunciò mi fecero capire a fondo.
Il filo di quel telefono era diventato (per lui) il mezzo perfetto per passare dall’altra sponda salvandomi, irrimediabilmente, un’altra volta a discapito di un'anima come la sua che, oramai, non conosceva più se stesso e i suoi bisogni, nonostante il grande autocontrollo e l’apparente serenità che lo rendevano tale per il lavoro che faceva.
È buffo che più si conosca il marcio e più l'anima venga corrosa da pensieri così definitivi e irremediabilmente forti.

 
  
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