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Autore: samek    16/05/2009    6 recensioni
Candore. La prima cosa che vide, dopo la sensazione di una lunga caduta nell’oscurità, fu un candore accecante [...] Apparentemente si trovava su una pista di pattinaggio, forse un lago ghiacciato. Le persone attorno a lui, giovani, vecchi e bambini, continuavano a pattinare come se nulla fosse, ignari o forse incuranti che un ragazzo fosse appena apparso dal nulla...
A volte basta un attimo per scordare una vita, ma altre non basta una vita per scordare un attimo.
(Per Selene_90)
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER: I personaggi non appartengono a me, ma a quella sterminatrice che porta il nome di J

Questa fic è il regalo per la mia sorellina Lavy *__* (alias Selene_90), la prima persona che ho conosciuto su questo fandom e la colpevole della mia comparsa su NA (prendetevela con lei! XD) Biscottino? Lo sai che ti voglio tanto bene, si? ^__^ E che se non ti fai sentire più spesso ti roncolo?? è__é Buon Compleanno, cucciola! Ti adoro *////*

Come sempre mi inchino alla mia somma beta: Narcissa63, che farei senza di lei???

DISCLAIMER: I personaggi non appartengono a me, ma a quella sterminatrice che porta il nome di J.K. Rowling. Il titolo della storia, invece, è omonimo di quello del libro di Banana Yoshimoto, a cui si ispira (se vi interessa, potete trovare tutte le informazioni qui). Ovviamente, nessuno mi paga per le mie follie, le metto nero su bianco perché sono semplicemente troppe per restarmi tutte in testa! XD
SPOILER: Post War, ma non tiene conto del 7° libro della saga.


 

L’Abito di Piume

C'è un principio di energia
Che mi spinge a dondolare
Fra il mio dire ed il mio fare
E sentire fa rumore
Fa rumore camminare
Fra gli ostacoli del cuore
Quante cose che non sai di me
Quante cose che non puoi sapere
Quante cose da portare nel viaggio, insieme.*

Candore. La prima cosa che vide, dopo la sensazione di una lunga caduta nell’oscurità, fu un candore accecante.
E poi freddo. Avvertì il gelo filtrargli sotto pelle ed il respiro condensarsi in nuvolette.
Si guardò attorno spaesato, chiedendosi dove fosse finito, ma soprattutto come ci fosse finito.
Apparentemente si trovava su una pista di pattinaggio, forse un lago ghiacciato. Le persone attorno a lui, giovani, vecchi e bambini, continuavano a pattinare come se nulla fosse, ignari o forse incuranti che un ragazzo fosse appena apparso dal nulla.
Si alzò in piedi, spolverandosi la neve dai pantaloni ed avvolgendosi meglio nel mantello, cercando nel frattempo di ricordare.
-Malfoy?- proferì
una voce sorpresa, alle sue spalle.
Si voltò ed il riconoscere la figura che l’aveva chiamato, non attenuò minimamente lo stupore che provò nel trovarsela davanti: -Potter?!- no, decisamente c’era qualcosa che non andava.
Per quanto ne sapeva lui il Salvatore del Mondo Magico, colpito da solo Merlino sa quale Maledizione, era in coma dalla conclusione della Battaglia Finale che, a caro prezzo, l’aveva visto vincitore.
-Sei proprio tu- sussurrò incredulo il moretto –Che ci fai qui?- domandò.
-Sono caduto- le parole vennero fuori dalla sua bocca prima che se ne rendesse coscientemente conto. L’ultima cosa di cui aveva memoria era che stava litigando con Pansy, la ragazza lo aveva spinto e lui, sbilanciato, era arretrato di un passo... ma dietro di sé aveva solo le scale. Quindi era... morto? –Dove siamo?- chiese stranamente tranquillo, nonostante la bizzarra situazione e la presenza del Grifondoro con cui, per usare un eufemismo, non aveva mai avuto un buon rapporto.
Harry congiunse le mani a coppa davanti alla bocca e vi alitò sopra nel tentativo di scaldarle, Draco notò che erano screpolate ed infiammate dal freddo e fu felice d'indossare spessi guanti di lana.
-Non saprei dirtelo con certezza...- gli confidò il Prescelto –Qui è sempre tutto molto statico, non cambia mai ed è sempre inverno. Ogni tanto arriva qualcuno di nuovo e raramente le persone vanno via però, tutto sommato, non è male- concluse sorridendo, più gioviale di quanto fosse mai stato prima nei confronti del Purosangue.
-Sei in questo posto da molto?- s’informò allora quest’ultimo.
-Sì, anche se qui non è facile stimare il tempo ed in breve pure tu ne perderai completamente il senso – rispose, affondando le mani nelle tasche del cappotto scuro che indossava alla ricerca di un po’ di tepore.
-Tu…tu sei cosciente che questo posto non è reale, vero?! E’ una sorta di…limbo o dimensione onirica!- esclamò il biondino in tono quasi accusatorio, irritato da tanta calma. Non gli piaceva quel luogo, era troppo candido e tutto spariva in quel chiarore abbagliante; non sembrava esservi né inizio, né fine.
Il moro si rabbuiò a quelle parole: -Che importanza vuoi che abbia, per me? Anche se tornassi indietro, alla realtà, non ci sarebbe nessuno ad attendermi-.
Draco si sentì un po’ in colpa, per un attimo aveva dimenticato che Potter aveva perso, in quella dannata guerra, tutte le persone che gli erano care. Persino i suoi migliori amici, gli altri due componenti del Trio dei Miracoli, si erano sacrificati per lui.
-Non volevo darti addosso- ammise a voce bassa. Dire “Mi dispiace” sarebbe stato eccessivo per lui, ma stavolta non aveva avuto davvero intenzione di ferirlo.
Harry evidentemente capì che la sua vecchia nemesi scolastica doveva essere terrorizzata da tutta quella situazione, perché gli tese una mano e propose: -Andiamo a fare un giro-.
La Serpe si strinse nelle spalle, tentando di celare un imbarazzo crescente: -Non so pattinare- confessò, aspettandosi di essere deriso
.
Il Grifone però si limitò a sorridere rassicurante: -Ti aiuto io-.
Piuttosto diffidente, Malfoy strinse la sua mano e sussultò, avvertendone il gelo nonostante la stoffa spessa dei guanti.
Potter lo attirò energicamente a sé, facendolo scontrare col suo petto e per inerzia arretrarono di qualche metro.
Il giovane Lord artigliò il tessuto del suo pastrano, spaventato, e l’altro gli circondò la vita con le braccia(,) per sorreggerlo. –Cretino!- lo apostrofò, con il viso affondato nel suo collo e lui ridacchiò divertito. Fu colpito dalla sensazione di tepore che emanava quel corpo solido e forte e s’inebriò del profumo di cannella di quella pelle ambrata.
-Pronto?- domandò il Salvatore del Mondo Magico, scostandolo un po’ da sé.
-No- mugugnò l'interpellato, mettendo su un aristocratico broncio.
-Divarica leggermente le gambe e punta i piedi verso l’esterno…- cominciò ad istruirlo il Ragazzo Sopravvissuto – Adesso piega un po’ le ginocchia e porta il busto in avanti- lo aiutò a sistemarsi e poi decretò: –Perfetto!- con fare soddisfatto.
-Mi sento un idiota- ribatté Malfoy –Non allontanarti!- aggiunse precipitosamente, mentre il suo "maestro” gli si metteva affianco.
-Sono qui, tranquillo- rispose questi pazientemente, tenendolo per mano –Ora avanziamo un po’…- riuscirono a fare qualche metro, poi Draco mise male un piede, scivolò e Harry lo afferrò giusto in tempo.
-Spiegami perché lo sto facendo- sibilò il Serpeverde.
-Perché non c’è niente di meglio da fare- rispose prontamente il Grifondoro, con una scrollata di spalle. L’algido biondino sbuffò sonoramente, prima che il moro lo aiutasse a riacquistare la giusta postura.
Andarono avanti così per un bel po’, cadendo ogni due per tre, prendendosi in giro amichevolmente e ridendo come ragazzini.
-Sei proprio negato- esclamò Potter(,) dopo l’ennesimo capitombolo del suo partner.
-E tu sei uno schifo d’insegnante- replicò Malfoy, piccato e dolorante.
-Se tu mi ascoltassi…- ribattè l’altro.
-Mi lasci cadere e poi ridi! Dillo che ti diverte vedermi col culo a terra!- lo accusò il polemico “allievo”.
L’istruttore improvvisato alzò gli occhi al cielo: -Se ti sorreggo sempre io, non imparerai mai. Avanti, tirati su- gli porse la mano per l’ennesima volta ed il biondo non poté fare a meno di pensare a quanto avesse agognato quella stretta, alcuni anni prima. L’afferrò saldamente ed in silenzio, ben conscio che quella fosse una seconda possibilità.
-Ehi, non te la sarai mica presa?- chiese Harry vedendolo così taciturno, inclinando il viso per cercare il suo sguardo.
Draco scosse il capo ed i capelli chiarissimi si composero per qualche attimo in un’aureola attorno al suo volto, poi si sbilanciò indietro e s'appigliò alla prima cosa a portata di mano, guarda caso proprio il bavero del giaccone del Grifondoro, trascinandolo con sé nella caduta.
Quest'ultimo fece appena in tempo a mettergli una mano dietro alla nuca, evitandogli di picchiare la testa, che si ritrovarono aggrovigliati sul ghiaccio in un bizzarro intreccio di braccia e gambe. Il Prescelto scoppiò a ridere per l’imbarazzo e l’assurdità dell’intera situazione, contagiando anche il giovane Lord. Malfoy si voltò verso di lui sghignazzando apertamente, come non gli capitava da molto tempo, e la sua nemesi venne fulminata dalla visione di quei tratti delicati, ora accesi di vita. La sua risata si smorzò, mentre osservava quegli occhi argentei assottigliarsi, ombreggiati dalle ciglia dorate, i capelli simili ad oro bianco filato ricadergli scompostamente sulle guance e quelle labbra rosee scoprire i denti bianchi e perfetti.
Bellissimo” si ritrovò a pensare. Era un angelo quello tra le sue braccia.
A quel punto anche il biondino s'acquietò, i loro fiati si scontrarono, solleticando il viso dell’altro in una carezza ardita e le loro iridi s’incatenarono con un' intensità che fece esplodere i fuochi d’artificio nello stomaco di entrambi. Draco percepì l'ansito del moretto vezzeggiarli dolcemente la bocca ed istintivamente socchiuse le palpebre, concentrandosi su quella sensazione lieve. Le punte dei loro nasi si sfiorarono quasi giocosamente ed il Serpeverde avvertì la mano del coetaneo adagiare delicatamente la sua testa sul ghiaccio per poi perdersi tra le sue soffici ciocche. I loro respiri si condensarono in nuvolette e con una lieve inclinazione del capo lui li dissolse, annullando la distanza infinitesimale che lo divideva dal Grifone.
Quel momento sembrò espandersi e riverberare all’infinito... per una piccola eternità ci furono solo loro due distesi tra la neve, il sapore dolce delle loro labbra screpolate dal freddo, ma così morbide, il peso di uno che gravava dolcemente sull’altro e le dita gelide che scavavano tra i vestiti in cerca di un po’ di calore, strappando ad ambedue gemiti intensi. Poi le bocche si schiusero e sensazioni molto più umide e bollenti sostituirono le precedenti, riempiendo i loro ventri di farfalle e facendoli avvinghiare saldamente, come sopraffati dal timore che il compagno potesse scivolare via.
-Draco…- una voce di donna, che lo chiamava da lontano, distolse per un momento l’attenzione di Malfoy.
-Cosa…?- bisbigliò confuso, guardandosi attorno.
-Non è niente- lo rassicurò il Ragazzo Sopravvissuto, catturando nuovamente le sue labbra deliziose.
-Draco…- giunse di nuovo quella Voce disperata, distante e labile come un’eco.
-La senti adesso?- domandò allarmato.
Potter agitò il capo in segno di diniego: -No, puoi udirla solo tu. A volte capita…l’hai riconosciuta?-
-Mi è familiare, però non riesco a capire a chi appartenga di preciso- un forte senso di nostalgia l’aveva improvvisamente colpito allo stomaco come un maglio.
Le dita fredde del Grifondoro gli accarezzarono il viso con tenerezza: -E’ qualcuno che ti aspetta- sussurrò, ed i suoi occhi verdi si tinsero di un' emozione che il Serpeverde non riuscì a decifrare, ma che lo mise ancor più a disagio – Evidentemente c’è una persona cui sei molto caro, che ti prega di tornare-.
-Draco..!- invocò nuovamente la Voce.
I
l biondo cominciò a piangere e scosse furiosamente la testa, aggrappandosi all’altro ragazzo: -Non voglio andare via…-.
-Devi farlo- replicò il moro, con la gola ostruita da un nodo doloroso –A differenza mia, tu hai qualcuno ad attenderti ed una vita serena da vivere-
-No! Non voglio lasciarti! Harry…Harry vieni via con me- lo supplicò.
Il Prescelto cancellò con i pollici le stille di dolore che rigavano il volto del Serpeverde: -Non piangere, andrà tutto bene…Shhh, non voglio vederti piangere- baciò via le nuove lacrime che affiorarono dai suoi occhi.
-Draco!- la Voce lo chiamava, sempre più disperata.
-No, no Harry, no- mormorò il giovane Lord –Non adesso... ci siamo appena ritrovati, avevamo…- smozzicò vanamente.
-Devi andare, Draco- Potter lo baciò nuovamente, per zittirlo, incorniciando il suo volto con le proprie mani rovinate dal freddo –Ci rivedremo, un giorno, non temere- sussurrò sulle sue labbra, con gli occhi lucidi.
-Nooo!- gridò Malfoy, ma era troppo tardi, stava già precipitando.

*°*°*°*°*

Candore. La prima cosa che vide, dopo la sensazione di quella lunga caduta nell’oscurità, fu di nuovo un candore accecante.
La luce troppo intensa gli feriva gli occhi e la stanza era invasa da un odore penetrante, il puzzo di disinfettanti e medicinali. Serrò le palpebre, nel tentativo di schermarsi dalla luminosità eccessiva e mugugnò contrariato. La testa gli pulsava in un dolore continuo.
-Draco!- ancora quella Voce femminile...poi due occhi color cioccolato ed un caschetto di capelli neri come l’inchiostro invasero il suo campo visivo. –Oh, Draco, mi dispiace... mi dispiace così tanto- singhiozzò sul suo petto la ragazza.
-Pansy…- biascicò riconoscendola.
-Mi rincresce Dray, non mi ero accorta che dietro ci fossero le scale e quando sei scivolato io…- continuò l’amica.
-Per quanto sono rimasto incosciente?- chiese il biondo.
-Poche ore. Ho chiamato subito i Medimaghi, sei al San Mungo adesso. Ora che sei sveglio ti faranno degli accertamenti e, se risulterà tutto a posto, ti dimetteranno domani stesso…ma tesoro, stai piangendo?- con un polpastrello raccolse una lacrima dalla sua guancia diafana, mostrandogliela.
-Pansy, devi farmi un favore- replicò il ragazzo afferrando quelle dita, mentre l’angoscia gli stringeva dolorosamente il cuore –Devi scoprire se Harry Potter si trova qui- le spiegò con tono ansioso.
-Potter?!- chiese lei incredula.
Malfoy fece un cenno d'assenso: -Devo vederlo assolutamente. Lo farai per me?- insistette.
La Parkinson osservò gli occhi carichi di tormento dell’amico che amava come un fratello ed annuì risoluta: -Lascia fare a me, tesoro- lo rassicurò.
-Grazie piccola- un sorriso lieve si dipinse sul suo volto provato, prima che il giovane Lord si lasciasse ricadere sui cuscini.

*°*°*°*°*

Un’infermiera stava cambiando la flebo che dava sostentamento al corpo incosciente di Harry Potter. Anche quella stanza era bianca, troppo bianca e l’ampia finestra che si affacciava sulla strada grigia della Londra babbana, non aiutava a ravvivare l’ambiente. Draco notò che c’erano dei pupazzi sparsi per la camera, sicuramente dono di qualche bambino venuto a trovare il Salvatore del Mondo Magico nei primi giorni dopo la caduta del Signore Oscuro, ma non c’erano fiori, quelli si erano tutti seccati e nessuno si era preoccupato di portarne altri. I maghi avevano già dimenticato il ragazzo che aveva dato la vita per proteggere il loro mondo.
-Mi scusi, posso entrare?- domandò alla donna.
Questa si voltò, osservando sorpresa quel giovane uomo che pareva un angelo e portava con un profumato mazzo di lilium triumphator*.
-Oh, ma certo…sei un suo amico? Non viene mai nessuno a trovarlo, povero cucciolo, non mi stupisco che non voglia saperne di svegliarsi- rispose, rimboccando amorevolmente le coperte del malato .
-Noi…hmm…non siamo esattamente... amici- mugugnò il Serpeverde.
Ma lei non fece caso alle sue parole e sussurrò: -Vi lascio soli- strizzandogli l’occhio.
Malfoy si accomodò su di una sedia accanto al letto del degente e l'osservò in silenzio, senza sapere bene cosa fare o dire. Il Grifondoro sembrava semplicemente addormentato ed il suo volto era ancora più bello di quanto rammentasse. I capelli corvini si erano allungati e disegnavano morbidi arabeschi sulla federa immacolata. Il biondino avrebbe dato qualsiasi cosa per incontrare gli occhi di smeraldo che si celavano dietro a quelle palpebre chiuse. Alla cieca, senza distogliere l’attenzione dal suo viso, cercò una delle sue mani e la trovò ruvida e fredda al tocco, come quelle del Potter che aveva incontrato in sogno. Istintivamente la chiuse tra le sue, come a volerle donare calore.
-Ciao, Harry…- mormorò
, accarezzandogliene il dorso con il pollice –Mi puoi sentire? Voglio credere che sia così…ho bisogno di crederlo…- continuò, mordendosi un labbro, alla ricerca delle parole giuste che poi vennero fuori, all’improvviso e tutte insieme, come un fiume che rompe gli argini: -Non sei più solo, ci sono io. Verrò tutti i giorni e continuerò a parlarti finché non ne potrai più e sarai costretto a svegliarti, per impormi di chiudere la mia boccaccia…ed allora io dirò qualcosa di stupido e tu alzerai gli occhi al cielo ed infine rideremo, come gli sciocchi ragazzini che non siamo mai potuti essere- baciò quella mano sul palmo e poi continuò –Ed ogni volta ti porterò dei fiori, così daremo un po’ di colore ed un buon profumo a questo posto insipido- gli assicurò –Okay, Harry? Però tu devi impegnarti per tornare da me- concluse, posando un altro bacio sulle labbra soffici ed immobili dell'infermo. 
Il Principe delle Serpi mantenne la promessa, tornò ogni giorno con un nuovo mazzo di fiori colorati e, sedendosi su quella scomoda seggiola, parlò per ore ed ore, sin quasi a perdere la voce.
-Sono solo anch'io sai? Mia madre è morta, mio padre è ad Azkaban ed il Ministero ha requisito tutti i beni della nostra famiglia. Mi è rimasta solo Pansy, lei è come una sorella per me, ma non può starmi sempre dietro, ha la sua vita da vivere e gli altri Serpeverde…beh…non sono esattamente di buona compagnia, nessuno di loro se la passa bene e poi... siamo tutti troppo egoisti, credo…-
Draco aiutava Dorothy, l’infermiera che aveva incontrato la prima sera, ad occuparsi di lui. Lo lavava, lo cambiava, gli pettinava con pazienza quei capelli perennemente arruffati e quando non sapeva cosa dire, i giorni in cui non se la sentiva di parlare, allora leggeva. Portava con i suoi libri preferiti e ne narrava il contenuto a voce alta.
-E’ ora di far entrare un po’ di cultura in quella tua testolina scarmigliata!- era solito ripetere.
Le settimane passavano ed ancora nessun cambiamento... solo la propria testardaggine impediva al biondo di demoralizzarsi, specialmente quando Pansy gli chiedeva per quanto avesse intenzione di continuare, quanto tempo prezioso volesse ancora sacrificare per stare vicino ad un ragazzo che probabilmente non si sarebbe svegliato mai più e sarebbe rimasto per sempre in quella stanza triste ed impersonale. I Medimaghi, però, sostenevano che non vi fosse alcuna ragione clinica o magica per cui il Grifondoro non potesse svegliarsi e lui non aveva alcuna intenzione di darsi per vinto. A volte basta un attimo per scordare una vita, ma altre non basta una vita per scordare un attimo*. Lui non l’avrebbe abbandonato come avevano fatto tutti gli altri.
D’altronde il giovane Lord non era stato incosciente che per poche ore, mentre il Prescelto era in coma da quasi un anno, probabilmente per questo ci metteva tanto a risvegliarsi, aveva semplicemente…più strada da fare.
C’erano giorni in cui Malfoy stava semplicemente lì e chiamava il suo nome senza sosta, tenendo le sue mani screpolate dal gelo tra le proprie, nel tentativo di infondervi un po’ di tepore. Purtroppo aveva sempre avuto una temperatura corporea piuttosto bassa, di conseguenza le sue estremità erano sempre fredde e non trasmettevano molto calore, per questo portava sempre i guanti con sé quando usciva.
Ed una di quelle sere - forse fu la stanchezza a farglielo pensare o forse il ricordo delle mani rovinate di Harry su quella pista da pattinaggio, proprio come quelle del ragazzo disteso in quel letto d’ospedale - si disse che il moro aveva bisogno di guanti. Spessi guanti di lana per evitare che quelle mani si congelassero ed infiammassero maggiormente. Così prese i propri dalle tasche del cappotto e glieli infilò, per poi intrecciare le dita con le sue.
-Ciao, Harry…- posò la guancia sulla sua spalla, non sapendo più cosa dire poichè non aveva nulla di nuovo da raccontare  –Ho bisogno che ti svegli, che tu apra gli occhi e mi abbracci- mormorò –Io non posso prometterti che non soffrirai più o che le cose saranno semplici quando riprenderai contatto con la realtà, ma voglio conoscerti e voglio farmi conoscere, voglio avere la possibilità di renderti felice e darti la famiglia che non hai mai avuto. Voglio essere la tua casa, il luogo in cui rifugiarsi quando fuori è troppo buio. Voglio darti l'amore che meriti, quello che nessuno ti ha mai dato prima. Harry… Mi hai fatto una promessa, ricordi? Mi hai giurato che ci saremmo rivisti ed io sono qui ad aspettarti. Ci sono io per te, non è vero che tu non abbia alcun motivo di tornare. Harry, Harry, Harry…- continuò ad invocare il suo nome.

*°*°*°*°*

Dorothy aprì silenziosamente la porta della stanza del signor Potter ed entrò, senza badare troppo alla figura del giovane biondo accovacciata sul letto del paziente. Almeno sino a che, rialzando lo sguardo per cambiare la flebo, non incontrò due occhi verdi come gli smeraldi più preziosi. Sussultò ed il sacchetto trasparente cadde a terra con un lieve tonfo.
-Shhh…- bisbigliò il moretto che aveva le dita intrecciate tra i capelli dell’altro ragazzo e li ravviava con dolcezza –Non svegli il mio angelo, è molto stanco- la voce era roca e bassa per il disuso ma, quando sorrise, all'infermiera quello parve il sorriso più bello del mondo. 

FINE.

*La frase d’introduzione è tratta da “Gli Ostacoli del Cuore” di Elisa e Luciano Ligabue. Quella in corsivo nel testo, invece, è un aforisma di Jim Morrison.
I lilium triumphator sono dei gigli colorati molto particolare, potete vederli qui (fatelo perchè Cissy si è fatta un mazzo così per cercarmi tutte le tipologie più belle di questo fiore, bisogna rendere onore e merito al suo sforzo *Hikaru osserva sorridente i lettori con una roncola nascosta dietro la schiena*)
Hagoromo - letteralmente: “abito di piume” - indica un particolare tipo di kimono leggerissimo e con dei lunghi nastri, indossato dalle tennyo, una sorta di donne-angelo, che serviva loro per volare tra il mondo terreno e l'aldilà.

 

 

 

 

   
 
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