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Autore: Luke_Skyline    15/11/2016    2 recensioni
Un viaggio attraverso i ricordi del giovane Elsword: dalle prime battaglie, verso la conquista dello spazio - tempo di Henir.
"Così chiusi gli occhi, nell'attesa di quel colpo che avrebbe messo fine a tutto, ma per quanto potesse essere triste ciò, sorrisi. Avrei potuto rivedere lei."
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsword
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1
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Il ricordo di quella notte
 
Così chiusi gli occhi, nell'attesa di quel colpo che avrebbe messo fine a tutto, ma per quanto potesse essere triste ciò, sorrisi. Avrei potuto rivedere lei.
 
Mi chiamo Elsword, ho 19 anni e sono un cavaliere di Belder. Dopo l'esplosione del grande cristallo di eldrit, decisi che sarei entrato nella squadra di ricerca, sulle orme di mia sorella Elesis, ormai famosa in tutto il continente di Elios per la sua bravura con la claymore. Iniziai così ad allenarmi, giorno dopo giorno, per affinare la mia tecnica con la spada.
Nel grande bosco dell'albero di El, nel quale mi allenavo, mi capitava spesso di incappare in gruppi di banditi, contro i quali mi battevo; fu in una di quelle occasioni che conobbi Rena e Aisha, che diventarono le mie prime compagne di avventura.
Rena è un'elfa dai lunghi capelli verdi; non avevo mai incontrato un elfo prima, mi chiesi se tutti quelli del suo popolo fossero alti e se tutti fossero dannatamente calmi come riusciva ad esserlo lei in ogni occasione. Non ci raccontò mai molto di sè, ma parlò del suo villaggio, il quale, nella mia mente, veniva plasmato dalle sue parole sempre più in un paradiso immerso nella natura.
Aisha pareva essere tutto l'opposto di Rena, ha 2 anni in più di me, è una maga dai capelli viola scuro, bassa e antipatica; quando la conobbi passava le giornate a lamentarsi di quanto fosse grande il seno dell'elfa rispetto al suo e ogni scusa era buona per attaccare lite con me; non la sopportavo, ma quella sua antipatia era solo una maschera per nascondere la fragilità del suo carattere, lo capii la notte prima della nostra missione al Reliquiario del Tempio dell'acqua.
 
Sapevamo tutti quanto Ran potesse essere forte e quella sera non riuscivo a chiudere occhio per l'ansia, avevo troppi pensieri per la testa:
Sarei riuscito a fronteggiare un avversario di tale livello?
Mi ero allenato abbastanza?
La città sarebbe stata libera dai demoni con la sua dipartita?
Assillato da mille domande, mi alzai e uscii dalla locanda, nella speranza che la calma della città di Hamel potesse alleggerire i pensieri che mi affliggevano.
Hamel era una città costruita interamente sull'acqua, i grandi edifici bianchi emergevano imponenti dalla superficie, le strade erano grandi ponti in pietra; cascate e grandi laghi la circondavano, rendendola incantevole. 
Ma tale bellezza era prossima alla rovina: con la scomparsa di Herik, il paladino della città, i demoni non avevano tardato ad attaccare, così venimmo inviati in missione noi della squadra di ricerca dell'eldrit per liberarla da quella minaccia.
Quella notte l'unico suono nell'aria era lo scrosciare dell'acqua e il rumore dei miei passi mentre mi dirigevo in periferia, al lago di Lysia. Ricordo il cielo di quella notte, ricamato da centinaia di stelle; da quando avevo iniziato la mia avventura non mi ero mai fermato a guardarle: quando non ero in battaglia, ero ad allenarmi, la mia foga di diventare più forte mi aveva privato di quei piccoli momenti.
La luce della luna, quella notte, illuminava la riva del lago lungo la quale camminavo, mentre il mio sguardo si perdeva sulla superficie calma dell'acqua, dove si riflettevano i bagliori che quella notte regalava.
Osservai il mio riflesso sulla superficie, ero tutto spettinato, i miei capelli rossi erano ribelli almeno quanto me. Non avevo mai badato molto al mio aspetto, quanto a quello della mia spada, che al contrario di me era perfetta; pensai a quel ragazzino che ero a 13 anni e a come ero cambiato in tutto quel tempo, o meglio, a come le battaglie mi avevano cambiato.
Cominciai a chiedermi se davvero quel cammino che avevo scelto fosse quello che davvero desideravo, ma i miei pensieri furono interrotti da una luce che si unì a quella della luna, una luce che conoscevo bene.
Alzai lo sguardo, abbandonando lo spettacolo di riflessi sulla superficie dell'acqua, voltandomi verso la luce; proveniva da una grande roccia sulla riva del lago, non molto distante da dove ero io. 
La luce svanì, ma non avevo dubbi, quel bagliore era stato insieme a me in praticamente tutte le mie battaglie. Mi incamminai, consapevole di chi avrei incontrato: forse quella notte non ero l'unico che non aveva ancora chiuso occhio.
 
"Ehi, Aisha" la chiamai, sbucando da dietro la grande roccia sulla quale era seduta.
"Elsword?" rispose stupita, chiudendo il suo inseparabile libro di magia.
"Che ci fai qui?" aggiunse, mentre con un gesto teatrale faceva scomparire la sua bacchetta magica. 
Mi fissò dall'alto, in attesa di una mia risposta, così spiegai che avevo troppi pensieri per la testa, quindi non riuscivo a dormire e che avevo deciso di fare una passeggiata per tranquillizzarmi.
Sul suo viso si disegnò un sorriso malefico "E così il nostro cavaliere se la sta facendo sotto" ridacchiò.
Antipatica come sempre, cavolo.
"E tu invece? Come mai ancora sveglia?"
La sua risata si spense e la sua espressione mi sembro imbarazzata, dalla sua bocca non uscì una frase di senso compiuto.
"Beh..S-stavo provando..ecco ..mmh".
"Forse non sono l'unico ad essere in ansia" la interruppi, prendendola in giro.
Lei sbuffò. La cosa mi dava sollievo, trovare qualcuno che provasse quello che stavo provando io in quel momento, poter condividere la stessa ansia in due la rendeva più sopportabile.
"Dai, sali" mi invitò.
Mi arrampicai sulla roccia, che sarà stata alta due volte me, mi sedetti e calò il silenzio, nessuno dei due sapeva cosa dire. Nonostante ci conoscessimo da alcuni anni, era la prima volta che ci trovavamo soli, noi due, in piena notte, sotto quel cielo stellato che si rifletteva sul lago.
"Senza l'armatura sembri proprio un ragazzino" scherzò.
"So essere forte anche senza l'armatura!" replicai con una smorfia.
"Se vuoi posso dimostr-" volli aggiungere altro, ma fui interrotto da parole che non mi sarei aspettato, almeno, non da Aisha.
"Lo so, tu sei forte, Elsword".
Uscite dalle sue labbra, avevano un che di strano. Che stava succedendo? Ero abituato a sentirmi dire da lei che ero uno stupido, una testa calda, che non ascoltavo nessuno, ecc..
Continuò.
"Sai, non è la prima volta che provo paura prima di una battaglia, è così per tutti, siamo consapevoli di quello a cui potremmo andare in contro ogni volta. Però quando sono insieme a voi è tutto diverso: la vostra forza d'animo cancella la mia paura e riesco a dare il meglio di me..e alla fine di ogni combattimento sentirti dire -Non è bastato nemmeno come riscaldamento- anche quando sei ridotto un colabrodo, mi fa davvero ridere. Cavolo, quanto sei baka!"
Scoppiò a ridere divertita. In quel momento trovai che il suo sorriso fosse il più bello che io avessi mai visto; forse per via della luce lunare che le illuminava il viso, non lo so, ma in quel momento ero felice di esserle accanto.
"Ehi, ha un senso quella frase!" dissi in tono allegro.
Continuai "Mi piace pensare di aver combattuto una battaglia semplice, così so che potrò dare di più in quella successiva".
Mi guardò con aria perplessa, sapevo che stava per criticare ciò che avevo appena detto.
"Che filosofia stupida; basata sull'illudersi di poter fare di più fingendo che il combattimento sia stato facile, bah..".
"Se non pensi di poter fare di più, come puoi diventare più forte?" a queste mie parole, la sua espressione fu di stupore, forse non si aspettava tale risposta.
"È sfidando i propri limiti che si diventa più forti!" pronunciai quelle parole con lo stesso tono con cui le pronunciava mia sorella Elesis durante i nostri allenamenti, io credevo in lei e in queste sue parole.
Aisha non disse nulla. Restò a guardarmi in silenzio.
Presi un sassolino che avevo accanto e lo tirai nell'acqua, infrangendo il riflesso delle stelle, non so perchè lo feci, forse per distogliere il mio sguardo dal suo.
Sospirai.
"Però a volte i propri limiti non si possono superare da soli: che sia paura, debolezza, dolore..non ce la possiamo fare..".
Rivolsi il mio sguardo al cielo.
"Ma noi non siamo soli, vero?".
"Non lo siamo.." fu la sua risposta.
Mi avvicinai a lei e appoggiai la mia spalla alla sua.
"Allora supereremo tutto. Insieme".
Nessuno dei due disse più nulla, non ce n'era bisogno.
Le nostre mani si trovarono, nel silenzio di quella notte e restarono unite per un tempo che sembrò non finire mai.
 
Si fece tardi, così ci alzammo e ci incamminammo verso le nostre locande, ma prima di lasciare la riva del lago ci voltammo a guardare quella grande roccia in lontananza; entrambi sapevamo che non l'avremmo rivista molto presto.
Ci facemmo forza e ci voltammo, lasciandoci alle spalle la bellezza che il lago di Lysia regalava a chi, come noi, si avventurava lungo le sue sponde.
Per quella notte, le nostre strade dovettero dividersi, ma per qualche motivo Aisha rimase ferma davanti a me, con lo sguardo rivolto verso il basso, illuminata solo dalla luce della luna che faceva brillare il suo fermacapelli a forma di pipistrello.
"G-grazie.." disse sottovoce, quasi da non volersi far sentire neppure da me.
Non risposi. Non avrei saputo cosa dire.
La abbracciai.
Restammo uniti in quell'abbraccio per alcuni secondi, finchè sentii le sue labbra posarsi sulla mia guancia, in un leggero bacio.
Quando la lasciai andare si voltò subito, dandomi le spalle, forse per nascondere le sfumature rossicce che le sue guance avevano preso.
"Buonanotte" sussurrò, incamminandosi.
Le presi la mano, fermandola.
Aisha si girò, con la sua espressione di ragazza orgogliosa che voleva nascondere l'imbarazzo.
Mi avvicinai a lei e a mia volta le diedi un bacio sulla guancia, seguito da un "Buonanotte" sussurrato.
Rimase immobile per qualche secondo. Quando si riprese, si voltò, pronunciando esattamente le parole che mi aspettavo di sentire dalle sue labbra.
"Pff. Stupido."
Detto ciò, se ne andò; lasciandomi un sorriso disegnato in viso.
Prima di entrare alla locanda lanciai un'ultima occhiata a quel cielo stellato. Quella notte, qualcosa era cambiato. Quell'antipatia verso Aisha, si era trasformata in un tepore nel mio petto.
 
Il giorno successivo, al tramonto, la battaglia contro Ran, il conte degli abissi, giunse al termine.
Ce l'avevamo fatta, tutti insieme.
Mi voltai verso Aisha, che stava sorridendo.
"Non è bastato nemmeno come riscaldamento" disse.
Tra le risate di tutti, impugnai la mia spada e gliela puntai contro.
"Bene, allora che inizi la battaglia vera e propria, ladra di frasi!"
E scoppiò una delle nostre solite risse.
 

 
 
Angolo dell'autore:
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fan fiction, spero di essere partito con il piede giusto in questo primo capitolo.
Inizialmente volevo fare un racconto unico, però mi sono fatto prendere la mano e sono finito col discostarmi troppo da quello che stavo raccontando; ho deciso quindi di fare più capitoli utilizzando i ricordi del nostro protagonista, fino ad arrivare al presente, ovvero la frase con cui ho  voluto iniziare questa storia.
Non starò qua a dire: pubblicherò ogni tot..Sarò sincero, pubblicherò quando avrò l'ispirazione per continuare!
Detto questo, vi ringrazio per essere arrivati a leggere fin qui~
   
 
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