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Autore: HellWill    15/11/2016    1 recensioni
Storielle scritte e raccolte senza particolare impegno, diffuse nel Regno di Mame sotto forma di leggende, fiabe o semplici miti, ne formano il sostrato culturale su cui si muovono i miei personaggi in "Soffitti Sconosciuti".
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Joèk-Nobui e la corona d'oro

Dicono che, un giorno, un giovane di nome Joèk-Nobui, figlio di un carpentiere, trovò una corona d'oro sotto un mucchio di fieno. Non brillando in intelligenza, il ragazzo disse al padre della sua scoperta, e l'uomo subito gli disse di nascondere la moneta e tenerla per tempi più duri, quando il lavoro avesse scarseggiato.
Il giovane eseguì, e la corona non fu più tenuta da conto per molti mesi; un giorno, in pieno inverno, il padre di Joèk-Nobui si ruppe una mano e un piede, e quindi non poté più usare i suoi attrezzi del mestiere. Il ragazzo, che aveva visto il padre usarli più di una volta, non era tuttavia capace di imitarlo: li impugnava al contrario, truciolava e bucava i pezzi di legno sbagliati, inchiodava i chiodi tutti storti, e il padre disperato vide tutti i suoi clienti abbandonarlo pian piano. I due non avevano animali da vendere, ma il padre si ricordò della corona d'oro che Joèk-Nobui aveva trovato sotto la paglia: «Va' dal macellaio, che è mio caro amico, e fattela cambiare: una corona d'oro vale dieci corone comuni».
Il ragazzo corse al villaggio, distante pochi minuti da casa loro, ma la bottega del macellaio era chiusa a quell'ora del giorno: forse il macellaio era occupato a squartare animali invece che a vendere carne! Così Joèk-Nobui chiese ad un passante dove fosse il macellaio, che doveva cambiargli una moneta d'oro in dieci normali; il passante subito penso di approfittarsene, poiché Joèk-Nobui non era intelligente, e gli disse: «Sai, se vieni da un mio amico ti darà ben 20 monete per quella corona d'oro!», intendendo 20 beret, che equivalevano a sole 4 corone comuni. Joèk-Nobui, felicissimo per quel conveniente affare, seguì l'uomo, che lo condusse da un amico: spiegatagli la situazione, alzò le braccia al cielo e sorrise a Joèk-Nobui, confessandogli: «Posso dartene anche trenta di monete, per quella corona d'oro! Che imbroglione, il macellaio, che voleva darti sole dieci monete!».
Joèk-Nobui si fece dare i suoi trenta beret, contentissimo, e tornò di gran carriera da suo padre. Ovviamente, vedendo le monetine di basso valore, il vecchio scoppiò a piangere.
«Cosa hai fatto! Ora come vivremo l'inverno?» gridò al figlio, che senza capire cosa avesse fatto di male scoppiò a piangere anche lui.
Tuttavia di lì passava una carovana di mercanti, noti per esser furbi come volpi, e sentendo il gran baccano provocato dal pianto dei due uomini, deviarono e bussarono alla loro porta.
«Non abbiamo nulla da spendere, per colpa di due imbroglioni» confessò loro il padre di Joèk-Nobui.
I mercanti si guardarono e ammiccarono: «Cosa avete perso?».
«Una corona d'oro» rispose subito Joèk-Nobui, e il padre si coprì gli occhi con le mani per la vergogna di un figlio così poco scaltro.
«Se ve la recuperassimo, quanto spendereste da noi?».
«Abbiamo bisogno di cibo per l'inverno, chiodi per quando potrò lavorare di nuovo, e magari anche medicamenti» offrì di comprare il vecchio, e i mercanti annuirono.
«Voi aspettateci qui, non servite con quel piede e quella mano rotte. Vostro figlio, invece, verrà con noi per indicarci chi l'ha imbrogliato».
«Non è molto furbo» li avvisò il padre, ma Joèk-Nobui si fece avanti lo stesso e seguì i mercanti in quell'impresa. Subito indicò il passante che l'aveva derubato, e i mercanti lo interrogarono a lungo senza riuscire a cavargli dove avesse nascosto o cambiato la moneta d'oro.
Dopo aver trovato anche l'altro complice, ed interrogato a vuoto anche lui, i mercanti si volsero verso Joèk-Nobui e gli chiesero:
«Sei sicuro di aver dato la moneta a quegli uomini?».
Joèk-Nobui annuì dispiaciuto, e i mercanti rimasero al villaggio per scoprire come si muovessero le cose, mentre Joèk-Nobui dormiva con loro.
Nottetempo, un rumore svegliò lui solo: dei banditi di strada stavano tastando il terreno per attaccare i mercanti troppo curiosi, addormentati, e quindi Joèk-Nobui si alzò e silenziosamente tese una corda per farli inciampare: fu a corda tesa che fece un gran fracasso gridando: «All'assassino! Ai banditi! Non fateveli scappare!». I mercanti balzarono in piedi e i banditi inciamparono nella corda, venendo quindi massacrati di botte dai venditori nomadi. Nella tasca degli assassini i mercanti trovarono la moneta d'oro di Joèk-Nobui, ma il mattino dopo, tornando alla casa del vecchio, non vollero pagamento: Joèk-Nobui aveva salvato loro la vita, e dicono che, un giorno, non dovettero spendere un solo beret per sopravvivere l'inverno.
   
 
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