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Autore: Virgo_no_Cinzia98    15/11/2016    0 recensioni
Post Hades e post Soul of Gold, Atena è riuscita a riportare in vita i Cavalieri d'Oro, ma la pace che regna sovrana al Grande Tempio viene ben presto spezzata: il Cavaliere di Artemide giunge al Santuario portando con sé la notizia di una guerra incombente. L'Oracolo di Apollo ha previsto un nuovo conflitto tra divinità, ma resta ancora un'incognita: chi sarà il nemico che Atena e i suoi Cavalieri saranno chiamati ad affrontare? Un altro dubbio però affligge i nostri paladini, l'ambigua Artemide è veramente dalla loro parte come ha dichiarato o cerca solo di sfruttare la loro alleanza? Sta ai nostri valorosi Saint stabilire di chi fidarsi e di chi dubitare. Quale divinità uscirà vincitrice di questo gioco degli Dei?
Genere: Avventura, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18 – Il sacrificio di Gemini
 
 
Shaka capì che qualcosa non andava. Aveva tenuto sotto controllo i cosmi dei suoi compagni d’arme in missione durante tutta la battaglia per percepire ogni loro minima alterazione e quello che era appena successo non era un buon segno. Il cosmo di Milo era praticamente svanito e quello di Kanon si era indebolito, ma per quale causa? Camus sembrava destabilizzato mentre sua sorella, il Cavaliere di Artemide, sembrava essere stata schiacciata da qualcosa di ampiamente più forte di lei… Un cosmo divino? La situazione era molto confusa. Shaka aveva chiaramente percepito l’anima di Zeus venire imprigionata eppure la minaccia non era stata ancora estirpata. La verità si fece allora spazio nella sua mente turbata.
“Non era lui il nostro nemico”
Sondò attentamente il cosmo che si era appena rivelato… un cosmo potente e antico. Capì subito che quel nemico non rientrava nella sfera di competenza dei Cavalieri.
“Di qualunque divinità si tratti, i soli umani non sono in grado di sconfiggerla” realizzò
Doveva informare Atena. Se volevano sconfiggere quella minaccia avevano bisogno del suo aiuto più che mai.
Si diresse deciso verso la Tredicesima Casa abbandonando il campo di battaglia.
- Dove vai, Shaka?- lo fermò Mu
- Atena deve sapere ciò che sta succedendo agli altri Cavalieri, hanno bisogno di aiuto-
- La situazione è molto grave?- chiese l’abitante del Jamir
- Non si può definire ciò che non si conosce appieno, ma posso dire che gli eventi hanno preso una piega a noi nettamente sfavorevole- rispose l’indiano
Shaka percepì il Cavaliere dell’Ariete annuire e farsi da parte per lasciarlo passare. Una volta che il cammino fu libero accelerò il passo in direzione della Tredicesima Casa: se le sue supposizioni erano vere, non poteva permettersi di perdere tempo.
- Virgo, cosa ci fai qui?- chiese Saori quando lo vide oltrepassare la soglia
- Mia Signora, il fato ci si sta rivolgendo contro, dobbiamo agire in fretta per il bene di tutti- disse inginocchiandosi
- Hai percepito cosa è successo?-
Il Cavaliere della Sesta Casa annuì
La Dea si alzò dal trono e si diresse verso di lui - Cosa posso fare?- domandò più a se stessa che a Virgo - I miei Cavalieri non sono abbastanza forti per combattere la divinità che si è destata… e io nemmeno-
- Voi siete la Dea della Giustizia, non c’è bene più grande al mondo che possa vincerla- ribatté Shaka
- Shaka tu non capisci… La divinità che si è risvegliata… –  sospirò –  …si tratta di Gea, dobbiamo combattere la Madre Terra, non possiamo vincere-
Shaka si alzò in piedi. Non poteva accettare che la sua Dea si definisse sconfitta già in partenza.  – Molti dei vostri Cavalieri direbbero che non si può definire impossibile una vittoria senza aver provato a conquistarla-
- Se anche intervenissi di persona non potrei batterla, è troppo forte per me. Avrei bisogno dell’aiuto di qualcun altro-
- Artemide è già lì- le fece notare il Custode della Sesta Casa
- Artemide è sua alleata, l’ha aiutata a risvegliarsi!- esclamò Saori
Il Cavaliere scosse la testa – No, mia signora. Aiutare Gea non era nelle sue intenzioni-
Atena parve sorpresa - Come fai a saperlo?-
Shaka non sapeva come dirglielo. Lui aveva visto il cuore di Artemide, non c’era malvagità in esso. Quando aveva percepito il risveglio di una divinità così antica un pezzo del puzzle dell’infinito aveva trovato il suo posto nel creato. Il turbamento di Artemide, la sua continua ambiguità tra Dea benevola e spietata calcolatrice. Aveva capito che le domande che la signora della notte gli aveva rivolto erano una forma di ribellione al controllo che Gea esercitava su di lei, un modo per fargli capire che lei non era il mostro di freddezza che poteva sembrare, il suo modo per mandare un’implicita richiesta di aiuto. Shaka non poteva ignorare quella richiesta. Purtroppo aveva capito troppo tardi il significato di quelle domande della Dea, troppo accecato dai suoi sentimenti per vedere la verità che si celava dietro le parole.
- Dovete fidarvi di me, mia Signora. Sono sicuro che Artemide si unirà a voi, ma da sola non può fare niente per opporsi a Gea. Atena, voi dovete intervenire-
- Il mio compito è difendere l’umanità- disse Saori  – Se morissi nel tentativo di proteggerla, cosa succederebbe?-
- Vi sarete sacrificata per la causa a cui siete votata- rispose l’indiano – Secondo la logica di un Cavaliere, morire combattendo è più onorevole che perdere restando a guardare-
Atena chiuse gli occhi e fece un respiro profondo - Hai ragione. Se non facessi niente condannerei l’umanità e i miei Cavalieri, non posso avere questo peso sulla coscienza- la Dea lo sorpassò e raggiunse le porte della Tredicesima Casa, poi si voltò a guardarlo – So di privare il Santuario di un’importante Cavaliere per la sua difesa, ma è anche vero che la battaglia non è mai stata realmente qui. Virgo, sarai con me?-
- Fino all’ultimo respiro di questa vita-
***
 
Gea incombeva minacciosa su tutti loro. Camus riteneva che il portamento maestoso e l’armatura color ossidiana di Daphne rendessero la scena ancor più grave e minacciosa - Non vi avevo forse ordinato di inginocchiarvi davanti al mio cospetto?- domandò la Dea usufruendo della voce di sua sorella, deformata dalla sete di potere e dalla rabbia racchiuse nelle parole.
- Non mi inchinerò mai davanti a te- sibilò Saga – Di certo non finché utilizzerai il suo corpo come tramite-
Camus e Kanon lo affiancarono: anche se tutti e due un po’ malconci, avrebbero combattuto fino all’ultimo senza esitazioni.
- Oh, ti inchinerai davanti a me, non ti preoccupare, la tua sete di potere è troppo grande-
- Non ti servirò mai- ribatté il Grande Sacerdote
Kanon guardò in tralice il fratello - Mi sono perso qualcosa?-
Gea sorrise. Camus lo trovò alquanto irritante, il sorriso di sua sorella era deformato dalla malvagità dell’essere che adesso controllava il suo corpo – Hai tenuto le nostre chiacchierate nascoste, Saga? Non racconti più a tuo fratello i tuoi sogni come facevate da piccoli?-
- Saga, di cosa sta parlando? Sapevi già che lei si stava risvegliando?-
Il gemello maggiore abbassò lo sguardo – Sapevo che una divinità si stava risvegliando, ma non sapevo chi. Gea mi parlava nei sogni tentando di corrompermi, mi ha promesso potere nel nuovo mondo che costruirà in cambio dei miei servigi-
- Quali servigi?- indagò il fratello
- Quella piantagrane di Artemide ha cercato di ostacolarmi- spiegò Gea - Ha fatto di Daphne un suo Cavaliere e donandole un’armatura immersa nelle acque dello Stige l’ha legata a sé con un giuramento di fedeltà inviolabile. Non posso uccidere Artemide di persona con questo corpo-
“Interessante” notò Camus: le azioni della Dea della Caccia iniziavano ad avere finalmente un senso logico. Artemide, sotto l’influsso di Gea, aveva fatto in modo che il posto di Cavaliere dello Scorpione fosse ricoperto da qualcun altro (Milo), lasciando così libera Daphne da uno scomodo giuramento di fedeltà ad Atena. Successivamente, in una fase di lucidità, la Signora della Notte si era mossa per ostacolare il disegno di Gea, legando a sé la ragazza in qualità di suo Cavaliere.
- Gea voleva che assassinassi Artemide e Atena- terminò Saga
Kanon aggrottò la fronte- Perché ucciderle?- domandò rivoltò alla Madre terra -  Non siete forse la Dea più potente in circolazione?-
Gea non si lasciò affabulare dalla lusinga - Certo che sì, ma nel mio nuovo regno non ci saranno altri Dei all’infuori di me. Saga avrebbe dovuto uccidere Artemide e fare lo stesso con Atena. Vista la fiducia che quella ragazzina ripone in voi Cavalieri, sarebbe stata una passeggiata farla fuori-
Camus iniziò a intravedere una speranza. Se Gea voleva servirsi di Saga per uccidere quelle due Dee voleva dire che c’era veramente la possibilità di sconfiggerla. Come aveva già preannunciato Estia, sarebbe stato necessario creare un’alleanza divina per battere la Madre Terra e questo la loro nemica lo sapeva, dato che aveva cercato di eliminare due nemici ben prima del suo risveglio. Gea non voleva creare un mondo senza Dei su cui regnare, voleva dominare un mondo privo di nemici in grado di contrastarla.
- Se proprio volete i miei servigi- riprese Saga – Dovrete rispettare una condizione-
Kanon lo fulminò con lo sguardo - Non avrai intenzione di unirti a lei, vero?-
- Sentiamo un po’- disse Gea carezzandosi il mento con aria pensierosa – Vorresti forse che lasciassi libera la tua fidanzatina? Davvero commovente, ma te lo puoi scordare-
- Perché? Perché proprio lei?-
Camus non poteva dargli torto. Aveva appena perso Milo, non voleva perdere anche sua sorella.
- Perché è stato scritto così, Daphne è il mio unico tramite, il Fato non si può cambiare-
“Daphne sarà anche il suo unico tramite, ma gli Dei hanno un corpo divino originario. Ade utilizzò il suo nei campi Elisi per combattere contro Atena, Artemide lo sta facendo adesso… Perché Gea non ha obbligato Saga a risvegliare il suo corpo originario?” pensò Camus. Decise di tentare la sorte con una domanda azzardata – Perché non avete chiesto a Saga di risvegliare il vostro corpo divino?-
Gea sbuffò - Sono una dea primordiale, umano. Io non sono nata confinata in un corpo, sono nata in un’era in cui spirito e corpo erano due cose distinte, o meglio, un’era in cui il corpo ancora non esisteva. Ora i tempi sono cambiati, un’anima, per quanto potente, deve avere una manifestazione fisica per poter agire. Nel nuovo mondo che creerò, si tornerà alle origini. Metterò fine alla subordinazione dello spirito al corpo-
- Davvero interessante. Mai pensato di fare una campagna elettorale?- borbottò Kanon
Camus non si lasciò però sfuggire il luccichio che attraversò gli occhi del gemello minore. Come l’Acquario sperava, anche Kanon aveva capito qual era il punto debole di Gea: la Dea aveva bisogno di un corpo per mettere in atto il suo piano. “Dobbiamo riuscire a liberare Daphne dal suo controllo. Quando ci saremo riusciti, Gea sarà vulnerabile”
- Comunque hai sbagliato- disse la Dea rivolgendosi a Saga – Dovevi accettare la mia offerta quando ne avevi l’opportunità. Ora le condizioni cambiano, tu mi servirai non per scelta, ma per costrizione. Come ho controllato Artemide, controllerò anche te, piccolo e inutile umano-
Camus percepì il cosmo oscuro di Gea avvelenare l’aria. Si preparò a dover fronteggiare un attacco, ma non successe niente. O almeno, a lui non successe niente.
- No- mormorò Saga arretrando di un passo
- Invece sì. La malvagità che alberga nel tuo cuore è troppo invitante per lasciarsela sfuggire, forse è per questo che Daphne era così attratta da te, come darle torto. Mi renderai ottimi servigi-
Saga si inginocchiò e affondò la testa nelle mani lasciando cadere la daga d’oro precedentemente sfoderata – No… no, non di nuovo-
Kanon gli si avvicinò - Lascia stare mio fratello- ringhiò rivolto a Gea
- Non lo farò- rispose la Dea. Agitò la mano e sia Kanon che Camus si ritrovarono schiacciati contro la parete senza possibilità di muoversi.
- Perché lui?- continuò il minore dei gemelli – Usa me al suo posto-
- Perché voi umani siete così… emotivi. Voi non potete immaginare quanto sia difficile controllarvi, ho bisogno di qualcuno che approvi il mio operato e mi obbedisca per sua volontà-
- Io… non… ti…obbedirò-  disse Saga a denti stretti, come se stesse soffrendo nel cercare di scacciare il fantasma di se stesso che tornava a perseguitarlo
- Non te, ma l’altro te lo farà volentieri- precisò Gea sorridendo soddisfatta
Saga si voltò verso il fratello – Mi dispiace-
- No! Combattilo, Saga-
- È troppo forte…- gli lanciò un’occhiata disperata – Perdonami-
- NO!-
Il Grande Sacerdote si girò e raccolse la daga d’oro, la chioma di capelli che gli scendeva sulle spalle più scura. Si voltò di nuovo verso di loro, un rossore sinistro che dardeggiava nei suoi occhi – Dicevi, Kanon?-
Camus non riuscì a decifrare l’espressione sul volto di Kanon: le labbra furono attraversate da un tremore finché i denti non si conficcarono a forza nella carne facendola sanguinare. Probabilmente Milo sarebbe riuscito a capire il significato di quel gesto. “Milo non c’è più, mettitelo in testa. Non c’è più per colpa tua…”
Rischiò di annegare nuovamente nel senso di colpa, ma Gea riprese la parola, riportandolo al presente  – Torniamo a noi, Saga. Artemide è lì davanti a te, incapace di fare alcunché per difendersi… uccidila-
Effettivamente Artemide sembrava entrata in una specie di trance, non parlava, non si muoveva, osservava passivamente ciò che succedeva tantoché Camus si era quasi dimenticato della sua presenza. Saga avanzò verso la Dea, la daga d’oro in pugno. Lei non si mosse, probabilmente subiva ancora il controllo di Gea.
“Non possiamo permettere che la uccida, se vogliamo sconfiggere Gea avremo bisogno anche del suo aiuto”
Kanon sembrò avere i suoi stessi pensieri – Saga, non farlo-
- Perché? La Mia Signora me l’ha ordinato-
- Tu servi Atena, non Gea!- esclamò il gemello minore riuscendo a vincere la forza che lo teneva bloccato alla parete
Saga si avvicinò ad Artemide - Oh, tu proprio non capisci, fratellino-
Il Cavaliere dei Gemelli fece un passo verso il fratello scuotendo la testa - Invece capisco eccome! Tu non riesci a sconfiggere te stesso perché ti rifiuti di combattere!-
- Taci Kanon, se non vuoi che questa lama colpisca te- minacciò il Grande Sacerdote
- Com’è irritante- sospirò Gea – Ora capisco perché l’hai rinchiuso a Capo Sounion- liquidò l’argomento con un semplice gesto della mano che mandò il gemello minore a sbattere contro il muro.
Ovviamente ciò non era sufficiente per zittire Kanon. Caparbiamente, si rialzò e attaccò nuovamente il fratello – Combatti contro di me, allora-
Camus non sapeva cosa fare. Non conosceva Saga a sufficienza per cercare di riportarlo dalla loro parte, gli unici in grado di farlo erano Daphne, ma lei era fuori combattimento, e Kanon. Si sentiva piuttosto inutile a stare lì a guardare l’evolversi della situazione con le mani in mano, ma lui non aveva strumenti per aiutare Saga. Inoltre, nella precaria situazione in cui si trovavano, non potevano certo permettersi di combattere contro di lui.
- Ora basta- sibilò Gea – Esegui i miei ordini, Saga- intimò la Dea prima di voltarsi verso Kanon e Camus. I suoi occhi, o meglio, quelli di Daphne, si accesero di un cupo bagliore. Ben presto i due Cavalieri si ritrovarono completamente immobilizzati.
- Mer… credi*- imprecò a mezza voce l’Acquario. Se anche avesse avuto una mezza idea di cosa fare non avrebbe potuto metterla in atto. Il cosmo emanato da Gea soltanto con lo sguardo gli impediva non solo di muoversi, ma di ricorrere ai suoi poteri in generale.
Saga, ormai davanti ad Artemide, sollevò la daga d’oro per ucciderla.
- Saga, dammi ascolto per una buona volta- la voce di Kanon era quasi implorante
Il Grande Sacerdote lanciò un ultimo sguardo di sfida al fratello, poi abbassò l’arma
- Ma cos…?- Con enorme sorpresa da parte di tutti i presenti, il pugnale non colpì la Dea, ma rimase fermo a mezz’aria. A Camus sembrò di vedere una specie di barriera dorata proteggere Artemide, ma non sembrava essere originata dal suo cosmo, anzi… quello scudo aveva qualcosa di familiare…
- Non ucciderai Artemide con quel pugnale- disse la voce pacata di Shaka della Vergine – Di certo non eseguendo gli ordini di Gea-
“Cosa ci fa Shaka qui? Non dovrebbe essere a difendere il Santuario?”
Saga fronteggiò il Cavaliere della Sesta Casa – E chi me lo impedirà, tu?-
- No, sarò io- Atena fece il suo ingresso nella stanza, lo scettro di Nike nelle sue mani
Camus capì allora qual era il motivo della presenza di Shaka. Grazie ai suoi poteri doveva aver percepito il risveglio di un’altra divinità e convinto Atena ad intervenire in loro aiuto.
- Saga…- chiamò piano la voce di Daphne
Il Cavaliere dell’Acquario spostò lo sguardo su sua sorella, gli occhi erano tornati del normale nocciola, il cosmo di Gea momentaneamente assopito.
Anche l’attenzione del gemello maggiore fu catturata dalla ragazza – Daphne?-
- Perché lo stai facendo, Saga? Perché esegui gli ordini di Gea?- chiese lei
- Lo faccio per noi- rispose lui dopo un attimo di esitazione
- No… non è vero-
- Pensa…- disse raggiungendola -… con l’aiuto di Gea posso sconfiggere tutti gli altri Dei. Quando sarà rimasta solo lei, la toglierò di mezzo-
Daphne scosse la testa - No, Saga. Lei è troppo forte-
- Tu la stai combattendo-
- Sono riuscita a riprendere il controllo perché hai attaccato Artemide, il mio giuramento di fedeltà mi ha dato la forza di reagire… ma non ci riuscirò per molto- ribatté lei scivolando in ginocchio
- Insieme riusciremo a sconfiggerla-
Il Cavaliere di Artemide scosse la testa - Gea deve essere sconfitta subito e abbiamo bisogno del tuo aiuto per farlo-
- Chi ha bisogno del mio aiuto? Gli Dei? Per me possono morire tutti- sibilò Saga – Chi gli dà il diritto di governarci? Gli umani non sono forse un popolo?-
Daphne sembrò confusa - Sì, ma cosa c’entra?-
- Se ogni popolo ha il diritto di autogovernarsi, perché non deve essere lo stesso per la razza umana? Perché dobbiamo essere sottomessi agli Dei?-
Camus seguì il ragionamento di Saga-Arles. Aveva inconsciamente creduto che la parte malvagia del Grande Sacerdote fosse guidata dal puro desiderio di potere e sangue, ma vi era anche una sua logica, seppur contorta, sotto tutto quello.
 - Noi non siamo sottomessi agli Dei!- rispose Daphne
- Ah no? Allora dimmi, perché gli Dei non si combattono tra loro direttamente invece di utilizzare noi umani come giocattoli? Perché dobbiamo subire noi i risultati delle loro dispute? Mi sono stancato di essere una ridicola marionetta nelle loro mani, se gli Dei vogliono giocare, che lo facciano con le loro vite, non con quelle degli umani-
Daphne lo fissò negli occhi – Se gli Dei fossero tutti sconfitti, chi proteggerebbe l’umanità?-
- Proteggere? Chi ha parlato di proteggere? Io sto parlando di governo, controllo… Quello che già stanno facendo gli Dei-
- No, Saga. Atena protegge l’umanità-
Saga scoppiò a ridere – Proprio tu lo dici? Mi sembrava che tu avessi un conto in sospeso con lei, o sbaglio? Proteggere l’umanità… è quello che ci vuole far credere. Secondo te, perché gli altri Dei sono sempre in lotta con lei? A loro non interessa “difendere” l’umanità, a loro interessa controllarla, lo stesso vale per la nostra povera, piccola e innocente lady Saori-
- Rispondi alla mia domanda, Saga. Chi metteresti al posto di Atena?-
- Me- rispose Saga con un ghigno
- Perché tu?- mormorò lei – Perché tu dovresti “governare” gli umani?-
- Perché io sarò il loro salvatore, sarò colui che avrà liberato l’umanità intera dalla tirannia degli Dei-
- L’umanità dovrebbe essere libera, non governata-
- L’umanità sarà libera di autogovernarsi- precisò Saga – Per quanto potente, io sono pur sempre un umano, non lederei assolutamente il principio di autodeterminazione dei popoli in quanto l’umanità sarà governata e guidata da un umano-
Camus non poté fare a meno di notare quanto la sete di potere rendesse contorta una mente. Come faceva Saga a vivere così? Una parte dedita alla giustizia tantoché avrebbe sacrificato la vita per difendere il prossimo, l’altra consumata dal desiderio di potere, in grado di calpestare chiunque pur di raggiungere i suoi scopi…
Saga lasciò cadere il pugnale e prese le mani di Daphne – Insieme, io e te governeremo il mondo. Ogni dettaglio dipinto a nostro piacimento, saremo noi i padroni del nostro destino, nessuno ci impedirà di fare ciò che vogliamo, nessuno ci dirà cosa fare, non più-
La giovane lo guardò con aria disperata – No… Non è questo che voglio, non è nemmeno quello che vuoi tu-
- Perché? Vuoi che nostro figlio viva in un mondo subordinato al volere degli Dei, dove gli umani non sono altro che giocattoli nelle loro mani?-
- Se invece gli umani fossero giocattoli nelle tue mani andrebbe bene?- chiese Daphne con gli occhi lucidi
- Perché no?-
Lei scosse la testa scoraggiata - Perché ciò che dici è impossibile! Gea è troppo potente, non puoi usarla per sconfiggere gli altri Dei perché loro sono la nostra unica possibilità per vincere!-
- No, troverò un altro modo per sconfiggerla-
- C’è un modo- Daphne raccolse la daga d’oro e porse il manico a Saga – Gea è vulnerabile adesso-
Camus sapeva che presto sarebbe arrivato quel momento. Conosceva sua sorella e il suo senso del dovere: sapeva che non avrebbe esitato a sacrificarsi per salvare tutti dalla minaccia di Gea. Lui non voleva che andasse così, Daphne era l’unica famiglia che gli fosse rimasta. Tuttavia non poteva opporsi alla scelta di sua sorella… se si fosse trovato al suo posto, avrebbe fatto la stessa cosa.
Saga spalancò gli occhi, non avrebbe mai levato la mano contro la donna che amava, era chiaro - No… non puoi chiedermi questo-
- Solo così potrai sconfiggere Gea. Uccidimi e questo incubo avrà fine- insisté lei
Lui allontanò l’arma - Non posso farlo-
- Dici di voler proteggere l’umanità dalla tirannia degli Dei, ma non sei disposto a pagare il prezzo di una singola vita per salvarne miliardi?-
- Non se la vita è la tua- rispose Saga
- Allora non sei diverso dagli Dei, sei egoista come loro- concluse Daphne, le guance ormai solcate dalle lacrime
Un bagliore cremisi illuminò le iridi rosso sangue del Grande Sacerdote - Sto cercando di salvarti la vita e tu mi chiami egoista?-
La francese scosse la testa - Tu mi vuoi salvare perché hai paura di rimanere solo, lo fai per te stesso, non per me-
Le lacrime iniziarono a scendere anche sul volto di Saga. Ad ogni goccia salata che lasciava i suoi occhi, il sinistro rossore che li illuminava sembrava diminuire – È davvero questo ciò che pensi?-
- Saga, se mi ami davvero…- gli porse nuovamente il pugnale – uccidimi e liberami dall’influsso di Gea. Non resisterò ancora per molto-
- Tu prima non volevi che condannassi mio fratello, io non voglio sacrificarti-
- Ti prego… Gea sta per riprendere il controllo. In cambio della mia vita ne salverai miliardi-
Saga prese il pugnale – La tua vita vale più di tutte le altre… non posso avere il tuo sangue sulla coscienza-
- No…- mormorò Daphne
- Mi dispiace… non posso farlo -
Camus capiva. Capiva Daphne che aveva offerto la sua vita per permettere loro di sconfiggere Gea, ma capiva ancora di più Saga che, personalità malvagia o meno, si era rifiutato di farlo. Se al posto di Daphne ci fosse stato Milo, Camus avrebbe agito allo stesso modo. Capiva l’importanza di salvare l’umanità, ma capiva anche il peso che uccidere la persona che ami comporta. “Ecco perché in battaglia bisognerebbe essere freddi e distaccati da tutto e tutti. Non si può condannare molti per il bene di uno, ma questo il cuore non lo capisce. Qui sta la differenza fondamentale tra un Dio e un umano. Gli umani seguono i sentimenti, non la logica, e per questo spesso giungono a errori, ma le loro intenzioni non cambiano mai. Ogni essere umano cerca sempre di fare ciò che il suo cuore ritiene giusto, questa è la nostra più grande qualità, perché ci sprona a migliorarci, a trovare modi diversi per raggiungere i nostri obiettivi, ma al tempo stesso è anche la nostra più grande condanna”
- Saga… ti prego- implorò Daphne
- Troverò un altro modo per sconfiggerla, te lo prometto-
Daphne non riuscì più a opporre resistenza a Gea. I suoi occhi si scurirono, i suoi lineamenti furono nuovamente distorti dall’animo malvagio della Dea. Il cosmo di Saga tornò oscuro, il ritorno della Madre Terra aveva cancellato gli sforzi di Daphne per farlo tornare dalla loro parte.
Gea si alzò in piedi come se non fosse successo niente – Atena, sei stata così gentile a passare per farmi visita-
- Non sono qui per una visita di cortesia-
La Madre Terra sbuffò – Certamente… sai che con quel ridicolo scettro non mi farai niente, vero?-
Saori lanciò uno sguardo preoccupato ad Artemide. La Signora della Notte sembrava ancora spaesata, non in grado di combattere. Shaka le si avvicinò e iniziò a parlarle, ma Camus non riuscì a sentire le sue parole.
- Speriamo che Shaka la rimetta in sesto, o questa battaglia passerà alla storia come una delle più brevi di sempre- mormorò Kanon al suo fianco
Camus non poteva dargli torto. Atena non era sufficiente per sconfiggere Gea, se Artemide non si fosse ripresa… la loro Dea avrebbe dato la vita per niente.
- Saga- ghignò Gea – Perché non prendi la tua rivincita contro Atena? Mi sembra che tu, lei e quella lama abbiate un conto in sospeso-
- Con immenso piacere, mia Signora-
Camus tentò di muoversi e con somma gioia si rese conto che la forza che teneva imprigionati lui e Kanon era svanita. Forse quando Daphne aveva ripreso il controllo del suo corpo il potere di Gea era stato momentaneamente neutralizzato, come se fosse stato messo in stand-by. Saga avanzò verso Saori
- Saga, io ho fiducia in te- disse Atena senza indietreggiare di un passo – So che non lo farai-
- Allora morirete fiduciosa-
Camus stava per intervenire, ma sentì lo sguardo di Kanon su di sé.
- Mi occupo io di mio fratello- gli disse con aria grave – Tu pensa a quello che succederà dopo-
Il Cavaliere dell’Acquario non ebbe il tempo di rispondere a quell’ordine criptico che Kanon era già corso a proteggere la Dea. Si mise davanti a lei, la schiena dritta e lo sguardo fisso negli occhi del fratello
- Togliti di mezzo, Kanon-
- Prima di toccare Atena passerai sul mio cadavere-
- Levati, ho detto- ringhiò Saga
- No- replicò l’altro, risoluto – Prima di uccidere la Dea della Giustizia dovrai macchiarti del sangue di tuo fratello-
Saga sembrò tentennare, per un momento la mano che sorreggeva la daga tremò, poi tornò stabile – Come desideri-
Camus era sicuro che Kanon si sarebbe difeso. Era sicuro che il suo scopo fosse distrarre Saga facendolo combattere contro di lui, ma si sbagliava. Per l’ennesima volta ebbe la conferma che non sapeva leggere le intenzioni delle persone. Anche Saga sembrò sorpreso di vedere il pugnale trapassare l’armatura del gemello senza che lui opponesse resistenza. Kanon cadde in ginocchio, il sangue che iniziava a sporcare la lama maledetta scendendo poi sull’armatura. Il gemello minore non emise un singolo lamento, soltanto un ghigno attraversò il suo volto – Ti ho fregato -
Il bagliore rosso che tingeva gli occhi del Grande Sacerdote svanì di colpo, i capelli riacquistarono la normale sfumatura blu – Kanon- mormorò inginocchiandosi accanto al fratello. Estrasse la daga d’oro e la lanciò lontano come a cercare di scacciare l’ennesimo crimine di cui le sue mani si erano macchiate, per cancellare il nuovo peccato che sporcava la sua coscienza  – Fratello, cos’hai fatto?-
Kanon accennò un sorriso – Ho saldato… il mio debito- tossì – Una volta ti… ti ho condotto sulla via del male…-
Saga abbracciò il fratello – Non è stata colpa tua- disse lasciando libera una lacrima
- Sì invece… Adesso ti ho aiutato… a ritrovare la luce-
- Come facevi a sapere che avrebbe funzionato?-
- Non lo sapevo… ho solo… avuto fiducia… in te- ansimò il minore dei due
- Kanon io…- singhiozzò Saga – Ho tradito la tua fiducia per la seconda volta… ti ho…- non riuscì a finire la frase
- Non pensare… a me- mormorò Kanon chiudendo gli occhi
- GEMINI!- urlò furibonda Gea – Uccidi Atena! Non mi importa se tuo fratello è morto-
- Importa a me!- ribatté il gemello maggiore – Non eseguirò i tuoi ordini, Gea. Scordatelo!-
- Vorrà dire che morirai come tutti i tuoi amici- sibilò la Madre Terra. Raccolse il suo immenso cosmo e si preparò a colpire i Cavalieri della Terza Casa
Atena però si mise davanti a loro – Ferma, Gea. Non è con loro che devi combattere-
- Sai che la tua sola forza non basterà per sconfiggermi, vero?- disse Gea sorridendo
- Non sarà da sola- intervenne la voce di Artemide
- Oh, hai ripreso tutte le forze all’improvviso? Tanto nemmeno i vostri poteri uniti riusciranno a sconfiggermi- le canzonò la Madre Terra
Artemide impugnò il suo arco argentato e affiancò Atena - Questo è da vedersi-
- Non c’è da vedere proprio niente- Gea  raccolse il suo cosmo e si preparò ad attaccare le due Dee. Quando lanciò il suo attacco distruttivo, Atena e Artemide tentarono invano di proteggersi. Furono scagliate contro il muro, proprio come era successo prima a Camus e Kanon, con la sola differenza che il potere usato dalla Madre  Terra era cresciuto in maniera esponenziale. Tuttavia anche Gea fu costretta ad arretrare dopo aver lanciato il suo attacco, probabilmente il confinamento in un corpo umano che si rifiutava di obbedirle limitava la sua forza. La Dea si accasciò contro la parete opposta, inspirando rapidamente, come se avesse il fiatone.
Approfittando della momentanea tregua, Shaka si avvicinò ad Artemide, aiutandola ad alzarsi. Camus notò che il custode della Sesta Casa teneva gli occhi aperti, cosa alquanto insolita. Scacciò il pensiero e andò ad aiutare la sua Dea.
- Non potete farcela da sole- mormorò l’indiano
- Lo so- fu la secca risposta della Dea della Notte
- Virgo- lo chiamò Atena mentre Camus l’aiutava a rialzarsi – Voi dovete allontanarvi subito da qui-
- Il nostro scontro potrebbe avere effetti distruttivi- continuò Artemide – Mettetevi in salvo-
“No, in quanto Cavaliere di Atena non posso abbandonarla a combattere una battaglia persa” pensò Camus. Si rivolse a Saori – Mia signora, noi siamo i vostri Cavalieri, non vi abbandoneremo mai-
- No, Aquarius. Avete già subito troppe perdite- disse Atena con le lacrime agli occhi – Milo, Kanon… Non posso tollerare che i miei Cavalieri sacrifichino così le loro vite-
- Ma non riuscirete a sconfiggere Gea voi due soltanto- replicò Shaka
- Già- commentò Artemide, poi si rivolse al soffitto  – Fratello si può sapere dove sei? Perché sei sempre introvabile quando servi?-
Per un momento Camus pensò che fosse impazzita, poi fece mente locale e ricordò che praticamente tutte le divinità avevano una qualche sorta di potere telepatico.
Una luce improvvisa attraversò la stanza, poi Apollo comparve sulla soglia - Sorellina, stavo giusto arrivando-
- Perché ci hai messo tanto?-
Apollo lanciò uno sguardo al corpo senza vita di Milo – Ho sentito cosa gli è successo-
Camus iniziò a intravedere una speranza. Apollo era il Dio della medicina, se c’era qualcuno che poteva salvare Milo, quello era lui. Avrebbe pagato qualsiasi prezzo pur di poter stringere nuovamente Milo tra le sue braccia – Tu puoi guarirlo?- chiese speranzoso, accorgendosi in seguito di aver mancato di rispetto al Dio rivolgendoglisi in quel modo – Cioè, voi, divino Apollo, pot…-
- Dopo tutto quello che non ho fatto per lui, non posso abbandonare mio figlio- disse il Dio con aria mesta
- Tuo figlio?- chiese Saori confusa
- Lunga storia, Saorina bella- liquidò l’argomento il Dio – Mi sono recato da Asclepio, avevo bisogno di una cura efficiente, ecco perché ci ho messo tanto ad arrivare, Artemide-
- Quale cura?- chiese Camus, incapace di far connettere il cervello. Il pensiero di poter rivedere Milo era più forte di qualsiasi altra cosa
- Il sangue che scorre nelle vene del fianco destro di Asclepio ha poteri curativi, può guarire mali mortali e, in alcuni casi, può addirittura riportare indietro le persone che se ne sono già andate-
Gli occhi di Camus si illuminarono – Quindi potete salvarlo?-
Apollo si avvicinò al corpo del Cavaliere dello Scorpione – Considerando che Milo è mio figlio, deve aver ereditato parte dei miei poteri curativi. Le poche gocce di sangue che Asclepio mi ha concesso dovrebbero essere sufficienti- porse una boccetta a Camus – Tu gli vuoi bene più di chiunque altro, è giusto che sia tu a somministragli la cura-
- Ma…-
- Insisto. Io non merito un simile onore-
Il francese accettò di buon grado – Grazie, divino Apollo- Senza attendere oltre, versò le poche gocce disponibili sulle labbra fredde di Milo, la mano libera che stringeva quella senza vita del compagno.
La pelle del greco riacquistò il colore, la sua mano divenne mano a mano più calda. Camus sentì il cuore accelerare i battiti e l’ansia crescere mentre aspettava che quei magnifici occhi azzurro cielo tornassero a fissarlo. Non riusciva a capire quanto tempo stesse passando perché il rumore dei suoi battiti gli rimbombava nelle orecchie, come quando si è corso troppo. Dopo quelle che a Camus parvero ore, ma che in realtà altro non furono che pochi secondi, Milo aprì gli occhi. Piantò i suoi stupendi zaffiri negli occhi nocciola del compagno, che non seppe resistere alle lacrime. Mentre il greco cercava di alzarsi, fu investito dall’abbraccio di Camus che lo strinse forte a sé – Non farlo mai più Milò-
Non gli sembrava vero. Camus sentiva che il proprio cuore aveva ricominciato a battere insieme a quello di Milo, riattivando la circolazione che portava ossigeno a tutto il suo corpo, riportando i colori in un mondo che ormai era degradato in una scala di grigi.
- Che cosa ho fatto?- mormorò con voce un po’ roca il biondo
- Non provare mai più a lasciarmi solo- singhiozzò Camus affondando il volto nella sua spalla                              
Sentire di nuovo il calore del suo corpo ridiede vigore all’animo tormentato del Signore delle Energie Fredde, riaccendendo il suo cosmo e ravvivando la fiamma della speranza.
- Non per interrompervi, ragazzi- intervenne Apollo – Ma Gea si sta riprendendo e non ho intenzione di dover tornare da Asclepio a chiedergli aiuto-
- Gea?- chiese Milo, visibilmente confuso – Apollo, che ci fai qui?-
- Apollo ti ha salvato la vita- spiegò velocemente Camus – Gea si è impossessata di Daphne…-
- E vuole distruggere il mondo?-
Camus asciugò furtivamente una lacrima - Più o meno-
Milo schioccò le labbra e balzò in piedi - Allora prima facciamo fuori lei, poi pensiamo a come sono tornato in vita-
Subito pronto a combattere, come sempre. Camus lasciò andare un sospiro di sollievo. Sì, il suo Milo era tornato e con lui era tornata la speranza, quella speranza che l’Acquario temeva di aver perduto. Gea sarebbe stata confitta.
 
 

Nota dell’autrice: ciao a tutti! Perdonate l’attesa (-sempre che qualcuno fosse in attesa del tuo capitolo- nd mia gatta stinfia, cicciona e coccolosa). Lo scontro contro Gea non si preannuncia facile… cosa succederà ai nostri paladini?
*Mer… credi= sarebbe stata un’imprecazione francese (merde), ma Camus è troppo educato quindi l’ha prontamente corretta (mercredi=mercoledì)
PS: non so se qualcuno di voi ha visto la serie tv dei Medici, ma la morte di Lorenzo mi ha distrutta T.T
e niente, volevo solo rendere pubblico questo mio dolore esistenziale
A presto! =^-^=
 
   
 
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