Anime & Manga > Le situazioni di lui e lei/Karekano
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Autore: kyon181    21/08/2003    1 recensioni
Una fic di un annetto e mezzo fa, ispirata a una situazione reale, oltre che all'anime di KareKano, allora appena approdato sugli schermi italiani.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Things will never be the same again


Ora che ci ripenso non ho mai capito se le piaccio o meno. Ma queste non sono cose da chiedere a una ragazza. Ora che ci penso, non so davvero se avrei voluto qualcosa di più di quello che mi dà. Ora che ci penso, sono io quello che mi sono sempre detto: "Rispetterò ogni suo cambiamento...la prima cosa fra tutte..." E oggi invece, sono qui a piangere come un bambino e a fare i capricci. Piango quando vorrei sorridere. Rimpiango che cosa? In fondo non e' quel suo modo di essere, così bisognoso di certezze definitive, così simile al mio, che io adoravo? Che io adoro. 


Cinque giorni prima..


"Dove andrai questa estate per le vacanze?"
"Partirò prima della fine dell'ultimo Term...."
"Dici davvero?..." Arima rimase sorpreso da quella sua frase. Non era forse quello che desiderava adesso? Che lei andasse lontano, perché entrambi potessero sentire la dolce malinconia della mancanza? 
Invece, dentro di sé , sentiva come se quella partenza improvvisa di Yukino le fosse stata ispirata, inconsciamente, dalla volontà di distrarsi. Andare un po' lontano da lui.
"Sai , starò via per tanto tempo.."
"...Davvero? ..starai via per molto?"
La ragazza appoggiò le mani alla spalliera della panchina, nel parco della scuola. Sembrava l'inizio di qualcosa, come ogni Estate, invece forse era la fine. Qualcosa di diverso aleggiava nell'aria. Se Lei avesse potuto chiedere ad Arima qualcosa, gli avrebbe chiesto di non cambiare ..non cambiare, in tutto quel tempo...in fondo era solo un mese, però dopo ci sarebbero state le vacanze..."Starò via un mesetto.."
Arima guardò in basso, l'orlo della gonna celestina di Lei,che indossava la divisa estiva del liceo. 
"...."Arima non riuscì a nascondere un leggero turbamento. Ma non potevano mai parlare a chiara voce.
Forse, per Yukino, era cominciata l'età dell'imbarazzo. Prima era così facile dirsi tutto. Adesso le emozioni erano diventate una cosa da sfiorare appena, e , discretamente, le disse.."So che mi mancherai tanto..."
"Anche tu mi mancherai..", rispose velocemente Lei, mentre Lui viaggiava già coi pensieri verso tutta quella 
insicura lontananza.
In fondo...quel lungo viaggio, non era come il simbolo della sua rinuncia a Lui?
Che stupido, che stupido, avrebbe pensato Lei, se avesse saputo leggere in Lui.
Ma Yukino ci leggeva davvero dentro la mente di Arima. E lo faceva giorno dopo giorno, sempre meglio.
Dentro di sé, gli voleva più bene di quanto Lui sapesse. Perché Lui non sapeva che Lei capiva. 
Lui capiva, ma fingeva di non sapere che all' Altro non si può dire tutto; che conta anche il non detto. Lei non avrebbe potuto parlargli del proprio rimpianto, perché sarebbe stata un'ammissione a Se stessa di quella Sofferenza, che andava nascosta, dimenticata il più possibile: la Sofferenza che dà l'Amore più sognato, il più difficile in effetti da vivere: e per le loro forze di allora, praticamente impossibile.

E' la legge naturale. Lei stava crescendo, e non poteva più rispecchiarsi nei suoi occhi, senza abbassare i propri. Lui lo vedeva.
Le cose non sarebbero mai state le stesse di nuovo. 
Come i primi giorni a scuola Lui e Lei, a non fare altro che sorridere.

Non per questo sarebbe stato peggio. Lui viveva la tragicommedia nel ruolo di Ragazzo...tragica come ogni cosa buffa, di fronte a Lei che, improvvisamente, diventava un infinito incomprensibile.
In quegli ultimi giorni di lezione, con Lei già in vacanza lontana,
Lui parlava del più e del meno, con chi gli capitava a tiro, qualche compagna o compagno di classe a giro.

Uno degli ultimi giorni prima della partenza di Lei.


"Senti...cosa hai fatto di bello ieri pomeriggio?", Miyazawa stornò la conversazione. In fondo era la cosa migliore. Cambiare discorso; perché Lui era tanto ottuso da non capire che semplicemente parlare, senza preoccupazione, era la cosa migliore da fare...? Uffa! Arima era intelligente, e riconosceva sicuramente, che parlare sempre di quello da parte sua era una prepotenza. 
Non c'è niente di peggio di parlare d'amore, per incoraggiare un tranquillo dolcissimo sentimento d'affetto. Lui non era tanto scemo da pensare che l'avrebbe riconquistata. Lui non era quel tipo di ragazzo. Perché cercava di rendersi antipatico, con quel modo di fare? Tanto non ce l'avrebbe mai fatta a farla arrabbiare! Per questo Lei non voleva che fosse il suo ragazzo. Era troppo arrendevole? Era troppo tenero? Erano tutti e due troppo teneri? 
Uff...basta pensarci. E non pensarci neanche tu, Arima. Perché dobbiamo rovinarci tutti e due la vita, parlando d'amore?
Arima aveva smarrito il valore dell'amicizia? Le venne da ridere a questo pensiero. Proprio Lui, Arima...che non avrebbe fatto male a una mosca^^;
Appoggiandosi ai piedi di un albero, per poi sedersi, Soichiro ripensò ancora: a un bacio che non si erano dato, per avere tutti e due pensato troppo a "come sarebbe stato.." In fondo erano entrambi bisognosi di costruire nel pensiero, in modo tenero e sicuro, quello che poi avrebbero dovuto provare dal vivo. Ma l'immagine di una cosa, a volte ci basta, e ci scoraggia dall'andare oltre: non è pigrizia, non è non-amore, ma è comunissimo pudore. Ecco perché i sentimenti più veri non riescono a decollare: perché due mani desiderose non si riescono a stringere; perché il pensiero del pudore, questa dolcissima capacità di proteggere il cuore, funziona come un muro che solo l'abbandono può far dimenticare. Ma loro due, così bisognosi di pensieri, non si sarebbero abbandonati così su due piedi: non avrebbero avuto il coraggio di provare, per vedere un bacio, cosa davvero avrebbe potuto significare. L'amore per loro era prima di tutto pensare,sentire nel cuore. Era più dolce così , era questo che rendeva Lei speciale agli occhi di Lui, Lui speciale agli occhi di Lei: e non si sarebbero traditi. 

"Niente di speciale..."
"Davvero, Arima? Io.. sono stata a casa a scrivere.."
Era ormai abituata anche a quei suoi "attacchi" di discorso depresso. Peccato..avrebbe cominciato Lei! Doveva pure tenere a galla il Tutto, se Lui voleva proprio dirle che era depresso. Che scemo poi... Eppure...non faceva niente di male, dicendoglielo. Ma Lei sapeva, che a Lui faceva male dirglielo. Lei lo avrebbe davvero voluto vedere felice.Erano tanto felici..e un giorno lo sarebbero tornati ad essere! Lei avrebbe guidato le danze, se lui voleva fare il paziente..Paziente, dal verbo patire, contrario di colui che agisce..
"La mia piccola scrittrice...".
Perché continuava ad essere così dolce? Uffa, ormai la imbarazzava sentire quella voce così bassa. Cosa cercava di dire? In fondo lo sapeva che di quella cosa Lei ci stava male a parlarne. Che non era il momento: che lei aveva deciso. E forse era stato proprio per il meglio. Anche se Arima era sempre così pensieroso. Mio Dio, era così difficile per lei adesso, stare assieme a quel ragazzo. Eppure ne aveva voglia quanto prima. Ne aveva voglia. Adesso per fortuna, Lei non si doveva preoccupare se dimenticava qualche spiegazione..Ma in fondo Lei era sempre stata così..
Uff..perché Arima aveva una memoria altrettanto buona quanto la sua? Lei aveva l'immenso pregio di riuscire a dimenticare, o meglio, di conservare nei cassetti i ricordi sentimentali, e tenerli ben chiusi!! Lui teneva la stanza della sua coscienza in disordine, con tutti i fogli per terra. Così ogni mattina inciampava negli stessi problemi. 
Ti voglio bene come sei.., gli disse mentalmente.
Una volta Lei era pensierosa davanti alla finestra, e aveva risposto sovrappensiero "Ti voglio bene pure io", a Lui che però non gli aveva ancora detto il Bene che le voleva. Ma Lui si tenne quella dolcezza, senza farglielo notare. 
Quante cose si perdonavano a vicenda..in fondo non avevano niente di cui farsi perdonare. Da quando Lei aveva abbandonato il ruolo di ragazza, Lui le perdonava tutto ancora di più. Non certo per piaggerìa , o per riconquistarla. Lui da Lei avrebbe voluto, nel caso, solo essere conquistato.
Le perdonava tutto, perché voleva darle tutto quello che Lei voleva: la serenità di potersi sentire libera di fare confusione..di riservarsi di non rispondere, passato il momento.. la libertà di sentirsi dolcemente in difetto...di non dovere chiamare per prima, e poi rispondere ad ogni domanda. La serenità che ognuno di noi concede a tutti; e però, l'illusione d'amore, ci fa sottilmente contestare questo diritto alla persona che vorremmo nostra. E proprio a una ragazza che adorava più di se stesso, Arima stava riservando quella vigliaccata..?. Che vigliacco era lui..era il più bravo a farla sentire in colpa? Mah..forse no..forse lui era solo un maestro nel chiedere conferme d'affetto al momento sbagliato.
"non sono una scrittrice..lo faccio per hobby..." Yukino stava diventando sempre più modesta. Egli adorava vederla cambiare. 
".....comunque sei brava..."
"Grazie,Arima..."

Le loro compagne di classe, sentendoli scambiarsi complimenti, malignarono "Perché state sempre a ringraziarvi?" 
"Sono così carini, invece!", un'altra li difese.
Queste battute non fecero certo piacere a entrambi.
Lui certo non era il tipo da vantarsi del fatto che gli altri pensassero che loro stessero assieme.Principalmente perché sapeva che Lei non era certo il tipo da lasciare che i suoi sentimenti più profondi diventassero pettegolezzo.

Pensare che Lui l'aveva mai potuta baciare... Lo pensava mentre la guardava chiacchierare con una sua compagna di classe, e il sole accarezzava i suoi capelli rossi, la frangetta delicatamente sulla fronte...Un accenno di efelidi sul viso di Lei, gli ricordavano immancabilmente qualcosa di dolcissimo. 
Sarebbero restati per sempre amici. Quel pensiero aveva assieme qualcosa di dolce e malinconico.A Chi avrebbero mai potuto volere più Bene, Lui e Lei, se non a Lei, se non a Lui?

Era tutto così strano e indecifrabile. Forse tutto era stato perché quel giorno di pochi mesi addietro, non era riuscito a dirle "Ti amo?".
Perché le aveva scritto tante cose allora? Perché? Ma Lui...Lui, adesso, anche se non capiva, anche se non riusciva a stare sereno: anche lui aveva deciso, di lasciare che lei vivesse fino in fondo il mistero del suo cuore, dei suoi pensieri .Aveva deciso di prendere la sua stessa decisione, perché in fondo, in quella cosa, sentiva che era uguale a Lei.
Mio Dio, era la cosa più giusta! solo Lei avrebbe potuto scegliere con cura minuziosa le parole che giorno per giorno avrebbe voluto dirgli. Solo Lei, l'unica ragazza che gli rassomigliava. Solo Lei, con una candida sbadata leggerezza, avrebbe potuto dedicargli le attenzioni che il desiderio intimorito le avrebbe suggerito di riservargli. 
Lui non l'aveva mai adorata tanto quanto quel giorno, dodici giorni dopo la sua partenza.

Erano entrambi così bisognosi di pensare, prima ancora di vivere le cose. E non faceva eccezione l'amore.
Gli altri scoprivano l'amore, dopo essersi attentati a provarlo. Lui e Lei, vivevano di pre-disposizione. Non si sarebbero mai baciati, senza dirsi prima: ti posso baciare?
E proprio questo era l'inghippo, forse... Che quando lo si dice, diventa impossibile farlo...Si volevano bene troppo. Avevano troppa paura di ferirsi. Era come se, nello stesso istante in cui sedevano accanto, nel teatro del cuore di Yukino,stesse andando in scena "Il romantico incontro tra Lui e Lei: protagonisti Yukino ed Arima". Osserva, osserva, Yukino trovava che quegli attori interiori erano bravissimi: perché allora non erano stati dei buoni suggeritori? Perché Lui e Lei nel Teatro all'aperto di quel piccolo Parco, non riuscivano a dirsi le stesse parole? Eppure..dentro di Lei, c'erano quei bravissimi suggeritori: i protagonisti del loro "Sogno d'Amore",provato e riprovato mille volte, nel loro cuore, per interpretarlo al meglio.
E anche se Lei non gliel'aveva detto, e non aveva neppure voluto pensarlo, per giustificarlo..nonostante questo, Arima era stato un disastro. Lui stesso, per imitazione di Yukino, aveva messo in onda dentro il proprio cuore:"Sogno d'Amore". Ma non era riuscito a spiccicare neanche mezza parola romantica..
"Sai..ti ho scritto come "Amore",nella rubrica".
Arima:...
"Sai..potremmo uscire più spesso assieme, come abbiamo fatto oggi.."
Arima: Grazie..
Alla fine la gentilezza di Lui aveva qualcosa di squallido...era un mascheramento fin troppo ritroso della sua Tenerezza.. Lei invece ce l'aveva messa tutta, aveva fatto del suo meglio. Arima invece non ce l'aveva fatta. Lei lo giustificava. Forse , per quel ruolo di fidanzati, non erano proprio adatti.
Certo che era un peccato. Ma Lei non ci poteva fare niente. 

"Resteremo amici..i migliori amici del mondo?"
"Certo...la mia amicizia non la perderai mai"
Lui aveva capito. Oh,Lei avrebbe voluto dargli un Bacio. Un Bacio da Sorella a Fratello? Forse quello era il modo migliore per dirlo? Mah...In ogni caso, lui non era stato poi così allegro, da quel giorno. Lei si sentiva in colpa, e celava tanto di quell'imbarazzo...però non voleva abbandonarlo. In fondo, che differenza c'era? Era la differenza più sottile del mondo, per loro, stare assieme o essere amici..però, la cosa più sottile, più impercettibile, la differenza più incomprensibile: diventava nel vocabolario del cuore la decisione più ferma. Proprio perché non c'era nessuna ragione, quella rinuncia all'amore era ancora più definitiva. Ma esiste al mondo la parola fine?

Era solo un nuovo inizio.

"Sai, credo che partirò anch'io, per un po' di giorni.."
"Dici davvero?"
"Si, tanto qui sarei solo.."
"Arima...sono felice, spero che ti divertirai tanto.."
"Ti ringrazio..."

La parola del Ringraziamento. Se li avessero sentiti i loro compagni...


Ormai Lei era fuori da tanto. Lui era in viaggio da qualche parte del Giappone, poco lontano da Lei, da un suo parente. Le volte che si scrivevano al cellulare,Lui era terribilmente banale, si sentiva incapace di cambiare. Eppure doveva, in qualche modo, essere originale, come lo era stata Lei.
Yukino era così intelligente: aveva trovato l'interpretazione più geniale,meno ovvia, del loro rapporto.In fondo, era un modo più attraente di vedere le cose, non pensare di essere dei comunissimi fidanzati.Loro due erano qualcosa di migliore.
E Lei era così indipendente, dalle cose intorno: guardava dentro di Sé, senza sentirsi prigioniera di ruoli pre-confezionati. E con tutto questo, dolcissima contraddizione che la rendeva eccezionale,era così bisognosa di sicurezza. Era sicura nella confusione. 

Lui era sdraiato sul letto,sentendosi sciocco e maschile: alla fine, trascinato dalla corrente, aveva abbracciato la sciocca opinione che l'Amore sia più importante del Bene? 
Era solo una guerra di idee? 
No. Lui non la stava rispettando? Non era questo, forse. Era che adesso, ogni tenerezza di Lui , gli appariva come una prepotenza, se espressa a Lei con la vecchia non-scialanza. Non capiva di metterla a disagio,parlandole ancora con tutte le identiche parole del passato?
Lei cercava di guidarlo passo passo verso qualcosa di più bello..Lui non voleva opporre resistenza..figurarsi!
Eppure c'era qualcosa che frastornava la coscienza di Arima: era quel solito senso di smarrimento. Purtroppo l'Amore mancato ha questo difetto : lascia un senso di vuoto. Ma c'erano altre cose a cui pensare. C'era Lei a cui volere Bene.
Lui si sentiva male. Si stava perdendo di nuovo nell'egoismo becero in cui non si guarda in faccia a nessuno? 
Ma Lui aveva Lei davanti..perché abbassava gli occhi? Perché non le dava la mano, e si faceva portare da Lei, dovunque volesse andare? Perché non continuava a starle vicino, con la dolcezza discreta che ci vuole, per essere l'amico del cuore...?Quello che Lui e Lei erano: i due che si volevano più Bene. Lei era certamente migliore, e avrebbe saputo come fare. Lui non si doveva preoccupare.
In questi mesi Lei lo aveva voluto tranquillizzare.
Si doveva fidare: si affidò a Lei.

Arima era stato solo capace di rendere tutto più difficile. Lui le mancava,
Lei avrebbe voluto tanto potere sorridere assieme come sempre, divertirsi
da matti insieme. Non era questa la cosa più importante? Essere vicini.. Lui..Lui...stava rovinando tutto..Ma Lei non glielo avrebbe permesso..di
farsi del male, di fare del male a quello che avevano condiviso assieme,
e che potevano condividere! Avrebbero ritrovato una nuova felicità-
E non ci sarebbe voluto del tempo.Anzi!Lui aveva dimenticato quanto Lei fosse speciale? Perchè 
la stava trattando come una persona qualunque? Lei era in cima al mondo per Lui!!Non era una persona qualunque, non era una semplice sua ex-ragazza!
Lei era molto di più...era la sua migliore amica..era la sua vita...
Perchè ?? Perchè stava facendo lo stupido??
Arima si mise a piangere...Piangeva spesso..ma quella volta pianse per
quello che stava facendo..pianse i sorrisi assieme a Lei..pianse perchè
voleva tornare a sorriderle, a vederla sorridere, serenamente. 
"E' tutta colpa mia..."
Ma si volevano Bene. Niente di male, alla fine, era accaduto.

Era Lei che aveva sofferto di più fra loro due.
L'amore per un Amico, è una Rosa Bianca,puro e immacolato. Perchè bisognava colorarlo di rosso?
Lui la pensava proprio come Lei: anche se Yukino le avesse chiesto di 
essere il suo ragazzo,lui ne sarebbe stato capace? Forse no..Lui che
si vergognava persino di vederla, anche se lo desiderava tanto ogni volta..
Così Lui non sapeva bene cosa volesse davvero...anzi..Lui voleva quello che voleva 
anche Lei. Non c'era neanche bisogno di dirlo.
Forse Lei si sentiva a disagio nel chiamarlo, adesso.Forse perchè 
pensava che Lui non ne avesse piacere.Ma non era mai così.
Forse però i suoi sforzi per negarlo,non riuscivano a convincerla,
ma sortivano l'effetto contrario.

Comunque, successero tante cose in quei giorni vissuti da lontano, 
non più lontano nè vicino del solito.Miyazawa si stava divertendo in quei
giorni, assieme a tante persone, eppure era sempre in compagnia di Sè Stessa.
C'era questo di fantastico in Lei: non si confondeva quasi mai, 
perchè riusciva a continuare a dialogare con il proprio cuore, anche nuotando fra le risate,
correndo nel vento del tempo, parlando tanto o di tanto in tanto.E nello stesso tempo, riusciva a non fare sentire Chi Le stava accanto,
Solo. Perchè Chi era con Lei, era con Miyazawa Yukino.
Lui invece era sempre appresso ai suoi ricordi.E i ricordi non 
sono che parole. Lui aveva deciso: anche se ce n'era voluto,
anche se quello che si vuole, non è mai una scelta per il domani.
E' solo la vita che ci dice come saremo. Ma Lui non voleva abbattersi
per questo, voleva essere come Lei.
Nei giorni in cui La faceva più preoccupare, Lui, sul calare della sera,
si sentiva in colpa..in colpa..e finalmente tornava a pensare a Lei:
e non pensava più ai nomi con cui si chiamavano, al tempo, alle cose che
succedevano. Perchè il loro Bene non era affidato solo al tempo, solo
al ricordarsi di Qualcosa.Al loro Bene spettava ben altro.
Soichiro Arima: comunque Lui e Lei avrebbero voluto chiamare il loro sentimento,
esso non era un nome, ma qualcosa di infinitamente più bello.
Più bello di qualsiasi poesia, più vicino di qualsiasi distanza di Lui,
più presente del fatto che Lei non potesse essere lì in quell'istante.
Era molto più sorprendente. 
Arima era sdraiato sul letto. I suoi genitori. Sua madre lo aveva chiamato
al telefono poco prima. 
"Arima, hai mangiato solamente un gelato?"
"Si.."
"Non ti sento bene..o hai la voce bassa?"
"Come stai?"
"Sto benino.."
"Benino..?"
Oh..Arima Soichiro non aveva nessun motivo di lamentarsi. E' vero. Soprattutto oggi,
che il sole penetrava nella stanza dalla finestra sul tetto spiovente
della mansarda dove alloggiava, in quel di Nagoya.
Tempo che passava..ma Yukino le voleva Bene, non era un fatto, era qualcosa
di più..qualcosa di incredibilmente luminoso , nella sua invisibilità.
E Lui la adorava davvero, era l'unica persona che Soichiro ascoltava davvero:
tanto da farsi prendere dalla verità della vita di Lei: da dire infinitamente
Sì a tutto quello che Lei era. Questo..questo era il destino del loro Bene.
Un istinto naturale, un pensiero pensato,come un bacio rimandato all'infinito,
come una parola detta solo per caso, sfuggita al suo modo di raccontare l'infinito che Lei è ogni volta.
Come avrebbe potuto accoglierla, Lui, così piccolo? Eppure riusciva a farlo,
avrebbe voluto diventare un Angelo.Perchè Lei meritava il Bene di un Angelo.
Lei: infinitamente Bella.

Lui passò quel pomeriggio di Giugno correndo, in piedi sui pedali della bicicletta, spingendo per farsi forza, per fare forza alla dimenticanza. Dimenticare le parole che Lui stesso avrebbe scritto sul cielo della sera, sdraiato sull'erba di quella piazza erbosa, in quella città non sua come nessuna. Arima: i genitori che l'avevano accolto, come quel luogo, come qualsiasi altro posto: e il suo passato oscuro, di bambino abbandonato. Ma in fondo a Chi era mai appartenuto? Chi aveva inventato la sua anima?
Solo il giorno che L'aveva incontrata: Non sapeva dire il momento in preciso, ma lo sentiva come un minuscolo improvviso parto. Era nato Lui stesso: Le chiedeva adesso, mentre stava con la schiena sull'erba, disteso a guardare gli uccelli volteggiare, di prenderlo per mano. 
Lui voleva che Lei lo portasse lontano, dove ci fosse Lei, anche se quel posto era un posto dove Lui non c'era..
Perché Lei avrebbe impresso da oggi in poi le parole sulla sua anima, sull'anima di Arima, la più bella invenzione di quella ragazza. Solo Lei poteva chiamarlo per nome, poteva scrivere del sentimento del suo cuore il cognome.
Il cuore di Lui era diventato bianco, come una Rosa di Maggio. Lei l'avrebbe sfogliato, come petalo, come pagine, come petali schiacciati fra pagine, segnalibri, sarebbero stati i suoi pensieri distratti.
Prendimi per mano, portami dove vuoi,..sono qui, quando mi chiamerai, imparerò il mio nome dalla tua voce! 

Ripose la bicicletta, imprestatagli, per percorrere le vie di quella città. Il fiuto lo spingeva verso Sud, verso Osaka, da Lei, l'irraggiungibile. Ma in fondo era Lei che lo aveva già raggiunto, che gli aveva rivelato il posto dove Lui si trovava. In che vita fosse, prima di incontrarLa, Lui non lo sapeva.

Lei l'aveva preso per mano, davvero, quel giorno, in classe. Senza dirgli niente. Le parole, l'unico modo per incontrarsi, il mezzo: ma in fondo, quando non c'e' niente da raggiungere, quando tutto è già a portata di mano, nel cuore, non c'è nessun mezzo così fondamentale: né macchina, né treno, né parola, né pensiero. Tutto quello che Lei gli domandava, nel silenzio della sua vita, quando era lontana, anche quando non veniva pensata da Arima, anche quando Yukino stessa non lo pensava: il loro incontro, la sua assenza, la sua presenza, la sua lontana vicinanza, la sua distanza superata...erano tutti i modi in cui, in un modo più sincero, Lui e Lei si incontravano nel tempo e nello spazio indefinito, che non ha bisogno di un luogo o di un minuto.
Arima guardava il soffitto.Yukino parlava con una amica, nel posto dove stava ad Osaka. 
Quella notte pioveva..com'era triste la sera, che portava la pioggia.
Com'era triste Nagoya nei giorni di pioggia..com'era difficile 
vita per Arima, a contatto ogni giorno con pensieri che venivano
chissà da dove..com'era straniante da tutto il resto, incredibilmente
struggente, appartenere a una persona lontana. E sentire di non
avere niente a che spartire Lui, col tempo che passava,
con gli istanti che gocciolavano sulla grondaia, e scivolavano via.
Soichiro poteva prevedere inondazioni sul suo viso, poteva prevedere
che il futuro non sarebbe mai stato, come Lui aveva pensato.
Che in fondo non c'era nessun modo di possedere veramente, di sentire
presente, una cosa che fosse davvero importante.. 
Come poteva pensare di poterla capire, afferrare, anche se l'avesse
potuta stringere forte... anche se avesse potuto chiamarala ancora
una volta sua..come in fondo ancora poteva..e forse avrebbe potuto
sempre..ma nominare non serve a tenere stretta una persona,
a tenerla dentro la nostra anima.
QUanto più Yukino diventava importante dentro il suo cuore, tanto
più il pensiero di Lei si espandeva, Lei stessa, ogni sua parola
e ancor più ogni suo silenzio, l'immaginazione di ogni posto dove
Lei fosse,ancora più presente quanto più non c'era..perchè si
può dimenticare di pensare a Chi ci è accanto, non a Chi ci è lontano.
Così era Yukino, ormai infinito dentro di Lui, tale che Lui non la poteva
contenere, come un'esplosione nucleare dentro di Lui,
In fondo ci sarebbe voluto solamente un attonito sguardo.
Lo stesso che aveva Lei. In fondo era solo confusione,confusione, l'animo
di Lei e di Lui, sommessamente sintonizzato sulle parole, che adesso
potevano anche tardare ad arrivare, ma un ritardo non fa testo,
il testo è quello che è impresso nell'immaginazione: immaginazione
di Lui che parte, immaginazione di Lei che sorride.
E così...mille parole. Per la prima volta, da quando aveva lasciato
la casa adottiva, Arima sopportava la nostalgia. Spesso faceva
escursioni nelle città vicine.
Ancora adesso...non sapeva dire bene cosa ne avrebbe fatto di quel suo cuore, ormai già
esploso.Miyazawa l'aveva invaso. Cos'era quel Legame, indissolubile,
indeciso? Era in fondo vero, quel detto antico: la verità nasce
più velocemente dall'errore che dalla confusione. Meglio sbagliare,
che credere a quello che nasce dal confuso imbambolamento dell'ansia
emozionale.Ecco cosa avrebbe dovuto imparare ad ascoltare: la sua
confusione, per trovare i motivi di ogni errore, e, spoglia di tutto,
cercare la verità che non ha mai un nome,.
Il loro rapporto, l'avrebbero vissuto ancora, all'arrembaggio!
All'arrembaggio!!!YUKINO! SI!!
Così gridava anche lei, in un certo modo, in quel racconto di Lei
da piccola, quando narrava della sua "discesa a rompicollo" dai gradini
della casa di sua nonna. Amava correre e lanciarsi in picchiata,
come ogni bambina super-emozionata...era una piccola inarrivabile
Stellina, la bimba Miyazawa, quando scendeva le scale, quando
cantava, quando spiegava qualcosa ad un'altra bambina.
Lui non l'avrebbe cambiata neppure con un Angelo..anche se l'avesse
incontrato, quell' Angelo non sarebbe stato la Sua Miyazawa.
Era proprio questo che lasciava Lui attonito e insonne. Era che,
poteva passare del tempo, poteva arrivare persino il futuro,
ma Lui non aveva paura: quando si trattava di Lei, avrebbe
messo la mano sul fuoco, senza gridare Aiuto!!!
Allora , vicini, lontani, apparentemente indaffarati
forse ancora impegnati in un dialogo senza fili...cosa
sarebbero diventati? niente, niente di più incredibilmente
affascinanti di quello che erano sempre stati..non c'era niente
da cercare, di più inarrivabile del loro legame:era questo
che faceva volare il loro cuore. 

You and me, we're a Miracle.
Cosa cerchi? Anche nell'angolo più riposto del cassetto,
hai cercato ma non l'hai trovato.
Forse quando smetterai di cercare,
allora lo troverai..
questa cosa ti ha fatto perdere il sorriso,
vai a tentoni, cammini a tentoni..
non vuoi venire con me??

DOVE? DOVE? DOVE??

Yume no naka e Yume no Naka e..

Vuoi ballare con me??
DOVE???
Dentro il sogno! Dentro il sogno.

I sogni di Lei. I sogni di Lei. Tutto quello che essi possono
chiamare Amore, può nascere solo nei Sogni.
Bambini e Bambine!!Andate a dormire. Che in fondo il Sogno
è il luogo dove l'immaginazione, a nostra insaputa,
quando meno ci accorgiamo di pensare, ci fa pensare all' Amore.
Anche se i pensieri ci assalgono la Sera, sono sogni sognati
la notte prima...Siamo meno padroni della vita..

Arima. Della sua vita non lo era stato mai. Adesso: senza
maschere, per la prima volta, di fronte a Yukino. L'unica
persona al mondo, capace di rendere anche le bugie di Lui,
veritiere, la persona capace di essere sincera anche senza dire.
Era l'unica Lei che l'aveva saputo smascherare.
Tutte le lacrime del mondo, l'avevano lavato della sua vigliaccheria.
Adesso era lì : Lui e la Vita, Quando pensava a queste cose, Soichiro
si rendeva conto, che ancora non aveva di fronte la cosa più importante.
La cosa più importante era assente, ma mai distante.
Lei..
lei...
lei...
lei...


Lui e Lei si sarebbero potuti incontrare e metà strada, ma erano
come due satelliti sulla stessa lunghezza d'onda, e niente più
che due anime smarrite.
Arima sentiva spesso al telefono i suoi genitori adottivi.Erano 
ormai a tutti gli effetti i suoi genitori, da anni ed anni. Ma
in quei giorni li riscopriva davvero come i propri genitori.
Non era per niente bello pensare all'avvenire.Ma voleva cercare
di guardare all'oggi, se non per Se stesso, almeno per Lei.
In certi momenti, Lui si diceva: che tristezza, non potere
leggere almeno nelle sue parole rassicurazione, che Lei , come
era in verità, apprezzasse il suo sforzo di parlare e di tacere.
Ma quella Primavera lo aveva fatto diventare colpevole: così Lei
si vergognava di mostrare il proprio rossore,davanti a un suo complimento.
Era questo forse che lo faceva sentire inutile, e tuttavia,
Lui gli avrebbe donato persino la sua inutilità, se Lei avesse
continuato a desiderarlo. Fin quando Lei lo avesse desiderato.

Lui vedeva la propria vita, correndo per il parco accanto a tanta
gente.Avrebbe desiderato ce ne fosse ancora di più,a parlargli di tutto
e di niente. Gente che gli chiedesse di fare qualcosa, che lo frastornasse,
che lo scuotesse, che lo lodasse e ingiuriasse.
Perchè Chiunque sarebbe stato come Nessuno, perchè Lui si sentiva Nessuno.
Forse era una colpa...o forse no..che Lui si sentiva Qualcuno solo per Lei.
Lei..perdutamente in mezzo alla gente di Osaka, continuamente a contatto
con Sè stessa,e con il mondo. Lei, che rifletteva la realtà del Sogno.

"Oggi andremo a fare spese in centro, Miyazawa!"
"Davvero? Ci andremo colla metro?"
"Certo!Senti..hai poi risolto quel problema che mi dicevi?"
"No, davvero..non so chi mi facesse gli squilli.."
"Non era il numero di Soichiro?"
"No...e poi non è da lui, continuare a farmeli in continuazione.."

Passeggiarono fino alla fermata della metro, alla periferia Nord
di Osaka, finalmente imboccarono il sottopassaggio. Un pò
di buio, dopo tanto sole quei giorni. Chissà. Era tutto molto
strano, in fondo. Chissà cosa stava facendo in quel momento Arima?
Certo c'era poco tempo per sentirlo. In fondo..tutto quello
che succedeva era giusto: Soichio però..Soichiro..chissà cosa
nascondeva quel ragazzo? Stavano cambiando tante cose,
ma non cambiava niente.
Adesso...Lei stava scendendo le scale della propria vita,
sempre più a fondo, ma prendeva tempo, perchè ne aveva.
E poi..sentire il peso di dovere guidare entrambi..o almeno..
questo non lo pretendeva: tutto quel potere sul suo umore che
le dava Arima; un potere scomodo.Ma le cose non andavano
descritte così. E' semplicemente che Lui era inquieto. Forse
lo era anche Lei.

Arima arrivò nella città di Fukuoka per passare la notte:
era arrivato in macchina, era l'ultima tappa, forse,
di quel viaggio, fuga continua da qualcosa che non si poteva
fugare.
L'ultimo pensiero che gli venne in mente fu di abbandonarsi al gioco
di luce e oscurità dell'esistenza.
Adesso il cielo sopra Lui e Lei era immensamente grande.
Possibilità..Amore..Odio..Bisogno..Noia..Voglia..Paura..Circostanze:
erano cose che facevano parte di qualsiasi vita, anche della Loro.
Nessun Sogno era immune alla Realtà. Qualche osservatore distratto
avrebbe potuto dedurre che Lui non Le volesse più bene:ma quanto
sbaglia chi confonde la verità con le apparenze, la scrittura
con la persona che scrive.

La situazione di Lui e di Lei: vite e pensieri più complessi di qualsiasi
riflessione.

Davanti alla Scuola.Settembre.
Lui si chinò sula tovaglia, sotto l'ombroso albero;osservò ogni singolo
filo 'erba del prato sottostante. Poco lontano, una coppietta, seduta
su una panchina, si scambiava effusioni.
Stranamente quella tenerezza gli trasmetteva disagio, quasi fastidio.
Lei lo richiamò, sopraggiungendo, con un semplice "Ciao!"
Lui si coprì la fronte per pararsi dal sole, e, continuando a rimanere
disteso, guardò in sù. Lei gli apparve come infinitamente superiore,
in piedi sopra di Lui: avrebbe potuto schiacciarlo come una formichina.
Questo pensiero si formò buffamente nella mente di entrambi.

Inconsciamente, Lui la metteva a disagio.Nonostante gli volesse Bene,
la presenza di Lui la preoccupava. L'ansia e il timore di parlargli rimanevano
entrambe innominate nei discorsi di Lei: la sua intelligenza le
consigliava di tacere.
"Ciao", un'atona risposta.
"Come stai?"..E' da tanto che non ci sentiamo..come va?"
"Bene.Bene, e tu?"
"Anch'io.."
Lei prese posto a sedere sul lembo destro della stuoia,mentre Lui, per pudore,
si sollevò, mettendosi a sedere, guardando verso il lato opposto a quello
dove si era diretto lo sguardo di Miyazawa.
Magari..i pensieri di entrambi correvano, mentre le parole camminavano
piano.
"Pare che quest'anno saremo in classi diverse.."
"Sì..io sono nella sezione B"
"Io nella C..per fortuna Sayaka e Mizuki sono assieme a me..
"Bene..sono contento per te."
Ormai Lui esitava a fare comenti di ogni sorta. 
Yukino si fece coraggio, e disse una cosa che non diceva da tanto tempo
ad Arima. "Ti vedo un pò giù..sei triste perchè non siamo più
nella stessa classe?"
"Sì..forse è per quello.."
"E' da tanto tempo che non ti vedo sorridere.."
Lui non accennò nemmeno un sorriso. Perchè era così stupidamente cattivo??
"..Miyazawa..."
"Arima..."
"Mi dispiace...è colpa mia.."
Lei si voltò e improvvisamente gli diede uno schiaffo.
Lui trasalì un istante, ma comprese. Anche senza volerlo, Lui Le faceva del
male.
Nonostante il Bene nell'animo di entrambi fosse rimasto lo Stesso,
quando provavano ad esprimerlo, o si sforzavano a tacerlo, provocavano
l'effetto opposto a quello desiderato.

Chissà cosa sarebbe stato di Lei e di Lui: dei loro cuori, dei loro pensieri..
Scoppia sempre qualche tempesta, anche quando ci si mette al riparo
della propria intelligenza.

Lui si era confermato per quello che era: una statua di cera.L'aveva
mortificata, negandole un sogno innocente; mica la luna voleva Yukino..
Lui non l'aveva neppure presa per mano, quano Lei gli aveva concesso
il dolcissimo onore di poterla chiamare la sua ragazza.

E adesso, davanti alla tempesta di tenerezza esplosa in quello schiaffo,
Lui non l'aveva neppure abbracciata, rassicurata.
Ecco perchè Lei aveva vergogna di sentire la sua voce, Lui si vergognava
ogni volta che la vedeva.
Però com'era strana ogni cosa. 

...
Camera di Arima.
Una foto di Lei da bambina, sulla scrivania. Lui prese il portafotografie
in mano,

Camera di Yukino.
Pensieri nascosti. Porte chiuse, spiragli del cuore.Lei si domandò se
Lui le volesse bene. 
Lui avrebbe risposto, se avesse potuto:
"Più di quanto te ne abbia mai voluto".

FINE

Author's note

Questa storia è forse una delle prime, se non la prima, immagino,
Ffic italiana su Kareshi Kanoijo , e quindi è una specie di salto
nel buio. Inoltre,ho potuto vedere finora solo gli episodi italiani
3 e 4. Mi ha impressionato molto la scena finale dell'episodio 4,
Yukino che confessa i suoi sentimenti ad Arima prendendola per mano.
Ho immaginato che, se Yukino non fosse stata così intraprendente,
Arima avrebbe esitato a fare una prima mossa: così ho
pensato cosa sarebbe successo, effettivamente, alla loro storia.
Ma comunque, per lo più, è frutto della mia fantasia, perchè della
serie, ahimè, so poco. Sta di fatto che mi è sembrato strano
che la "soluzione" di tanti problemi arrivi già all'episodio quarto.
Cmq,staremo a vedere.

Dedico questa storia , come sempre, a Rossellinuccia.
Rossellinuccina è un Sogno , anzi, è tanti sogni quanti
sono le stelle del cielo.
Ti voglio tanto tanto bene
Fabiuccio

Grazie infinite a tutti i lettori!


  
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