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Autore: ranocchietta    16/11/2016    2 recensioni
"Affermare che aveva amato quel piccolo asociale da subito sarebbe mentire. Era palese che i suoi sentimenti non siano nati dall’alba al tramonto" “Comunque sono Nico Di Angelo” si presentò il ragazzo, per poco Will non scoppiò a ridere, lui lo sapeva già, sapeva tutto di lui, ma effettivamente non si erano mai presentati “Will Solace” gli disse stringendo la mano e scoprendo quanto le mani del ragazzo piccole e apparentemente fredde fossero comunque molto calde" " Alla fine Clarisse mandò via fratelli e sorelle e si avvicinò “Fuori Solace, hai ballato abbastanza. Ora mi devo allenare” aveva ringhiato gentilmente. " SPOILER DEL SANGUE DELL'OLIMPO, SOLANGELO La storia vede Will Solace raccontare come ha "visto" Nico per la prima volta e come abbia sempre cercato di essergli amico e poi qualcosa di più.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Percy Jackson, Quasi tutti, Will Solace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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NOTA DELL'AUTRICE: Salve a tutti, questa è la mia prima fic sul fandom Percy Jackson. Ho cercato di fare del mio meglio, ma se il risultato non vi soddisfa mi scuso.
Ho scritto questa storia dal punto di vista di Will Solace, su come abbia visto per la prima volta Nico e abbia poi sviluppato certi sentimenti, ovviamente una solangelo, molte scene sono ovviamente frutto della mia fantasia, altre le ho riprese dai libri ma mettendo Will come protagonista (noterete leggendo che alcuni dialoghi non sono proprio uguali, ma non erano quelli i punti focali della mia storia).
Comunque spero che vi piaccia e spero che vorrete farmi avere una vostra opinione in merito.
Un saluto e buona lettura



Will era fermo in infermeria. In piedi accanto ad un lettino.

Per una volta l’infermeria era vuota, nessun semidio in pericolo, nessuno si era fatto del male (ma sarebbe durato poco, nel pomeriggio era prevista una partita di caccia alla bandiera… sicuramente si stavano tutti risparmiando per quel momento), tuttavia Will era teso per altri motivi.
Guardò fuori dalla finestra, il cielo era sereno, nessuna nube … cosa che i più strategici avrebbero rimpianto, il sole era alto e brillava.

Nonostante non sentisse, sognasse o avesse nessun altro contatto con suo padre Apollo, il solo vedere il sole brillare lo ”ricaricava” gli ricordava che ci sarebbe sempre stato un domani migliore, e in certe situazioni ne aveva proprio avuto bisogno.
Oggi, 28 settembre, Will guardava fuori per trovare il coraggio di affrontare quella chiacchierata. Era una vita che si preparava.

Il paesaggio fuori era immobile, il tempo reggeva ancora, rendendo quest’autunno incipiente sopportabile. Osservò ancora gli alberi, che cominciavano a dorarsi, qualche campeggiatore che camminava.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli biondi scompigliati, arruffandoli ancora di più. Si sedette sul lettino in attesa. Da quando la guerra contro Gea era finita, aveva vissuto un periodo fantastico, non stratosferico, ma sicuramente fantastico, oggi aveva deciso di giocare a carte coperte. In fondo la sua vita sentimentale era stata segnata dalla troppa indecisione.

Alzò di nuovo lo sguardo verso il cielo, oggi finalmente avrebbe confessato i suoi sentimenti a Nico Di Angelo!!!



Affermare che aveva amato quel piccolo asociale da subito sarebbe mentire. Era palese che i suoi sentimenti non siano nati dall’alba al tramonto, come piaceva tanto ai figli di Afrodite immaginare l’inizio di certe relazioni, soprattutto era impossibile considerando che la prima volta che il moro era stato al Campo Mezzosangue avevano entrambi dieci anni, difficile che dei ragazzi pensino all’amore in quel periodo, inoltre l’italiano era rimasto al campo per troppo poco tempo in quell’occasione perché potesse conoscere altri che i figli di Ermes, Percy, Annabeth e Grover.

Certo sapeva cosa era successo, ma un pochino Will ce l’aveva con Percy, e non era gelosia perché era stato il primo amore della sua cotta, era perché all’epoca l’unica persona che Nico conosceva davvero era lui, e solo il figlio di Poseidone avrebbe potuto impedirgli di andarsene.
Sapendo a posteriori quello che aveva passato Nico, Will avrebbe volentieri dato un pugno in faccia a Percy, purtroppo era un guerriero migliore di lui.

La prima volta in cui aveva davvero visto Nico… era stata la battaglia del labirinto. Quegli anni non erano facili per niente, in breve lui stesso avrebbe perso due fratelli maggiori, e solo quel dolore lo aveva distrutto, ma quel che gli avevano insegnato Lee e Michael era che un capocabina doveva esser in prima linea in situazioni di pericolo, ancor di più se era un guaritore.
Comunque quella battaglia era stata la prima vera guerra da lui combattuta, e trovarsi faccia a faccia con la morte lo aveva davvero spaventato. Sul serio, si era trovato atterrato sul campo di battaglia, disarmato da un centauro carnivoro che gli stava calando una lancia sulla testa, quando all’improvviso il mostro si era smaterializzato davanti a lui. Will si era stropicciato gli occhi, e aveva messo a fuoco un bambino della sua età circa, con una spada nera in mano, capelli scuri occhi neri come pece e pelle quasi diafana, dietro di lui il sole splendeva, lì per lì sembrava uno di quegli eroi dei fumetti, mancava solo il mantello.
“Sei ferito?” gli aveva chiesto brusco il nuovo venuto, Will aveva fatto cenno di diniego “Allora occupati di portare i feriti lontano dal campo di battaglia” proseguì quello porgendogli la mano per farlo alzare.
In quel breve contatto il biondo aveva percepito varie cose, prima di tutto una forte oscurità, poi la morte… infine (ma non ultimo) uno sfarfallio nel proprio stomaco. Annuì di nuovo “Nico!!” la voce di Percy Jackson portò l’attenzione del ragazzo altrove, doveva combattere.

Ora Will conosceva il nome del suo salvatore, Nico, e dopo la battaglia riuscì a scoprire di più su di lui.

Non era stato difficile, dopo la battaglia vi furono vari morti, e Chirone aveva chiesto al suo eroe di ufficiare i funerali. Mentre questi si svolgevano con Nico Di Angelo (aveva scoperto anche il cognome!!!!) che passava tra i cadaveri dei suoi fratelli, dei suoi amici, ammantato di nero, erano corse delle voci. Quello era un figlio di Ade. Non era stato facile crederlo, un dio dei morti che aveva un figlio. Altra notizia che volò nel corso dei riti funebri: era nato negli anni ’30 ma aveva passato settant’anni nel Casinò Lotus, senza invecchiare di un anno!!!!

Finiti i riti funebri Will aveva una gran voglia di essergli amico…. Di sicuro amico, ma era timido, poi era in lutto, magari quel ragazzo solitario non aveva voglia di parlare dopo i funerali. Will lo vide dileguarsi nella foresta, poco dopo seguito da Percy Jackson. “Non lo volevi ringraziare?” gli chiese sua sorella minore Kayla, una bambina dolcissima estremamente fissata con il tiro con l’arco e senza peli sulla lingua (orgoglio di papà).
“Si, ma non vorrei disturbarlo, magari gli parlo domattina” rispose il biondo.
Inutile dire quanto ci era rimasto male scoprendo che il suo eroe era sparito. Will era bravo a far parlare le persone, ascoltando un po’ tutti aveva scoperto che Nico aveva lasciato il Campo la sera prima, salutando solo Percy Jackson. In quel momento si era arrabbiato con se stesso. Perché non gli era andato dietro ieri sera?
Tuttavia non intendeva piangersi addosso. Prese invece una decisione. Sarebbe diventato il miglior medico al mondo, studiando per quanto possibile cosa servisse per i figli di Ade. Sicuramente Nico si sarebbe fatto male, e un girono sarebbe stato suo paziente, allora, volente o dolente non lo avrebbe più fatto scomparire.
L’incontro successivo era arrivato. Non era stato facile ma Will aveva continuato ad attendere e a pensare al suo eroe, se mangiasse, se era solo… nel corso del tempo aveva raccolto notizie su Nico Di Angelo. Aveva saputo di sua sorella maggiore, dei suoi problemi. Aveva anche capito che non era più ammirazione quello che provava per il figlio di Ade e sinceramente era più che felice dei suoi sentimenti.

“Ancora perso nei tuoi pensieri?” gli chiese Lou Ellen, una delle ragazze non riconosciute, aveva lunghi capelli neri e occhi scuri ed un sorriso enigmatico, era in infermeria perché era caduta e si era fatta male. “Sono preoccupato per la guerra, dicono che finirà tutto quest’agosto” aveva risposto Will.
“Per me non ti devi preoccupare. Anzi è una buona notizia, da settembre nessuna preoccupazione, o sono vivo, cosa che mi piace molto, o sono morto e quindi niente scuola o compiti. Una vittoria comunque. Io non vedo l’ora” aveva risposto Cecil della casa di Ermes, capelli rossi e occhi verdi, una manciata di lentiggini sotto sul naso, che aveva spinto Lou Ellen ed era lì in punizione.

“Come puoi esser così tranquillo?” chiese la ragazza, lui rispose spallucce.
“Sai ho sentito che Nico ha fatto un salto qui l’altro giorno. Ha fatto una chiacchierata con Percy Jackson e poi se n’è andato.” Will aveva fatto cadere le bende “Solo lui?” aveva chiesto.
“Chi altri conosce?” aveva risposto l’amico, e Will aveva dovuto dargli ragione, Nico aveva contatti solo con i boss del campo, non con i pesci piccoli. “Sai credo che mi piacerebbe combattere con lui” aveva commentato Lou Ellen .
“Vuoi dire perché è un figlio di Ade e che può alzare i morti? “chiese Cecil mangiando una mela.
“Si dice sollevare i morti” lo aveva corretto Will “e sarebbe comunque pericoloso” aveva aggiunto.
“Be quello sarebbe un bel vantaggio” aveva risposto la ragazza “ma anche bello perché lui è un eroe per chi non è stato riconosciuto. In fondo alcuni di noi sanno chi sono i propri genitori divini anche senza un segno, lui sicuramente non ha atteso un segno, è andato per la sua strada e credo che abbia preso per un orecchio suo padre e gli abbia urlato contro, ma non per esser riconosciuto, ma per muoversi. So che Percy è il nostro grande eroe, ma lui non sa come ci si sente ad esser lasciati nella casa di Ermes per anni, in attesa…” si sentiva la malinconia nella voce della ragazza.

Poi c’era stata la battaglia di New York.

Lì Will era stato “rapito” da Percy per aiutare Annabeth. Non era stata una cosa facile da fare, aveva appena perso un fratello anche lui. Ma aveva imparato a resistere. Un dottore è sempre pronto a fare il suo dovere.
Poco dopo aveva assistito ad una serie di scene incredibili. Silena, Clarisse La Rue che sbaragliava le difese nemiche … ma soprattutto aveva visto l’ingresso molto teatrale (e lui queste cose le sapeva riconoscere bene) di Nico con tutto l’esercito dell’Erebo e del suo divino genitore, in tutto il suo terrore ispirato.

Sarebbe corso fuori ad abbracciarlo se non ci fossero stati tanti mostri in mezzo. Will allora aveva fatto come tutti i suoi compagni, impugnato un’arma e combattuto.
A battaglia finita non aveva più fiato, era seduto ai piedi dell’Empire State Building, cercava di riprendersi quando “Tieni” una voce lo riscosse, al suo fianco Nico Di Angelo gli porgeva dell’ambrosia. Will aveva accettato “Grazie, mi fai un po’ compagnia? Ho bisogno di riprendermi un poco… non avevo mai ucciso, anche se dei mostri…” represse un brivido.

“Se non ti facesse effetto sarebbe preoccupante” gli aveva detto il moro sedendosi accanto a lui.
Will aveva il cuore che batteva all’impazzata, cercò un modo per prolungare la chiacchierata “Non ho mai smaniato per una missione pericolosa, non ho mai smaniato per una missione a dir la verità… ed ora non credo che ne vorrò altre”
Nico lo aveva guardato con la coda dell’occhio “Combatti bene, per non esser un guerriero, ti ho visto prima” gli aveva detto.
“Davvero?!” aveva chiesto completamente rinvigorito, l’idea che lo avesse visto e si fosse accorto di lui lo aveva risollevato.
“Comunque sono Nico Di Angelo” si presentò il ragazzo, per poco Will non scoppiò a ridere, lui lo sapeva già, sapeva tutto di lui, ma effettivamente non si erano mai presentati “Will Solace” gli disse stringendo la mano e scoprendo quanto le mani del ragazzo piccole e apparentemente fredde fossero comunque molto calde. “Senti magari una volta potremmo….” Ma Nico non lo guardava più, aveva gli occhi rivolti verso i pegasi, una ruga di preoccupazione sulla sua fronte “Che sta combinando Rachel?” si lamentò a mezza voce il ragazzo poi rivolto a lui “Scusa ma devo avvertire Percy” e scappò di corsa.
“Certo vai pure” aveva urlato al nulla, rimpiangendo un’altra occasione persa.

Era seguito poi un periodo molto tranquillo. Anche troppo secondo i loro standard. Standard semidivini.

Nessun mostro, nessun pericolo imminente, insomma dopo la guerra contro Krono finalmente una pausa meritata. Tante cose erano cambiate, per dirne una ogni sera ogni campeggiatore veniva riconosciuto, altre case erano state costruite o si stavano costruendo, per offrire posto a tutti i figli di dei minori.

Will era non troppo lontano dal campo d’addestramento, qualcuno avrebbe potuto dire che stava diventando uno stalker, ma non era vero, si era accidentalmente trovato a passeggiare e si era fermato dietro ad un albero, mentre una driade ridacchiava per la sua timidezza. Nico di Angelo era seduto per terra diversi passi avanti e gli dava le spalle. Aveva una posa pensierosa.

Dopo aver preso vari respiri profondi si era deciso a partire “Ciao Nico!!!!” aveva urlato, l’altro si era voltato lentamente verso di lui, facendo un segno con la testa, ma niente di più. Aveva lo sguardo triste e lontano, provocando nel biondo il desiderio di abbracciarlo e farsi raccontare tutti i suoi problemi.
Pur senza un invito, non era stato allontanato in mal modo, per cui Will si sedette accanto al ragazzo “Bella giornata non è vero? Quasi quasi mi sento senza lavoro, tutti sono in perfetta salute” aveva detto molto genuinamente.
Il moro tornò a guardare davanti a sé ed accennò un ghigno “Preferiresti morti e ferite dolorose?” gli aveva chiesto senza voltare lo sguardo da un punto lontano “no,nononono, non intendevo questo” disse Will impancandosi e gesticolando “E’ che … volevo dire che c’è molta calma, la situazione è cambiata da agosto”
“A quanto pare” commentò lugubre l’altro “Alcune cose più di altre”. Will provò a seguire il suo sguardo.
Un po’ lontano vide Percy Jackson e Annabeth Chase che camminavano accanto al lago, tenendosi per mano. Quei due stavano insieme dalla fine della guerra “Percy è carino, no?”
Nico fece un verso strozzato, come quando ti strozzi con la saliva, e Will lo guardò “Be che succede?” gli chiese.

Nico lo fulminò con lo sguardo. Per la verità Will aveva sentito parlare di queste occhiatacce, alcuni ragazzi erano spaventati a morte (e alcuni erano figli di Ares) ma Will la trovò carina, sembrava un bimbo imbronciato .
“Non dovresti dire che Annabeth è carina?” gli chiese il moro facendo correre lo sguardo a destra e sinistra, come a cercare una via di fuga…. O per esser certo di non esser sentito, Will fece spallucce “Me… secondo alcuni criteri si… ma io sono gay, ritengo che Percy sia carino” probabilmente aveva un debole per i ragazzi con i capelli scuri.
Nico lo fissò in silenzio per alcuni secondi “Non dovresti dire questo con tanta calma” sentenziò poi.
Di nuovo Will fece spallucce. “Papà ci ha sempre detto di non vergognarci di quello che siamo e quello che proviamo. A me piacciono i ragazzi, lo sanno in tanti e non mi crea problemi dirlo” spiegò pazientemente. Era vero. Magari alcuni potevano criticare suo padre Apollo per altre cose, ma di certo lui era il dio che si faceva meno problemi riguardo a tutti sull’identità di una persona, ed era quello che mai giudicava qualcuno sulla base dei loro gusti personali.

“Si be, magari perché tu sei tu” affermò Nico con rabbia guardando male l’erba sotto i suoi piedi. “Cosa intendi?” gli aveva chiesto lui, ma Nico si era alzato di corsa e dopo un “Ci si vede Solace” era andato via di corsa. Will era rimasto lì da solo a rimpiangere la fine della chiacchierata.

Era poi seguito un periodo molto irritante per Will. Nico era sparito dal Campo, ma nessuno sembrava particolarmente preoccupato, Percy meno che tutti, soprattutto perchè ogni tanto ricompariva, ma era sempre per periodi troppo brevi perché il giovane medico potesse fermarlo e parlargli. Will era anche molto preoccupato, una volta lo aveva visto mentre se ne andava, era più pallido e magro del solito. Sinceramente voleva che si facesse vedere da un dottore.

Poi era scomparso Percy, e anche lì Nico non si era fermato troppo. Insomma Will aveva bisogno di sfogarsi.
Ecco perchè quella mattina tirava di scherma nell’arena.

Era mattina presto e questo spiegava perché c’era appena qualche figlio di Ares a guardarlo. Lo guardavano soltanto e ridevano. Lui era lì che combatteva l’aria. Alla fine Clarisse mandò via fratelli e sorelle e si avvicinò “Fuori Solace, hai ballato abbastanza. Ora mi devo allenare” aveva ringhiato gentilmente.

Will l’aveva guardata dubbioso “Io mi sto allenando a combattere” aveva risposto. “No, tu stai ballando con uno strumento affilato e pericoloso. In un vero attacco l’avversario non aspetterà che tu abbia finito le giravolte e sollevato e virato la spada, ti infilzeranno” aveva spiegato ancora gentilmente Clarisse.
Will si morse la lingua, poi si mise in posizione da combattimento che aveva visto “Scommetto che riesco a bloccarti. Mi sono esercitato parecchio da …” non ebbe il tempo di finire la frase che Clarisse l’aveva disarmato con un fendente per niente convinto, poi lo aveva guardato con una faccia del tipo “Visto?”
“Non ero pronto, stavo parlando” disse rimettendosi in posa, ma Clarisse lo disarmò ancora con un fendente debolissimo (per i suoi standard) “Ok, questo non è un buon modo per spronarmi a fare meglio” aveva detto alla ragazza.
“Non lo sto facendo. Ma perché ti alleni? Sei la persona più pacifica che conosca, perché prendere in mano la spada?” gli aveva chiesto lei menando fendenti nell’aria in modo molto diverso da come lui aveva fatto finora.

Will si morse le guance e pestò un po’ i piedi, poi alla fine tirò fuori il vero problema “Mi sfogavo perché il ragazzo che mi piace appare e sparisce senza notarmi”
“Problema da niente” affermò Clarisse, prima di colpire un manichino con precisione chirurgica in testa.
“ E il tuo principe azzurro sarebbe? Se vuoi lo spavento un po’ io… così almeno non occupi inutilmente la mia arena” aveva proposto, Will aveva riso “Presente Nico di Angelo?”

Clarisse si fermò a guardarlo per un secondo “Sul serio?” Will aveva annuito, lei aveva spostato lo sguardo “Allora non gli farò paura, è uno dei pochi che tratta con noi figli di Ares senza farsela addosso. Non ti facevo così, amante degli emo… ma forse soffri della sindrome da crocerossina, ti innamori di tenebrosi bisognosi d’amore e d’esser accuditi”

“Non è un emo, e non soffro di quella sindrome, sono un dottore, so in cosa consiste e né io, né lui rientriamo nei connotati di questa sindrome” aveva spiegato il ragazzo. Clarisse aveva fatto spallucce .
“Comunque non vedo il problema. Peserà venti chili compresa la spada, sollevalo di peso, portalo in infermeria, chiudila agli altri e fallo tuo. Sei un bel ragazzo, purtroppo dell’altra sponda” aveva detto lei distrattamente infilzando due manichini dall’altra parte dell’arena lanciando una lancia.

Will si era grattato la testa un po’ imbarazzato per la scena che aveva evocato la ragazza “Non è così facile, non puoi imporre a qualcuno qualcosa, soprattutto se questo può sparire all’improvviso”

“Lo so, credimi lo so bene” aveva detto lei per una volta melanconica “Ma io ti consiglio di prendere la situazione di petto. Ti piace? Non farlo sparire. Scappa? Corrigli dietro. Fa delle cazzate? Urlagli contro e picchialo se necessario. L’unica cosa da non fare è lasciarlo andare”

“Wow… consigli d’amore da te? Il mondo sta per finire?” aveva commentato lui “Scusa, scusa” aveva detto poi allo sguardo di lei. “Senti un po’ biondino” aveva detto lei “Chi di noi due ha il ragazzo?” Un punto per lei.
“Io te l’ho detto. Lascia perdere tutte le cose tipo: l’amore trova la strada da solo ecc… sono favolette a cui solo i figli di Afrodite credono. Devi costruirtela tu la strada. Vai e affronti il tuo emo. Ora sho!! Voglio allenarmi senza inutili chiacchiere” aveva concluso .
Will l’aveva salutata e si era ritirato.

Poi era accaduto. La Seconda Grande Profezia si era avverata, stava per scoppiare la guerra, e dopo aver aiutato al parto di Mellie, Will era andato in avanscoperta sul campo nemico. Aveva davvero bisogno di prendere aria, anche se di guerra.
E proprio davanti a lui si era materializzato Nico Di Angelo. Era bastata un’occhiata a Will per capire che non stava bene, e il Coach lo aveva informato dei problemi del ragazzo e della sua mania a fare l’eroe in certe situazioni. Ed era bastato un passo falso nelle sue intenzioni di aiutarlo per ritrovarsi quasi decapitato. Dopo un secondo di sorpresa Will gli aveva detto “Mettila giù, che ci fai qui?”
“Io? Che ci fate voi piuttosto? Volete farvi uccidere?” aveva sbraitato a bassa voce l’italiano, Will si sentì punto sul vivo “Ehi noi stiamo spiando il nemico. Abbiamo preso precauzioni” ascoltò le rimostranze che Nico aveva sulla sua mimesi (che a lui sembrava perfetta. Aveva visto molti film di guerra) ma non aveva ceduto di un passo quando aveva percepito l’oscurità dentro Nico, era bastato un semplice contatto e aveva sentito tutta la fatica fisica e soprattutto le ombre che minacciavano di ferirlo. Non c’entravano i suoi sentimenti ma aveva messo il veto. Niente trucchi degli inferi, nonostante le rimostranze del moro.

Era quindi seguita una scampagnata tra le fila nemiche, non proprio quelle passeggiate romantiche tanto consigliate, ma si erano aiutati a vicenda, e Will si era divertito, strano a dire ma si, era stata una gita divertente, fino all’evocazione degli zombi.
Lì per la prima volta in vita sua, dopo aver parlato con lui…. E soprattutto dopo aver sentito le sue affermazioni dopo le “avances” di Ottaviano, Will Solace, il calmo e pacato Will Solace aveva perso la pazienza e aveva fatto una cosa che in molti sconsigliano, seguito i consigli d’amore di un figlio di Ares.
Aveva bloccato Nico, gli era stato vicino per ogni secondo (ad evitare qualche trucchetto degli Inferi di troppo) e alla fine era riuscito a riportarlo da sua sorella (si aveva scoperto che il ragazzo aveva un’altra sorella… romana) sano e salvo, anche se avevano fatto una capatina a cambiarsi, almeno Nico, aveva bruciato la camicia con pappagalli e palme che Will trovava tanto carina, e aveva indossato una maglietta nera, con teschio, consegnandolo al pretore romano Reyna, che abbracciò forte Nico Di Angelo per tre secondi, e al cui contatto il ragazzo non si sottrasse.

Poi vi erano stati giorni di nulla. O meglio lui, Will Solace, era stato bloccato in infermeria, ma non aveva ricevuto nessuna visita…. Sapeva che Nico era ancora al campo, i suoi informatori non sbagliavano.

Una mattina stava fuori dalla sua cabina a ricaricarsi un po’ al sole, quando da lontano aveva visto Nico e Jason Grace, sembrava che fossero entrambi contenti… cavolo Jason aveva ABBRACCIATO Nico, senza venire ucciso. Lì non ci fu più partita, Will si affidò completamente alla parte Ares che albergava in sé e ordinò, senza neanche una parola, ma solo a gesti, a Nico di presentarsi davanti a lui.
Il moro sorprendentemente aveva solo salutato Jason ed era venuto.
“Dove sei stato? Non potevi venire ad aiutarmi? Sono rimasto bloccato in infermeria per tre giorni ” il figlio di Ade sgranò gli occhi sorpreso. “Perché mai vorresti un figlio di Ade intorno, quando qualcuno vuole guarire?”
Will alzò gli occhi al cielo “Non potevi venire a tagliare le bende, portare uno snack o solo chiedere “Come va Will?” Non credi mi sarebbe piaciuto vedere una faccia amica?” aveva chiesto esasperato.
Il ragazzo sgranò di più gli occhi “La mia faccia?” chiese ancora stupito.
“Dei quanto sei lento. Spero ti sia levato dalla testa quella sciocchezza di lasciare il campo” aveva continuato lui.

“Io … si resto” Will aveva sospirato di sollievo “Bene quindi sei lento ma non stupido”
“Ma come ti permetti? Lo sai chi sono io? Potrei sollevare un’armata, potrei…” ma Will lo interruppe “Al momento non potresti sollevare un osso di pollo senza liquefarti, te l’ho detto Di Angelo, niente più trucchi degli inferi. Ordine del dottore. Mi devi tre giorni di riposo in infermeria. A partire da ora. Avanti marsch”

“O-ok…. Senti puoi aspettare un attimo? Devo fare una cosa e giuro sullo Stige che torno subito e… aspetta qui” Nico era corso via, e Will lo aveva visto avvicinarsi a Percy ed Annabeth…. Lasciare Percy senza parole e dare il cinque ad Annabeth, poi tornare effettivamente molto presto.
“Tutto bene?” gli aveva chiesto, guidandolo verso l’infermeria, ma continuando a vedere dietro, Annabeth che ridacchiava (più verso il suo ragazzo che verso Nico) e Percy con lo sguardo sbigottito, da pesce lesso. “Ho detto a Percy che non è il mio tipo” aveva risposto Nico.
Ci vollero alcuni secondi perché la frase facesse effetto su Will “Hai detto…” “Già. Sono gay e lui mi piaceva. Ma sono orgoglioso di dire che sono andato oltre” aveva detto in un sussurro.

Will si era fermato per un secondo, troppo felice. Poi guidò il ragazzo in infermeria, prendendo mentalmente nota di fare un regalo a Clarisse.


Presente


Ormai era passato parecchio da quel girono. I tre giorni d’infermeria erano passati, ma Nico era sempre con lui, era un ottimo infermiere, non si schifava mai e lo aiutava in qualunque intervento. Will era felicissimo, ma era arrivato ad un punto in cui non poteva più tacere, quindi oggi avrebbe confessato a Nico i suoi sentimenti. Dentro di se pregò ogni divinità conosciuta e sconosciuta di aiutarlo.

La porta si aprì con violenza e un arrabbiato figlio di Ade entrò nell’infermeria. “Problemi?” chiese Will, ci mancava solo questo. Si alzò per vedere i danni causati alla porta… niente di grave, allora mentre l’italiano si allontanava Will chiuse la porta, a chiave, niente interruzioni.
In barba alle decisioni del campo Nico indorsava ancora un paio di jeans neri, una maglietta dei ramones neri (un miglioramento rispetto al solito teschio) e un giubbotto da aviatore.
In tutta risposta Nico gli lanciò una pergamena. Era un’olopergamena, una di quelle inventate da Leo Valdez, Will la aprì per vedere e comparve proprio Leo. In breve il messaggio diceva che era vivo ed era con la sua ragazza. “E’ per questo che sei arrabbiato?”

Nico annuì e cominciò ad imprecare contro l’ispanico e a dire quanto era furioso per lo scriteriato comportamento di Leo. “Be questo ti toglie un peso dal cuore no?” gli chiese mettendosi seduto su un lettino, a gambe incrociate.

“Scusa?” fece l’altro. “Be credevi di esser in parte responsabile della sua morte, ti sei tormentato pensando che se avessi fermato Ottaviano lui non sarebbe morto. Questo ti farà stare meglio” spiegò Will sorridendo, anche lui era felice che Leo fosse vivo e che fosse con qualcuno che lo amava.

Nico distolse lo sguardo, arrossendo, Will lo trovava davvero adorabile.
Con un movimento brusco Nico riprese la pergamena “Perché mi hai chiesto di venire qua?” gli fece, cambiando discorso.

Lì Will s’innervosì un poco “ Ti volevo dire una cosa” il moro lo guardò in attesa.
Era raro che Will si agitasse davvero, di sicuro sapeva sempre come parlare alle persone, ma in quel preciso momento avrebbe tanto voluto un aiutino da parte di qualcuno.

“Se non devi dirmi niente, allora io vado a fare un giro” gli aveva detto Nico mettendosi le mani nelle tasche del giubbotto.
Will quello non lo voleva, ma non riuscì a parlare facilmente. Quando però Nico si voltò e fece per uscire, scattò una molla dentro il giovane figlio d’Apollo. Fece un salto e abbracciò da dietro il figlio di Ade, poggiò la testa sulla spalla del ragazzo e gli disse: “Sono completamente innamorato di te” e gli diede un bacio sulla guancia, tutta l’ansia sparita non appena pronunciate quelle parole.

Nico si irrigidì per un secondo, ma non lo scostò, cosa che il ragazzo considerò in modo positivo.
Ci furono lunghi attimi di silenzio, poi sentì il corpo del ragazzo rilassarsi “Certo che sei un vero imbranato Solace” gli rispose il ragazzo, poi prima che potesse dire o fare altro, in un secondo, sentì la sua testa venir spinta più in avanti, poi un contatto bocca a bocca.

Durò un secondo. Durò un’eternità.

Di preciso Will non lo sapeva. Sapeva soltanto che nel mentre aveva rafforzato la stretta attorno al figlio di Ade e lo aveva baciato con passione.

Si erano separati poi, Nico non riusciva a guardarlo in faccia, un po’ rosso in volto, ma un tenero sorriso increspava le sue labbra. Will affondò la testa sul collo del ragazzo, forse anche lui un po’ più timido del solito.

Quell’attimo di Elisio durò poco.


TUMP TUMP TUMP


“Will Solace perché la porta dell’infermeria è bloccata?” la voce di Percy Jackson li riscosse da quel momento “Avrei bisogno di entrare”.

Prima che Nico potesse rispondere Will urlò alla porta “Spiacente ragazzi, a meno che non stiate morendo l’infermeria è interdetta a tutti!!!”

Sentì qualche perplessità dall’altra parte dell’uscio, ma più di tutto sentì l’urlo di Clarisse “Alla grande Solace. Vedi di combinare!!!” e Will sorrise mentre abbracciava più stretto un imbarazzatissimo Nico Di Angelo, prima di cercare nuovamente le sue labbra.

  
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