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Autore: Sophja99    16/11/2016    12 recensioni
Storia sul mito del sacrificio di Ifigenia ispirata ad un passo del De Rerum Natura di Lucrezio.
Agamennone ha commesso sacrilegio contro la dea Artemide, uccidendo una delle sue capre sacre, ma ogni azione contro gli dei ha un prezzo e quello di Agamennone sarà fin troppo alto: sua figlia, Ifigenia.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nam sublata virum manibus tremibundaque ad aras
deductast, non ut sollemni more sacrorum
perfecto posset claro comitari Hymenaeo,
sed casta inceste nubendi tempore in ipso
hostia concideret mactatu maesta parentis,
exitus ut classi felix faustusque daretur.
Tantum religio potuit suadere malorum.


Infatti, fu sollevata dalle mani degli uomini e fu condotta tremante verso gli
altari, non perché potesse essere accompagnata in un luminoso imeneo,
dopo aver compiuto il rito solenne secondo le tradizioni, ma pura impuramente
nel momento stesso delle nozze cadesse a terra come triste vittima, per il colpo
del padre, affinché fosse data una partenza fortunata e favorevole alla flotta.
 A così grandi mali la superstizione poté indurre. 

 

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(Ifigenia in Tauride, di Anselm Feuerbach)


Ifianassa



Ifigenia socchiuse gli occhi, mentre la serva le pettinava i lunghi capelli ramati. Le erano sempre piaciuti così e raramente se li era fatti tagliare. Si passò una mano tra le ciocche morbide e ondulate e lasciò che la donna terminasse di sistemarle i capelli. Quando questa lasciò la presa su di essi, Ifigenia intuì che avesse finito e allungò le dita per tastare l'acconciatura che le aveva fatto. Non era nulla di troppo complesso: aveva intrecciato qualche ciocca in piccole e graziose trecce, lasciandole, però, i capelli liberi. Semplice, ma delicata ed elegante. «Sono meravigliosi» disse, emozionata. L'eccitazione era tanta che era impossibile attendere oltre. Si alzò ed uscì dalla tenda dell'accampamento provvisorio costruito dagli Achei in Aulide. Nessuno le aveva spiegato il motivo per cui avessero deciso di interrompere così improvvisamente la spedizione contro Troia, ma lei sospettava che fosse perché suo padre e il suo futuro sposo tenevano troppo a quel matrimonio per aspettare la conclusione del conflitto. Si ritrovò a sorridere mentre camminava, seguita dalla sua fedele serva, con la veste bianca che svolazzava per il leggero vento che si era alzato quella sera. Solo pochi giorni prima era stata chiamata da Micene, dove viveva in compagnia della madre dopo la partenza del padre Agamennone, e condotta in Aulide perché Achille aveva chiesto la sua mano e lui e suo padre avevano deciso di celebrare immediatamente le nozze, prima che partissero e fosse troppo tardi per farlo. Da ciò che le avevano riferito, Achille aveva addirittura minacciato di non salpare per Troia se non la avesse sposata subito.

Tutti le avevano parlato di Achille come di un grande eroe, un semidio coraggioso e invincibile, figlio del re mortale Peleo e della ninfa Teti. Le sembrava impossibile che un uomo tanto valoroso, tra tutte le donne greche e non che facilmente avrebbe potuto conquistare, avesse scelto proprio lei. Si lasciò sfuggire un sospiro. Non aveva paura del matrimonio o di perdere la verginità, perché riteneva che prima e o poi ogni donna dovesse affrontare questo momento nella propria vita; credeva, infatti, che fosse un evento meraviglioso, ma, nonostante tutto, temeva che, vedendo Achille, si sarebbe accorta che in verità non era davvero così temerario e leggendario come tutti credevano e dicevano quando parlavano delle imprese da lui portate a termine. Scacciò subito quel pensiero: non aveva alcun bisogno di preoccuparsi, poiché già le bastava il fatto che fosse uno dei più grandi eroi achei. E, in fondo, sposarlo non avrebbe fatto altro che apportare più lustro al nome della loro famiglia e rendere fiero suo padre, Agamennone. Per lui sarebbe stata capace di fare qualsiasi cosa, solo per vedere lo sguardo orgoglioso che più volte le aveva rivolto. Il suo cuore scoppiava di felicità quando pensava al momento in cui finalmente si sarebbe unita in matrimonio con Achille davanti agli occhi di suo padre.

Avanzò lungo le file di tende vuote, fino ad uscire dall'accampamento e dirigersi verso la spiaggia, dove si trovavano ancorate le numerose navi della flotta achea. Suo padre aveva insistito tanto perché il matrimonio venisse celebrato in quel luogo e lei certamente non voleva andare contro la sua decisione; anzi, riteneva che sposarsi sulla spiaggia, circondata dal mare e dai guerrieri greci che avrebbero assistito alla cerimonia, sarebbe stato ancora più incantevole e romantico. La luna splendeva grande nel cielo, creando vivaci riflessi nell'acqua limpida e calma del mare. Sulla spiaggia si era creata una numerosa folla, tutti giunti per assistere al suo matrimonio e le fiaccole che molti di loro reggevano in mano erano talmente tante da illuminare l'intera battigia. Ifigenia ebbe un tuffo al cuore nel constatare quante persone avrebbero condiviso con lei e il suo futuro marito un ricordo tanto importante per la sua vita.

«Signora» la chiamò l'anziana serva che le stava sempre accanto. «Vostro padre mi ha ordinato di mettervi questo prima del matrimonio.»

Ifigenia si voltò e vide tra le mani della donna una benda di lana, anziché l'usuale velo che le spose solevano mettersi ad un matrimonio e che si era aspettata di indossare. La donna le si avvicinò e la ripose sul suo capo, lasciando ricadere i lembi sui lati del viso della ragazza, troppo confusa per chiederne il motivo. «Andate» disse quindi la serva, toccandole delicatamente il braccio. «È giunta l'ora.»

Ifigenia, seppur indecisa, continuò a camminare fin quando i volti dei presenti non divennero più nitidi, permettendole di riconoscere persone conosciute che spesso le era capitato di incontrare a Micene e vedere facce nuove. Eppure, c'era qualcosa che non andava, qualcosa di terribilmente storto. Quegli uomini, gli stessi pronti a uccidere e morire pur di salvare la Grecia dai nemici, stavano piangendo, soprattutto le persone che aveva avuto modo di conoscere nella sua città. Si girò a guardare la sua serva, per avere delle risposte a quello strano comportamento, ma con grande stupore vide che anche lei aveva iniziato a singhiozzare e calde lacrime scorrevano sulle sue guance. Poteva essere perché fossero felici per lei e il suo matrimonio? Le sembrava strano che tutti improvvisamente stessero piangendo di gioia. Il giorno delle sue nozze si era sempre aspettata un'aria festosa e allegra, l'esatto opposto di ciò che stava vivendo adesso. Si girò di nuovo e cercò con lo sguardo il padre e Achille; non trovò quest'ultimo, ma avvistò Agamennone, ritto accanto ai sacerdoti che avrebbero consacrato il matrimonio e all'altare in cui sarebbe avvenuto il sacrificio di una capra per rendere la cerimonia propizia agli dei. Ma allora perché non riusciva a vedere il suo promesso sposo?

Riprese a camminare lentamente verso il padre e, man mano che si avvicinava, poteva osservare con più attenzione il suo sguardo, che era tutt'altro rispetto a ciò che si era immaginata. Credeva che Agamennone l'avrebbe guardata con felicità e, addirittura, orgoglio per l'evento importante che stava per svolgersi, ma, invece, teneva il volto abbassato, come se non avesse nemmeno il coraggio di guardarla, e pieno di sentimenti che Ifigenia interpretò come tristezza e rimorso. Ma per cosa? si chiese, diventando sempre più sospettosa. Lanciò, quindi, uno sguardo ai sacerdoti in piedi vicino a lui; dietro ad uno di loro spuntò la punta di una spada, che stavano tentando di tenere nascosta, ma che era loro sfuggita e su cui erano caduti gli occhi di Ifigenia. Ed ella capì: il perché della benda, dei pianti della folla, della mancanza di Achille, del dolore del padre e dell'arma. Quello non era un matrimonio, ma un sacrificio e la vittima era proprio lei. Le gambe di Ifigenia divennero improvvisamente molli e la ragazza cadde in ginocchio a terra, senza avere la forza di rialzarsi e sorreggersi. Finora aveva creduto di apprestarsi a vivere il momento più bello della sua vita, di starsi per sposare e diventare finalmente una vera donna, ma era stato tutto un inganno. Un inganno ordito dai suoi compatrioti e da suo padre, lo stesso uomo che le aveva dato la vita, che l'aveva cresciuta e le era stato accanto per tutti quegli anni. Agamennone aveva tradito la sua primogenita, quella che sarebbe dovuta essere il suo bene più grande, ed ora stava per dichiarare la sua morte. Perché? Ifigenia non riusciva a smettere di ripetersi senza sosta quell'unica domanda. Si guardò intorno, osservando gli uomini piangenti e, per ultimo, suo padre, che ora aveva finalmente sollevato il capo per guardarla. Perché?

Tremante e scossa da singhiozzi, si sentì prendere e sollevare dalle mani vigorose di due guerrieri achei e lentamente trascinata verso l'altare, mentre intorno a loro gli altri uomini intonavano melodiosi canti nuziali imenei, sebbene questi non fecessero altro che aumentare le sue lacrime, ricordandole il matrimonio che non avrebbe mai più avuto la possibilità di celebrare.

Perché, padre? continuò a chiedersi Ifigenia, anche quando venne deposta ai piedi di Agamennone, a cui nel frattempo i sacerdoti avevano porto la spada. Questo spostava lo sguardo dall'arma che teneva fra le mani e la ragazza, come se fosse indeciso sul da farsi e non riuscisse a decidere. Perché, padre? Perché avete scelto di anteporre la guerra e le ambizioni alla vostra stessa figlia?

Agamennone sospirò e guardò, infine, Ifigenia con un'espressione addolorata e compassionevole. Quindi, quando i canti si conclusero e i sacerdoti terminarono le invocazioni della dea Artemide verso la quale era stato commesso il tracotante reato, sollevò la spada e con un movimento fulmineo e preciso trafisse il petto di sua figlia, che si accasciò a terra. Agamennone rimase a guardare il volto di Ifigenia, ormai prossimo alla morte, che, tuttavia, nonostante la sua vita stesse per spegnarsi definitivamente e le forze la stessero abbandonando, continuò a guardarlo con sguardo mesto e sofferente, mentre una macchia rossa si allargava sul suo petto, sporcando l'abito bianco e immacolato.

 

Nota: Ifianassa è il nome greco di Ifigenia.

   
 
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